Mani di vino
e di preghiera
È un ricordo dorato
l’autunno in un cortile di voci
di rose di gelsi di grappoli d’uva
I tini danzavano tra piedi nudi
e occhi
colmi di sole
(zuccherine le bocche
dei bimbi rosse di mosto
antico come una favola…
Caldo il pane sfornato
alle quattro del mattino)
Tra ceste e canzoni e una festa di rose
fresche le nostre parole
danzanti tra i muri, sospese sui rami
per conservarne il ricordo
… echi d’infanzia…
(…)
E tra le voci d’autunno
una voce d’estate:
voce di mia madre
tra voci d’infanzia
Le conto ad una ad una…
… pareggiano il conto delle stelle (…)
Il sogno
tradito
Questo e altre cose
mi racconta un cielo ferito
che gronda d’impossibili perdoni…
Questo e altre cose
ancora
nel torpore di un autunno
di pioggia
che plana senza più rancori
(senza più
lacrime)
sul grigio dei giorni disfatti
al ricordo di danze solari
e caviglie nude di accesa passione (…)
albe d’autunno
occhi raccontano
albe d’autunno
deserte di voli
su mari di corallo
con nidi infreddoliti
tra rami disperati
dove non giunge più
la tua risata
dove non si ferma più il mio sorriso
Ho perso strade di viaggi lontani
quando il coraggio era zingaro e corsaro
Ha perso la danza
il mio passo sicuro
Straripa un senso di vuoto alle persiane (…)
avrei voluto
ancora un bicchiere rosso di vino
tra labbra di rossa passione
e un amore di puro diamante
Nel letto del nostro amarci
rannicchiata la complicità
esplodeva di baci e d’abbandoni
(avevo piedi freddi
da riscaldare
e un cuore caldo al gelo
dei tuoi lontani pensieri)
… non starmi lontano
parlami
non parlare
baciami
Non farmi morire d’indifferenza…
… indifferente il tempo
glissò sugli anni
ci lasciò fra dita di cenere
bicchieri vuoti
sotto vesti di quieto autunno
Un cuore assetato di cieli rubini
(il faut sourire à l’indifference)
(stralci di poesie
sull’autunno,
da il gelso e le rose, 2004)
In questo autunno dolce
È un inganno
senza pari
questo azzardo di noi
che frantuma il cielo
e ci strazia di assenze.
Ci inventiamo un’idea
questo azzardo di noi
che frantuma il cielo
e ci strazia di assenze.
Ci inventiamo un’idea
estranea
allo scontato
ripetersi del tempo
una quasi conoscenza
senza profondità d’abissi.
Palombara d’ogni anima
non mi stanco mai di sondare
il sordo battito del cuore
il sordo battito del cuore
i labirinti di ogni sentimento
il perché dei contrasti temuti
le difficoltà degl’incontri sperati
il come e quando perdersi
e ritrovarsi
per poi perdersi ancora
all’unisono con lo schiaffo
del vento alla pietraia
che arde di sole e scompiglia
tra allodole di foglie i rami.
Allodola
d’immensi specchi ustori
anch’io m’incanto
ancora all’ultimo sorriso
di questo autunno dolce
che colma di rossofuoco
che colma di rossofuoco
il giardino dei miei pensieri.
Strategia vincente
che tarda a farsi strada
tra i rottamati ricordi
tra i rottamati ricordi
che rifugio offrono alla mente
(si dissolve agli occhi
con trame di tenerezza
(si dissolve agli occhi
con trame di tenerezza
una fotografia di memorie
nei chiaroscuri della nostalgia)
M’assedia di ricordi
M’assedia di
ricordi quest’ora
notturna
da rivivere
già vissuta
alla danza
dei calendari
Giorno
d’autunno
e rami colmi
dell’ultimo sole
in
coriandoli di foglie ballerine
Stancano di
malinconia
occhi
insonni
che temono
il tempo
più che la
memoria
gonfia del
passato
quando era
festa di giovinezza
il mio passo
leggero
Non un
appiglio per tornare
a quella
nostra primavera
di ciliegi e
biancospino
quando
ardeva di baci il cielo
oltre la
soglia del silenzio
che
anticipava l’abbraccio del cuore
E tu cingevi
di spine i miei lunghi
capelli
sciolti per le carezze
delle tue
mani
E ridevi un
ti amo di passaggio
tra ciglia
di saluto corsaro
Oggi sono
qui in un tramonto d’anni
che cede ai
cupi rami della sera
E risuona il
tuo nome
in abissi di
foglie senza ritorno …
… annidata
nella tua anima
rido e poi
piango e rido
di te di me
contro di noi
E ti so al
buio cedermi i polsi
che di
giorno leghi al frastuono
di cercata
indifferenza
per negarti
alla tenerezza
che non
t’appartiene
(non più il
tempo dell’amore?)
E ignori che
sono là
piccola
invisibile antica
tuo
quotidiano stupore …
(ti dissi ti
amo tra labbra mute
innamorate
e tu eri già
oltre la soglia del tuo cuore)
Anticipasti
un addio senza parole
e mi
gettasti in rovi di biancospino
(piansi una
tristezza che non sai
quando di
perderti un presagio mi vinse
e ti chiamo ancora)
Morirono ciliegi e biancospini
Sono ancora
vive le ombre della sera
in un
tramonto che non vuol morire
Autunno a Smederevo
Poesia canta
a Smederevo
un autunno
di foglie e di voci
all'incontro
di stranieri versi
e strade
affollate di sorrisi.
Siamo storie
e bandiere
realtà e
sogno al mormorio
blu di un
Danubio sonnolento
che chiama
la luna e la culla
al suono di
danze serbe
e gioia di
chitarre e chiome di vento.
Nella piazza
delle botti e del vino
brindiamo
alla sera naufraga di stelle
e ci
sorprende il caldo abbraccio
dei calici
levati con mani di tenerezza
di un popolo
fiero che sfida la storia
col suo mai
spento canto.
(da L’ora
dell’ombra e della riva, 2015)
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