venerdì 24 giugno 2022

Venerdì 24 giugno 2022: S. Giovanni. Commento a "IL TUO NOME!" di Gianni Brattoli...

E riprendo, dopo una breve pausa, a scrivere. E lo faccio, ricordando innanzitutto la leggenda della notte di San Giovanni, da me vissuta, quando ero ragazzina, nella casa dei nonni. Nonno Mincuccio, o meglio “papà”, come era suo solito, raccontava storie, miti, leggende, aneddoti, ricordi di guerra, curiosità legate alla sua gente, al nostro paese, tra invenzione e realtà.

La notte di san Giovanni, dunque: le mamme delle figlie in età da marito si attrezzavano con tegamino e pezzi di piombo per scoprire la sorte delle loro fanciulle in fiore. A mezzanotte il piombo si fondeva prendendo nuove forme che la fantasia popolare interpretava, un po’ aiutata dalle speranze, un po’ guidata dalle attese. E così il piombo diventava un carretto, un berretto con fregio, una penna con fogli e calamaio, e così via.

Papà e mamma raccontavano sempre che a lei erano apparsi miracolosamente fregi delle giubbe dell’arma dei carabinieri con altri oggetti che definivano meglio il personaggio dell’imminente incontro: un brigadiere dei carabinieri “in carriera”. Cosa che avvenne puntualmente. E quando anch’io raggiunsi i miei sedici anni, fu proprio mamma che, per scherzo e per riderci su, ripropose il rito magico che si risolse in tanti pennini, pennelli, fogli volanti, disegni. “Non è molto chiaro il verdetto, ma mi sembra che sarà un professore o un pittore”, disse poi lei, piena di dubbi e nessuna certezza. Ma San Giovanni non aveva fallito neppure questa volta. Primo, il mio futuro marito, è stato professore, scrittore, poeta e pittore. Scriveva storie e poesie bellissime e dipingeva quadri suggestivi e avveniristici. San Giovanni e il suo misterioso intervento nelle faccende più umane che divine.

Ma il rito, col trascorrere degli anni, non ebbe più luogo per mancanza di tempo, di piombo e di tegamino. Le mie figlie, ben tre, hanno provveduto da sole a cercarsi un amore momentaneo o per tutta la vita. E a me oggi non rimane che ricordare con un pizzico di nostalgia la semplicità un po’ misteriosa e misterica del tempo che fu.

E, intanto, nella nostra famiglia è entrato oltre una trentina di anni fa, una persona di tutto rispetto di nome Giovanni, l’attuale marito della mia amatissima sorella Anna Maria, dopo anni di lutto e vedovanza per la perdita a soli ventisette anni del suo grande amore Nicola, che le aveva lasciato in dono due bimbe a cui aggrapparsi per non naufragare in un oceano di dolore. E Giovanni, detto Gianni, si è preso cura negli anni di lei, delle due ragazzine e dei loro figli, come un vero padre e nonno. Anche di più. Gianni è, a sua volta, scrittore e poeta. In questi ultimi anni ha scritto due romanzi molto forti (un vero e proprio pugno nello stomaco) sulla violenza, insita in sordina in ciascun essere umano fino alla sua improvvisa esplosione per via di “un’onda d’urto” imprevedibile ma inscritta nel “codice segreto” di ciascuno di noi, risalente persino al suo DNA. Gianni è ora alle prese col terzo volume di questa trilogia che sicuramente farà molto riflettere i suoi lettori, ma intanto scrive anche fascinose poesie, compresi due poemetti di tutto rilievo. Il primo CENERE, ispirato a Le ceneri di Gramsci di Pier Paolo Pasolini, un poemetto anch’esso scritto di getto, e riproposto tra gli anni Cinquanta-Cinquantasette del secolo scorso, dopo la visita nel cimitero acattolico di Roma; il secondo IL TUO NOME! è più recente.

Alcuni mesi fa feci un commento critico a CENERE, che probabilmente qualche mio lettore ricorderà, oggi desidero fare dono a Gianni del commento critico de IL TUO NOME!, un poemetto che mi ha colpito molto per diversi motivi. E Gianni, ancora una volta, per il suo onomastico, merita tutto questo.     

IL TUO NOME!: Già il punto esclamativo, così insolito in un titolo, offre un primo suggerimento verso qualcosa di o estremamente positivo o estremamente negativo. Immediatamente, però, il negativo si dipana dai versi successivi, tutti improntati a espressioni come “dannato nome impudente/       inafferrabile”, “verde iguana”, “la strada dei fanali spenti, ma non mi accompagnava la luna”.

La luna abbacinata di Garcia Lorca e il suo tormento (“Dice la sera: ‘Ho sete d’ombra/ Dice la luna: ‘Io ho sete di stelle!’/ La fonte cristallina chiede labbra,/ sospiri chiede il vento...), “C’era solo ombra sul mio volto”. Ma la luna trasformò la notte lontana in una “pazza alba dorata” (e Lorca è ancora qui con il suo “canto luminoso… vergine di sogni”, con la sua “luna dei gitani” tra danza e coltelli di rose e spine contro i venti che sanno l’alba dorata e tramonti di fuoco).

-          D’oro era il suo volto ai raggi,/ e fiammanti, di febbre, gli occhi -

-          Mi chiese (tirandomi con forza)  

            “Andiamo piccolo passero, la strada è lunga, i fanali sono spenti, e una donna

             non può andar da sola

             per una strada di bugiardi e ruffiani”.

Scrive Gianni Brattoli. Come non avvertire in questi versi (“tirandomi con forza”) l’inganno ordito ai danni del “piccolo passero” come trama di rete di ragno lungo una strada di “due bugiardi e ruffiani”? Ma “la notte cantava e cantava il suo corpo, e tutto il resto passava lontano”: la rete è lanciata ormai e niente e nessuno può distrarre il ragazzo da lei, la donna non più fanciulla, dal suo “corpo, avvolto di seta, e i fianchi cinti d’argento, era più luna della luna”: sono versi incantevoli che raccontano intensamente la suggestione ammaliatrice di quel corpo “più luna della luna”… E i versi che seguono ci immergono nell’atmosfera sognante vissuta dal piccolo passero fino a “soffocargli il respiro, rendendolo incapace” di un solo gesto, di un azzardo, preso nel vortice del perfido gioco, che si conclude nei pressi di una “villa fiorita”, dal profumo inebriante, stordente. E qui lei offre la sua nuca e i suoi fianchi perché lui la faccia prigioniera contro i cancelli: “priogioniera” e “cancelli”, due parole che hanno sapore strano di assenza di libertà, di coercizione e di forza. Di nuove trame e nuove spire a soffocare la esplosiva passione del piccolo passero, divenuto improvvisamente, in tutto quel silenzio soffocato, “uccello da preda”. E insieme varcarono “il confine” della casa vuota, della cintura di seta (ancora Lorca e i suoi versi incantati: Potessero le mie mani sfogliare la luna), dell’indumento più intimo che una donna possa lasciare andare nelle mani dell’uomo che la possiede. Il resto fu “a un passo dalla follia”, che “non può essere raccontata”. Poi, la calma, il rivestirsi lento e delicato, quasi un’intesa che presto si sarebbe rivelata un duplice inganno: “l’uccello da rapina” aveva conservato l’indumento intimo quasi fosse testimonianza della sua “preda” e la piazza vuota e deserta che li attendeva, dopo aver lasciato cancelli bui e silenziosi, aveva come unico spettatore il marito di lei, complice di… sua moglie, ad attenderli al varco, per motivi ignobili, noti solo a loro due. Al ragazzo non rimase che il sapore amaro dell’inganno, mentre si allontanava con un coltello che sanguinava di dolore solo nelle sue mani, e pensava che la sconfitta era dei “due punti neri sullo sfondo di una piazza grigia”.

Poi, “tornando sui miei passi, aprii la lama del mio coltello/ e di quell’indumento/ ne feci tanti piccoli pezzi/ che abbandonai alla brezza notturna// alla luce della luna/ apparivano come piccole farfalle/ svolazzanti su un prato.// Non l’ho più incontrata,/ ma ripercorrendo quella lunga strada, “di ruffiani e bugiardi”/ cercai, lungo il marciapiede,/ farfalle bianche in volo.

E la poesia vince l’inganno, l’amarezza, il silenzio e… persino la malinconica follia della luna…

Una storia amara d’altri tempi che oggi forse avrebbe risvolti diversi…

E domani è un altro giorno… forse si può ricominciare… confido nella Speranza più che nell’attesa…

La notte di San Giovanni docet!

 

 

lunedì 20 giugno 2022

Lunedì 20 giugno 2022: 80 sogni vissuti con circa 80 amici e parenti dai 20 agli 80 anni... (fine)

Ed eccomi di ritorno dalle straordinarie avventure vissute in questi ultimi cinque giorni in viaggio: Corato-Milano-Roma-Corato. Itinerari vissuti con finalità diverse, ma sempre ricche di incredibili emozioni: presentazione di due libri SECOP (“Figli della Luce” di Enzo Quarto, Uccio Papa, Mirko Signorile, e “Le Piogge e i Ciliegi” della sottoscritta) nel prestigioso Palazzo Cusani nel cuore di Milano e il compleanno di mia figlia Ombretta a Roma. Felicità pura. Stanchezza a mille. Ma rifarei tutto. Voglio assaporare la vita fino all’ultimo respiro. Per amore. Con amore. Per gli altri. Per i miei cari. Per me. Per la scrittura, che è gran parte della mia vita. Mi connota. Mi conosce fino nelle pieghe/piaghe più riposte dell’anima e mi salva sempre dai burroni che non saprei evitare. Ma questo è un altro discorso che forse riprenderemo. Oggi bisogna concludere i sogni/segni dei miei ottant’anni, senza mai chiuderli a chiave, ma per lasciarli liberi di volare ancora dove “il cielo è sempre più blu”…

E riprendo dal biglietto che credo, spero, ne sono quasi certa di poterlo riferire a mio cognato Angelo: 1942. Io amo il silenzio e quindi sarò breve: nel 1942 sei uscita dal tunnel dell’amore. Eri tu l’amore: l’amore per la vita/ l’amore per gli altri/ l’amore per il mondo/ l’amore per l’arte/ l’amore! Poi il disegno di un grande cuore in cui è scritto AUGURI e fuori: e che altro se no… Sì, sì, è lui. Proprio lui. Grazie, Angelo, per l’affetto che mi dai, ricambiato in ugual misura!

E ci sono altri bigliettini con belle frasi e firme indecifrabili. Per fortuna, qualcuno/a ne rivendica “a posteriori” paternità/maternità. È il caso della carissima Caterina De Fusco, che mi ha illuminato su un foglietto siglato contenente una frase di rose e miele, da me male attribuita, rivendicandone la maternità. Grazie, Caterina, grazie di vero cuore. Dono meraviglioso il tuo ESSERCI l’altra sera. Anche con le parole…

Ma ecco un altro bigliettino la cui frase quasi indecifrabile dovrebbe essere un fascinoso busillis, ma non so se la sto decifrando o interpretando. Dovrebbe “significare” una meravigliosa dedica tra gioco di parole e puro incanto: La gioia di saperti nostra,/ la vita che ci ha donato te,/ la luce vita delle tue parole,/ le parole vita della tua vita,/   Grazie!   Mario o Marino? Altro dilemma perché anche la firma sarebbe un nodo da districare. Scioglietemi questo dubbio, per favore, e ve ne sarò grata.

E ancora: Il fascino l’essenza senza tempo! Firmato: Scarabocchio. Ma chi?

E poi: Ali leggere/ Nel/ Gomitolo dei giorni/   Eco   /   Lontana:/   Amore   Firmato: Scarabocchissimo   sintetico. Il che certamente non mi aiuta, anche se i brevi versi sono di particolare intensità e bellezza. Chiunque tu sia fatti sentire o ritieniti ringraziato/a con un abbraccio a “gomitolo”.

E, infine, finalmente chiaro, lampante, lapalissiano, commovente il messaggio di Anna Maria, la sola delle sorelle ad essere presente non soltanto con il cuore: X i tuoi 80 anni portati divinamente. Sei stata e sei una regina bella e dolcissima. Orgogliosa di essere tua SORELLA, A. Maria. Grazie sempre della tua presenza affettuosa, generosa, tenera, in tutti i miei giorni!!!

E non potevo chiudere meglio queste tante pagine a ricordare gli ottanta sogni vissuti insieme e i prossimi ottanta ancora da vivere. Naturalmente insieme! Ogni messaggio sarà conservato con cura!    G R A Z I E E E E ….

 

 

mercoledì 15 giugno 2022

Mercoledì 15 giugno 2022: 80 sogni vissuti con circa 80 amici e parenti dai 20 agli 80 anni... (continua)

E siamo agli ultimi Ricordi di quella serata per me meravigliosa per l’Amore che vi circolava dappertutto, rendendomi Felice. Tante le fotografie e i video che ci ritraggono sorridenti insieme. Ho sognato ad occhi aperti? Può darsi. Forse sono i sogni più belli a testimonianza di una realtà vissuta e forse ancora da vivere. Se non riuscissimo più a sognare che vita sarebbe?

E, intanto, leggo ancora bigliettini che mi riportano altri affettuosi pensieri: Senso e ricerca di senso tu Angela hai cercato costantemente condivisione, amore bellezza. Bellezza di sguardi, di suoni, parole, che hanno costruito armonie empatie d’amore. Sull’onda dell’empatia ci siamo incontrate, contatto, scintilla che dovrà svolgersi, germogliare buon compleanno. Angela. Grazie ancora, mia carissima Angela (Strippoli? Lamanna? Entrambe abitate il mio cuore! La scrittura può appartenere ad entrambe…).

Ed ecco un nuovo foglietto affettuosissimo, tutto a stampatello maiuscolo, di mio nipote Domenico: Il tempo scorre, porta gioie e dolori, il tempo passa, dona e toglie presenze, il tempo scrive chi siamo stati e chi siamo e regala la magia di scoprire chi ancora saremo! Per i tuoi 80 anni, cara zia, il mio augurio è che tu possa scoprire quanto altro puoi dare, fare ed essere! Domenico. Grazie, mio amatissimo Mimmo, per queste parole che sono dettate da riflessioni verissime che mi incitano ancora a dare, fare, essere… fino a quando il buon Dio vorrà. Ma quello che più conta, in questo momento, è che le tue parole mi hanno ricordato un mio giovanissimo, carissimo, straordinario amico cantautore, poeta, chitarrista di fama internazionale che ben farebbe il paio con te se solo vi   incontraste di nuovo sul filo della musica che sogna e fa sognare. Siete stati i mattatori della serata con brani stupendi che mi avete dedicato con tanta generosità e tenerezza. Parlo di Mauro Massari. Che mi segue da tanto e che io seguo con grande amore, quasi fosse un altro nipote d’adozione. C’è un patto di alleanza tra noi: ci siamo sempre l’una per l’altro e viceversa… e questo è molto bello. Mi riempie il cuore di gioia e la testa di ancora mille possibili fra parole e musica da ascoltare, da   perseguire per volare oltre i confini del possibile… Mauro/Domenico. Peccato che, quando hanno fatto un duetto con chitarra e violino per la ballata che sistematicamente Mauro mi dedica perché mi piace da morire, molti amici e parenti, data l’ora tarda, eravate andati via. Mauro/Domenico impagabili, insuperabili.  Mauro con la sua ballata malinconica e dolce sul tempo che passa e che mai restituisce quello che prende. Domenico con le sue improvvisazioni di controcanto con una maestria che ha avuto dell’incredibile. Ed io mi commuovo ancora e ancora piango di felicità.   

E, intanto, i bigliettini mi scorrono tra le mani e urge rileggerli perché la commozione continui.

Cosimo Lerario, il medico-scrittore-docente-formatore e chi più ne ha più ne metta e soprattutto amico mio del cuore mi scrive (ma sono sicura che sia proprio lui? La grafia di medico c’è tutta. La firma anche. Firma di re, direbbe Fabrizio De André e la canzone non la dico tanto è famosa!): Auguri all’amica ottantenne più Briosa, Bella, Romantica che io conosca (anche perché l’unica) Baci. Scarabocchio che dovrebbe essere Lerario. Lo stile è tutto suo. Ma… e se mi sbagliassi? Intanto, un suo bigliettino di dichiarata paternità sulla mia condizione di madre di tutti, più o meno così, se non ricordo male, non è più giunto tra le mie mani. Questi amici scrittori-medici cosa combinano!!! Ritengono forse di riservare solo ai farmacisti, che hanno una formazione speciale per “intuire” più che “leggere” le loro sibilline ricette-scarabocchi.

E non credo che sia di un medico, ma ho qui tra le mani un foglietto scarabocchiato alla meno peggio. M’intestardisco a leggerlo. Le uniche parole chiare sono: Sei una persona luce, continua a splendere… scarabocchi illeggibili… bellezza e coraggio… altri segni incomprensibili… ancora: sei una persona luce… e ancora parole indecifrabili. L’autore è pregato di sciogliere l’anonimato! Ma anonima è anche una bellissima frase poetica: Sei il rosso dei papaveri sulla tela della vita. Grazie x il tuo essere. A chi devo tanto incanto? E ancora: Cara Angela, nella clessidra della tua vita ci sono ancora tante rose che attendono di baciare il tuo tempo BUON COMPLEANNO nostro prato fiorito di Poesia. Illeggibile la firma siglata. Ma perché non devo poter ringraziare chi scrive simili poesie? Io lo faccio lo stesso nella speranza di dare un volto, una voce, un sorriso a chi mi dedica questi versi che profumano di rose e si tempo? E di orologio parla un altro bigliettino anonimo, ugualmente poetico, ugualmente leggibile e fantastico ma di chi?  Questo rovello non mi fa per niente bene! Certo importanti sono le parole. Gratificante è il messaggio che arriva, ma io ho bisogno della voce che bussa al cuore, del volto amico, dello sguardo in cui specchiarmi: l’orologio non ha ore. L’unico tempo che conta è qui, ora in questo preciso istante. La musica, le voci, i tuoi occhi belli che raccontano di mille storie, di mille vite ancora, a te, mia carissima i miei Auguri con uno schizzo di fiore. Grazie grazie grazie, ma qui siete tutti poeti e carinissimi con me. In quale voce devo cercarti? In quale storia devo mettere la tua? E vado avanti così, alla cieca: 80 anni??!! Non preoccuparti, fai finta di nulla. Passano presto, basta togliere uno 0 (spaccato pure! questo scritto da me!). L’ironia di Angelo, mio cognato? Boh! Questo, però, è sicuramente suo. Se non ricordo male, lo lesse al microfono. E non vorrei sbagliarmi. È troppo bello anche se a tratti la scrittura è poco chiara...

Ma farò del mio meglio la prossima volta, ora sono alle prese con una nuova avventura: domani mattina all’alba si parte per Milano come da locandina e comunicato diramato su FB e sul DaBitonto, a cui va il mio grazie. Riprenderò al mio ritorno, prima di ripartire per le vacanze estive. Un abbraccio forte a tutti…

 

 

 

 

 

 

 

 

  

sabato 11 giugno 2022

Sabato 11 giugno 2022: 80 sogni vissuti con circa 80 amici e parenti dai 20 agli 80 anni... (continua)

E oggi è la volta di un altro tavolo: quello dei carissimi Piacente & figli: Emanuele Cariello e Giovanna Piacente, Ciccio (Francesco) Piacente e Marisa Mangini, Michele Delezotti e Rosaria Piacente con un carinissimo biglietto augurale: Alla cara Lina, i nostri più affettuosi auguri di continuare ad inebriare la vita di chi la circonda con il profumo della sua dolcezza! Profumo e dolcezza che si sono materializzati in un delizioso beauty case, contenente ottimi prodotti per il viso e per il corpo, che sicuramente mi daranno nuova linfa vitale e tra non molto non avrò più ottant’anni ma appena 20, quaranta proprio a voler essere pessimisti… e di questo passo potrei sperare di giungere, bella come una rosa aulente, alle soglie dei 180 anni! Non dispero.

Ma il dono più sorprendente e commovente mi è giunto dai loro figli, che hanno accompagnato un’originale necessaire da scrittoio Campo Marzio Roma 1933 con due taccuini dai colori solari (giallo e arancio), dotati di una penna sfera, firmata Campo Marzio, di ultima generazione (ma quanto avranno speso questi ragazzi per l’affetto che li lega a me?), con il seguente biglietto di auguri versalacrime: tanti cari auguri da questi tuoi acquisiti nipoti che oggi più che mai sentono tutto il privilegio di averti e sentirti NONNA Lina (con cuoricino e firme) Grazia AnnaMaria Marco Daniela Valentina e Nicola Pasquale Aurora Annalisa, che abbraccio tutti a me stretti stretti in un privilegio che m’intenerisce e mi coinvolge profondamente: di tutti i nonni sono la sola sopravvissuta e le loro coccole me le prendo tutte con una punta di rimorso/rimpianto.

Sono legami meravigliosi e improcrastinabili. Non si può rimandare a domani un bacio, un abbraccio, una carezza, una parola, un gesto. Tutto va vissuto subito. E mi torna alla mente la superba poesia attribuita forse erroneamente a Jorge Luis Borges “Legami”: Non sai bene se la vita è viaggio,/ se è sogno, se è attesa/ se è un piano che si svolge giorno/ dopo giorno e non te ne accorgi/ se non guardando all’indietro/ Non sai se ha senso./ In certi momenti il senso non conta./Contano i legami.

Sì, i legami. Importantissimi. E, a proposito di legami, tra i biglietti che vado aprendo e leggendo ce n’è uno particolarissimo con marchio di origine controllata Emma Ball. Un biglietto, che vale la pena leggere: … può esistere mai una qualsivoglia vecchiaia per chi come te ha cuore d’amare? Buon compleanno Caterina. E non può essere che di Caterina Chiapparino, ne riconosco stile e cuore. Grazie, Caterina, troppo distante stasera per rendere visibile il nostro legame, ma c’è ed è fatto di fili di acciaio temperato, intrecciato a fili d’oro e di seta e di sogno…

E legame fortissimo c’è, da anni, con Anna Mininno, altra amica del cuore, venuta alla festa con suo marito Mino Musio, persona discreta e riservata, la cui presenza nel giorno della mia festa di compleanno mi ha davvero fatto piacere. Anna ha scritto una serie dolcissima di bigliettini per testimoniarmi affetto e stima incondizionati: C’è un tempo per non dimenticare e io mi ricordo di te, Angela, e del tuo infinito in Poesia Auguri! Anna Mininno… I tuoi anni/ sono una manna/ che solo il Cielo/ può dispensare./ Aspetto che tu raddoppi/ e sarò con te/ dove il sole sconfina Annamininno bis con Mino… “An elephant for your good luck”/   Auguri   / dolcissimi ed infiniti,/   Angela cara,   / partendo dalle tue preziose e verdi/ 80 primavere Anna Mininno e Mino Musio Quest’ultimo bigliettino ha accompagnato un prezioso elefante di rara fattura, opera realizzata, a tiratura limitata e numerata, da più cesellatori di fama mondiale, come dono beneaugurale. Sono rimasta senza parole e col fiato sospeso per il suo stratosferico valore. Ho immediatamente pensato al suo costo. Solo un infinito amore e una straordinaria generosità di due persone come Anna e Mino (da sole, vorrei sottolinearlo!) hanno potuto farmi un tale dono. Ed è questo il pensiero che sono riuscita, stupita e sbalordita, a formulare dentro di me nell’immediato. A casa ha trovato degna collocazione su una libreria che conserva gli oggetti più cari e preziosi: una foto di mio marito, una radio antica, una Bibbia che conta almeno duecento anni, dei ninnoli di cristallo... A sottolineare il legame che ci unisce.

Legami! Conviene ancora parlarne, perché sono davvero tanti e tutti molto speciali. C’è quello, per esempio, di Angela Lamanna e suo marito Antonio Serlenga con i loro due figli: Walter e Tania. Un legame tutto particolare che risale a molti anni fa, con due persone con notevoli carismi spirituali, che mi hanno considerato sempre una Madre da amare incondizionatamente. E la scelta del dono (una collanina d’argento con un bellissimo crocifisso di meravigliosa e preziosa fattura) è avvenuta in maniera assolutamente ispirata al senso cristiano del dono. Il biglietto di accompagnamento lo definisce con molta chiarezza e profondità d’intenti. Tutto racchiuso in una smagliante corona di delicatissime rose, con la scritta elegante e significativa: Buon Compleanno per un giorno indimenticabile, vissuto con le persone che ti amano e che rendono migliore la tua vita. Poi, le loro tenerissime parole: Il tuo cuore resti puro e splendente e la tua anima generosa e soave! Buon 80° compleanno! Angela e Antonio Serlenga Auguri! Che sia gioia, che sia amore, che sia vita sempre! Ma ancora da Angela: Sei un angelo che aiuta gli altri angeli a non cadere, che insegna le virtù del cielo agli altri. Apri le ali e percorri il cielo rivestendolo di colori e dolci melodie. Ti voglio bene Angela Lamanna. Che dire? Mi sento onestamente indegna di queste parole. Dettate davvero da tanto amore. Angela ha sempre una sollecitudine filiale che mi commuove. E mi spinge a percorsi spirituali che negli anni avevo perso e che ho fatto fatica a ritrovare… Grazie, Angela! Grazie, Antonio! In voi si celebra la bellezza, la creatività, la carità cristiana, che è abbandono incondizionato tra le braccia di Gesù e della sua dolcissima Madre. Ed è qui il puntello del nostro ritrovarci sempre. Con un canto che sa di preghiera nel cuore.  

Poi, ecco un altro legame di alcuni anni e di alcune esperienze culturali vissute insieme con tanta amicizia e deliziosa complicità, anche con sua madre, la sorprendente, acuta, colta signora Teresa che mi onora con la sua presenza nella mia vita. Parlo di Mariagabriella Mattia, che mi ha portato un dono favoloso che ha solleticato la mia mai spenta vanità, con una biglietto-lettera tutta da leggere: 27 maggio 2022 Bitonto Compleanno Angela È la prima volta che ricevo un invito con una operazione   aritmetica da dover risolvere. Ho dedicato tanto tempo nella mia vita alla matematica ma confesso che ho indugiato molto prima di risolvere la moltiplicazione. È con il cuore quindi che ti auguro cara Angela tantaluce moltiplicata dall’affetto della tua famiglia e dei tuoi tanti cari amici ed estimatori compresa me. Con affetto e stima Mariagabriella  Simpaticissimo, ironico, divertente biglietto di una amica sempre alle prese con i numeri e che ha dato ottimi punti alla mia capacità di scrittura, come è facile notare. Il dono? Un trittico squisitissimo di rossetto al profumo-sapore di ciliegie, stampigliate, queste ultime, magicamente sulla punta del rossetto stesso, più una matita rosata per labbra e uno smalto in tinta molto fashion. Sono lusingata e felice, come solo a vent’anni (“… voglio fare con te/ ciò che la primavera fa con i ciliegi”, così il mio amatissimo Neruda). Grazie, Mariagabriella, torneremo a sorridere insieme, con le nostre labbra di corallo, da Corato al Salento e oltre. Parola di Angela. Ma poi mi leggi al microfono il seguente bigliettino e mi fai piangere di commozione con il trucco che mi cola, trasformandomi in un clown dalla dolce malinconia negli occhi: Dovrebbe accadere così come per Orlando: addormentarci! Un sonno profondo dal quale niente e nessuno possa svegliarci: rumori, persone che ci scuotono, musica, tamburi, trombe, temporali. E poi per magia svegliarci, cambiati, in tutto. In meglio. Si spera! Natura rigogliosa, popoli in pace e senza confini. L’unica che non deve cambiare sei tu, Angela: sorridente, attiva, positiva. Con quella luce negli occhi che illumina gli altri e la loro strada. Con tanti auguri. Mariagabriella.

Legami e ancora legami, biglietti e ancora biglietti, doni e ancora doni. Tavoli ancora da esplorare per ritrovare i tanti amici a farmi corona, un po’ di sere fa: Riccardo Cirullo con Gabriella Inchingolo, Alfonso Riitano con Rosalba, di cui mi sfugge ora il cognome. Ma tanto Rosalba è sempre per noi Rosalba di Alfonso, una splendida coppia “concatenata” da immarcescibile amore, Vito Cotugno con Rosanna Balducci, altra coppia fantastica per l’intenso sentimento che li unisce, e Alessandro Tamburini con Maria Greca Quinto, questi ultimi nostri generosi e preziosi vicini di casa. Con doni preziosi, che dimostrano una scelta accurata in funzione di una conoscenza molto profonda di me e dei miei gusti. Grazie, miei carissimi amici! Ci frequentiamo assiduamente perché ci vogliamo bene, stiamo bene insieme, ridiamo di cuore tra ironiche battute e sapidi confronti su tematiche di innegabile spessore culturale, sociale, umano. Leggo per tutti i bigliettini di Vito e Rosanna: Un canto nuovo sgorga dal cuore, come alba piena di luce… come notte piena di stelle…come rose… profumo di primavera. Auguri! Rosanna e Vito. E ancora: Scoprire la poesia in un sorriso amico. GRAZIE DI ESISTERE Auguri Vito e Rosanna. Come è facile notare, prima è Rosanna a scrivere, poi Vito, in un bellissimo intreccio di affettuosissime parole E poi il bigliettino scritto da Alfonso tutto a stampatello maiuscolo: La Poesia, un elemento della tua esistenza… che fluisce come il respiro, di cui conserva l’essenza vitale, e a cui non si può rinunciare… E la nostra fortuna coglierne alcuni… sempre unici… ed eterni! Alfonso

A fargli eco è un altro tavolo con tanti altri amici molto molto cari: Zaccaria Gallo con Rosanna Nardi, Anna Visconti Scaringi, Luciana De Palma con Federico Lotito, che si sono fatti portavoce di Mariella Sivo, Nicola Rizzi e Alberto Tarantini, assenti giustificati ma comunque presenti nella loro assenza.

Insieme mi hanno fatto dono di una collana molto delicata e originale, scelta con cura e con amore e di bigliettini altrettanto affettuosi e originali. Ecco quello che li raggruppa tutti: Alla fine, ciò che conta non sono gli anni della tua vita, ma la vita che metti in quegli anni (Abraham Lincoln). Federico mi scrive: Ti incontrai timido e riverente, mi accorsi subito che di fronte a me c’era la poesia in persona. Leggesti le mie piccole parole e mi sorridesti come si sorride ad un figlio. Mi accorsi così che ero felice. Da allora quando scarabocchio di poesia, c’è quel sorriso che si ripete in me. Federico. Commozione da non potersi dire, mio amatissimo Federico. Quel mio sorriso si rinnova ogni volta che ti leggo e so che hai preso il volo con le tue sole ali… E Luciana: Di fiore in fiore/ l’ape sugge/ Più che il polline/ La vita/ Così tu/ Di anno in anno/ Più che la vita/ L’amore afferri/ L’amore e ancora Amore Luciana D. P. Dolcissimi versi di una poetessa e scrittrice che ammiro tanto. Grazie, Luciana, tu voli già fa tanto tempo pur essendo giovanissima. E hai ali poderose per andare sempre più lontano.  

E la carissima Anna Visconti Scaringi mi scrive: 80 anni di luce, di serenità, di amore, di amicizia. Se penso a te e a tuti questi sentimenti in te racchiusi sono felice della tua amicizia e ti ringrazio, Anna

Peccato che della bellissima lettura fatta da Zaccaria, voce unica e inconfondibile nella selva di voci a me care, di un suo scritto, letto al microfono naturalmente, non sia rimasta traccia. In compenso ho qui il foglietto di Rosanna Nardi, sua tenerissima compagna di vita da una vita: Fra qualche mese anche io raggiungerò questo bellissimo traguardo. Bacioni e auguroni, Rosanna Nardi. Allora saremo due magnifiche amiche ottantenni, che non demordono mai, perché hanno ancora tanto da imparare e da dare… Grazie, Rosanna, mia indomita e ammirata amica del cuore per il tuo cuore grande grande grande.

E anche stasera mi fermo qui. Non posso andare oltre la pazienza paziente di tutti voi. Domani o dopodomani gli ultimi biglietti e doni di altri immensi amici… grazieeeeeeee.

giovedì 9 giugno 2022

Giovedì 9 giugno 2022: 80 sogni vissuti con circa 80 amici e parenti dai 20 agli 80 anni (continua)

 Oggi è San Primo. Permettetemi di dedicare a lui questi miei brevi versi: È un ricamo di intuite stelle/ il lontano mormorio di onde/ che sempre resero morbido canto/ questo giorno di festa/ e il nostro sorriso/ condiviso/ Oggi serro tra ciglia di pianto/ le parole/ l’attesa del nuovo giorno/ per riscoprirci insieme/ in un atteso ritorno/ al profumo intenso di siepi e gelsomini/ (fioriscono ancora/ i nostri occhi bambini/ amari e teneri/ come alberi di oleandri in fiore)

E la carrellata delle voci e dei cuori all’unisono continua con una coppia formidabile di amici con la A maiuscola, parlo di Cettina Fazio Bonina e di suo marito Antonio Bonina: due persone eccezionali con una presenza costante nel panorama culturale italiano, ma estremamente umili, affabili, accoglienti. Cettina, poi, è la quintessenza della generosità e dell’attenzione agli altri. Si sono per caso seduti allo stesso tavolo di Caterina Chiapparino e Caterina De Fusco, di Giuseppe Tricarico e di ben tre giornalisti importanti e a me molto cari, di cui parlerò dopo. Mi sarebbe piaciuto parlare tanto di Cettina e Antonio, come meritano, ma queste pagine sono diventate davvero un viaggio infinito. Mi limito perciò a leggere i due bigliettini che hanno scritto per me, accompagnandoli con una spilla fantastica quale dono concreto a sottolineare le parole: I momenti passati sono un tesoro che mi porto dentro. Non ho parole per descrivere l’affetto, la stima che mi lega a te, perché tu Angela sei un’amica speciale, ti auguro di poter scrivere tanto perché leggerti è un piacere per il mio cuore. La tua amica Cettina. E Antonio, che di tanto in tanto scatta fotografie, scrive: fotografarti è una gioia per l’anima con affetto e amicizia Antonio Bonina. Cettina è lei l’amica “speciale”, che vede speciali tutti gli altri. E Antonio è un fotografo, tra le tante altre sue connotazioni, con il dono impagabile di cogliere in uno scatto le atmosfere incantate e incantevoli della vita, nel ricamo di trame di sorriso bellezza e sogno. Attendo con ansia indicibile il suo fascinoso book fotografico che so che non tarderà a giungere, come quello di un altro fotografo di eccezionale luce e incanto, Giuseppe Tricarico, che così mi scrive ancora tutto in stampatello maiuscolo: mentre cerco di scrivere, aleggiano note jazz… La vita diventa interessante forse quando improvvisiamo, quando ci facciamo guidare dall’istinto, dalla musica nell’aria, dai profumi inebrianti della natura. Quando diventiamo spontaneamente funamboli permettendo alla nostra essenza di accordarsi a quel che ci circonda sul pentagramma della poesia: grazie Angela grazie perché la tua poesia mette in palpitante rima le note della vita. GT. 

Ci vuole una sensibilità poetica particolarissima per scrivere queste parole che sono musica. E, infatti, H. Heine dice “Dove le parole finiscono comincia la musica”. La musica è l’invenzione più stupefacente dell’uomo a cui sicuramente Dio la suggerisce per colmare la sua anima di mistero, di ineffabile armonia, di prodigiosa magia in sintonia con il Creato e con tutte le sue Creature.

La poesia! Visiva, uditiva, invisibile eppure palpitante, intensa o rarefatta come quella di Mariateresa Bari che mi porge con delicatezza e amore qualcosa di veramente magico e misterioso: un prezioso acquerello “I ciliegi” della bravissima illustratrice Anna Franca Coviello, accompagnato da parole stupende: A te, Angela che hai farfalle di luce nel retino degli occhi e incendi di parole nei campi del cuore. Con immenso affetto, Mariateresa. Meravigliosa poesia, sintesi perfetta di come lei mi vive e mi conosce. Lo so, Mariateresa, e te ne sono immensamente grata!

Ma accanto a tanto delicatissimo dono d’amore ecco qualcosa di unico che faccio fatica a toccare per non sciuparne l’incanto: la stupenda tela lavorata a mano da parte di un’altra splendida creatura che il buon Dio mi ha fatto incontrare sulla mia strada: Angela Strippoli, raffinata, sapiente ricamatrice, e poetessa tenerissima e forte nella sua apparente fragilità. Ma ecco le sue parole che valgono più delle mie per descrivere il capolavoro che con mani tremanti ha consegnato nelle mie mani tremanti: Legati a un filo di sole Opera artigianale (ricamo creativo)  L’opera è realizzata ad ago su tessuto di cotone altezza 80 cm. larghezza 1,10 cm.  Presenta un sole di stoffa. Fondo bianco sul quale si stagliano frammenti di tessuto di colore marrone-terra bruciata, giallo, oro, carta da zucchero con picchiettature di corallo.  Materiale: tessuto di cotone, taffetà, seta, piccoli frammenti di lino a traforo, fili di metallo color oro.   Tecnica ad ago. Impressionista. Autrice: Angela Strippoli      L’opera “Legati a un filo di sole” nasce nel marzo 2020. Data che avrebbe segnato la storia della nostra Nazione a causa della pandemia di Covid -19. Dopo la Seconda Guerra Mondiale gli italiani d’improvviso si ritrovarono a dover affrontare un lungo periodo di buio. E fu proprio in questo buio che, spontaneamente, un filo di colore oro, passando attraverso la sottilissima cruna di un ago, dette vita ad un sole di stoffa. Un sole Madre che, se pur simbolicamente, potesse raggiungere ogni angolo buio del mondo.   … “Poi/ che fummo soffiati/ oro nel crogiolo/ chiedemmo di uscire/ a guardare il sole”… A te, mia carissima Angela, il mio cuore di stoffa Angela Strippoli

E i versi di Qoèlet (se non ricordo male) mi vinsero. La commozione ci vinse. Ci vinse il ricamo solare del cuore.

Ma allo stesso tavolo avevano preso posto ben tre giornalisti eccezionali, di cui sono la fortunata amica: Valentino Losito, il giornalista per eccellenza, che è giunto all’apice della sua carriera con grandi incarichi a livello nazionale; Mario Sicolo, straordinario Direttore del DaBitonto, storico Quotidiano del mio Paese d’origine (a cui, con la mente faccio quotidiano ritorno con i miei malfermi passi sempre a ritroso per non lasciarlo mai). Mario docente amatissimo. Mario e la sua scrittura inconfondibile per la vena poetica che scorre come fiume scintillante tra le sue pagine di profondissimo sentire empatico; e Marino Pagano, Ricercatore storico e Direttore di altra importante Rivista storico-culturale con uno stile molto diverso da quello di Mario, ma con una ispirazione poetica altrettanto intensa e catturante. anche lui motivato e amato Docente. Ebbene, Valentino non è venuto, purtroppo, con la sua Rita, di cui ho avvertito l’assenza fisica, ma con una splendida orchidea, mentre Mario e Marino si sono fatti accompagnare abilmente da due loro amici del cuore: da Jorge Luis Borges che adoro e da Alda Merini, della cui poesia mi nutro come pane alla mensa sempre ricca di inesauribile incanto. Borges con i suoi Racconti brevi e straordinari tutti da centellinare per assaporarli ad libitum. Alda Merini con Confusione di stelle, una dolceasprigna raccolta in cui le stelle parlano il linguaggio della follia che abita continuamente amore, senza mai poter distinguere, in una totale confusione di sensi e di sentimenti, chi ha dato per primo la stura a così tante emozioni: l’amore che è sempre fuoco e follia o la follia che si veste con i meravigliosi e altalenanti colori dell’amore?

E con questo invitante interrogativo mi fermo, ma il viaggio continua fino alle ormai prossime vacanze estive, quando ci prenderemo tutti una pausa d’azzurro…

lunedì 6 giugno 2022

Lunedì 6 maggio 2022: 80 sogni vissuti con circa 80 amici e parenti dai 20 agli 80 anni...

Probabilmente penserete di me che sono affetta da un narcisismo spaventoso, visto che da una settimana non faccio altro che scrivere della festa dei miei 80 anni camuffati per sogni condivisi. Certo, e chi osa darvi torto! Mea culpa! Ma permettetemi di spezzare una lancia in mio favore. 80 anni o sogni non sono bruscolini, ma esperienze vissute, gioie e dolori attraversati, disperazioni affrontate e speranze imbastite quotidianamente per non naufragare. E le parole dette e non dette, le confidenze e le risate, le lacrime nascoste e i sorrisi esibiti, le nuove vite a illuminare il mondo e le prime perdite ad oscurarlo. E tutto questo e tanto altro ancora, mio e di quanti degli 80 invitati hanno accettato l’invito di Peppino e Raffaella felici di esserci formano un cielo/mare di storie, di sentimenti, di emozioni che vale la pena raccontare, per me che amo leggere, scrivere, sognare. Che amo stare con gli altri in uno scambio senza fine di dare e ricevere amore e questo spero che si evinca da ogni mio gesto, ogni mia parola, da ogni mio verso. E non servono più arringhe per discolparmi. Basta la gioia provata in una condivisione corale che ancora mi riempie il cuore. E le quasi 80 voci vanno festeggiate ad una ad una, perché innalzano un inno all’amicizia, alla vita, alla bellezza dello stare insieme che si fa preghiera, ringraziamento, gratitudine. E questo è alla fine quello che conta nel dono reciproco di ESSERCI. Al di là di tutte le nostre inevitabili e salutari contraddizioni, che sono esse stesse la nostra stessa giustificazione di esistere e di desiderare di essere migliori, di trasformare il mondo, di non avere paura del futuro. Insieme è possibile. E INSIEME è una parola magica per imparare a VIVERE per sé e per gli altri.

E, allora, riprendo a raccontare e lo faccio parlando del mio prezioso e carissimo amico Giuseppe Tricarico, il nostro bravissimo fotografo-filosofo, che continua a sorprendermi e a stupirmi con i suoi scatti, i suoi pensieri, la sua luce visionaria e reale, le sue misteriose sospensioni nei cieli di ogni possibile bellezza che chiamiamo Arte. Il dono di Giuseppe con la sua presenza, le sue meravigliose orchidee, il suo scrigno prezioso, di cui parla nella seguente elegantissima, raffinata lettera per scrittura, grafia e contenuto, è immenso: Cara Angela, ho pensato di rilegare questo - permettimi - scrigno, composti di ottanta pagine di fine avorio, racchiuse in una delicatissima velina color carta da zucchero, come invito a fissare una considerazione e una fotografia che ti ritrae per ciascuna delle ultime ottanta evoluzioni del nostro pianeta intorno al Sole. Ritengo possa essere un modo per cominciar a testimoniare, a nostro beneficio, l’inarrestabile evoluzione intellettiva e spirituale da cui è sgorgata l’inimitabile, profonda e ricamata poetica che distingue la tua penna, il tuo flusso creativo. Prima della velina color carta da zucchero, ho impaginato un foglio bianco ad aprire e chiudere… anzi!, riaprire il quaderno per rammentare che la tua vita, appena venuta alla luce, era tutta da scrivere, esattamente come devi continuare a considerarla. Fogliobianco, quindi, quale stimolo progettuale, perché il meglio è sempre da venire, perché la vita riesce a sorprenderci soltanto se l’accogliamo con crescente curiosità e infinita meraviglia. Con tutto l’affetto che posso, Giuseppe Tricarico. Minervino Murge, lì 27 maggio 2022

A questa lettera senza aggettivi perché tutti li comprende per profondità, delicatezza, amore; una lettera in cui ogni termine è appropriato, ogni virgola ha una sua ragione d’essere, ogni spazio un suo silenzioso richiamo ad altro e ad altro ancora, mi spinge immediatamente a pensare con rammarico che è stato un peccato non aver l’altra sera mostrato il prezioso “scrigno”, evidenziato sul monitor questa ineguagliabile lettera che Giuseppe avrebbe dovuto leggere al microfono per condividere con tutti così sfolgorante splendore. Ma non c’è stato il tempo divorato da tante sorprese e tanto fervore di interventi, tutti degni di nota, di una emozione, di un applauso. Peccato! Ma, comunque, la prima e forse fondamentale risposta a Giuseppe l’ho trovata nelle parole di Christian Bobin, lo scrittore francese molto amato “per la sua scrittura intensa e poetica che riconduce chi legge agli aspetti fondanti dell’esistenza”, scritte in quarta di copertina del suo libro Mozart e la pioggia, dono stupendo della mia amatissima Francesca Pice: Scrivere è un modo/ di rispondere alla vita./ Abbiamo sempre bisogno/ di rispondere a un dono/ con un altro dono,/ non per sdebitarci,/ ma per continuare/ a donare e ricevere/ senza fine.

Sì, per me, e per tanti come me, venuti alla mia festa, scrivere è un dono da donare a chi me ne ha fatto e mi fa dono “non per sdebitarmi” ma per continuare a “donare e ricevere senza fine”. Ed è quanto ritengo sia accaduto l’altra sera! Con mia/nostra immensa gioia! Grazie, Giuseppe! Grazie a ciascuno dei presenti! Grazie a Christian Bobin e a Francesca! Grazie al Cielo che ci illumina e ci dà vita, calore, conoscenza evolutiva “intellettiva e spirituale”.

E, intanto, Raffaella continua con la sua infaticabile opera di sorprendemi/ sorprenderci. È la volta di Luciana De Palma e Federico Lotito, sposi felici e innamoratissimi. Anche della lettura e della scrittura, altra sintonia che tanto li accomuna. Hanno preparato, dietro indicazione di Raffaella, una lettura a due voci di alcune poesie di Primo Leone e mie dal libro per oro e per sempre, voluto intensamente dal team della Secop, a mia insaputa, e pubblicato, qualche anno fa, per festeggiare le nostre (mie e di Primo) nozze d’oro, pur non essendoci più fisicamente il mio sposo con me.

(Il sogno che si rinnova: “per oro e per sempre”

Un libro.

Un nuovo libro per una nuova collana della SECOP edizioni.

Una nuova collana di poesie, “Paralleli poetici”, che vedrà, insolitamente, di volta in volta, due autori raccontarsi a vicenda.

Storie, ricordi, progetti, parole come richiami, come echi d'indaco a colorare di sacralità il respiro poetico, in un incontro/confronto, che li contiene tutti nel bacio di pagine che, solo dischiudendosi come ali di farfalla, rivelano il loro contenuto e il loro splendore.

Un nuovo formato.

Una nuova composizione grafica elegante e armoniosa.

Un titolo che racchiude il mistero del non detto e si fa messaggio dell'istante puro proiettato verso l'eternità.

Un libro, il primo, che tiene a battesimo la collana, dedicato a me e a mio marito, Primo Leone, nel giorno in cui la nostra storia d'amore conta gli anni dell'oro che non conosce tramonti...

Uno scrigno di versi che s'intrecciano e volano nell'abbraccio condiviso di parole, che cantano nelle pagine a specchio di due autori, amanti, ferocemente innamorati come ferocemente sconfitti ma mai arresi.

Un uomo e una donna, che vibrano in sintonia in un richiamo di note senza fine.

Ecco il sogno che si rinnova e si avvera.

È il sogno accarezzato da un editore folle, Peppino Piacente, votato alla poesia.

È una nuova sorprendente Sfida di una Casa Editrice, nata sotto il segno della creatività passione, dell'impegno coraggio, del sogno desiderio). A cominciare da:

Capricorno selvaggio                                                                  Capricorno selvaggio

… e della mia terra tu                                                                    Capricorno Selvaggio

capricorno selvaggio                                                            Sono nato prima di nascere

amasti l’ulivo la vite il fico selvatico                                               Assurdo capricorno

E la rosa…                                                                           Di uno zodiaco senza cielo;

Nella mia terra piantasti                                                                        inseguivo tropici

radici                                                                                            con sangue di ghiaccio

celebrasti la casa l’amore                                                         lungo i confini del vento

portasti il vento dei tuoi mari                                                    che cerca la sua ragione

e bucasti le stelle a primavera                                                           accusando le foglie

t’incatenasti ai sentieri fioriti                                                       di bruciare l’autunno.

del mio cuore in cui fissasti

vessilli di libertà e chiodi di solitudine.

Quanta commozione e quanti ricordi e quanta nostalgia.

Ma Luciana mi riserva un’altra sorpresa personale. Una sua poesia da dedicarmi con i seguenti versi, riconoscibilissimi per stile, forma contenuto da parte di chi ha fatto della poesia e della scrittura una ragione di vita: PER ANGELA 28 maggio 2022: fitte parole le tue/ Reti di trasparenza/ E azzurrità/ Distese sull’infinito/ A coprire la distanza/ Tra un attimo d’estasi/ E il silenzio in cui si acquatta/ il mistero// Senza esitazioni cogli/ Quello che di memoria si nutre/ Come pensiero appuntato/ alle labbra/ Come il profumo dei ciliegi in fiore/ Che ancora s’intreccia/ Ad un gesto d’amore/ Tra i sospiri del tempo/ E gli irrequieti sbuffi del vento Luciana De Palma

 Ed io sono lieta di sottolineare l’essenza concreta eppure legata al sogno, la sonorità ritmico-espressiva, la musicalità di questi suoi versi, fascinosamente permeati di silenzioso apprezzamento verso quell’intuito, quel candore, quella tenerezza materna, che mi fanno antica e nuova, “Come il profumo dei ciliegi in fiore”. Grazie infinite, Luciana! Grazie di cuore, Federico”. Ma grazie anche a Zaccaria Gallo per il suo affettuoso, atteso e direi quasi complice intervento, condiviso con la sua dolce e premurosa consorte Rosanna Nardi. Grazie alla sempre attenta e amabile, con la sua presenza ricca di consonanze del cuore e della mente, Anna Visconti Scaringi, e grazie agli assenti giustificati, ma presenti più che mai nel dono (una collana di delicata bellezza) che hanno voluto condividere con gli altri, e nei puntelli affettivi da anni fissati reciprocamente con chiodi e martello di sapida ironia e di insostituibile empatia nell’anima, che tutto ascolta, accoglie, trattiene, conserva. Mi riferisco alla carinissima, arguta, deliziosa Mariella Medea Sivo e all’eterno Peter Pan ma non troppo, lama affilata di ironia e autoironia che non ferisce mai perché preferisce la battuta fulminea che ti lascia spiazzata (in un atto di com-prensione reciproca), in cui non ci sono mai né vincitori né vinti ma una sorridente stretta di mano. Parlo di Alberto Tarantini. Beffardo, tenero, sincero quant’altri mai.

E anche per oggi il mio racconto-viaggio si ferma qui, per continuare domani. Grazie ancora e sempre. Angela Angelina Lina

  

domenica 5 giugno 2022

4-5 giugno 2022: il viaggio nei miei 80 sogni continua tra presenze di oggi e quelle di ieri...

4-5 giugno 2022: il viaggio nei miei 80 sogni continua tra presenze di oggi e quelle di ieri…

Oggi purtroppo è il quattordicesimo anniversario dell’improvviso volo tra le stelle di Primo, l’altra mia metà del cielo. Vorrei parlare tanto di lui e del nostro ultimo giorno insieme ma sarebbe come oscurare il sole di questo mio rinnovato canto alla vita, mi limiterò a riportare alcuni versi del suo immarcescibile amore per me e in risposta qualche verso mio, fiorito sul cuscino della notte:

Se un giorno ti diranno/ d’amarti tanto/ pensami e saprai/ che t’amo più di tanto// Se un giorno ti diranno/ d’amarti un mondo/ pensami e saprai/ che t’amo più di un mondo// Se un giorno ti diranno/ d’amarti immensamente/ pensami e saprai/ che t’amo tanto di più/ un mondo di più/ immensamente di più (e non so più se sia stata mai pubblicata o meno… forse sì… la mente si rifiuta di ricordare… il cuore è ancorato ancora ad ogni lettera, ogni parola, ogni verso, ogni più di ogni di più del suo amore di rosso vivo e di oro puro, rivo inesauribile di infuocato sole senza tramonto).

La mia   risposta breve come un sì sull’altare a rendere “sacro” ogni giorno vissuto insieme, anche quelli delle tempeste e dei marosi in cerca di un faro e di un approdo: nei miei occhi/ di gioia accesi/   i tuoi   / a ricordarmi / l’amore che ti devo/ il sogno mai sconfitto/ uncinato al filo di luce/ del nostro sogno/ sciame di stelle/ in un volo senza fine… E, oggi, per sempre e più di sempre sei in me, con NOI… la tua Lina   

E ritorno, per non morire e per rinascere ancora, al terzo step dei miei 80 anni a ritroso: il viaggio verso il Salento seconda mia “terra d’adozione”. Organizzato da Peppino a mia totale insaputa, ma con la muta complicità di tutta la combriccola alle prese, nei momenti di mio momentaneo e inevitabile rifugio in bagno con: vestiti, pigiama, beauty case con spazzola, spazzolino, dentifricio, necessaire da viaggio per il trucco, foulard respingivento (sistemati alla rinfusa e in tutta fretta da Anna Paola). Tutti gli altri in albergo hanno preparato i loro trolley che, sempre a mia insaputa, hanno sistemato nelle loro macchina. Mi dicono che dobbiamo andare a Trani per un pranzo in riva al mare, ma Trani diventa meta irraggiungibile fino a che non scopro, con mia enorme sorpresa, che siamo sull’autostrada per Taranto. Alle mie domande risposte vaghe tra battute e risate: “ti portiamo a mangiare le cozze di Taranto!”. Ma oltrepassiamo Taranto e viriamo verso Brindisi. Mi prendono affettuosamente ancora in giro, dicendomi che siamo tornati indietro e che siamo a Ruvo per non so quale altra diavoleria, ma intanto deviamo verso una stradina sterrata con pericolose buche che rendono difficoltoso il nostro procedere fino ad un cancello con una insegna “Casina della Spina”! Solo quando siamo dentro, mi rendo conto che ci sono già stata, ospite di un nostro carissimo amico brindisino, nonché bravissimo autore di parecchi libri pubblicati con la SECOP. Si mangiò allora, e si mangia ancora divinamente. Anche qui un amarcord decisamente voluto da Peppino che ora guida la carovana verso il profondo Sud, fino al Parco dei Principi di Ugento, dove molti anni fa, grazie a mio cognato Angelo e insieme a sua moglie e a Primo, abbiamo trascorso 15 giorni di vacanze da sogno. Tornandovi con tutti i figli per un Capodanno strepitoso. Insomma, ancora un tuffo nel passato. E una serata e una mattinata tra mare, piscina, giardini ricchi di alberi, verde, fiori. E alle ore 20, una corsa sul mare per festeggiare il mio primo vagito da ottantenne cantando tutti a squarciagola: tanti auguri a te con ripresa, mentre io canto tra vento mare e i miei “miei”: “tanti auguri a me!”. Ma c’è vento e bisogna tornare. È tempo di riposare. È tempo di quattro chiacchiere in libertà. Mi sento stanca ma felice e tanto grata alla vita che ora si raggruma in un solo nodo d’amore: figli, generi, nipoti, ricordi, nostalgie, ritorno al presente e voli (i loro) verso il futuro a suon di danza tra piscina alberi fiori. Io mi accodo impavida: “eh, cento anni cosa saranno mai!”. E l’indomani si riparte per realizzare il quarto step: pranzare ancora insieme a Corato prima che i “figli romani” ripartano con destinazione Roma. Le feste degli ottant’anni volgono al termine. Ora ci rimangono i tantissimi e bellissimi regali da scartare, i bigliettini di chi, sollecitato da Raffaella, mi ha scritto e ha letto e consegnato nelle attente mani di mia figlia che dirige, con grande maestria, come è solita fare in Casa Secop, tutta la festa. A casa li rileggerò e conserverò gelosamente. Sono davvero bellissimi. Mi chiedo: ma merito davvero tanto amore? Cosa ho fatto e faccio io per gli altri se non scrivere con il cuore e coinvolgerli di tanto in tanto nella mia scrittura che dedico anche a loro con sincera stima e tanto amore? È nelle mie corde, mi dico, non ho meriti… E lo dico con assoluta sincerità!

E, allora, è necessario e urgente, riavvolgere il nastro dei miei ottanta sogni per parlare di quanti sono stati coinvolti, da Peppino e Raffaella, nella festa della loro realizzazione: e ci siete riusciti alla grande!

Comincio dai miei cognati Angelo e Dolores, venuti da Surbo, paese dei miei suoceri ad un passo da Lecce. Sono venuti animati da tanto affetto, nonostante i molti problemi di salute dovuti all’età. Sono stati accompagnati da mio nipote, Domenico Zezza, figlio di Rina, la sorella maggiore di Primo, anche lei prematuramente volata tra le stelle, seguita solo qualche anno dopo da suo marito Michele. Ormai i vuoti delle presenze fisiche in casa Leone sono davvero tanti e dolorosi come spade acuminate da evitare per non soccombere allo strazio. Domenico, dunque, ha portato con sé gli zii, che altrimenti non sarebbero potuti venire, e il suo fedelissimo stradivari per rendermi omaggio con la sua affettuosissima presenza. Domenico, infatti, mi ha fatto dono di alcuni (tanti) brani musicali che particolarmente amo. Mi ha fatto dono di sé senza risparmiarsi per tutta la notte dei miei ottanta sogni, realizzandoli tutti fino all’ultimo respiro. Con la musica certo, ma anche con i suoi continui abbracci, in cui c’era tutto il suo cuore, la sua tenerezza, le sue lacrime, le sue battute, i suoi sorrisi tra ironia e commozione. E poi, come se ciò non bastasse, i suoi fiori, il suo bellissimo foulard, le sue parole di grandissimo affetto. Grazie, mio amato nipote e grande concertista, trasformatosi per me in folletto magico.

E accanto a lui e tra i miei figli Daniela e Giuliano, compreso Riccardo, compagno di Ombretta e altro mio figlio a tutti gli effetti, Valeria Rossini, oggi Docente di Pedagogia all’Università di Bari, ma un po’ di anni fa mia allieva e mia figlia adottiva, con il fil rouge della poesia a tenerci ancora unite, e non solo. Anche lei mi ha fatto dono, insieme a uno splendido foulard che sa di primavera-estate (stagioni che mi fanno rinascere!) di una pagina bellissima: Ad Angela 28/05/ 2022 - Ottanta aurore/ a segnare le ore/ i sogni di bambina/ e i progetti di carta// Ottanta sorrisi/   un punto fermo/   un abbraccio caldo/  tra salti nel vuoto e crisi// Ottanta parole poetiche/  a disegnare la tua vita/   con giravolte erratiche// Ottanta raggi Valeria. E sono versi tenerissimi che mi accarezzano il cuore e rimangono dentro “generativi di (altro) amore.   

Poi, Caterina Chiapparino, accompagnata da suo marito che conosco per la prima volta e che subito mi ispira fiducia. Vengono da Bari a portarmi la loro affettuosa presenza e un sogno: Cris Chiapperini, amatissimo papà di Caterina e mio rimpianto amico del cuore. Avrei voluto tenerli accanto a me, ma non è stato possibile. E quanto prima ci rifaremo. È una promessa reciproca. Caterina mi ha portato un meraviglioso quadro incorniciato a giorno, decorato creativamente con tralci di rose e con una poesia che Cris mi dedicò alcuni anni fa e che Caterina è andata a leggere al microfono spiegando ai presenti che suo padre era solito chiamarmi angelo. E infatti: ANGELO/ amica mia sempre/// Il corpo che ti porti odora di gelso e di ròse/ sia la custodia di uno strumento vocale/ avvolto nei veli della pazienza/ che suona che tace/ che viaggia che aspetta/ che nutre sorrisi e misteri/ dolori e luminescenze/ Siamo fatti dei nostri ricordi/ dei nostri accadimenti/ dei nostri Silenzi/ de nostri amori/ dei nostri pentimenti/ dei nostri nati/ dei nostri morti       Anam*    Siamo uomini e dèi 

Cris ha cantato il sogno, l’amicizia, la vita col suo dispiegarsi in mille contraddizioni perché siamo umani e divini. E lui era lì con noi, presente, a rispecchiarsi nelle nostre lacrime di commozione. Nei nostri baci da lontano ma non lontani.

E l’altra Caterina, che mi ha fatto il grande dono della sua presenza con due ceste spettacolari di fiori dalle corolle rosa e rosso fuoco di una bellezza fragile e forte insieme, proprio come è lei. Elegantissima, discreta, defilata, misteriosa, pensosa e con tanta voglia di stringermi a sé negli occhi grandi di “sincero affetto”. E, infatti, nel biglietto d’auguri di Caterina De Fusco leggo: Giorno speciale giorno di reincontro/ giorno di rinascita/ compleanno non compleanno/ Angela donna amorevole/ passionale tenace./ La sua vita un percorso d’amore e d’avventura/ Auguri infiniti con sincero affetto Caterina. Originale, delicato, vero, amorevole. Grazie infinite, Caterina, per essere stata con noi e aver condiviso la mia/nostra gioia.

E anche per oggi il viaggio finisce qui, ma continua domani. Con altri amici, altre voci, altri doni del cuore, altra gioiosa allegria…

 

 

 

 

 

  

venerdì 3 giugno 2022

Mercoledì 1° giugno 2022: un viaggio nei miei ottanta sogni appena sfiorati...

 “Quando la gioia accade/"Quando la gioia accade/fatecelo sapere/quando esplode nel cielo/un fragore di stelle/a migliaia..."

Sono versi dell'amata Desanka Maximovic, la più grande e compianta poetessa serba, più volte incontrata in Italia e in Serbia. Ultranovantenne, parlava ancora d'amore come una ragazzina innamorata dei suoi vent'anni. E incitava poeti scrittori e giornalisti a dare notizia al mondo della gioia e dell'amore, più che della guerra e del dolore per superare sempre l'una e l'altro.

Anch'io a ottant'anni sento una gioia nuova che mi vibra nel cuore e di cui oggi voglio parlare.

Mi sono sentita avvolta d'affetto come sempre e come non mai nel giorno del mio compleanno.

E sì, desidero parlarne per poter ancora una volta dire "grazie alla vita" e a quanti hanno condiviso con me il gioioso accadimento: festeggiare i miei sogni ancora intatti.

La mia immensa gratitudine va innanzitutto ai miei figli, i miei generi e i miei nipoti che hanno voluto tradurre in realtà questi sogni a mia insaputa come carezze d'anima.

La mia grandissima gioia e profonda gratitudine anche nel sentirmi circondata da tanti parenti e amici venuti anche da lontano per donarmi amore a piene mani, rendendomi felice.

                                               FELICE!!!

E qui, da oggi, desidero ricordare tutti, proprio tutti, uno per uno, perché... "quando la gioia accade..." è bene raccontarla.

Anche per dire semplicemente ma urgentemente GRAZIE!

E così vado a incominciare: in primis, comunque, sento l’urgenza affettiva di ringraziare Peppino, mio genero, per il suo filiale affetto che lo porta da anni a prendersi cura di me e della mia salute, e che, di volta in volta, ha fortemente voluto organizzare i miei vari compleanni con memorabili megafeste, di cui un giorno, se ci sarà tempo, scriverò per i miei adorati nipoti, Nicola e Anna Paola, perché non se ne perda memoria. Lo ha sempre affiancato nell’ardua impresa Raffaella, ma questa volta con i loro due ragazzi. Una vera e propria carboneria, per evitare il benché minimo trapelamento dell’amorosa/amorevole avventura. 

A questi quattro prodi e angeli custodi hanno fatto eco i miei figli “romani”, Ombretta con Riccardo, Giuliano con Viviana, e Daniela, che hanno tradotto le loro stupende idee di tangibile amore in un “Quadro fotografico della famiglia negli ultimi quarant’anni” (bellissima e faticosissima opera di Ombretta con Riccardo), e con deliziosi video rammemoranti i miei tanti lustri di sposa, mamma, grafomane impenitente con penna poetica incorporata (Ombretta e Daniela). E, in più, un ironico e tenero video di mio figlio Giuliano, che ha sfruttato i suoi amici famosi (addirittura Luca Argentero) per un insolito, divertito e divertente augurio di compleanno.

Intanto, l’evento, programmato nei minimi dettagli, da Peppino, si è trasformato, per sua volontà, in un vero e proprio viaggio della memoria, andando a ritroso nel tempo, come hanno evidenziato concretamente e metaforicamente le quattro torte di compleanno in andata e ritorno: i vent’anni con i versi di Neruda; i quaranta, con una frase famosa di Pirandello; i sessanta, con un’ode alla vita sempre di Neruda; gli ottanta ancora Neruda, con inversione di marcia. In pratica sono tornata ai miei vent’anni e ai tanti anni da vivere ancora. Per giungere almeno a cento, come da sempre mi riprometto, tenacemente, coraggiosamente, stupendamente incosciente e folle. Di quella incoscienza e follia che adoro e che nessuno può cancellare tra mente, cuore, anima, cielo, mare, azzurrità di una meta che si smemora di allegria e magia. inconsistente. Come di notte ho scritto:

 Nel sogno dell'alba

lanterne di rosse ciliegie

accesero il mare

e sonnolente barche

sorpresero la luna

a navigare sulle bianche ali

del veliero a un passo dal cielo.

Sorridono papaveri nel giardino

a me che strinsi patti d'amore

tra parole da dire per lasciare

un segno sulla pelle degli anni

un segno di follia appena

sull'albero della cuccagna

dove salire con passi di festa

e un solo cuore

prima di lasciare la scena

ai sognatori e ai giocolieri

prima che la musica irrompa

di felicità e inondi la lacrima

di un sorriso lasciato a metà

Metà strada tra ieri e oggi

sorprendendo ogni nuovo domani

con mani di nuvole...

Sarò carezza per ogni giorno già vissuto da vivere

(nei palmi aperti sarò racconto

di lontana nostalgia)

E, infatti, ecco il primo step del viaggio: la festa tra la notte di venerdì 27 e l’alba di sabato 28. Mi avete fatto sognare e per una notte ho avuto solo vent'anni con tutto il vostro tangibile Amore ricambiato...

GRAZIE a tutti i presenti, agli assenti, a quelli che sono ali di Luce nel cuore.

Grazie anche ad Antonio Saracino, proprietario della masseria che ci ha ospitato, riservandoci in esclusiva il locale interno per gli ampi spazi che offre, una cena che ritengo abbia sostituito egregiamente il solito buffet, e i suoi sentiti e commossi auguri, prima di andar via. Come solo i veri, grandi amici sanno fare.

Il secondo step è tutto da raccontare: sabato mattina, 28 maggio, giorno effettivo del mio compleanno, dopo la colazione con tutti i miei figli in giardino, tutti mi hanno sollecitato a mettere quattro passi per entrare dall’altro cancello per vedere ancora le “mie” rose fiorite. L’invito mi aveva sorpreso, ma data l’insistenza ci sono andata. E qui l’altra indescrivibile, commovente sorpresa non solo delle rose ma soprattutto di un grande albero di magnolia, piantato nottetempo con la complicità di Pasquale, il nostro operaio tuttofare, e tanto di gru e di carro attrezzi, in un angolo del giardino dove prima svettava una quercia poi, per la siccità, appassita con mio grande dispiacere. Ebbene, da una idea di Ombretta, immediatamente abbracciata da figli, generi, nipoti, ancora una volta in combutta tra loro, la magnolia, chiamata “Magnolina” era là davanti ai miei occhi stupiti, commossi, trasognati… in ricordo di una magnolia da me tanto amata del minuscolo cortile della “Casa delle fate” (con tanto di tetto rosso a punta e persiane verdi alle finestre e tanto bianco bugnato alle pareti esterne con una scala che portava dal pianterreno al primo piano), nostra sognante dimora estiva nel Salento per oltre un decennio, e con una motivazione bellissima letta da Raffaella: l’albero, simbolo di rigenerazione e del perenne rinnovarsi della natura, del fluire della vita di generazione in generazione. E, cosa meravigliosa da sottolineare: dalla finestrella della camera da letto-studio che condivido con Anna Paola, dalla mia scrivania posso vedere il trionfo della natura, dell’amore e del profumo fisico e simbolico della splendida Magnolia, che avrà per sempre il mio nome. Insomma, mi hanno assicurato fissa dimora nel luogo di ogni mio giorno vissuto e ancora (spero) da vivere. Finché Dio vorrà… 

A domani. Angela Angelina Lina