giovedì 31 agosto 2023

LA PAROLA ha le sue ali d'infinito

E oggi, prima che agosto si perda nelle brume di settembre, nel vento che fa danzare le foglie e gemere i primi rami spogli di densa malinconia per un’estate che ci abbandona, io desidero sottoporre all’attenzione dei cari lettori del nostro blog una mia recensione all’opera prima di Angelica Grivel Serra, intitolata appunto L’ESTATE DELLA MIA RIVOLUZIONE:

                                                 LA PAROLA ha le sue ali d'infinito

Come tutti i libri che valgono, questo romanzo di Angelica Grivel Serra è un libro senza tempo. Sa di antico e di nuovo e s’affaccia al futuro con gli occhi immensi dell’Autrice, una ragazzina di poco più di vent’anni, nutriti di letture, interessi culturali, umanistici, esami universitari di filosofia coronati da “Magna cum laude”.

Frutto di una educazione familiare molto accurata e attenta ai valori di sempre e ai temi etici attuali, corroborati dagli studi classici materni, e dal rapporto simbiotico e vivificante con una madre onnipresente e discreta, che le offre ascolto e intuisce i desideri, le paure, le insicurezze di una fanciulla in fiore nel percorso della sua prima giovinezza, tanto attesa e non ancora compiutamente abitata. Da lei proviene alla titubante ragazzina un imperativo categorico, che le restituisce una identità forte, volitiva, sicura; un imperativo, “che porto con me sin dall’infanzia, trasmessomi fortemente da mia madre, sarda e ogliastrina, culturalmente prossima a Grazia Deledda, e che nel lessico del mio quotidiano è stato ribattezzato ‘codice delle 4 D’ (…): Determinazione, Disciplina, Decoro, Dignità!”, afferma la stessa Angelica nel discorso che ha tenuto, qualche tempo fa, a Bruxelles, al Parlamento Europeo, per celebrare la grande scrittrice sarda, premio Nobel per la Letteratura 1926.

Il suo libro, dunque, è un romanzo quasi autobiografico, che evidenzia subito la sua “vocazione” (in senso di “chiamata”) alla scrittura. Eccone un breve stralcio:

* Ho insistito sin troppo, tesoro. Lasciatelo dire: alla resa dei conti, è molto meno grave di quanto tu dici. Non so come ciascuno viva la propria adolescenza, ma probabilmente tu hai un modo di essere giovane diverso da quello degli altri. Basta accettarlo* sostiene la madre. (…)

 * Non sono certa di vestirla bene, la giovinezza. Mi sta come quel paio di jeans dal taglio irrimediabilmente sbagliato, che non so perché l’ho acquistato, ma che mi sento costretta a tenere lì, in un recondito angolo dell’armadio, e di cui ho l’obbligo di non sbarazzarmi per il momento, perché ha un’utilità di fondo*, affermano l'Autrice e Luce, la protagonista del romanzo. (…).

Quest’ultimo, perciò, corposo libro d’esordio nel mondo della scrittura, è anche e soprattutto il germoglio che si schiude da una innata signorilità di modi di pensare e di parole, dovuta ad una intelligenza superiore e ad una sensibilità poetica e artistica eccezionale, sin da giovanissima età.

Libro, che già si presenta con un biglietto da visita di tutto rispetto: titolo insolito con scrittura in corsivo, fantasiosa e ricca di sottilissimi svolazzi e ghirigori, su una immagine di copertina catturante che, tra il detto e non detto, allude al mondo intimo già vissuto e ancora tutto da scoprire della protagonista, nel momento particolarmente tumultuoso della vita: l’adolescenza che volge alla giovinezza tra il rifiuto di sé e degli altri e la consapevolezza di essere diversa dai propri coetanei. Più matura e, per questo, più critica, diffidente, infelice.

In realtà, Luce, la protagonista del romanzo, e Angelica, la giovane Autrice, si confrontano continuamente per aggiungere forza a forza, determinazione a determinazione, e superare insieme la inevitabile quanto ingombrante crisi adolescenziale, da cui si liberano alla fine entrambe con una costante, tenace, silenziosa “rivoluzione” estiva.

L’estate è il momento propizio all’“ozio produttivo”, o "creativo" che dir si voglia, venendo in contatto con nuove realtà, col proprio corpo e quello degli altri. In un continuo confronto e ripensamento di sé. Fino al superamento del proprio “IO” nell’accettazione degli altri.

L’estate al mare, infatti, vede altri protagonisti, tra cui Adriana, l’amica ospitante, che contribuirà alla “rivoluzione” e al cambiamento: una trasformazione inevitabile ma sempre difficile all’inizio. Ed ecco un altro stralcio:

* ... Il nuovo giorno trascorre piacevole e senza intoppi, ma a due ore dall’inizio della serata Adriana comincia a manifestare certi sintomi di un’imprudente trepidazione da cui io non vengo contagiata. In certi contesti mi viene l’arduo presentimento di essere io l’adulta della situazione, specie quando sfodero la mia icastica attitudine all’ipercontrollo o al mio essere recalcitrante ad ogni forma di condiscendenza. Adriana mi ribadisce spesso che una persona superficiale potrebbe facilmente scambiarmi per una ragazza fredda; mi capita di crederci, ma in realtà io uso la freddezza solo come opzione difensiva a certi avvicinamenti che trovo vischiosi o nocivi: sembro aver accartocciato in via definitiva l’idea di confidare nelle attese*…

Romanzo di formazione, dunque, vissuto in prima persona con sorprendente lucidità e focalizzazione di sentimenti, legami (tenerissimo quello intrecciato, tra dita d’amore, con la nonna materna, fonte di apprensione e di appagamento pacificato; fonte di tutte le meraviglie che Luce/Angelica possano desiderare, in continuità con la propria madre).

Rifiuti, resistenze, condizionamenti endogeni ed esogeni, scelte ragionate e impulsi del cuore. Ribellioni e sintonie. Ricerca di sé e del sé nella oggettivazione dell’“IO”, sempre pronto a rivendicarsi, sentendosi diverso e incapace di omologazione.  

Ogni attimo, in questo libro, viene sezionato da Luce per essere vissuto nella profondità del suo essere, con tutte le contraddizioni proprie dell’“età ingrata” e della natura umana. Quest’ultima si arricchisce soprattutto della capacità di Angelica di avere uno “sguardo lungo” sull’aspetto doppio delle cose, sulla molteplicità degli infiniti modi di vivere, che prendono forma nel pensiero e si fanno parola: aggettivazione perspicace, punteggiatura accurata, espressioni particolari in tutte le loro innumerevoli modalità linguistiche: ardite, simboliche, metaforiche. Magari, recuperate da un lontano passato. Per ogni persona descritta, ogni volto scrutato, ogni sentimento vissuto: luci e ombre di ogni incontro. Nella sua isola del cuore o in giro per il mondo, per lavoro, essendo Angelica anche una modella e fotomodella affermata.

Inoltre, in ogni suo testo, è evidente la ricchezza interiore di questa giovanissima scrittrice che, con padronanza e sicurezza, traduce le sue esperienze esistenziali e quelle degli altri in parole e queste in immagini, in musica e ritmo, in una visione direi teatrale, filmica, televisiva di ogni vissuto. La sua cifra stilistica, pertanto, è indubbiamente attraversata dalla PAROLA.

È quest’ultima che connota la continua introspezione di Angelica Grivel Serra, “il luogo fantastico della sua ‘rigenerazione’”, per dirla con Marina Zancan.

Angelica appartiene a quella Generazione Z, nata tra la fine del secondo millennio e l’inizio del terzo millennio; una generazione di intelligenza eccezionale e fortemente emotiva, in cui tanta fiducia stiamo riponendo noi delle generazioni precedenti per il rinnovamento di questa nostra umanità alla deriva.

Generazione talentuosa e già padrona della tecnologia digitale, che ha nuove modalità di approccio alla realtà - si pensi alle innumerevoli applicazioni della “realtà aumentata” -; generazione, per alcuni versi, più consapevole e responsabile dei pro e dei contro i nuovi sofisticatissimi strumenti di informazione e comunicazione a livello planetario e interplanetario, ma, per altri, narcotizzata dalla loro dominanza, in una società che non è più in grado di discriminare tra mondo virtuale e quello reale con le gravi conseguenze che sappiamo. Certo, non si può né si deve generalizzare. Sono, però, tanti i giovani che si perdono senza saper dare un senso alla propria vita, tra alcol, droga, violenza gratuita e volgarità di ogni genere.

Per fortuna abbiamo esempi luminosi come quello di Angelica che oso paragonare, senza ombra di dubbio, anche ai Ragazzi “Indaco” e “Cristallo”, che lasciano ben sperare in una nuova spiritualità, fatta di riscoperta del Cristianesimo e di un nuovo Umanesimo. Sono ragazzi dotati anche di straordinaria memoria, sensibilità artistica, sensitività, amore per la Natura, per la Bellezza, per la Vita e per gli Altri.

La “Rivoluzione” di Angelica Grivel Serra è indubbiamente indicativa di tutto questo e di molto altro ancora.

Le sue “ribellioni” positive e propositive sono fatte di espressioni emotive che abbracciano tutte le generazioni durante questo suo viaggio dell’anima in cerca di possibili rive di felicità, munendosi e nutrendosi di ricordi, quasi volesse approdare all’infanzia-adolescenza-prima giovinezza del nostro pianeta, per scoprire il mondo contemporaneo, che non ama, e farselo amico, in mezzo a enormi difficoltà di “adattamento reattivo” alla realtà circostante.

Ma Angelica Grivel Serra ha ali grandi. La connotano una capacità d’amare intensa, ampia e nobile; una straordinaria bellezza fisica; una vivace e fresca acutezza mentale; una grazia che incanta i suoi interlocutori e lettori. E sa come, quando, perché prendere il volo… E non solo con la scrittura.

Concludo con un ultimo stralcio a conferma di quanto detto sin qui:

* Il cuore. Mi balza da lì dov’è, si arresta come risucchiato da una forza impareggiabile, quel tumulto inquietante che somiglia tanto al trotto di mille zoccoli. Sferza il sangue, e il cuore si sospende, al bivio. A questo punto ha solo la gracilità di istanti impercettibili, ma è qui che deve scegliere se librarsi o cadere. Planerà ad alture di sollievo, o invece dovrà abbandonarsi al ruzzolone deluso? (…). E io mi sento ad un tratto sciogliere dentro il tonante richiamo che proviene dagli occhi di Filippo. (…). Adesso quel diaframma si squarcia.

Il cuore vola.*

 

Angelica ha avuto un grande estimatore nell'immenso poeta e fotografo Giovanni Gastel, la cui fama ha livello mondiale non ha bisogno di ulteriori parole. Nel nostro cuore conserviamo la sua eco profonda di Bellezza, Generosità, Bontà, Amore. Da donare soprattutto agli altri.

E, intanto ad Angelica riserviamo il nostro augurio, che sa di apprezzamento e di ammirazione.

Di ali e d’infinito…                                      

                 Angela De Leo

 (Angelica Grivel Serra, L’estate della mia rivoluzione, Mondadori, Milano 2020, prezzo di copertina 18 €)

E ora mi piacerebbe leggere commenti e riflessioni per un incontro tra noi, ricco di nuovi orizzonti a sempre più vasto raggio… in cui ritrovarsi individualmente e insieme. Angela

mercoledì 30 agosto 2023

I centodieci anni del vostro anniversario

Oggi è 30 agosto 2023. Sono passati centodieci anni dalle nozze d’oro di mio nonno (di cui parlo sempre nelle mie poesie e nei miei romanzi, tutti a lui dedicati) e di mia nonna Angelina, di cui porto il nome, ma non la personalità. Credo di somigliare di più al nonno, per via di voler sempre raccontare storie, come lui mi ha insegnato. Io ero solita paragonare mio nonno-papà al sole, luminoso e tenero, e mia nonna (nonna e basta) alla luna, suo satellite, che non si stancava mai di ruotare intorno a lui pur conservando una sua autonomia di donna forte e dignitosa, nonostante le sue fragilità, dovute alla perdita di tanti figli, 11, di cui per miracolo si era salvata solo mamma. Nonno-papà aveva conosciuto quella fanciulla di straordinaria bellezza, che aveva 13 anni meno di lui e subito aveva voluto sposarla. Ignaro delle lacrime che avrebbero pianto insieme per i tanti bambini, perduti al loro sorriso, che avremmo imparato a conoscere negli anni trascorsi insieme. 
Ma, a questo punto, mi sembra giusto fare una sintesi dei romanzi a loro due dedicati, rivolgendomi soprattutto a mio nonno, per parlargli come ho sempre fatto e continuo a fare per sentirmelo più vicino:
<E l’anno dopo festeggiasti con lei e con tutti noi le nozze d’oro. 1963 Fu una bellissima festa. Era il 25 agosto. Il sole illuminò il vostro immarcescibile amore. Per la circostanza, zio Padre Leonardo, che era venuto per officiare il rito religioso, aveva per tempo mandato una lettera con un vaglia per nonna: voleva che mettesse una dentiera (l’implantologia era una pratica chirurgica di là da venire) per sorridere senza reticenze e soprattutto perché potesse finalmente masticare bene senza rovinarsi lo stomaco. Era quello il suo regalo. E così lei poté sfoggiare quel sorriso smagliante, felice di rivolgerlo a te e a tutti noi. Mamma e babbo vi regalarono nuove fedi di oro lavorate a mano. Bellissime. Fu una giornata memorabile. Per Primo, invece, fu una giornata difficilissima. Si fece il lungo viaggio nella corriera (e soffriva di mal d’auto!) per potermi incontrare e si fece il giro di tutto il paese in attesa che potessi uscire almeno per un rapido abbraccio. In realtà, solo nel tardo pomeriggio, tu con una scusa, e intuendo il motivo della mia pena e della mia ansia per lui, mi mandasti con Anna Maria a fare delle compere, per darmi la possibilità di vederlo. Lo incontrammo all’angolo della strada, stanco e annoiato. Irritato. Aveva trascorso quasi tutto il giorno in villa per potermi semplicemente salutare. Miracolo dell’amore: Primo non era tipo da sacrificarsi tanto per una persona. Fui felice di constatare che io non ero una, ma la persona, con cui aveva cominciato una storia d’amore semiclandestina da oltre quattro anni e… gli ostacoli erano davvero tanti. Era stato l’anno precedente che tu, d’estate, lo avevi conosciuto sulla spiaggia di Manfredonia e mi avevi detto che ti sembrava un africano e che mi ero fermata alla prima bancarella, pur avendo tante possibilità di scelta, ma saggio com’eri non ti fermasti a quel primo commento che, tutto sommato, ti sembrò un pregiudizio dettato dalla sua bassa statura. Infatti, durante il Natale di quel memorabile 1963, qualche mese dopo il vostro anniversario di nozze, chiedesti perentoriamente a mamma e babbo di accoglierlo in casa perché entrasse a far parte della nostra famiglia e non si ripetesse più quanto era accaduto il giorno del vostro anniversario. E venne finalmente accolto. Ancora una volta tu. A districare i nodi irrisolti della mia vita, incapace com’ero di sapermela cavare da sola o di rivendicare i miei diritti, nonostante le conquiste di maggiore libertà di quegli ultimi anni> (rielaborazione in estrema sintesi de Le piogge e i ciliegi (SECOP edizioni Corato-Bari, I e II vol.).
E, pensando al vostro meraviglioso amore e al mio ingarbugliatissimo amore, più breve nel tempo, ma ugualmente intenso e appassionato, voglio concludere con una frase poetica di Vivian Lamarque, conosciuta e ammirata al Salone del Libro di Torino di un bel po’ di anni fa:
“Con un filo d’oro la vorrei a me legare. Poi, come prova d’amore la vorrei per sempre liberare” (Vivian Lamarque, Poesie 1972 - 2002)
A prestissimo. Angela 

lunedì 28 agosto 2023

Miei carissimi lettori...

 Miei carissimi lettori, finalmente, dopo circa tre mesi di assenza per motivi di salute (e ringrazio i tantissimi di voi che quotidianamente e affettuosamente mi avete fatto compagnia, incoraggiandomi con un like oppure con bellissime parole), eccoci di nuovo insieme sul nostro blog, in cui abbiamo affrontato tanti argomenti che ci hanno commosso, fatto riflettere, ricordare, dialogare in un confronto schietto e arricchente per tutti.

Oggi si riprende e parto da mia figlia Ombretta Leone, che in queste ore è in Sardegna, in una terra magica e in un luogo incantevole, a presentare il suo libro L’abbondanza del cappero (Casa editrice FOS, Corato-Bari).

Ma prima di partecipare, almeno con il cuore, alla presentazione, desidero fare un po’ la storia di questo libro, partendo da un preambolo molto lontano, che mi piace intitolare così:

L’Orchidea del Mediterraneo e i suoi boccioli tanto simili ai capperi: inno alla bellezza e ai sapori dell’estate

CAPPERO, definito l'Orchidea del Mediterraneo per la sua bellezza ornamentale, appartiene alla famiglia delle Capparidacee, di oltre 250 specie, ma le più comuni in Italia sono due: una ha le spine e si trova soprattutto in Lazio, Toscana, Liguria, Sicilia, Calabria e Puglia, mentre l'altra ne è priva e vegeta in tutte le regioni. Ama i terreni aridi, asciutti e soleggiati. Le radici della pianta di Cappero sono forti e fittonanti e riescono ad infilarsi negli interstizi delle pietre. L'arbusto è perenne... e il fiore spesso lo si intravede nelle crepe dei muri, e il bocciolo, ancora chiuso, è quello che noi conosciamo come cappero. Quando si dischiude ecco sbocciare la splendida orchidea che sollecita il nostro stupore.

Ed ora veniamo a L'Abbondanza del cappero di Ombretta Leone, un libro che rispecchia tutte le caratteristiche appena tracciate di questo fiore/frutto di delicata bellezza e di sapore forte, intenso, amarognolo, ma esaltante tutti gli altri profumi e sapori.

Resistentissimo, dunque, si intrufola tra le pietre dei muretti a secco come inno estivo alla Vita che, di anno in anno, attende la stagione migliore per ridere di verde e violetto: la fragilità del prato a primavera e la forza della concretezza dei cieli che tramontano sul mare. In abbondanza. Lasciando una traccia profonda di Bellezza e Nostalgia, che "ai navicanti intenerisce il core" (Dante, Purgatorio).

Il libro di Ombretta, tutto da scoprire) contiene tutto questo e forse molto altro ancora: Echeggia sonoramente senza essere ridicolo. Parte da esperienze reali senza darci certezze. Vola con la fantasia senza trasformarsi in un musical, genere fortemente amato dall’Autrice. È fatto di leggerezza senza perdersi tra le nuvole. Si riannoda in mille trovate che sintetizzano solo sei fumetti tutti realizzati con la penna magica di Ombretta, che lascia di sé tracce così profonde da proporsi in forma decisamente originale con una scrittura particolarissima e inimitabile, che farà sicuramente storia nel panorama della Letteratura italiana, come già pronosticato dallo scrittore-poeta dell’Università del Texas, nonché critico letterario, Gjeke Marinaj, in una sua dettagliata, attenta, fantastica recensione in inglese.

Sono di parte? Basta leggere il libro per... non pensarlo. Ciascun lettore, infatti, si sentirà "di parte", perché coinvolto in una pioggia di risate senza fine. In attesa di nuovi episodi per poter ridere ancora... Ci scommettiamo?

Intanto, il viaggio de L’Abbondanza del cappero è cominciato sotto i migliori auspici al Salone del Libro di Torino 2023, il giorno 18 maggio, data di inizio della XXXV edizione, con il bellissimo tema ATTRAVERSO LO SPECCHIO.

Naturalmente anche la SECOP edizione è stata presente, come pure l’Associazione FOS edizioni che ha pubblicato, come sappiamo, il libro quale opera prima, in attesa di passare di diritto alla SECOP edizione.

Al Salone, durante l’inaugurazione, è stata mandata in onda una simpaticissima intervista all’Autrice, corredata da un video altrettanto divertente realizzato dalla stessa per valorizzare il cappero in tutte le sue proprietà e virtù.

Poi, un’altra sorpresa con la strabiliante intervista presso Radio Rock di Roma, nel programma "Il bello e la bestia", condotto da Giuliano Leone e Silvia Teti.

E, finalmente la prima presentazione "dal vivo", il 23 giugno alle ore 19, grazie all’invito e alla conduzione del famoso veterinario romano, dr. Fabio Tarsitano, che ha parlato anche degli amici a quattro zampe (e non solo). C’è stato un coro generale di risate del numeroso e attento pubblico. Hanno riso proprio tutti, persino i mici e gli uccellini, vicini di casa e lontani d'udito. Come me che sono stata presente, ancora una volta, solo col cuore tra gli attenti ascoltatori e i passanti per caso…

E il CAPPERO non molla, anzi! Viene infatti invitato da Giuliano Leone, speaker ormai affermato di Radio Rock, insolitamente di domenica in una trasmissione non sua ma affidatagli per l’assenza di altri speaker, verso il pomeriggio-sera, in cui proprio lui, sì lui, Giuliano, “battitore libero in terra straniera” realizza una puntata pazza con le sue sorelle, riproponendo la lettura del  retrocopertina, che qui mi piace riportare tanto è piena d’incanto:

Ehi tu… sì dico a te… a te che hai adesso tra le mani questo libro… e ti starai chiedendo “ma è un libro di ricette?” No non lo è… malgrado le apparenze e il titolo ingannevole che… “dai ci stavi cascando!”, questo libro tra le tue mani, adesso qui e in testé momento è un libro di filosofia… Proprio così… una filosofia di vita dove ti capiterà di leggere episodi che probabilmente ti saranno capitati e ti avranno strappato un sorriso o una risata! E cosa c’è di più bello che ridere o sorridere? Pensa ai muscoli facciali che fanno ginnastica da sé senza dover andare in palestra…
Pensa a quanto il TEMPO della tua giornata ti ringrazierà per avergli regalato secondi di leggerezza e trullallero… Sì perché un sorriso, una risata puoi anche metterli in tasca, incontrare gli amici e condividerli con loro… puoi portarli alla posta o al supermercato mentre fai la fila e puoi pensare: “sti cavoli ho qui con me una risata!”
Puoi anche portarli a dormire con te per farti sognare sogni felici…
Un sorriso e una risata puoi anche incartarli e regalarli a chi nella tua vita ha un posto importante… così importante da fargli dono della parte più bella di te…

E chi non cerca di fare tesoro di queste parole che non hanno solo tintinnanti campane di risate, ma anche e soprattutto il sogno intimo di dare agli altri, soprattutto a chi si vuol bene, aquiloni di sorrisi, nuvolette leggere di veli rosati, carezze dell’anima…

E con tutto questo oro nelle tasche, Ombretta Leone porta, oggi anche in Sardegna, dietro l’invito affettuoso di sua suocera, la straordinaria poetessa Francesca Petrucci, da anni figlia della terra che si veste dell’incantatoazzurromare tra altissimi monti a toccare il cielo fino a confondersi con le stelle, L’abbondanza del cappero, che presenterà questo pomeriggio, con una interlocutrice d’eccezione, la dott.ssa Alessandra Sorcinelli in una location molto suggestiva e fascinosa, come è facile ammirare dalla bella locandina che conclude questo mio percorso sulle tracce di capperi e orchidee mentre questa estate rovente sta per dirci addio, lasciandoci, grazie ad Ombretta, almeno il ricordo delle sue fantasmagoriche, scintillanti risate…

Alla prossima, ancora insieme e ancora con tanti sorrisi…

                                                                                     Angela