sabato 29 settembre 2018

E ancora sul mio autunno in poesia


Il coraggio delle foglie
Cadranno…
Cedere le ossa sentono
sotto il maglio del tempo
che non fa sconti e non chiede
ragioni.
E un fremito scuote la pelle
fragile, grinzosa, pallida.
Sono tutte sospese al ramo
che rassegnato all’antico volere
si spoglia,
e hanno un sussurro
di malinconia,
ma si vestono di sole
e ai primi sentori del maestrale
senza cortesia.
Un maglioncino color ruggine
indossano per prudenza
(non possono permettersi
tossi e raffreddori
per non sciupare l’incanto
del loro ultimo canto)
Di rosso porpora truccano
il sorriso rivolto ai poeti…
Anch’io ho messo una cipria
dorata
sulle guance di tristezza
per questo autunno che invade
anche il cuore.
Di blu cielo ho colorato occhi
di nuvole di timori e paure.
E con tanto rosso rubino
ho dipinto pensieri e labbra
che ora sembrano sorridere
ai giorni che verranno…
         (non mi vincerà il bosco
               dell’abbandono.
            Ancora fiori di luce

                      avrò
           a scaldarmi le mani
                            e
       un grido di quasi giovinezza
      nell’anima che ancora di stupore
             si veste e di candore…).
                (poesia inedita)       

Malinconia d’autunno
Arance castagne melograni
in forma di foglie danzano
volano sognano girandolano
con lento vortice di vento
al pulviscolo dorato
del frammentato sole d’ottobre
Lacrima mestizia
agli occhi della siepe ingiallita
un autunno
che ha sapore di ricordi
e si perde nelle brume mattutine
ancora calde di progetti residui
Sorpresa e pentimento
ignorare nelle mie stanze di fatica
questo cielo ancora terso ai lucernari
corrucciato stanco rossastro
ma inviolato ancora
da nuvole e piogge e albe di brina
che s’affacceranno ai freddi cieli
d’inverno dopo tanta arsura
e un grondare di sogni feriti
nel grigiore
di uno spleen simile al pianto

(anche noi si sta
in attesa pavida dell’ultima stagione)
           (poesia edita in più Antologie)

Foglia umana il bimbo
In verde corsa
- vestita a festa la speranza -
foglia umana di carne nervi
sangue anima
mi cattura e negli occhi resta.
Verde d’anni e di pensieri
beve l’azzurro
con ali ai calzari ali nel sorriso
ali di libertà e d’amore.
Incontro va ai suoi sogni di miele
e
il mio giorno colma di stupore…
Accartocciata foglia d’anni
è il mio autunno d’antica allegria.
Bimba del mio tempo breve
ridammi
il tuo filo d'aquiloni al vento
dove legare risposte mai ricevute
ai perché del mare e del firmamento
e un ditale d’argento e d’oro fino
per ogni ago che mi ferì nell'andare.
Cantami una ninnananna
stammi vicino.
Oggi ho bisogno anch'io di una culla
che mi salvi dal tempo e dal dolore
che serena mi faccia addormentare
tra stanche foglie
del mio quieto giardino
dove è più facile riprendere a sognare
Raccontami
della fiaba che non muore
e ogni notte di lucciole esplode
nel mio cuore di papaveri e gelsomini.

(di stelle s'illuminava il tuo prato cuscino)
(poesia edita in più Antologie)

Cortocircuito
Silenzio nella casa
Fuori uno scrosciare di voci
come autunno di foglie
Assenza di volti
nell'album dei ricordi
- cortocircuito -
S'annebbiano parole
in uno sciamare di sillabe
al vento del passato
e il vuoto m'assale più del nulla.
Occhi perduti e significati dispersi
nel giorno della nostalgia.
- cortocircuito -
Tu c'eri e io c'ero.
Eravamo noi in quel viale
che
ai nostri giorni
di luminose intese
si perdeva nell'indistinto
presente,
senza lasciare spazi ai brividi
del giorno dopo.
Sgomento e disperazione
scorticano il coraggio d’essere vivi
nel bosco d'ombra
 che ci circonda e ci fa male.
- cortocircuito -
Omero e Mimnermo
di foglie bambine,
ignare del volo,
(diradato il passo lento,
lo scherno di sconfitta),
cinsero i nostri anni di giovinezza
e fermarono sull'erba il tempo
col verde della gioia arso nell'attimo.
Inganno degli dèi.
Foglie di volti umani
alla carezza del sole
mi fingo
nella penombra che volge
alla temuta fine.
Con tristezza novembre
sorride alla bimba
che mi vola nell'anima,
sospesa alla fiaba
della fogliolina
innamorata del sole...
(poesia edita in "Le piogge e i ciliegi",solo uno stralcio)

È un sorriso acceso
È un sorriso acceso più di mille soli
più di mille fuochi più di mille stelle
il nostro incontrarci in questo ottobre
che s’infiamma di rossi tramonti
e lascia una scia di lungo incanto
nell'abbraccio che sa di noi
di noi soltanto
tra bicchieri di vino novello
per brindare a questo giorno
così chiaro e nuovo e bello
che s’adagia tra le cose da dire
E piano ci raggiunge la sera
avvolta tra i rami pigolanti
di questi alberi in festa
(le nostre risate a cancellare
     la lunga attesa)
                  (poesia inedita)

Finestra d’autunno
Non ho voglia di lucernari
a respirare il cielo dell’alba
Cerco una finestra colorata d’autunno
per la mia anima di rimpianto
Un quadrato che s’affacci sul verde
acceso di rosse bacche e dorate chiome
d’alberi
senza più rondini in volo
e scandagli di meandri bui della mente
in debiti di nostalgia
Del focolare ad una ad una
Hestia
riscalda le mie stanze intirizzite
ignorando il cuore ma…
- fuoco vivificante l’essenza dell’anima
  che abita ogni cosa -
implora una stagione ancora
Fremita la pelle alla danza improvvisa
di foglie al vento
inebriate di luce radente e solitaria
Al canto di occhi frammentati
sui contorti tronchi d’ulivi
la siepe ingoia il dolore di novembre
in attesa di preghiere
(chiudo la finestra appena spalancata
                   su una tristezza di pianto)
               (poesia edita in più Antologie)

L’ombra di una foglia
In taxi si va
sotto un franare di foglie
ricamate di sole d'autunno
in questa Belgrado
che amo e ci accoglie di sorrisi.
Ai bordi del parco piove
controluce
una foglia ballerina
solitaria di stanco splendore.
Sul sedile scivola
la sua ombra/sogno
e
nello scrigno di mani-culla
la racchiudo
preziosa più degli ori di Chilandari.
(capriole il cuore che palpita meraviglia)
(poesia edita nella raccolta
"Il vento, il fuoco e le azzurre acque", Belgrado 2017)



mercoledì 26 settembre 2018

"Le piogge e i ciliegi" parlano tra le pareti della prestigiosa Università Popolare Santa Sofia di Trani


                                                      I Capitolo
         
                                                   quasi un inizio      


Non dormo, ho gli occhi aperti per te.
Guardo fuori e guardo intorno.
Com’è gonfia la strada
di polvere e vento nel viale del ritorno…
Quando arrivi, quando verrai per me
guarda l’angolo del cielo
dov’è scritto il tuo nome,
è scritto nel ferro
nel cerchio di un anello…
(Vinicio Capossela, Ovunque proteggi)



Non dormo. Soffro d’insonnia da sempre. Ricordo che da bambina contavo i battiti del cuore nel buio che mi faceva paura e non sapevo andare oltre le dita delle mie manine e allora ricominciavo perché i battiti erano tanti e le mie mani erano solo due e non riuscivo ad andare oltre il dieci. Tu mi avevi insegnato a contare sulla punta delle dita, dapprima per indicare i miei anni: uno due tre… poi, per sapere il numero dei giocattoli: uno, la bambola; due, il cavalluccio; tre, il ferro da stiro; quattro, la cucina; cinque, il pianoforte…
Prendevi le mie manine e aprivi ad ogni numero un ditino perché fosse più semplice contare, perché fosse più chiaro il numero raggiunto. Non mi potevo sbagliare. Il pugnetto chiuso era il numero zero. Poi, ecco tirare fuori il pollice e poi l’indice e poi il medio, l’anulare e il mignolo
(cùssə ad arà cùssə a spruà cùssə ad accattà rə ppànə cùssə ad accattà rə mmìrə e cùssə? Friulì friulà friulì friulà…)
(questo ad arare questo a potare questo a comprare il pane questo a comprare il vino e questo? Friulì friulà friulì friulà)
e mi sfregavi il mignolino tra le tue dita e io imparavo e ti sorridevo appagata e mai stanca di ripetere il gioco per apprendere di più e meglio…
Non dormivo e gli occhi in quel buio centuplicavano i fantasmi che si assiepavano sul mio letto e occupavano ogni angolo della mia cameretta, togliendomi il respiro. Per addormentarmi contavo, ma gli occhi non si chiudevano. Avevo bisogno della tua voce perché sapevo che sapeva fare la magia di accendere tutte le luci della mia anima e un canto di gioia mi saliva alle labbra prima di sognarti o di prendere forza e coraggio da te.
                     Sempre presente nelle ore delle ansie e dei tumulti 
Non così quando pioveva. Allora era il suono cadenzato della pioggia a cullare i miei occhi. E la tua voce era un’eco che danzava tra le gocce del cielo, che veniva giù, e i miei pensieri colmi di te. Sempre così la pioggia. Anche oggi che non sono più bambina.
Non dormo ma la pioggia mi calma. Mi porta da lassù fili d’acqua cui aggrapparmi per non naufragare e per tentare ogni volta la risalita. Mi porta la tua voce. Che mi offre un ombrello sempre più rabberciato, ma sicuro di rifugio e protezione.
                                  La pioggia m’intenerisce e mi rallegra

La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio.

È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
(…)
È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo.
La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l'illusione inquieta di un domani impossibile
(…)
E son le gocce: occhi d'infinito che guardano
il bianco infinito che le generò…
(Federico G. Lorca, stralci della poesia “Pioggia”)

Piove. Il cielo viene giù e, come da bambina, sporgo le mani oltre i vetri, che mi portano l’autunno in casa, per afferrarlo nelle gocce trasparenti e leggere che raccontano forse storie di lacrime o solo pioggia che cade, sussurro di parole lontane. Ripropongono un tentativo di rossoazzurro perpendicolare che è più un desiderio che un colore. Cadono gocce di cielonuvole sulle mie labbra assetate e sul viso proteso al fresco incanto. Cadono sul giallo bruciato del giardino che è un colore vero d'alberi di foglie di siepi. Fanno salire dal basso profumo di terra... ricordo lontano... il cortile... un inno di gelsi rossi e di rose che mi esalta e mi rincuora.
La pioggia, a volte, può essere Musica d’arpe con mani d’angeli, Ritmo di marce di bimbi nel gioco del loro andare alla conquista del mondo, Voce antica in un richiamo d’altro tempo oltre il tempo
(cielo a pecorelle pioggia a catinelle… rosso di sera bel tempo si spera rosso di mattina la pioggia s’avvicina… ed erano modi di dire
rosso di sara beltempo si spara… e diventava un dramma
quando piove e tira vento fra’ martin resta in convento… ed era racconto
marzo pazzerello se c’è il sole prendi l’ombrello… già proverbio con avvertimento… non saltare sotto la pioggia ché ti bagni tutta… ansia e preoccupazione e ammonimento…
pio-ve pio-ve acqua di limo-ne… quasi un gioco quasi cantilena quasi voci di strada che entravano in casa e allagavano stanze e contagiavano allegria…
e piove piove sul nostro amor… fu canzone e palpito del cuore e fu addio…)
Mi piace la pioggia. Mi fa sentire meno sola. Accompagna la mia nostalgia. S’intrufola nella malinconia degli occhi e nei terrapieni del cuore a fatica costruiti. Poi tace e le stillanti foglie brillano di diamanti e rubini che il cielo sparge a piene mani. Splendore di luce rossodorata, ora che l’autunno si frantuma nel canto di questo tramonto… e il passato ritorna a legarmi ai giorni andati che mai più saranno e che pure sono...
Sempre così la pioggia... sempre così i tramonti pennellati d’autunno in una follia di venti e di foglie ad avvolgere l’anima...
                               Nella pioggia io ero... sono... rinasco...





  

martedì 25 settembre 2018

Ancora l'autunno in versi


Mani di vino e di preghiera
È un ricordo dorato
l’autunno in un cortile di voci
di rose di gelsi di grappoli d’uva
I tini danzavano tra piedi nudi
             e occhi colmi di sole
                      (zuccherine le bocche
                       dei bimbi rosse di mosto
                       antico come una favola…
                       Caldo il pane sfornato
                       alle quattro del mattino)
Tra ceste e canzoni e una festa di rose
fresche le nostre parole
danzanti tra i muri, sospese sui rami
per conservarne il ricordo
… echi d’infanzia…
(…)
E tra le voci d’autunno
una voce d’estate:
voce di mia madre
tra voci d’infanzia
Le conto ad una ad una…
… pareggiano il conto delle stelle (…)

Il sogno tradito
Questo e altre cose
mi racconta un cielo ferito
che gronda d’impossibili perdoni…
Questo e altre cose
               ancora
nel torpore di un autunno
            di pioggia
che plana senza più rancori
      (senza più lacrime)
sul grigio dei giorni disfatti
al ricordo di danze solari
e caviglie nude di accesa passione (…)

albe d’autunno
occhi raccontano
albe d’autunno
deserte di voli
su mari di corallo
con nidi infreddoliti
tra rami disperati
dove non giunge più
la tua risata
dove non si ferma più il mio sorriso
Ho perso strade di viaggi lontani
quando il coraggio era zingaro e corsaro
Ha perso la danza
il mio passo sicuro
Straripa un senso di vuoto alle persiane (…)

avrei voluto
ancora un bicchiere rosso di vino
tra labbra di rossa passione
e un amore di puro diamante
Nel letto del nostro amarci
rannicchiata la complicità
esplodeva di baci e d’abbandoni
                    (avevo piedi freddi
                          da riscaldare
                    e un cuore caldo al gelo
                    dei tuoi lontani pensieri)
                  … non starmi lontano
                               parlami
                       non parlare
                                        baciami
                       Non farmi morire d’indifferenza…
… indifferente il tempo
glissò sugli anni
ci lasciò fra dita di cenere
bicchieri vuoti
sotto vesti di quieto autunno
Un cuore assetato di cieli rubini
(il faut sourire à l’indifference)
(stralci di poesie sull’autunno,
da il gelso e le rose, 2004)

In questo autunno dolce
È un inganno senza pari
questo azzardo di noi
che frantuma il cielo
e ci strazia di assenze.
Ci inventiamo un’idea
estranea allo scontato
ripetersi del tempo
una quasi conoscenza  
senza profondità d’abissi.
Palombara d’ogni anima
non mi stanco mai di sondare
il sordo battito del cuore
i labirinti di ogni sentimento
il perché dei contrasti temuti
le difficoltà degl’incontri sperati
il come e quando perdersi
e ritrovarsi
per poi perdersi ancora
all’unisono con lo schiaffo
del vento alla pietraia
che arde di sole e scompiglia
tra allodole di foglie i rami.
Allodola
d’immensi specchi ustori
anch’io m’incanto
ancora all’ultimo sorriso
di questo autunno dolce
 che colma di rossofuoco
il giardino dei miei pensieri.
Strategia vincente
che tarda a farsi strada
tra i rottamati ricordi
che rifugio offrono alla mente
              (si dissolve agli occhi
               con trame di tenerezza
    una fotografia di memorie
    nei chiaroscuri della nostalgia)

M’assedia di ricordi
M’assedia di ricordi quest’ora
notturna
da rivivere già vissuta
alla danza dei calendari
Giorno d’autunno
e rami colmi dell’ultimo sole
in coriandoli di foglie ballerine
Stancano di malinconia
occhi insonni
che temono il tempo
più che la memoria
gonfia del passato
quando era festa di giovinezza
il mio passo leggero
Non un appiglio per tornare
a quella nostra primavera
di ciliegi e biancospino
quando ardeva di baci il cielo
oltre la soglia del silenzio
che anticipava l’abbraccio del cuore
E tu cingevi di spine i miei lunghi
capelli sciolti per le carezze
delle tue mani
E ridevi un ti amo di passaggio
tra ciglia di saluto corsaro
Oggi sono qui in un tramonto d’anni
che cede ai cupi rami della sera
E risuona il tuo nome
in abissi di foglie senza ritorno …
… annidata nella tua anima
rido e poi piango e rido
di te di me contro di noi
E ti so al buio cedermi i polsi
che di giorno leghi al frastuono
di cercata indifferenza
per negarti alla tenerezza
che non t’appartiene
(non più il tempo dell’amore?)
E ignori che sono là
piccola invisibile antica
tuo quotidiano stupore …
(ti dissi ti amo tra labbra mute
              innamorate
e tu eri già oltre la soglia del tuo cuore)
Anticipasti un addio senza parole
e mi gettasti in rovi di biancospino
(piansi una tristezza che non sai
quando di perderti un presagio mi vinse
            e ti chiamo ancora)
      Morirono ciliegi e biancospini
Sono ancora vive le ombre della sera
in un tramonto che non vuol morire

Autunno a Smederevo
Poesia canta a Smederevo
un autunno di foglie e di voci
all'incontro di stranieri versi
e strade affollate di sorrisi.
Siamo storie e bandiere
realtà e sogno al mormorio
blu di un Danubio sonnolento
che chiama la luna e la culla
al suono di danze serbe
e gioia di chitarre e chiome di vento.
Nella piazza delle botti e del vino
brindiamo alla sera naufraga di stelle
e ci sorprende il caldo abbraccio
dei calici levati con mani di tenerezza
di un popolo fiero che sfida la storia
col suo mai spento canto.  
(da L’ora dell’ombra e della riva, 2015)