Mercoledì, 24 ottobre 2018
"LE
PIOGGE E I CILIEGI
di Angela De Leo
Certamente tutti i presenti hanno sentito
parlare di Bernard Berenson, ebreo lituano naturalizzato americano e italiano di
adozione, uno dei più importanti studiosi della critica d’arte, il più grande
esperto della pittura italiana del Rinascimento; e in molti hanno sentito del
suo metodo e di quelli che egli stesso definisce 'i valori tattili'.
Scriveva Berenson: 'I valori tattili si
trovano nella rappresentazione di oggetti solidi allorché questi non sono
semplicemente imitati (non importa con quanta veridicità) ma presentati in un
modo che stimola l’immaginazione a sentirne il volume, soppesarli, rendersi
conto della loro resistenza potenziale, misurare la loro distanza da noi, e che
ci incoraggia, sempre nell’immaginazione, a metterci in stretto contatto con
essi, ad afferrarli, abbracciarli o girar loro intorno'.
I valori tattili, insieme al movimento, sono
dunque le qualità che permettono ad un oggetto raffigurato di essere percepito
come esistente.
Berenson riteneva che Giotto fosse maestro
supremo nello stimolare la coscienza tattile…
Se paragoniamo la Maestà di Santa Trinità di
Cimabue e la Madonna
di Ognissanti di Giotto, il discorso è chiarissimo.
Qualcuno si starà chiedendo se non ho
sbagliato serata. No, il libro di Angela De Leo stimola quella che Berenson
chiama 'la coscienza tattile'.
La pioggia vi bagna davvero, la sentite sulla
pelle, le ciliegie… a quelle casse di ciliegie distribuite ai vicini ci potete
girare intorno, e potete prendere furtivamente una di quelle ciliegie e
sentirne il profumo, inebriarvi della sua dolcezza, morde la polpa e sentirne
il turgore…
I personaggi Angela, protagonisti o rapidi
bozzetti, sono di una straordinaria evidenza plastica: prendete il ciabattino.
Non so se i più giovani qui abbiano mai portato un paio di scarpe a riparare
(ora si getta via, non si ripara più), chissà perché i ciabattini lavorano
sempre in sgabuzzini in penombra, mettono una manciata di chiodini in bocca e
contemporaneamente parlano col cliente. Da brivido. Ma leggete poi come questa
immagine plastica con Angela acquista poesia: quei chiodini sotto la suola, per
Angela bambina, diventano stelline, così anche i poveri con le scarpe risuolate
avevano il loro prato stellato, su cui camminare e sentirsi ricchi e felici…
Ora devo farvi una confidenza. Molti, molti
anni fa ho fatto un sogno, non lo ricordo, non so esattamente che ho sognato,
ma continua a turbarmi: sognavo di essere nella quarta dimensione.
Non ho intenzione di parlarvi di Fisica quantistica
o di stringhe ecc… non ci capisco niente, ma posso dirvi che in fisica, e in
particolare nella teoria della relatività, la quarta dimensione è riferita al
tempo. La definizione è di Einstein: la quarta dimensione è il tempo. Può
essere immaginata come una linea che connette quello che facevamo un minuto fa
con quello che stiamo facendo adesso.
Noi, però, non siamo in grado di vederla
nella sua totalità perché viviamo nella terza dimensione, quindi il tempo lo
vediamo istante per istante senza poter vedere la sua interezza. Noi, esseri
tridimensionali, vediamo solo sezioni del nostro io quadridimensionale. In
termini ancora più ampi, la quarta dimensione può essere vista come la linea
che connette il Big Bang con la fine del nostro universo. 'Il tempo è un fiume
che mi trascina, e io sono il tempo; è una tigre che mi sbrana e io sono la
tigre; è un fuoco che mi divora e io sono il fuoco' (Borges).
Il discorso mi riguarda da vicino come
artista perché voglio parlarvi molto brevemente di una corrente artistica che
conoscete tutti: il Cubismo, che ha come esponenti principali Picasso, Braque,
Fernand Léger, di cui tutti avrete visto qualche opera e sono sicura che non vi
piacciono, ma questa è stata indubbiamente una corrente rivoluzionaria. Nella
pittura cubista gli oggetti sono ripresi da differenti angoli visuali,
scomponendo e ricomponendo l’immagine e, quindi, l’osservazione del soggetto
introduce un nuovo concetto: il tempo. Ma... nihil sub sole novi… Picasso sosteneva che la pittura egizia usava
sistematicamente la regola base del cubismo, rappresentando la figura umana
frontalmente - l’occhio e le spalle - e lateralmente il profilo del volto, il
fianco e le gambe.
Il libro di Angela ci porta nella quarta
dimensione. Con i suoi salti temporali che si intrecciano, si sovrappongono:
passato e presente sono su una stessa linea.
E diventiamo così noi i padroni del tempo, il
tempo che possiamo rivivere e tornare a far nostro.
Questo libro è come un diamante dalle tante
sfaccettature e ciascuno di noi si rispecchia in ciascuna o in molte di esse, e
allora il tempo non scorre più in una sola direzione, ma in tante direzioni.
Ascoltate cosa scrive la stessa Angela a pag. 344: 'io e Lizia riproponevamo le
tue fiabe ed era il momento della magia delle parole. Potenza delle parole e
potenza della fantasia. Io mi prendevo la mia piccola rivincita. Scoperta
meravigliosa e insostituibile la narrazione: le parole erano iridescenti bolle
di sapone che volavano e fluttuavano nell’aria con mille capriole, più
divertenti e affascinanti di mille giochi. La mia testa tra le nuvole ritrovava
finalmente il suo habitat naturale. La sua dimensione. Il suo appagamento. La
sua felicità. E dimenticava ogni limite. Ogni vuoto. Ogni disarmonia. Ogni
mortificante realtà.
Ma quel marciapiede era prezioso anche perché
proteggeva i nostri segreti d’amore quando con le nostre amiche ci attardavamo
ad attraversare la sera con le passeggiate strategiche per sfuggire al vostro
orecchio attento e non farvi ascoltare i nostri progetti di fuga e libertà. Che
avevano come orizzonte lontano l’angolo dove il marciapiede finiva. Non
sapevamo andare oltre'…
Il libro di Angela è ancora come uno scrigno
prezioso, o un baule, una cassaforte, in cui Angela ha riposto i nostri ricordi: anche noi facevamo così,
anche in casa nostra c’era questa o quella tradizione… e i suoi ricordi
d’infanzia (e dell’adolescenza), raccontati con leggerezza e autoironia, ma
quanta amarezza nascosta. Il dolore dei bambini non va mai sottovalutato.
La prima Comunione, l’essere mancina, la
scuola…
Si potrebbe continuare a lungo ma, a questo
punto, meglio leggere il libro!"
Della splendida serata di mercoledì ho parlato già su face book per ringraziare il presidente dell'Associazione ANEB di Molfetta, prof. Michele Laudadio, che mi ha accolta con grande e sincero calore, introducendo la Presentazione con commossa nostalgia anche dei suoi ricordi personali, riverberati dai miei. E, con lui, ho ringraziato dal profondo del cuore i miei due carissimi amici e relatori, Marco I. de Santis, che mi ha promesso il file del suo illuminante Intervento in tempi brevi, e Marisa Carabellese, di cui ho riportato qui la meravigliosa Relazione. Anche la mia dolcissima amica del cuore, Ada de Judicibus, da me sollecitata, è intervenuta con la delicatezza e la profondità delle sue Riflessioni. E, infine, sono stata davvero felice di salutare, con una pagina divertente del romanzo, i numerosi amici, davvero tanti, che mi hanno fatto corona con il loro affetto e la loro stima, perché il nostro arrivederci fosse gioioso e ricco di speranza in un mondo sempre più triste e di desertificato sentimento, come ormai sono solita dire con una grande pena nel cuore.
Ma la scrittura, la poesia, l'incontro con gli altri ci arricchiscono sempre e ci aiutano ad avere la forza e la determinazione di fare, nel nostro piccolo, la nostra parte per risvegliare le coscienze ai veri valori della vita e sollecitare i giovani a credere nel futuro, che essi stessi cambieranno in meglio. Basta incontrarsi e ascoltarsi. Come accadeva un tempo di maggiori ristrettezze economiche, ma di più grande respiro sociale e umano.
Marisa
Carabellese
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