Già. Ripartiamo da due parole che ritengo davvero magiche: MEMORIA e TALENTO. La prima guarda al passato e se lo trascina con sé fino ad attualizzarlo in prospettiva futura. Prende tutto il nostro tempo. Connota la nostra vita. Ci restituisce continuamente la nostra identità. Senza conservare memoria non saremmo più noi, come dolorosamente sanno coloro che si prendono cura del loro cari frantumati e distrutti dalle spire impietose dell’Alzheimer. È, dunque, una parola magica soprattutto per questo: tenere accesa la nostra identità attraverso i ricordi di noi nel tempo e nello spazio della nostra avventura terrena. Simone Cristicchi la annovera tra le parole che ci consentono di percorrere il sentiero o la via maestra che porta alla felicità. E scrive: Senza memoria non c’è passato e non c’è futuro. Personalmente, ho fatto dell’antiquariato umano il mio lavoro, anzi mi sono sentito più un minatore, un rigattiere dell’anima, un archeologo che fruga nel passato per far tornare alla luce storie dimenticate che hanno solo bisogno di una voce per brillare e continuare ad insegnare. Il teatro è la mia personale banca dati, arricchisce me e restituisce dignità a vite e vicende finite nell’oblio, travolte dall’uragano di storie più grandi, più fortunate, più condivise, più opportune in un determinato periodo. Non sono meno importanti o meno utili di quelle che ci sono giunte, semplicemente, per vari motivi, sono rimaste sepolte come tesori in attesa di essere riscoperte. (…). La memoria non è solo un’esperienza primaria, cioè fatta in prima persona, ma è anche assimilabile. La possiamo ricevere da libri, da attori, da narratori professionisti o amatoriali, fino a immedesimarci completamente, come se quei fatti ci appartenessero. È anche così che si costruisce una memoria collettiva. C’è poi la memoria individuale, il magazzino dei ricordi cui attingiamo per ricordarci chi siamo, la bussola che ci dà la direzione quando ci sentiamo smarriti, e la lista degli errori da non ripetere. Penso che dare valore al nostro passaggio sulla Terra con i nostri gesti, e trasportando quelli altrui di epoca in epoca, definisca una vita degna di essere vissuta.
La lunga citazione, ma è solo un minuscolo stralcio del capitolo riguardante la “memoria”, individuale e collettiva, e i numerosi modi per raccontarcela con utilissime conoscenze di esperienze risolutive anche per l’ambiente e la nostra salute psico-fisica, a livello mondiale, mi è servita per scoprire alcune meravigliose utilizzazioni della facoltà di ricordare in campo artistico-letterario per sentirci in pace con la nostra coscienza e in sintonia con gli altri perché la nostra vita sia “degna di essere vissuta”. Simone è davvero una persona straordinaria, che ha fatto e fa dei suoi tanti talenti una missione di educazione degli uomini alla fratellanza e all’amore, in un tempo sempre più macerato da odi, sopraffazioni, violenze, volgarità gratuite e deleterie per l’intera umanità. Il suo luminoso esempio mi riporta a tanti di voi, miei carissimi amici, primo fra tutti Mario Sicolo (Apulo Scriba) in qualità di docente di straordinaria empatia, e di giornalista-poeta a tutto tondo; lo affianca meritoriamente Mattia Cattaneo con tutte le attività culturali che realizza instancabilmente con i tantissimi autori di Circolare Poesia; e David la Mantìa con le sue poesie, le sue riflessioni quotidiane, il sapiente rapporto con gli alunni, le imperdibile lezioni settimanali di letteratura italiana in coppia con l’infaticabile Mattia che, tra l’altro, fa teatro, partecipa da protagonista a reading di poesia e musica e tanto altro ancora. E che dire di Maria Pia Latorre, Mariateresa Bari, Roberta Lipparini, la meravigliosa cantante lirica Natalizia Carone che mi onora della sua amicizia, le preziose Elina Miticocchio e Caterina De Fusco? E ancora del noto fotografo-fotoreporter Giuseppe Tricarico e del pittore e docente Giuseppe Fiorello detto u d’signator? E di Mimmo Mancini, grande attore e imperdibile amico? E che dire del geniale Matteo Gelardi, creativo scienziato amante della Musica, della Bellezza, dello Spettacolo, che abbraccia in un insieme favoloso il micro e il macrocosmo, dai microbi alle stelle, per farne dono agli altri? L’elenco potrebbe continuare ancora tanto. Tutti amici carissimi dotati di talento e “buona volontà” per fare della propria vita e della propria sensibilità artistico-culturale una fonte inesauribile di memorie per aiutarci a conoscere e ad essere migliori. In prospettiva futura. Non costruiamo solo per noi stessi quanto per le future generazioni. I bambini, i ragazzi, i giovani vanno custoditi come semi e coltivati come fiori che ci daranno eterne primavere… Simone Cristicchi parla anche di questo e io gli sono profondamente grata. Ed ora ecco qualche altra testimonianza letteraria, in prosa e in versi.
Mi piace molto questa poesia “ALBA” di Alessandra Corbetta di Como, postata da Vincenzo Mastropirro sulla sua pagina. Vincenzo mi perdonerà la rapina: Se ti addormenti sulla mia ombra/ non spegneremo nessuna fiammella,/ i fiammiferi basteranno per un altro inverno/ e queste piaghe che invecchiano le mani/ seguiranno il corso del latte// Urge la pazienza della lievitazione lenta,/ serve sforzarsi per sottrarsi agli abbracci!// Fuori dalla finestra ci aspetta una resurrezione:/ colore di ambra e alba senza fine/ la preghiera che mi sentirai dire/ piegata sulle tue ginocchia.
È, come è facile notare, una splendida testimonianza di un presente che presuppone un passato e prelude a un futuro. Con immagini molto tenere e suggestive. È inutile sottolineare la evidente generosità di Vincenzo Mastropirro, altro carissimo amico, già citato in passato per le sue dolci/amare poesie in una sempre più frequente commistione tra dialetto e italiano a darci suggestioni molto forti e originali. Vincenzo è, come sappiamo, anche un grande musicista, compositore, docente di musica e magico concertista col suo meraviglioso flauto dolce. Rientra nella “rosa degli eletti”.
Ed ecco una pagina della bravissima Antonella Coletti che tanto ammiro, con una sua poesia dedicata ad un’altra sensibilissima scrittrice-poetessa, che mi porto nel cuore, Rita Vecchi: Tutto ti appartiene,/ e tu sali e ridiscendi, oh memoria/ d’anni luminosi che fan più pura/ l’essenza dei tuoi pensieri./ E ancora ti desti con il piede attutito/ d’una fiamma che scaldi le tue trecce/ di bimba./ E io penso… che se andassimo insieme/ lungo un solo sentiero,/ verso una sola via di questo mondo/ che ci porti a un solo più compassionevole/ mondo, lasceremmo/ un unico solco,/ Restano pagine ancora “della tua danza/ divina” e del tuo riserbo/ restano palpebre scavate/ sguardi lucidi e schivi su inviolabili/ vette. Restano sussulti di voci/ friabili, accese… su lividi muti. Come non amare questi versi così pieni di memoria e di grande sintonia tra le due poetesse da ipotizzare una sola voce lungo le strade del mondo “più compassionevole”? E ancora di Antonella Coletti un’altra emblematica poesia: Dimmi se i tuoi sogni oggi/ combaciano coi miei,/ se tu ora passi per gli stessi luoghi,/ se io e te siamo quelli di ieri./ Dimmi di quando era ancora possibile/ ci pareva reale, quando il quotidiano avvicendarsi/ del tempo non ci aveva ancora/ spezzato le braccia/ ed i “quasi” ed i “forse” non erano ancora sfociati/ nei “nonostante”./ Ricordami quando io aprivo la porta,/ e il sole/ ed il mare, s’inoltravano lucidi e tondi, stranieri/ all’inverno, ogni fiore, ogni foglia, ogni gesto./ Dimmi, ora, che sei stanco, stanco di lottare,/ e io, ancora più stanca di trovare le giuste parole,/ tu hai cercato di dialogare con le tue vane/ ossessive ragioni, io con le mie frustrazioni…/ Dimmi a che ci è servito blandire la vita,/ forgiare la spada, prendere bene la mira,/ accendendo con un solo cerino,/ questo nostro illusorio cammino./ Ora che siamo diventati più anziani/ da essere tornati bambini,/ scaldandoci un poco/ accanto al nostro camino,/ niente rimorsi, niente rimpianti/ né fumo… ogni commento è superfluo.
Di Maria Pia Latorre questa simpaticissima e molto profonda filastrocca, in rime e assonanze baciate, dedicata ai bambini (il presente e il futuro!) e agli alberi (il passato e la memoria che s’intreccia con il presente”). Il titolo “Il bambino e l’albero”: - Da quando sei qui prima di me?/ Mi racconti qualcosa di te?/ - Che bello poterci parlare/ Ma tu mi stai ad ascoltare?/ Le mie braccia sono appoggio/ Mille specie trovano alloggio/ Nel mio tronco la potenza/ Sulla mia chioma a passo di danza/ Dammi tempo qualche mese/ E troverai altre sorprese/ Gemme, fiori, bacche e frutti/ Questi i doni che offro a tutti/ Se poi scavi nel profondo/ Nella terra dove affondo/ Verran fuori meraviglie/ Ben nascoste tra le foglie/ Tane, nidi, formicai/ Che salveranno orsi e ghiacciai/ Già ti chiedi: come mai?/ Sta’ a sentire e capirai/ Non mi voglio dare arie/ Sono storie millenarie:/ Tutto quanto vien da me/ L’aria e tutto quel che c’è.
“Sono storie millennarie”, appunto. La memoria del passato è un futuro capovolto. In mezzo il presente: “l’albero e il bambino”.
Di Mattia Cattaneo: c’è sempre/ un ricordo di piazze desolate/ magre attese/ e nomi scritti per intero// nelle distanze siderali/ ho lasciato zolle dure/ di fango e sete/ ma non c’è mai guerra indolore/ che varca senza bussare// la poesia/ una rassicurante incertezza// estesa lattescenza.
Anche qui il ricordo che riporta al passato e s’impregna di presente e s’infutura nella poesia che vince ogni silenzio e rende “rassicurante” ogni “incertezza”, tenero ogni dolore.
Tenerissima, in verità, la breve ma incantevole poesia intitolata “Baci” che è un canto ai ricordi del passato e al fervore goloso e innocente della giovinezza, vissuta all’ombra di riti quotidiani e dolci sintonie del cuore: Mia nonna/ segnava il pane/ con una croce./ Io baciavo la croce odorosa/ e mangiavo il pane caldo/ che sembrava cantare./ Certo/ di tutti i baci che ho dato poi/ nessuno l’ho dato/ con tanto goloso fervore.
E per finire, oggi ripropongo la meravigliosa prosa di Mimmo Mancini, attore di lungo corso e amico di lunga data: una prosa poetica scritta per l’ultimo compleanno di sua madre ultranovantenne, ma spirito combattivo e generoso fino all’ultimo respiro di vita. Si intitola “Le mani di mia madre”: Se le tue mani potessero raccontare la storia di tutto quello che hanno sfiorato, accarezzato, salutato per un "a presto!" come per l'addio. Se potessero raccontare quante mani hanno stretto con sincerità e amore, quante preghiere attraverso quelle mani sempre pronte a unirsi per l'altro, per i figli, preghiere non sempre ascoltate. Mani tese verso il cielo e verso chi ha avuto bisogno di aiuto, di una carezza, di un conforto come di un diniego, mai per punire, mai per giudicare, ma per salvare. Mani forti, mani leggere, mani dure, mani fragili, mani callose di chi ha lavorato sempre, mani che quando era necessario farsi sentire non hanno esitato, mani che come insegnante hanno indicato la strada all'allievo e placato, rassicurato, bloccato quei genitori smarriti. Mani di madre, di moglie non rispettata, di donna umiliata, mani che hanno lavato di tutto, anche il lutto, mani di figlia della guerra, della povertà, dell'umiltà vera, mani che non hanno mai chiesto nulla se non la semplicità come scelta di vita. Mani che hanno sofferto il freddo come il dolore, mani che hanno asciugato lacrime e non solo le tue. Mani capaci di cucire, di creare, mani che ci hanno riscaldato, che ci hanno nutrito, mani ferite, mani generose, mani mai violente, mani che hanno coperto e lavato la dignità di un anziano solo e abbandonato. Mani che hanno lavato bambini poveri, mani che hanno voluto servire il tuo Dio attraverso un disabile per offrire la tua incrollabile fede. Mani che hanno scritto e che scrivono ancora, mani avvizzite che seguono ancora il rigo senza tremare, tra i tanti libri che ti fanno ancora compagnia. Grazie, mamma, per queste tue mani che ci hanno protetto (…) nella tua saggezza di donna nonna madre e maestra di vita, solare, splendi, ma di luce propria. Nonostante i tuoi anni, con un sorriso ancora tendi la stanca mano a sconosciuti, in un paese dal tuo lontano. Mani che hanno accarezzato figli e nipoti, amici e parenti, gente che ancora ricorda quelle mani che hanno toccato tante storie, tante. E allora mi piace immaginare che quelle mani che hanno ricevuto qualcosa, che hanno avuto la fortuna di conoscere la bontà delle tue mute carezze, unite e strette attorno al ricordo, ti raggiungano lì, dove ogni giorno attendi, nella tua infinita preghiera, che il giorno lasci il passo alla notte nel silenzio e nella pace, senza disturbo, in silenzio. Mani mai vuote, perché colme di un amore limpido, stretto in un pugno. Mani sporche di terra, colorate di sogni lontani.
Mimmo Mancini
E non servono commenti. Sentiamo solo una intensa, tenerissima commozione. Grazie, Tonetta. Ora più che mai. Grazie, Mimmo, per questi ricordi che sono testimonianza di memorie, che due mani, se osservate con amore, possono e sanno raccontare. In silenzio, ma col cuore acceso.
E continueremo a raccontarci anche il TALENTO, altra parola magica per conquistare insieme una probabile felicità. Da soli non è facile. Insieme è possibile.