Venerdì 11 luglio 2025: Tempus fugit:
le quattro stagioni della vita + una (c’è sempre una quinta stagione)
… il cielo infinito,
ciò nondimeno
del tutto presente
nella fugace pozzanghera
(Yves Bonnefoy)
Stamattina mi sono alzata con le canzoni che mamma cantava nei giorni della mia infanzia e adolescenza a cui ho aggiunto, canticchiandole, quelle della mia prima giovinezza e, via via, mi sono avvicinata ai nostri giorni. Lo so non c’è tanto da cantare e da stare allegri con i tempi che corrono, ma sarà che siamo in piena estate, sarà che c’è un richiamo di mare sospeso tra terra e cielo, sarà che io d’estate sto meglio e rinasco, ma va così. Seduta alla mia scrivania, io CANTO e provo piacere a farlo, nonostante l’avanzare inesorabile degli anni. E, improvvisamente, mi colmo di ricordi e nostalgie, pensando al tempo che fugge più veloce del vento e alle stagioni della vita che, per me, sono state sempre cinque e mai quattro, per darmi una possibilità di canto in più, per beffare anche la morte che avanza con piede lesto, che a me sembra di danza come le ore di Amilcare Ponchielli nella sua “Gioconda”. E, chissà perché, mi mettono allegria persino questo nome e cognome, insoliti, saltellanti, divertenti. È bello alzarsi di buonumore. Mette allegria e la voglia di scrivere poesie, magari ricopiandole da vecchie mie sillogi che nessuno legge più. E parto dalla mia nascita per ricordare la stagione dell’infanzia, dei suoi terrori e dei suoi prodigi: … Mi spaurano rabbia e indifferenza/ la volontà di uccidere ad ogni alba/ - bagliori di coltelli affilati nel buio/ di livide notti insonni ed assassine -/ Mi trafigge il vuoto d’inutili parole/ aggrappate a silenzi che non so capire/ dove mai s’incontrano navi da crociera/ solo rapaci galeoni di feroci pirati/ al canto di certezze addormentate// Io nacqui alle otto di una sera/ che sfogliava petali di rose/ per farne farfalle profumate/ in un campo di ciliegi e melograni/ - tra papaveri da scoppiare tra le dita/ scrivevo i miei ti amo ad un amore/ volto di sole e un buco dentro il cuore -/ Io nacqui con negli occhi gli aquiloni/ a conquistare un cielo di turchesi/ barchette di carta al gioco dei bambini/ in un altrove che mi strania e mi cattura/ Ma ho versato lacrime di sale/ per ogni veliero sparito in fondo al mare/ Però nacqui e non m’importa dove come/ se non so vivere come gli altri sanno/ se non dormo sull’altrui dolore/ se dentro mi vola un gabbiano/ sotterraneo sogno di giorni delusi/ tra ragnatele di anni sempre uguali/ e scuse banali per non sapere amare/ Io nacqui sotto feroci bombe nel cielo/ ma contai sempre i passi delle stelle/ ad ogni rombo che mi franava il cuore/ Però nacqui e più non m’importa/ se una ferita lunga è questo amore/ da ricucire con cento fili di seta/ su corazze di ferro arrugginito/ (... e fingersi un sogno in differita/ per non rimpiangere/ di non essere mai nata...)
2. A chi appartengo?/ Da quale pianeta di foglie
bambine/ stupite d’alberi e di millenaria sete/ da quale mistero di navi senza
pennoni/ di treni senza rotaie di vele senza vento/ da quale deserto privo di
sabbia e sole/ di pozza d’acqua d’oasi di sale/ o canto di mare brivido d’onde/
dune di parole/ Da quale nebulosa sperduta e lontana/ diafana negl’infiniti Universi
precipitai/ senza alcuna stella a cui uncinare le ali?// Eppure mi seppi figlia
di mia madre/ e foglia tenera di un albero forte/ con braccia generose quanto inermi/ suo padre / Lui prodigio di lucciole nella notte/ a
illuminare ogni sentiero nascosto/ nel cupo bosco dove fiorì l’inganno/ per chi
sperduto in intricati sentieri/ desiderava solo una storia incantata/ ancora da
sognare per “ridere la vita”/ Io occhi immensi ad ascoltare…/ Panieri di fiabe
da mangiare…
3. mani di
rose volto senza spine/ e una risata allegra e ciarliera/ a raccontarmi ti amo
e poi ti amo/con labbra di fumo e fuoco di parole/ sui miei quattordicianni
appena./ 1956 / Anno di fiaba bianca/ colorata di sogno
e ballerina/ tenerezza di canzoni perdute/ e una luna di lana/ per pensieri da
riscaldare/ con mani di gelo/ e un gioco da inventare/ per fingersi un amore/ svanito
coi primi raggi di sole…// (io che guardo il cielo anche di notte/ e immense galassie
di cieli mordo/ e rido di quell’amore ragazzino/ che ingordo colmò il tempo di noi… /io che conto le stelle e penso e scrivo/ e
chiacchiero con loro/ e con i ricordi uncinati al cuore)
4. Dispero
in tempo di buio terrore/ che una rosa/ di rosse carezze/ accenda i miei occhi/
di spine e favola dimenticata/ Bagnati di pioggia improvvisa/ i miei occhi
persero il sogno…/ Rimpiangono cieli di giovinezza/ di debuttanti al primo
ballo/ Gli anni scivolano su steli riarsi/
Scivolano / E non c’è più un
oceano di baci/ in cui affondare/ Ma poi d’improvviso/ si frantuma in zolle/ di
quasi primavera/ un capriccio di marzo/ E su rami desolati/ ha fatto nido un
germoglio/ di mandorlo esiliato/ dimentico del sogno rosa/ che riesplode nei
campi/ al primo richiamo di rondini/ Rosa di candido pudore/ i miei ritrovati
tredici anni/ Festa di seni/ non ancora di donna allora/ che i tuoi occhi annegavano
nei miei/ nella casa dei gatti di parole di foglie…
5. Pensieri d’estate al pallore/ di una rosa verginale nell’alba/ che muore
/ Silenzio
d’inizio e fine/ il frastuono spento
sul ricordo / di “un volto di sole stemperato/ in nenie di
mare” / Gambero alla deriva il ricordo/ nostalgia
d’altri giorni d’altre intese/ Nostalgia d’altre
strade/ con glicini ai cancelli/ e un canto
di quasi giovinezza/ ubriaca di vino al
sapore di noi/ tra labbra accese e mani di carezze/ mai più date mai più ricevute/ Tra labbra serrate il segreto/ di un
rimpianto da non dire/ per non farsi più
male/ e ritornare a sognare…
6. Se guardi il mare e incontri i miei occhi/ persi
tra onde di piena giovinezza/ ascolta un canto stordito di fiori e di risacca/
con suono di voce mai perduta./ Segui il gabbiano solitario che mi vola in
seno/ e il suo grido di gioia pieno/ che accompagnò sempre il mio volo/ con piume
azzurre di ali perse di cielo/ smarrito e perso e ritrovato.// Quando senti il
vento/ ascolta il mio incancellato sogno/ che libera l'anima in fili dorati/ di
libertà sul volo distratto/ dove spavaldo ridi della mia allegria/ sei il clown
dei miei giorni di onde/ assaporate attraversate vissute/ alla riva di tutti
gli oceani sognati e con te inventati.// Se guardi il mare/ scoprimi seduta
sulla riva a seguire velieri/ come pensieri di vento al largo trasportati/ ascolta
la mia voce che sussurra il tuo nome/ e rimane muta senza fiato e un avanzare/ di
lucciole sulla sabbia sfiora la sera.// Giungerà la notte in un chiarore di
faro/ ai moli intirizziti e colmi di soli/ e la riva avrà profumo d'alga e
rumore/ di vecchie canzoni da cantare piano/ la mano nella mano// (se guardi il
mare… ricorda/ il mio cuore di
bianca spuma/ la mia gioia di vivere/
grande più del mare)
7. M’assedia
di ricordi quest’ora/ notturna/ da rivivere già vissuta/ alla danza dei
calendari/ Giorno d’autunno/ e rami colmi dell’ultimo sole/ in coriandoli di foglie
ballerine/ Stancano di malinconia/ occhi insonni/ che temono il tempo/ più che
la memoria/ gonfia del passato/ quando era festa di giovinezza/ il mio passo
leggero/ Non un appiglio per tornare/ a quella nostra primavera/ di ciliegi e
biancospino/ quando ardeva di baci il cielo/ oltre la soglia del silenzio/ che
anticipava l’abbraccio del cuore/ E tu cingevi di spine i miei lunghi/ capelli
sciolti per le carezze delle tue mani/ E
ridevi un ti amo di passaggio/ tra ciglia di saluto corsaro/ Oggi sono qui in
un tramonto d’anni/ che cede ai cupi rami della sera/ E risuona il tuo nome/ in
abissi di foglie senza ritorno …//… annidata nella tua anima/ rido e poi piango
e rido di te di me contro di noi/ E ti so al buio cedermi i polsi/che di giorno
leghi al frastuono/ di cercata indifferenza/ per negarti alla tenerezza/ che forse
non t’appartiene/ (non più il tempo dell’amore?)/ E ignori che sono là/ piccola
invisibile antica/ tuo quotidiano stupore … (ti
dissi ti amo tra labbra mute/ innamorate/
e tu eri già oltre la soglia del tuo
cuore)/ Anticipasti un addio senza parole/ e mi gettasti in rovi di
biancospino/ (piansi una tristezza che
non sai/ quando di perderti un
presagio mi vinse/ e ti chiamo
ancora)/Morirono ciliegi e biancospini/ Sono ancora vive le ombre della
sera/ in un tramonto che non vuol morire
8. Con
passo di bianco silenzio/ sul cristallo dei lucernari/ allo stupore di occhi
bambini/ dietro vetri di ricordi/ è tornata la neve./ Nel giardino di bianca spuma/
a conca i palmi di mio nonno/a riempirne bicchieri./ Mia nonna rideva a una
fiaba soffice/come di panna montata e nuvola…/ Zuccherino vincotto versava a volo/
su lieve candore gemmato di cielo/ in calici chiari tra mani di gelo./ Ritorna
un tepore di sogno lontano/ e morbidezza di lana lo scialle/ di mia nonna sulle
spalle/ tra camini fiammanti d’amore/e un luccicore di bracieri accesi/ e
carboni ardenti/ e i nostri occhi sognanti./ (Stretti noi ad un inverno/ caldo
di favole allegro di scintille/ da contare ad una ad una/ incantati/incatenati/
alla sua voce di luna…
9. Mi
piace questa atmosfera d’attesa/ che sa di neve e di camini accesi/ dove
scintillano arrivi come doni/ a colmare giorni di lontananze/ non di assenza/ o
distonie ignorate/ E tu non sai perché accade/ il canto che più non
t’appartiene/ oltre l’abbandono che ti trafigge/ il respiro di madre/ senza più
braccia da cullare/ Ma sai che ora tornano/ rondini anomale al nido d’inverno/ che
si scalda di parole/ e fremita d’abbracci/ in un volare di piume/come sogni
addormentati/ all’alba di un risveglio/ E come uccelli di passo/ verranno per
andare via/ Quasi stazione di posta/ il tuo insaziato cuore/ non approdo di
lunghe stagioni/ cui hai rinunciato dal tempo/ del primo volo verso cieli
lontani/ Pure ritornano/ Dai loro passi brevi nel giardino/ sai che è Natale// Tu
ci sei come allora/ a spiare sguardi d’ansia/ che celi d’ironia dietro il
cancello/ di attese e sorprese// (mi piace quest’atmosfera d’incontro/ che sa
di rinnovato candore/ Infanzie esplodono/ nell’epifania di un solo giorno/ che
nei miei occhi si colma d’Amore)
10. Stanotte
tra braccia di tenerezza ho stretto/ l’amore ad una voce dei figli di mia
figlia/ tirannia di baci cui felice mi arrendo/ inganno di tempo che rimane/
D’azzurro ho vestito/ il nuovo anno/ per un volo nuovo/ a restituirmi il tempo/
che spezza catene e ritrova/ nuvole leggere come veli d’oro / per il desiderio
di restituirmi agli anni/ raccontarmi e raccontare quanti nel tempo/ ho perduto
presenti ai miei giorni più di allora// (nella clessidra dei nuovi giorni/ faccio
anelli di me soltanto/ per legarli al mio sorriso/ nel futuro che verrà/ e avrà
per loro ancora il mio canto)
11. Si va./
Insieme o da soli/ si va con passo lento o leggero/ Si va lungo strade a
segnare nuovi domani/ in un’ansia di mistero mai svelato/ neppure con le stelle
e fremiti di paura/ i numeri della cabala vincenti/ Si va ad una stessa meta
evitando/ la pietra il dirupo il canto della Parca/ il fiore appena nato il
pianto del salice/ la notte scura/ Si va lontano ogni giorno di più/ dal giorno
incontrato quando era appena l’alba/ e s’ignorava il tramonto/ Si va lontano
dalla casa la culla la madre perduta/ e uno scroscio di pianto a trattenerla e
ciglia chiuse/ a non vederla andar via/ Si va e non si hanno più appigli per
rimanere/ nessuno a trattenerti perché a nessuno più si appartiene/ Si va e si
è soli anche quando si è in tanti e si lasciano orme/ alla deriva di tutti gli
oceani mai attraversati/ non un garrire di stormi sul franare della sera/ passeri
infreddoliti e sperduti e un timore d’alberi/ da contare per ritrovarne l’ombra
e una voce/ Si va perché si deve andare e non serve indugio/ l’attesa di un
cenno a trattenere catene senz’addii/ e senza resurrezioni per il terzo giorno
dimenticato/ Si va senza voltarsi indietro perché ci attende chi/ ci ha
preceduto lasciando un’ombra lunga alle spalle/ cancellato ogni ieri per non
donarsi un perdono/ per non dirsi una nostalgia/ di carezze ignorate e perdute/
fino all’altra riva prima che il buio ci assalga/ E si va… / ancora si va/
Insieme o da soli/ si va con passo stanco e annebbiato/ e la solitudine ci
assale con balzo felpato/ uno stridore di treni in partenza alla stazione/ che
sfiora l’ipotesi e la meta/ il senso devastato del saluto in un silenzio di
neve/ Si va senza lasciarci occhi di ritorno/ una speranza d’incontro d’altro
tempo/una voce d’allegria per non lasciarsi male/ e un pizzico di ironia da
cancellare/ Si va col rimpianto del tempo finito/ di un minuto appena per darsi
un sorriso/ per dirsi di un cielo scompaginato di buio/ Ma c’è come un respiro
che ci fa vivi e ci consola/ anche se si disperde nell’aria invisibile della sera/
filo d’aquilone dei nostri giorni disperati/
a tirarci su a darci un altro scampolo di sollievo/ Si va e si è soli anche
quando si è in tanti/ e si lasciano orme sull’erba e sulla sabbia/ sulla riva del
pianto e del dolore/ e appendiamo parole ai rami secchi per vederli fiorire/ Si
va perché si deve andare e non serve fermarsi/ e darci altro tempo…/ E si va…
incontro alle ombre e poi viene la notte/ con passo stentato a ghermirci il
sogno…/ Pure si va… e ci vince l’ansia di scoprire se c’è un altro cielo/ per
ricominciare al riparo delle ore che ci vinsero/ e riaprire il paniere di stelle
da ricontare per… rinascere dèi.// E si va…/ (per ricominciare?)
12. Ed ecco la quinta stagione a salvarmi ancora.
Finché il buon Dio vorrà. È a Lui che affido i miei versi e alla sua dolcissima
Madre, che ancora mi protegge con la Sua tenera mano. Non sono 12 le stelle che
rifulgono sul Suo manto di Cielo?
C’è ancora un orizzonte/ e uno ancora da
esplorare,/ graffio di follia/ che non fa più male./ Al gioco improvviso di
parole/ faccio capriole/ che azzerano il passato/ all’alba di luci suoni e
canti./ Pazzo il mio verde cappello/ che d’ombra protegge il volto/ affaticato
d’anni e tormenti./ Schermo ristoro incanto offre/ agli occhi trasognati e
assenti/ in un altrove di me che mi perde,/ e cattura quell’altra me che sono/ e
sogna ancora e ama e vola e canta,/ dimentica di pianto e di rimpianti./ Solo
un’ombra di luce mi sfiora,/ aureolata luce di mai spenta/ POESIA
/ giovani scalpitanti
increduli d’amore / si fermano a guardare / (a
quanti sarà dato un sogno lungo / uno soltanto almeno/ più della parola fine?)/ E il mio cappello
sorride sulla mia L U N G A R I S A T A.
(le poesie sono quasi tutte scampoli o
rifacimenti di versi pubblicati nella corposa silloge L’ora dell’ombra e della
riva (SECOP Edizioni, 2015), la cui copertina è meravigliosa opera della mia
amica, raffinata pittrice, Marisa Carabellese, che vivamente ringrazio ancora).
E grazie a voi tutti. Alla prossima. Angela/lina