sabato 23 dicembre 2023

Sabato 23 dicembre 2023: Ricordando il CONVEGNO al MUSEO CIVICO di BARI su CORRELAZIONI UNIVERSALI (e ALTRO)...

Un gabbiano vola e stride di dolore

sull’indifferenza assassina dell’uomo

stanotte fioriranno stelle di luce

 a incantare occhi grandi bambini

                      (che non sanno)

                 (a.d.l.)

Sabato 16 dicembre, nella Sala Convegni del Museo Civico di Bari, nel primo pomeriggio, si è tenuto il Convegno “LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA DELLA PAROLA - Riflessioni a più voci, organizzato e realizzato da Peppino Piacente, Editore e Direttore della Rivista cartacea, bimestrale, CORRELAZIONI UNIVERSALI (Rivista Letteraria di Confronto tra Culture) a cura dell’Associazione Culturale FOS e con il Patrocinio della Fondazione Vincenzo Casillo. Il Convegno, coordinato da Raffaella Leone, P.R. della SECOP Edizioni, ha avuto come Relatori: Piero Ricci (Giornalista - Presidente Ordine Giornalisti di Puglia), Enzo Quarto (Giornalista di Rai Tre, Scrittore e Poeta), Gianluca Simonetta (StraLab e Docente Universitario), Francesco Bellino (Professore ordinario di Filosofia Morale, Etica della Comunicazione e Bioetica) e la sottoscritta (Presidente dell’Associazione Culturale FOS e Direttrice editoriale della Rivista). Con la seguente motivazione: Si ritorna alla Parola per cercare la strada per un Nuovo Umanesimo, attraverso le Riviste CORRELAZIONI UNIVERSALI e NEDA, e la Nuova Scuola di Formazione Editoriale per la Transizione Digitale: LA TRIDIMENSIONALITA’ DELLA PAROLA.

È stato un “incontro all’altezza delle aspettative”, a detta di quanti hanno fatto commenti molto positivi della serata, che si è aperta con i saluti dell’editore Peppino Piacente: simpatici, divertiti e divertenti, sollecitati anche dalle incursioni, nel discorso, dell’irrefrenabile Antonio Stragapete, autore e presentatore della scuderia SECOP. Peppino, inoltre, in assenza giustificata della Signora Cardenia Casillo (Presidente della Fondazione Vincenzo Casillo), si è fatto portavoce del seguente messaggio: Se hai la possibilità di formulare i miei saluti ai presenti ed il più vivo ringraziamento alla SECOP per essere parte di questo processo di cambiamento che si compie attraverso importanti interventi come questo. Inoltre, nella nostra news abbiamo indicato le motivazioni del nostro sostegno qualora vogliate comunicarle nel corso dell’evento: La Fondazione Vincenzo Casillo ha scelto di patrocinare e sostenere questo progetto editoriale perché contribuisce ad incentivare un dialogo aperto tra generazioni e una sensibilizzazione necessaria su molte tematiche di attualità, con l’auspicio di potersi sentire tutti parte di un cambiamento, imparando a considerare la diversità un valore, un’opportunità. Un messaggio molto sentito, equilibrato, di apprezzamento per l’impegno profuso dalla SECOP in questi anni nel promuovere e favorire il cambiamento, anche nel campo della diversità, intesa come opportunità.

Grazie di cuore da tutta la Redazione alla stimatissima Signora Cardenia.

La serata si è conclusa con un dibattito vivace e serrato tra i relatori e vari autori SECOP e non solo (anche insegnanti, genitori, Preside di Scuola Superiore) che, molto attenti e coinvolti, affollavano la sala.

Io, in verità, avrei voluto che i Relatori mi dessero man forte, con qualche appunto, qualche annotazione per ricostruire la peculiarità di ciascun intervento sulle varie tematiche proposte all’interno di un unico contenitore: le nostre due Riviste CORRELAZIONI UNIVERSALI e NEDA, sicuramente complementari e decisamente ancorate al discorso del Nuovo Umanesimo per cui lottare, stando sulle barricate del “fare”, e della responsabilità di chi lotta (giornalisti, scrittori, poeti, docenti, educatori, genitori) per ritrovare la “giusta via” del cambiamento e indicarla soprattutto ai GIOVANI, che saranno i protagonisti del prossimo futuro, in tutti i settori dell’esperienza umana e a tutti i livelli. Fondamentale l’utilizzo dei nuovi linguaggi che le tecnologie sempre più avanzate mettono a disposizione della comunicazione social sempre più frequentata da utenti di tutte le età, tra rari incontri reali e molteplici realtà virtuali, non esenti da pericoli, ma ormai indispensabili alla nostra vita quotidiana. Persino un lutto e relativo funerale passano attraverso la comunicazione via web. Purtroppo per me e per chi mi legge nel nostro blog, tutti i Relatori sono andati perlopiù “a braccio” con poche annotazioni scritte.

Piero Ricci, seduto alla mia destra, ha appunto parlato della responsabilità del giornalista nell’usare le Parole in maniera appropriata e essenziale, eliminando per quanto possibile gli aggettivi, gli avverbi, gli orpelli che rendono meno chiaro e diretto il discorso. Occorre dare una informazione corretta rispettando il numero delle battute concesse per un articolo. Il rispetto delle regole in qualsiasi lavoro è indice di professionalità. Ha parlato poi di CORRELAZIONI UNIVERSALI, utilizzando il doppio binario della critica e dell’elogio: è un’impresa un po’ arrogante che sfida il momento storico che stiamo vivendo per ovvie ragioni di difficile sopravvivenza della carta stampata e dei lettori, sempre più scarsi in verità; è un’avventura alquanto romantica e per questo più coinvolgente perché la Rivista si presenta bene e dovrebbe accontentare i gusti dei vari ipotetici lettori.

Letteralmente trascinati dal nostro entusiasmo si son detti Enzo Quarto e Francesco Bellino, che hanno parlato in ambiti diversi, legati naturalmente alla loro professione di giornalista e docente universitario, propugnando però entrambi l’urgenza di alcune riflessioni sul mondo negativo dei nostri giorni sia in campo scolastico, culturale, politico, professionale, sia in campo performativo in cui è necessario passare dalla descrizione all’azione, dagli enunciati ai fatti, producendo un reale cambiamento per realizzare una società più giusta, solidale, più autentica nel prenderci cura gli uni degli altri. E questi ultimi vanno ben al di là del nostro “prossimo”, dei nostri cari o dei vicini di casa per abbracciare ogni essere vivente nel nostro Pianeta. Facendoci carico dei suoi cambiamenti climatici, atmosferici, degenerativi in ogni campo. E qui non serve solo la Parola per redimerci. Bisogna passare ai fatti per ri-nascere, producendo benessere e stabilità pur nel dubbio e nelle incertezze che la trasformazione produce.  Di qui anche la transizione dai fatti alle parole per riportarci alla TRIDIMENSIONALITA’ DELLA PAROLA: letta, scritta, comunicata. Fino ad abbracciare l’intelligenza artificiale che ha le sue radici nella realtà virtuale. E Gianluca Simonetta si è rivelato il vero mago della prima, convergendo e divergendo da quest’ultima con la sua solita abilità comunicativa autoironica e convincente, per farci apprezzare ed abbracciare in toto, o quasi, anche la seconda. In realtà, tutti i Relatori, me compresa, hanno fatto continuo riferimento all’importanza delle parole per comunicare a livello interpersonale, sociale, lavorativo al fine di conoscersi, capirsi, aiutarsi reciprocamente. Francesco Bellino ha fatto riferimento a Don Lorenzo Milani, “il prete scomodo”. Don Lorenzo, nonostante le sue radici alto-borghesi (nipote del grande Comparetti, filologo, grecista e latinista, che gli inculcò l’amore per la PAROLA), era soprattutto un uomo di sinistra. Era per i poveri, i derelitti, per tutti coloro che non avevano mai avuto “voce”, sia nella loro storia personale che in quella più ampia della Storia dell’umanità.

Non a caso nella sua scuola di Barbiana, Don Milani improntò tutta la sua pedagogia sull’utilizzo dei giornali che i ragazzi, di varia età ma di estrazione sociale povera, dovevano imparare ad usare in modo corretto per impadronirsi del senso e significato di ciascuna parola, soprattutto in modo critico-costruttivo, per potersi confrontare con tutti i possibili interlocutori e andare anche all’estero, dopo aver studiato a Barbiana parecchie lingue straniere, per completare gli studi o per lavorare, con cognizione di causa, per la conquista della libertà di parola e di pensiero. Francesco ha parlato con grande coinvolgimento emotivo, come è nelle sue corde, ricordando commosso anche suo padre quale testimone della forza della parola data, sancita solo da una semplice stretta di mano, senza contratti notarili o altro.

Enzo Quarto, invece, ha sottolineato che occorre usare soprattutto “parole per riflettere” per imparare dagli ultimi a prendersi cura di ciascuna PERSONA, al di là del credo professato, dei luoghi di provenienza, delle esperienze vissute e che la hanno resa quella che è, nella compiutezza di sé, con le sue inevitabili fragilità, che dobbiamo comprendere per fargliele superare con il nostro aiuto e i suoi “punti di forza” che dobbiamo imparare a valorizzare. Prendendoci il tempo necessario. La fretta non è mai buona consigliera. Enzo è stato suadente, pacato nelle sue riflessioni e nei suoi suggerimenti, attento nei giudizi e nei pre-giudizi che sono sempre da evitare.

Quanto a me, credo di aver ribadito i loro concetti, propugnando a spada tratta l’importanza del possesso delle parole per aiutare il pensiero a formulare concetti più ampi, più ricchi, più profondi e significativi. Umberto Galimberti sostiene, infatti, e a giusta ragione, che il vocabolario si è andato sempre più impoverendo per la progressiva perdita della parola orale e scritta da parte di queste ultime generazioni. I social complici di tale misfatto. Le parole vengono sostituite dalle faccine e il cervello si atrofizza. Occorre possedere più parole possibili per rendere la mente più elastica e creativa. E io ho ribadito che noi siamo le nostre parole e i nostri silenzi, che spesso parlano più di mille parole che comunque ci vibrano dentro tanto da far parlare anche il non detto, il non esplicitato. Paul Eluard parlava dell’importanza dei margini sulla pagina per tutto l’ipotizzabile, per ogni vuoto da riempire. Ma naturalmente occorrono le parole per poterlo fare. Poi, c’è il linguaggio del corpo, che accompagna meglio le parole per comunicare l’inespresso, ciò che le parole non osano dire: i sentimenti, per esempio, il riso, il pianto… Anche lo sguardo lancia messaggi che vanno oltre il silenzio.  Ma, in risposta alle Relazioni, che si sono concluse tutte col ribadire la necessità di “incontrare l’uomo” per procedere verso la via del cambiamento positivo e propositivo, avrei voluto rispondere con la bellissima “teoria del volto dell’Altro” nell’Umanesimo del filosofo francese Emmanuel Lèvinas, contro la filosofia della “identità”, che ritiene l’identico come un prolungamento di sé, annullando ogni differenza. Così pensando, l’Io perde sé stesso in quanto non riconosce la diversità dell’Altro. Occorre passare dal “principio di identità” - afferma Lèvinas - al “principio di alterità”. L’uomo nuovo rinascerà dall’incontro del volto dell’Altro, che darà la giusta dimensione all’Io, che, nella sua soggettività, diventa responsabile di ogni altro da sé.

Tutto ciò è alla base dell’Etica. “L’uomo vince il suo egoismo nel momento stesso in cui va verso l’altro”.  È questa l’Etica della responsabilità, di cui si è parlato tanto in questo Convegno/confronto, da Piero Ricci a Francesco Bellino in particolar modo, da Enzo Quarto a Gianluca Simonetta. Solo così possiamo realmente cambiare in meglio il mondo. E l’intesa tra due sguardi è già una possibile Speranza.

Nel frattempo c’è stato un altro momento indimenticabile che abbiamo vissuto con Piero Meli, fotografo, poeta, scrittore, e gli altri fotografi vincitori del contest. Le 5 foto selezionate sono di: Francesco Armenise (Primo classificato), Michele Petrelli (Secondo), Simona Lasciarrea (Terza), Rafael LaPerna (Quarto), Marina Vallino (Quinta) su una trentina di partecipanti. Tutti hanno avuto dei doni dalla Casa Editrice e tutti il nostro sentito applauso. (NB: Per altre notizie sul contest e la Rivista si prega i diretti interessati di rivolgersi a Piero Meli o all’editore. Grazie).

Alla fine, però, nonostante il tempo a nostra disposizione fosse agli sgoccioli, tutti hanno voluto partecipare al dibattito/confronto previsto: Un docente è stato piuttosto duro nei riguardi delle nuove generazioni, ribadendo con Francesco Bellino la necessità di bocciare, quando il disimpegno scolastico dei ragazzi crea lacune incolmabili nell’arco di pochi mesi o settimane. Non tutti sono stati d’accordo e ne è nato un dibattito nel dibattito. La Preside Giovanna Piacente, Dirigente scolastico da parecchi anni in un Istituto di Scuola Superiore di Bari, ha difeso con pacata veemenza i ragazzi, spesso desiderosi di apprendere e di cimentarsi con nuovi linguaggi a loro più congeniali; l’impegno e il sacrificio degli insegnanti per essere sempre pronti a incoraggiare i propri studenti e a sostenerli, favorendo l’acquisizione dell’autostima affinché imparino le strategie necessarie per l’autoaffermazione dentro e fuori la scuola; la scuola tutta che non chiude mai i battenti per farsi istituzione aperta al territorio, ai genitori e alle esigenze educative e socio-culturali della comunità in cui opera. Le sue parole sono state molto apprezzate e condivise, tanto da indurre la professoressa Cettina Fazio Bonina (Presidente dell’Associazione culturale Porta d’Oriente) a intervenire elogiando i ragazzi che hanno vinto il Concorso “Nicola Saponaro” che quest’anno ha avuto come tema “L’amicizia al tempo dei social”. I ragazzi hanno svolto con entusiasmo componimenti degni della lode della giuria di valutazione. Il professore ha dovuto chiarire la sua posizione accettando il compromesso tra severità e ascolto perché, in realtà, i ragazzi vanno ascoltati, compresi, amati prima di emanare giudizi negativi sui loro modi di essere e di pensare. E, del resto, noi adulti e anziani siamo stati nel bene e nel male i loro modelli!

Una nota a sé merita la presenza della giovanissima scrittrice Federica Nolasco, che era presente alla serata insieme al suo papà (giornalista televisivo). Ebbene, Federica ha solo ventidue anni ma già scrive in maniera molto originale, con uno stile tutto suo che sicuramente prenderà il volo nella Letteratura del III millennio. Una smentita a chi vuole i giovani di oggi privi, tra l’altro, di interessi culturali; e una conferma per chi apprezza il loro entusiasmo e il loro impegno in tutto quello che fanno. Io sono tra questi.  

E, per concludere con una certa coerenza, desidero ricordare che i tantissimi momenti significativi della serata sono stati eternati dalla passione magica per la macchina fotografica della talentuosa Anna Paola Piacente. Tutti i service hanno visto all’opera con grande professionalità e spirito di squadra l’infaticabile Nicola Piacente (Graphic Designer della Casa Editrice e del suo personale NP Studio). Alcune fotografie artistiche sono state scattate dal dott. Antonio Bonina, felice e attento consorte di Cettina.  

Tutti, comunque, hanno avuto per la Rivista toni elogiativi. Per l’entusiasmo e l’impegno profusi in questo primo anno di collaudo. E anche Raffaella Leone ha avuto i suoi meritati applausi come coordinatrice del Convegno. 

Il ritorno a casa è stato il felice bilancio di un intero anno di lavoro senza risparmio di fatica, ma con l’entusiasmo di chi ama le sfide per migliorarsi continuamente.

E chiudo con alcune significative parole della famosa scrittrice Chiara Valerio per lunghi anni carissima amica di Michela Murgia.

Nonostante tutto, io immagino il futuro. Perché ho fiducia negli esseri umani. Penso che custodiscano ciascuno - ciascuno di noi - il sacro. Il sacro è il sentimento del credere che, nonostante la complessità, il mondo possa essere rappresentato attraverso gli alfabeti che abbiamo e che avremo a disposizione. Parole, gesti, simboli, immagini, strutture familiari, dispositivi… 

Mi fermo qui. sereno Natale a Tutti e alla prossima. Angela

venerdì 22 dicembre 2023

Venerdì 22 dicembre 2023: Il Solstizio d'inverno (Solstizio = Sole che si ferma) quest'anno ritarda di un giorno: segna la notte più lunga dell'anno...

Il 21 o 22 dicembre è un giorno che io ritengo molto interessante: avanza l’inverno mentre muore l’autunno. Il buio più lungo dell’anno indica non soltanto la fine di una stagione ancora calda di sole, di voli di foglie, sospinte dal vento o bucherellate dalla pioggia che scende copiosa e fa lacrimare il cielo, ma anche un nuovo inizio: le giornate, dapprima quasi invisibilmente, diventano più lunghe. Non ricordo più chi l’abbia detto, ma “Il buio più profondo prelude sempre alla luce”. E ci porta anche alle luci del Santo Natale: giorno della Nascita di Gesù, giorno di Ri-nascita per tutti noi credenti. Giorno di festa per tutti quelli che, credenti o no, ancora festeggiano il Natale. Magari con l’abete coperto di palline colorate e Babbo Natale con slitta e renne a portare i doni a mezzanotte, come abbiamo imparato e importato dall’America.

Io amo ancora il presepe con le montagne di cartapesta, il muschio vero lungo la strada che porta alla grotta, la cometa sospesa ad un filo tra arbusti profumati di mandarini veri, le lucine intermittenti e i doni che porta Gesù Bambino a tutti “gli uomini di buona volontà”, dopo la processione per tutta la casa con le candeline accese e il nostro coro commosso: “Tu scendi dalle stelle”. Conservo ricordi antichi come doni del cuore. E dono è, ancora oggi, sicuramente dire “GRAZIE!”. Almeno a Natale è giusto e bello esprimere la nostra gratitudine ai nostri cari e, a sempre più vasto raggio, a: parenti, amici, conoscenti, sconosciuti che incontriamo per strada e ci usano una cortesia, ci donano uno sguardo, ci sorprendono con un sorriso.

E, allora, ai miei ringraziamenti faccio precedere da “BELLO MONDO” il modo meraviglioso di dire grazie di Mariangela Gualtieri, che non ha bisogno di presentazioni: In quest’ora della sera/ Da questo punto di mondo/ Ringraziare desidero il divino/ Labirinto delle cause e degli effetti/ Per la diversità delle creature/ Che popolano l’universo/ singolare// Ringraziare desidero/ Per l’amore, che ci fa vedere gli altri/ Come li vede la divinità/ Per il pane e per il sale/ Per il mistero della rosa/ che prodiga colore e non lo vede/ Per l’arte dell’amicizia/ Per l’ultima giornata di Socrate/ Per il linguaggio, che può simulare la sapienza/ Io ringraziare desidero/ Per il coraggio e la felicità degli altri/ Per la patria sentita nei gelsomini/ E per lo splendore del fuoco/ Che nessun umano può guardare/ Senza uno stupore antico/ E per il mare/ Che è il più vicino e il più dolce/ Fra tutti gli Dei/ Io ringraziare desidero/ Perché sono tornate le lucciole/ E per noi/ Per quanto siamo ardenti e leggeri/ Per quanto siamo allegri e grati/ Per la bellezza delle parole/ Natura astratta di Dio/ Per la lettura, la scrittura/ Che ci fanno esplorare noi stessi e il mondo/ Per la quiete della casa/ Per i bambini che sono/Nostre divinità domestiche/ Per l’anima, perché se scende dal suo gradino/ La terra muore/ Per il fatto di avere una sorella/ Ringraziare desidero per tutti quelli/ Che sono piccoli, limpidi e liberi/ Per l’antica arte del teatro/ Ancora raduna i vivi e li nutre/ Per l’intelligenza d’amore/ Per il vino e il suo colore/ Per l’ozio con la sua attesa di niente/Per la bellezza tanto antica e tanto nuova/ Io ringraziare desidero per le facce del mondo/ Che sono varie e alcune sono adorabili/Per quando la notte/ Si dorme abbracciati/ Per quando siamo attenti e innamorati/ Per l’attenzione/ Che è la preghiera spontanea dell’anima/ Per i nostri maestri immensi/ Per chi nei secoli ha ragionato in noi/ Per tutte le biblioteche del mondo/ Per quello stare bene fra gli altri che leggono/ Per il bene dell’amicizia/ Quando si dicono cose stupide e care/ Per tutti i baci d’amore/ Per l’amore che rende impavidi/Per la contentezza, l’entusiasmo, l’ebrezza/ Per i morti nostri/ Che fanno della morte un luogo abitato/ Ringraziare desidero/ Perché su questa terra esiste la musica/ Per la mano destra e per la mano sinistra/ E il loro intimo accordo/ E per chi è indifferente alla notorietà/ Per i cani, per i gatti/ Esseri fraterni carichi di mistero/ Per i fiori/ E la segreta vittoria che celebrano/ Per il silenzio e i suoi molti doni/ Per il silenzio che forse è la lezione più grande/ Per il sole, nostro antenato/ Io ringraziare desidero/ Per Borges/ Whitman e Francesco d’Assisi/ Per Hopkins, per Herbert/ Perché scrissero già questa poesia/ Per il fatto che questa poesia è inesauribile/ E cambia secondo gli uomini/ E non arriverà mai all’ultimo verso/ Ringraziare desidero/ Per i minuti che precedono il sonno/ Per gli intimi doni che non enumero/ Per il sonno e la morte/ Quei due tesori occulti/ E infine ringraziare desidero/Per la gran potenza ’antico amor/ Per l’amor che move il sole e le altre stelle/ E muove tutto in noi

Il mondo intero, la vita intera e tutte le parole dette, i sentimenti provati, le visioni, le immaginazioni, le fantasie, i sogni racchiusi in una splendida preghiera di ringraziamento. Ed ecco il mio ben più povero ringraziamento in un giorno buio che porta luce, un giorno che mi riporta ancora alle culle, alle urne e agli altari di dicembre. Il 20 dicembre ha compiuto gli anni ancora giovani Serena, mia amatissima nipote che vive a Roma con il suo amatissimo marito e i suoi amatissimi figli. Una vita “serena” e colma di affetti. Ma, solo un anno fa, ho perso un amico carissimo, Franco, che mi ricorda l’adolescenza e i primi palpiti del cuore. Ma ha compiuto qualche anno in più oltre gli ottanta un altro carissimo amico, Biagio, con cui abbiamo trascorso anni che dalla prima giovinezza ci hanno portato fino ad oggi, tra perdite enormi per entrambi e un’amicizia che quelle perdite ha rinsaldato sempre più. Ieri, invece, ha salutato un anno in più Caterina, altra amica molto cara, sempre inseguita tra i suoi viaggi e mai a lungo incontrata per una nuova chiacchierata insieme, di quelle che fanno stare bene. E oggi è il compleanno di altri due cari amici, Filippo e Teresa, che possono essermi figli, ma l’amicizia non tiene conto di questi dettagli. Il 23 dicembre segna la nascita di Nico, che da due anni è andato ad abitare tra le stelle, amico tra i più cari per oltre quarant’anni, fino al suo ultimo respiro. E sto tralasciando le culle e le urne che hanno segnato di rosso il calendario del mio cuore dal 1° al 18 dicembre perché ne ho parlato in precedenza. Il 27, infine, ha visto la luce un altro amato amico mio e di Caterina, Giovanni, ma anche lui ormai ci sorride dalle stelle, mentre continua a fotografare i suoi sogni e a lasciarci scie di luminosa poesia.

A tutti devo la mia gratitudine sia che sono ancora con me da questa parte del “muro”, sia che mi stiano sorridendo dalle stelle in questa notte infinita, in cui anche l’anima affonda per rinascere con la nuova alba.  

Ma il mio grazie non si ferma qui. Ci sono altari che accendono il sacro fuoco dell’amicizia e della gratitudine per tutto l’anno e in tutte le stagioni della vita. Penso, per esempio, a Raffaele Nigro che non ho avuto modo di ringraziare abbastanza per le sue parole di grande affetto e stima scritte sulla <Gazzetta del Mezzogiorno> di alcuni mesi fa. Le mie difficili condizioni di salute per alcuni mesi, come tutti ben sapete, mi hanno impedito di dirgli “GRAZIE” e molto altro ancora. Avevamo dei progetti da realizzare insieme.  

Altri sentiti “Grazie” riguardano proprio questo blog che mi ha dischiuso numerose caselle di profonda amicizia e autentica sintonia. Parlo di tutti voi che mi seguite con tanto affetto. Siete davvero tanti e rischierei di saltare qualcuno/a e mi dispiacerebbe tantissimo. Sentitevi tutti nominati. Secondo la Genesi, la prima azione compiuta da Adamo fu quella di dare un nome agli esseri viventi. Un’azione di una grandezza simbolica infinita, che altri purtroppo smentiscono. A me piace crederci. E, allora, ripeto, SENTITEVI TUTTI NOMINATI: Mariateresa, Maria Pia, Mariantonietta, Anna Maria, Luigi, Giulia, le varie Caterina, Rossella, i vari Vito, Rita, Ginevra, Maria Concetta, ecc. ecc. Vi sono immensamente grata!

Come grata sono ai tanti scrittori, poeti, giornalisti che hanno arricchito queste pagine con le loro poesie, le loro prose, gli stralci dei loro testi, che ci hanno fatto riflettere, emozionare, commuovere. Ai tanti scrittori, poeti, giornalisti e amici che raramente leggono il nostro blog, ma fanno parte del mio cuore: Enzo con sua moglie Annarosa, Cettina e suo marito Antonio, Matteo con sua moglie Anna e i suoi fantastici figli e nipotini, Silvana, che si prende cura della mia salute con tanto amore e abnegazione… E la lista potrebbe risultare interminabile.

E non si sentano esclusi tutti gli amici che non leggono il nostro blog, che sono su FB, oppure non frequentano i social ma sono miei amici e basta.

La mia gratitudine comprende innanzitutto Primo che mi ha dato amore per oltre quarant’anni e continua a farlo dal Cielo, i miei figli e i figli acquisiti, per finire ai miei adorati nipoti, veri angeli custodi della mia vita, le sorelle, i fratelli, i cognati e i figli dei loro figli, i miei consuoceri tra la terra e il Cielo…

Buon Santo Natale a tutti con tutto il cuore. A presto Angela 

martedì 19 dicembre 2023

Martedì 19 dicembre 2023: CRIS, VITTORIO BODINI E...

E continuo a parlare di Cris perché i ricordi mi assalgono impetuosi, imperiosi, e non ne posso fare a meno. Sette anni fa, improvvisamente, mi giunse la notizia che il mio meraviglioso amico Cris era volato tra le stelle a solo quattro giorni dalla sua nascita avvenuta il 18 dicembre del 1929, 87 anni prima. Ottantasette anni, Cris? Per me ha avuto sì o no otto/dieci anni per tutta la vita e oltre la vita. I poeti non muoiono mai del tutto. Erigono un “Monumentum Aere Perennius” (Ars Poetica di Orazio), pur conservando dentro di sé l’eterno “fanciullino” di pascoliana memoria. Cris, ancora oggi, tra le stelle, illumina il firmamento quale grande poeta e grande attore. E non può essere altrimenti. Ben lo sanno i suoi amici attori, da Lino De Venuto, straordinario Van Gogh sulla scena di tanti prestigiosi Teatri, a Vito Signorile, che ancora emoziona e accende e riscalda, con la sua voce, la sua antica e nuova “Casa”: l’Abeliano. I baresi, e non solo, sanno di cosa parlo…

Ma ci sono ancora altri amici tra noi, con cui mi sento quotidianamente con un messaggio o qualche più rara telefonata (non ho una buona connessione in casa e nel giardino mi è impossibile uscire), e con questi ultimi si parla spesso di Cris, mai andato via dal nostro cuore. Il più innamorato di Cris è Filippo Mitrani, con cui quasi ogni giorno parliamo di lui. Eravamo un trio affiatatissimo e lo siamo ancora. Acciaccati, piegati entrambi da vari problemi di salute, ma mai vinti. Osiamo ancora parlare della nostra Poesia vissuta insieme, delle musiche che Filippo ha scritto e cantato, dei nostri sogni ancora intatti, nonostante gli anni, gli acciacchi, le perdite e le delusioni. Ma i nipoti ci salvano più di ogni altro sogno. Ed è per questo che oggi desidero ancora raccontarvi di Cris, chiamando Filippo a testimonianza del nostro volerci bene, soprattutto attraverso la poesia, nostro meraviglioso collante. Ed ecco altre poesie che nessun altro poeta avrebbe potuto scrivere, né potrebbe uguagliare. Mi sono state inviate da Caterina, sua amatissima figlia e mia preziosa amica. Caterina, la dolce, la tenera, la sognante. Caterina.

Ritengo che siano le poesie senza età di Cris senza età. Poesie, di cui ignoravo l’esistenza, fra le tante di cui lui, negli anni, circa una quarantina, mi ha fatto dono. Ed io oggi le dedico a quanti mi leggono e mi vogliono bene come DONO di Natale. La prima s’intitola semplicemente POESIA: 

Il gioco delle parole

come quello delle tre carte

quante volte chiamato poesia

                  Carta che vince

                  carta che perde

                  è qua e non là

                  forse che sì forse che no

                  la giro la rigiro

                                              - dov'è la verità?

 

carta che vince

carta che perde

cavallo o Re

È la poesia che non a caso apre la breve raccolta: poesia solo apparentemente come gioco perché è carica di significati molto profondi e decisamente attuali. Poi, eccone una del grande Vittorio Bodini, che lascio a voi “assaporare”. Ho avuto la grande fortuna di conoscere Bodini negli anni Sessanta del secolo scorso presso la Facoltà di Lingue in Via Trieste a Bari, dove insegnava spagnolo. Noi, io e Primo, eravamo studenti. Primo aveva scelto quella facoltà per vocazione; io, assolutamente negata per le lingue straniere, solo per amore.          

Vorrei avere la gola di una lucertola

allorché, in una mano di pietra e d'ombra,

sveste il suo corpo di vergine malinconica

e in sé cerca parole impossibili e suoni

d'un lamento anteriore

                             Vittorio Bodini

           (da: "Appunti di poesia" 1943 - 1961)

 

In Cris, da quella lettura, germogliarono i seguenti versi:

 Vorrei ancora poter guizzare

lucertola verde

nella tua culla bruna e ròsa,

e alla fine della fatica

riposare come bagnante al sole

aspettando il risveglio

e il ritorno delle leggere parole

messaggere di neonati gemiti

                                a venire

 

                           (Cris/O)

Ogni commento mi sembra superfluo, data la poesia ispiratrice e dati i versi ricchi di germogli di nuove poesie, ora solo appena accennate nell’anima come i primi balbettii dei neonati.

Ed ecco “PAESE SERA”, un suggestivo rifacimento di antiche credenze popolari tra la ballata e la magia delle voci di leggende popolari:

 " s'udì dal pozzo un chiamo di bambina "

" sposò sette sorelle con l'inganno "

" comparve la Madonna al croce via "

 

Canzoni di morte e amore al paese non finivano mai di stupidire

Ogni angolo d'estate ricantava

 

" e così che l'ortolana fu Regina "

" il brigante avvelenò l'abbeverata "

" la notte spense il sole in pieno giorno "

 

I ritorni dei trainieri erano pieni di ombre che facevano mascìa

- Gesù Giuseppe Purissima Maria brucia il diavolo e fallo scomparire -

 

" ruba il soldato l'amante al cappellano e al colonnello rifiuta d'obbedire "

 

Storie di morte e amore al paese non finivano mai di stralunare

Ogni cerchio di donne raccontava

 

" si uccisero a coltello due fratelli "

" nel capaso un tesoro di Turchia "

" fu impiccato alla luna insieme a lei "

   Ogni - oh- oh - di bimbo ripeteva

   eco d’incantamenti morte e amore

                                      del paese

 

                                         Anãtta Zens’0

E per oggi vi lascio incatenati a questo incanto, mentre tra un verso e l’altro attraversiamo le stelle sparite in questa sera di pioggia, che non le cancella. A domani. Angela

 

 

lunedì 18 dicembre 2023

Lunedì 18 dicembre 2023: ancora di CRIS CHIAPPERINI desidero raccontare…

 Avevo in mente di scrivere altro, ma lo farò nei prossimi giorni, prima che Natale mi chiami presso i figli che vivono a Roma e sono impossibilitati a raggiungermi/ci per motivi diversi, persino di lavoro. Cris oggi è più importante di tutto il resto. È il suo compleanno tra le stelle. E riporto qui quello che scrissi l’anno scorso perché mi sembra il modo più giusto di ricordarlo. Purtroppo, per certi versi, abbiamo la memoria corta. Persino io fino a ieri avevo dimenticato di avergli dedicato le seguenti pagine. È stato FaceBook, pensate un po’, a ricordarmelo. Miracoli della tecnologia? Forse. Non me ne intendo molto. Sta di fatto che ho chiesto aiuto a mia figlia Ombretta, che è sempre pronta a risolvere i miei problemi di utenza del web, e ad assecondare ogni mio desiderio di varia natura, a sciogliere l’enigma: dove avrei potuto recuperare quanto scritto il 18 dicembre di un anno fa? Ed immediatamente, magicamente, lei lo ha risolto. Ed io ripropongo fedelmente quanto scrissi allora per raccontare ancora di CRIS, il mio amico di Poesia, egli stesso POESIA.

<E così siamo giunti alla tua culla, al giorno che ti diede i natali, mio caro Cris. Occorre che almeno per il momento io ti saluti. Tra una settimana è Natale. Occorre viverlo al meglio di quanto questo tempo possa concederci. In famiglia, possibilmente. Con i propri cari. “Sentire” profondamente il tempo dell’Attesa, scoprirne o riscoprirne la bellezza, accendendo dentro tutte le luci per rischiarare tutte le ombre, per sentirci in pace con noi stessi e con gli altri. “A Natale puoi” recita uno slogan pubblicitario. Potremmo, volendo, cambiarlo in “Ogni giorno puoi”. Basta armarsi di coraggio e di buona volontà. Quantomeno “tentare non nuoce”: è da questa considerazione che occorre partire, sapendo che il cambiamento è alla base di ogni attimo della nostra vita. Solo che non è giusto accettarlo passivamente, non è giusto subirlo. Dobbiamo essere noi gli agenti del cambiamento in termini migliorativi. La stella cometa è ancora là sui nostri presepi a indicarci, con la sua luce, la strada. Il viaggio. Metafora della vita e della continua trasformazione delle nostre esperienze, ricerche, conoscenze da raccogliere a piene mani “insieme” per essere più forti nella conquista di noi stessi in una relazione di inter-esistenza, complessa ma stimolante. La nostra realtà fisica e spirituale, dunque, è fatta di inter-esistenza. Siamo strettamente interconnessi gli uni agli altri. Né dobbiamo temere di perdere la nostra unicità in questo processo continuo di inter-connessione.

E a questo proposito bellissima è la pagina riguardante la Rete di Indra tra induismo e buddhismo, che ci rivela il segreto dell’universo: Racconta di una rete di fili infinita presente in tutto il Cosmo. I fili orizzontali corrono attraverso lo spazio, i fili verticali attraverso il tempo. Ad ogni incrocio di fili c’è una persona con una perla di cristallo; ogni perla riflette la luce proveniente da ogni altra perla e dall’intero universo. Tutte le persone vengono illuminate simultaneamente.

Altra versione riguarda una tela multidimensionale che, al mattino presto, si ricopre di gocce di rugiada. E ogni goccia di rugiada contiene il riflesso di tutte le altre gocce di rugiada. E in ogni goccia di rugiada riflessa, i riflessi di tutte le altre gocce di rugiada in quel riflesso. E così all’infinito… (LA RETE DI INDRA, a cura di Rachele Re & Licia Marie Toccaceli, Paratissima. It)  

Insomma, tutto brilla di luce propria riflettendo la luce di ogni altro da sé. Bellissima immagine di interdipendenza in tutto il Creato. Dal particolare si passa all’universale. Ed è questa la legge che tiene coeso l’universo e lo rigenera continuamente in un continuo atto d’AMORE.

Con te, mio carissimo Cris, è stato proprio così, abbiamo vissuto ore di “viaggio”, di sera in sera, di libreria in libreria, della tua voce a leggere le mie poesie, del mio incanto nell’ascoltarti perché i miei versi letti da te si ammantavano di luce. Avevano prodigiosamente altro senso, altro significato. Un “altrove” che ci apparteneva e ci superava, andava oltre. Oltre il tempo e lo spazio. Oltre le ore e i giorni, le sere e gli applausi, i confini dentro e fuori di noi… e ci siamo arricchiti di pura amicizia, parole come perle da conservare nello scrigno delle cose preziose, da ricordare per consegnarle agli altri, ai figli, ai parenti, agli amici, ai conoscenti. Per contaminare POESIA e buoni sentimenti. La purezza del cuore. L’audacia del compito di portare a tutti la “lieta novella” per ri-nascere alla Speranza. Come tu mi hai insegnato. Come i tanti amici di penna e di cuore, del passato e del presente mi hanno insegnato e m’insegnano ancora.

Ma questi luminosi esempi parlerò nei giorni prossimi anche perché fra alcuni giorni, sempre in dicembre, prima e dopo Natale, ci sono altri compleanni da festeggiare tra le stelle. E altri cari amici che continuano a salutarmi quotidianamente con immutato affetto. Ma oggi tutto il mio pensiero è rivolto a te. (…)

E di te ecco ancora una poesia per festeggiarti:

MARTA

            che tremava

 È successo alla fontana del fiume

 tenero

l'abbraccio del vento

aveva occhi furfanti

e piede marino

 la dolce veronica

lisciava cosce di corallo

e voglia di conchiglia

 non chiese aiuto

la camicetta

né la gonna ballerina

 la faccia di brace

filtrava

un mistero d'acque profonde

 il sole era svenuto

a tanto ardore

era un arancio

 disse

il vento libertino

parole di liuto

a Marta che tremava

 era alla fontana del fiume

a torcere i panni

                                             (Cris/O)

Quanto amore per la poesia in te, Cris, tra sogno e realtà, tra piacere e dolore, tra mistero e inganno, tra il visibile e l’invisibile, tra l’esaltazione dell’“eterno femminino” e il timore di perdersi in conchiglie di mare a risentirne il richiamo in una eco infinita.

Ed ora ti saluto, Cris, con una poesia a te dedicata per questo giorno di festa tra terra e cielo.

Cede l'inquieto autunno

una follia di foglie

al vento furioso di quasi inverno

che ti diede ricamo di culla

e un sogno

tra rami di neve a nido

e braccia morbide di madre

Strappò al cielo la luna

inghirlandata di Poesia

e te ne fece dono al guizzo

antico di giovani eresie

e occhi innamorati

sul grande palcoscenico della vita

Amasti folli amori con mani

di tenerezza e di abbandono

e lacrime di dolcezza

per i tuoi figli e il loro incanto

Mi donasti le tue ali e divenni

angelo di tenaci intese tra fogli

che sanno di velluto la tua voce

di pane e miele le mie poesie

il nostro canto insieme

E dimenticammo ferite

tra argini di parole alate

Ora nel Teatro del Cielo

acceso di stelle a migliaia

angeli e cherubini

ascoltano estasiati il tuo cuore

dove fioriscono versi

di cristallo e zucchero filato

di mandorle amare e di ulivi

verdi di inaudito splendore

Lievi le nostre sere di anni

e di magie

e di stagioni vissute ad una voce

come acqua di fonte sorrisi

di sole mistero di Cieli e di altari

 

(con Caterina la tua bimba di te

affamata e della tua carezza

sui doni d'anima a lei riservati

ti vengo anch'io come una volta

ancora una volta a cercare)

Per Cris Chiapperini e il suo compleanno tra le stelle. A prestissimo, Cris, con tanta Poesia ancora…

E mi fermo qui col cuore che mi batte per l’emozione. Per me ogni AMICIZIA vera è SACRA! E le figlie di Cris sono nel mio cuore!

A presto Angela

giovedì 14 dicembre 2023

Giovedì 14 dicembre 2023: Culle, Urne, Altari, Voci e Volti cari mi porta dicembre...

Ho lasciato le buie gallerie

 della terra

 per respirare la libertà cielo.

           (a.d.l.)

Dicembre è diventato per me un mese sempre più difficile da vivere. Molti miei cari (a cominciare da mamma, Isabella, mia carissima nipote, Mimmo, altro mio amico speciale, Biagio sempre presente ai miei giorni, Nico il mio carissimo Nico, il piccolo Lorenzo nato proprio oggi sei anni fa, e l’indimenticabile Giovanni) sono nati tutti a dicembre. Ma a dicembre sono tornati al Cielo tanti altri miei cari (a partire da Selvaggia per finire a Cris). Troppo dolore richiede silenzio. Per questo il nostro blog è stato muto fino ad oggi. Non mi diceva il cuore di riprendere a scrivere dopo aver registrato il silenzio colmo di segni della presenza della mia Gazza. Ci sono, infatti, silenzi e silenzi: quelli che urlano, quelli che sussurrano, quelli che tacciono e quelli che sono preghiera. In questi giorni ho abbracciato tutti questi silenzi per farmene una ragione. Ma oggi sento la necessità di rompere il silenzio o di interromperlo per riprendere a parlare di Cris, che proprio il 14 dicembre di otto anni fa…

Cris Chiapperini, come già detto un po’ di tempo fa, mi chiamava “Angelo” e mi è stato Maestro di vita e di poesia. Fratello maggiore, da cui sentirmi compresa sempre. Meravigliosa sintonia. Negli ultimi tempi facevamo fatica entrambi: la nostra comune ipoacusia ci faceva perdere il gusto del raccontarci. Ma le nostre parole fiorivano come gemme a primavera su alberi spogli ma non privi di vita.

ricordo che c’è una poetessa bionda… non ricordo il suo nome ma ricordo che mi è molto cara… angela… sì sì angelo… chiamala… vorrei sentirla…, diceva a chi gli stava in quel momento accanto e mi raggiungeva una telefonata con la sua inconfondibile voce, anche se più fioca, più affaticata, più accorata…   

Di Cris mi resta una manciata di Poesie, delicate, profonde, tenere. Me le affidò perché le custodissi e, magari, le pubblicassi in un secondo momento. Magari per farsi ricordare dopo il… Silenzio e la non-Assenza? Una è a me dedicata:

ANGELO, amica mia sempre:

il corpo che ti porti odora di gelso e di ròse

Sia la custodia di uno strumento vocale

avvolto nei veli della pazienza

che suona che tace

che viaggia che aspetta

che nutre sorrisi e misteri

dolori e luminescenze

Siamo fatti dei nostri ricordi

dei nostri accadimenti

dei nostri Silenzi

dei nostri amori

dei nostri pentimenti

dei nostri nati

dei nostri morti

                       Anam* (in sanscrito hindi chi è “senza nome”)

                                                 Siamo uomini e dèi

E oggi ho letto un post di Caterina Chiapparino, sua amatissima figlia, che scrive: … mi viene in mente che in tutti questi anni sono stata io ad aver avuto bisogno di te più di quanto tu abbia avuto bisogno di me. Poi due date: 14. 12. 2016- 14. 12. 2023. E, infine: Se è vero che il passato contiene elementi del futuro perché ci sono cose che non ho capito e su cui potrei ancora ragionare producendo nuovi effetti, allora potrei immaginare un tempo più grande che ci contenga tutti, un tempo senza cifre, senza minuti, senza date. Un tempo in cui non ci sia spazio per l’assenza. Da Lettera al mio fantasma- piccola epopea dell’assenza- Saba Anglana (AnimaMundi Edizioni, Otranto-Lecce, 2018).

(Saba Anglana è un’artista dalle mille virtù: è musicista, cantante, attrice, doppiatrice, scrittrice, ama il Teatro, è esperta in trasmissioni radiofoniche. È nata a Mogadiscio in Somalia da padre italiano e madre etiope. Quando non è in giro per il mondo, vive tra Torino e Aosta. Il suo libro, qui citato, è un aiuto prezioso per tutti noi perché tutti abbiamo delle persone che ci vivono nel cuore pur essendo volate tra le stelle).

Carissima Caterina, sono meravigliose le parole di Anglana come invito a non parcellizzare più il tempo perché non ci sia spazio per alcuna Assenza, tutti compresenti in uno spazio-tempo d’AMORE. Come non dirti grazie. Grazie a te, al tuo meraviglioso papà, grazie a Rossella, tua sorella dolcissima, con cui c’è un dialogo quotidiano del cuore. Come non continuare a dirvi GRAZIE?

E a breve scriverò ancora di gratitudine. Credo che sia doveroso fare gli Auguri per un sereno e Santo Natale a tutti, esprimendo gratitudine per ciascuno, visto che viviamo sotto lo stesso Cielo, che ci affratella. Grazie a tutti. Angela

martedì 5 dicembre 2023

Martedì 5 dicembre 2023: SELVAGGIA C SERINI E IL SUO VOLO TRA LE STELLE...

<E comincia una nuova settimana in questo tempo che vola veloce e mi lascia senza respiro, ma leggo un racconto di Selvaggia C Serini, preziosissima traduttrice dall’inglese durante la giornata romana dedicata al suggestivo rito del Premio Gjemina da parte del grande poeta, scrittore e saggista Gjeke Marinaj, e mia tenerissima e coraggiosissima amica, la mia “Gazza” del cuore>.

Così ho cominciato a scrivere sul nostro blog solo quindici giorni fa, riportando il suo racconto del suo amore, ricambiato, per i cani. E concludevo con <Breve, tenero, ironico, poetico, coraggioso questo racconto di Selvaggia. In poche righe ha avuto l’abilità, per me sconcertante, di parlare delle caratteristiche comportamentali di due cani, del suo coraggio nell’affrontare i ripetuti ricoveri in strutture sanitarie diverse, oncologiche, di Francesco, suo attentissimo e innamoratissimo marito>. E mi era sembrato giusto inserire anche la sua Bio-Bibliografia perché si avesse un’idea più completa di una giovane Donna davvero eccezionale per coraggio e determinazione a vincere il male che continuava ad assediarla ferocemente.

Ebbene, oggi, a distanza di soli quindici giorni dal mio precedente articolo su di lei, Selvaggia è volata tra le stelle, portando con sé un pezzo del mio cuore in frantumi. E mi sento terribilmente in colpa per essere stata lunedì scorso al Petruzzelli a gonfiarmi di orgoglio per le mie poesie lette sul palco da Francesco Prando, e scelte ed elogiate da Matteo Gelardi, ideatore e realizzatore della serata, di cui solo due giorni fa ho fatto qui una dettagliata e autoreferenziale descrizione, mentre Selvaggia era agli sgoccioli della sua dolorosa e impavida esperienza terrena. E mi chiedo perché a me è stato risparmiato il suo calvario… perché… perché… perché…

E pensare che solo a metà novembre le avevo chiesto un suo racconto o una sua poesia da pubblicare sulla nostra Rivista cartacea CORRELAZIONI UNIVERSALI perché il tema dell’ultimo numero di novembre-dicembre riguarda La PERSONA quale ARABA FENICE che può RI-NASCERE e fare il mondo migliore…

Ma ecco il mio dialogo con lei alle ore 14:39 del 15 novembre. Io: Selvaggia mia, come va? Spero bene e piena di progetti anche con me. Puoi mandarmi in tempi brevi o un racconto o una poesia sul tema: PERSONA ARABA FENICE, che continuamente risorge dalle sue ceneri per riconoscersi nel continuo cambiamento della società? Spero di ricevere buone e belle notizie. Bacissimo. Angela. E lei: Ciao Angela mia, periodo difficile con continui ricoveri, quindi immagina lo stress… cerco comunque di mantenermi attiva quanto posso. Quando dici tempi brevi, puoi quantificarli? Così posso dirti subito se ci riesco per i tempi a te necessari. Ti mando un abbraccio affettuosissimo. Io: Quanto mi dispiace e quanto mi stanno a cuore la tua salute e il tuo ben-essere psicofisico! Spero che tu ne venga fuori quanto prima e nel migliore dei modi. Oggi è possibile… Una settimana potrebbe bastarti? Il tema è bello e ci carica di speranza per il futuro. Io desidero impegnarti per darti un motivo in più di ripresa. Tempo massimo fine mese… Ti stringo al cuore. Lei: Ci provo in una settimana con punti esclamativi a forma di cuoricini. Io: Magari!!! Ma non ti affaticare più del dovuto. Mi raccomando! Deve essere un impegno non una fatica… Lei: Prometto: Con un cuore per suggellare la promessa. E, solo cinque giorni dopo, ecco giungermi da lei una email: Carissima Angela, ho scritto una poesia per te sul tema Fenice come mi avevi chiesto. Devo dire che è molto che non scrivo col pensiero che qualcuno leggerà, e questa tua proposta è stata una sfida che mi lascia con un briciolo di insicurezza. Spero tu trovi il testo all’altezza delle tue produzioni e di quelle che selezioni. Ti abbraccio come una figlia stringe la madre che la guida. La tua Gazza. Le ho risposto immediatamente: Gazza mia Gazza, grazieeee. La poesia è bellissima, non avere dubbi di sorta. Farò il commento, se lo spazio me lo permetterà, ma spero proprio di sì. come stai? Non ti sto taggando per il blog per non farti affaticare ulteriormente. Ma non mollare mai. Abbiamo da fare ancora tanto insieme. Però riguardati, questo sì. Con amore di madre ti stringo forte al cuore. Angela. Le sue ultime parole. Le mie ultime parole.  Era il 20 novembre. E non nascondo che ogni volta che le mandavo un messaggio, dopo questa estate, attendevo con ansia di vedere la sua faccina per avere conferma che c’era, anche se il suo messaggio tardava di qualche ora o di un giorno a raggiungermi. E trepidavo sempre. Trepidavo. Ma ecco la poesia intitolata “FUOCO”:

Una foglia d’acero

Lentamente col suo colore di fiamma

Scende a terra, a nutrire, a dare vita

Nella propria morte rossa

 

Una foresta che sembra un incendio.

 

Un incendio di rinascita

Ali spalancate ed esistenze circolari

 

Ogni volta, quello che sembra una resa

È la violenza della fiamma

Una nuova presenza, una nuova forza,

 

una piuma rossa pronta a un nuovo volo

a una nuova vita

a nuovi desideri.

          Selvaggia c Serini

E ancora una volta piango perché sento l’urgenza ormai di una doppia lettura, un duplice commento: prima della tristissima notizia quando ancora speravo nella sua rinascita su questa terra da vera Araba Fenice, e dopo che è “volata” via “Ali spalancate ed esistenze circolari”. E niente è più come prima. La foglia d’acero rossa (ricorrente nei versi il rosso, esplicitato o meno), ma anche la piuma rossa stanno ad indicare il colore della sofferenza, della forza poderosa e fragile della voglia di rinascere? Penso proprio di sì. Ma oggi sono troppo provata per riflettere e dare una risposta un po’ più aderente alle intenzioni di Selvaggia. Così come gli stessi versi, letti oggi, si colorano di altre sfumature, altri significati, del mistero di un Oltre che ci accoglie in invisibili “esistenze circolari” di forte “energia cosmica” che io non escludo affatto.

Desidero, però, dal più profondo del cuore esprimere tutta la mia immensa gratitudine a Selvaggia (ma lei lo sapeva già e lo sa oggi più che mai!) per aver dedicato tantissimo del suo prezioso tempo alla traduzione in inglese delle mie poesie, nate di notte nei vari Centri ospedalieri, di igienizzazione e riabilitazione che per circa otto mesi mi avevano ospitato dopo il mio devastante terribile franare a Belgrado. Gjeke Marinaj me ne aveva fatto più volte richiesta per essersi innamorato anni prima della mia scrittura in prosa e in versi. Selvaggia tradusse le mie “visionarie e difficili” poesie talmente bene da essere apprezzate da Gjeke così tanto da farmi meritare il prestigioso Premio Gjemina a Roma, dove il 27 maggio scorso entrambi la incontrammo per la prima volta. Felici io, Selvaggia e Gjeke di quell’insperato incontro…

Ieri mi sono armata di coraggio e ho scritto a Gjeke che la nostra Selvaggia non c’era più fisicamente tra noi. Questa la sua risposta immediata che, dietro suo permesso, riporto nel nostro blog (e rispetto la traduzione di Google): Non potresti darmi notizia peggiore in questo momento. Quando mi hai detto che sarebbe stata disposta a tradurre le mie poesie per il mio nuovo libro, ho pensato che solo perché sta cercando di essere d’aiuto, anche nei suoi giorni peggiori, non avrei mai dovuto approfittare della sua gentilezza e della sua bella anima. Ecco perché non ho risposto a quella offerta. È una grande perdita non solo per noi come amica, ma per le arti e le discipline umanistiche e per l’arte e il mestiere della traduzione. Pregherò per lei con tutto il cuore. Mi mancherà tantissimo. (…) Che Dio sia con lei in paradiso (…).

Quanto dolore anche in Gjeke Marinaj e quanta ammirazione da parte sua per il tuo lavoro e quanta delicata rinuncia in considerazione della tua “anima bella”, per la pronta e generosa disponibilità a tradurre in italiano il suo ultimo libro, nonostante i tuoi pressanti problemi di salute.

Ritornerò presto a parlare di te, Selvaggia mia, appena avrò fatto silenzio nei pensieri in tumulto, ma già ti sento stretta tra le mie braccia di madre adottiva, mentre tra le lacrime abbraccio la croce ferita di Francesco, tuo innamoratissimo sposo, di Fedra, tua amata sorella che non ho purtroppo conosciuto, e di un’altra madre in lacrime… Angela tua 

venerdì 1 dicembre 2023

Venerdì 1° dicembre 2023: il PETRUZZELLI e l'eco della splendida serata di lunedì 27 novembre...

Il tempo lo spazio l’ora e l’altrove

Volano oltre il tempo e lo spazio

Per regalarci un attimo d’Infinito

Tra il microcosmo e le stelle

Che s’infuturano di rinnovata Poesia…

(a.d.l.)

Ci sono esperienze che lasciano senza parole e senza respiro, tanta è l’emozione che imbriglia tutti i sensi fino a illuminare il cuore. E ho avuto necessità di qualche giorno per riordinare fotogrammi e pensieri. Ma da dove incominciare? Dalle luci sfolgoranti del Teatro Petruzzelli di Bari in tutto il suo splendore? Da Matteo Gelardi, otorinolaringoiatra e citologo nasale, geniale ideatore e realizzatore di Art & Science in Italia (Bari, Roma), con il grande riconoscimento della Scuola Normale Superiore di Pisa, e all’estero (Praga)?

E lunedì scorso Matteo è tornato per la quarta volta al Petruzzelli, dopo la forzata interruzione dovuta al Covid 19, che ha piegato forze e speranze, falcidiando carissimi amici e parenti.

La serata di lunedì, dunque, una sfida e una rivincita, determinazione e speranza sui tempi bui che non ci danno tregua.

Allora comincio proprio da lui: Matteo Gelardi!

È stato il mattatore della serata con piglio brioso, battute sorridenti, ironiche e autoironiche. Con la chiarezza rigorosa dello scienziato e con la sensibilità creativa del poeta, lasciando generosamente spazio a tutti gli altri interlocutori, in una coralità di interventi (tantissimi) sorprendenti e catturanti, con una continua commistione di Arte (cantanti, ballerini, direttori d’orchestra, violinisti, chitarristi e altri musicisti) e Scienza, con alcune soluzioni, apparentemente estemporanee ma studiate in ogni più piccolo dettaglio, davvero geniali, di cui via via andrò a parlare.

Il tema dell’evento: Le quattro stagioni. Sapientemente suddivise in Primavera, Estate, Autunno, Inverno, con le sonorità crescenti delle musiche di Vivaldi magistralmente dirette da Bepi Speranza, straordinario Direttore dell’Orchestra del Levante.

E così Gelardi è partito dalla Scienza che diventa Arte, Cinema, Musica, Poesia, Natura, Moda. Tanti e tutti qualificati i suoi interlocutori per ogni tipo di Arte. Tutti Artisti e Scienziati di primissimo piano in Italia e all’estero. Un esempio per tutti, l’Architetto e Designer, pluripremiato in Italia e all’estero, Giulio Ceppi, che ha tenuto una sorta di lectio magistralis interessantissima sulla progettazione sensoriale di parchi, strade e quant’altro, persino una nave futuristica, con nuove tecnologie e strategie di opportuno utilizzo.

Ma occorre ricordare anche la presenza istituzionale del Sindaco di Bari, il più amato sindaco d’Italia, Antonio De Caro, che ha dialogato a lungo con il nostro mattatore per alcuni progetti in comune di ristrutturazione dei parchi cittadini con gli alberi “buoni” che quest’ultimo si è premurato di suggerirgli.

Suggestivo e ricco di spunti di riflessione il momento “magico” del video musicale del famoso cantautore Simone CristicchiLo chiederemo agli alberi”.

Il mio momento “magico”, invece, ha riguardato la Poesia con un lettore di prim’ordine, Francesco Prando, attore e doppiatore di fama internazionale, che mi ha fatto dono della sua voce per le mie poesie, lette magistralmente tanto da renderle veramente belle, con musiche suggestive e rammemoranti del famoso compositore Luigi Patruno, in un tripudio di luci, suoni e scrosciare d’applausi. I fari puntati su di me, le parole elogiative di Matteo Gelardi, mentre sul maxischermo si materializzava il mio volto con la scritta in alto “Quando la Scienza diventa POESIA”. Accanto a me la mia fotografa ufficiale Anna Paola, mia tenera nipote in veste anche di attenta accompagnatrice. Generosamente, come sempre (e non smetterò mai di sottolinearlo), Matteo Gelardi ha messo a disposizione ben due palchi di prim’ordine, che poi, per motivi di sicurezza, sono diventati tre, per cui ho dovuto fare i conti (in assenza dei miei figli romani, impossibilitati a raggiungermi per motivi di lavoro) con le battute degli amici ospiti sul mio saluto alla “Papa Francesco” e, in altra ripresa, sul mio saluto regale e distaccato alla stregua della compianta Regina Elisabetta d’Inghilterra, e, ancora, quando mi sono alzata per ringraziare il numerosissimo e attentissimo pubblico, l’ultimo simpatico loro sberleffo è stato “temevamo di vederti precipitare giù senza la possibilità di accoglierti tra le nostre braccia”. Ma anche tutto questo ha reso meravigliosa la “magica” serata al Petruzzelli. Matteo Gelardi ha continuato indefessamente e con tanta passione ed entusiasmo a presentare gli altri protagonisti, trovando anche il modo, tra il romantico italiano e il plateale hollyvoodiano, di dichiarare il suo profondo amore e la sua immensa gratitudine ad Anna Gissi, sua meravigliosa consorte (bellissima tra le altre sue tante qualità), che sta al suo fianco da molti anni, rendendolo padre orgoglioso di tre splendidi figli e nonno tenerissimo di due meravigliosi nipotini, dono di sua figlia Genny, la fantasiosa e bravissima stilista, che ha fatto sfilare sul palco le sue scultoree modelle con gli incantevoli abiti, ispirati alle foto materiche di suo padre, e con i favolosi gioielli prestati dalla Horus gioielli di Bari.

La Scienza abbinata alla Moda ha chiuso la prima parte dello spettacolo con un lungo intervallo per me molto gratificante: Sono venute alcune signore che erano in platea a congratularsi, tra cui anche la carissima sorella di Matteo, Rosanna Gelardi, che come sempre ha avuto parole di grande stima e affetto nei miei riguardi.

La seconda parte dello spettacolo ha riguardato il concerto del Gruppo Musicale “Il complesso di Golgi”, composto da Medici e da un “paziente” alle prese con il sintonizzatore, e che, assieme all’Orchestra del Levante diretta magnificamente dal Direttore Bepi Speranza, ha visto protagonisti musicisti e cantanti di fama internazionale: Francesco D’Orazio, superbo Violinista, Nicola Fiorino, ispirato Violoncellista, Paolo Daniele, poliedrico Compositore-Polistrumentista-Armonicista, Simone Arbore con le sue mani in volo sul pianoforte, Michele Visaggi, esperto Clavincembalista. Ne “Il complesso di Golgi”, infine tra i tanti musicisti, dulcis in fundo, alla Batteria il nostro scatenato Matteo Gelardi che ha sistemato i pezzi uno per una in una “scaletta musicale” alta fino al cielo (e non solo del Teatro Petruzzelli, dove strategicamente erano posizionati un gruppo Gospel molto interessante e il Coro, diretto da Mariantonietta D’Alessandro e Lorenzo Mannarini del Liceo Musicale annesso al Convitto Nazionale “D. Cirillo” - Bari. Dirigente Scolastico: Ester Gargano), ma anche fino alle “stelle fisse” con le stratosferiche voci di Elio Arcieri, Jana Campanella, Claudia Musumani, e dei vocalist: Lorenzo D’Urso, Pietro Magaletti, Marta Pensa, Fiorangela Togo. Dalle voci eccezionali.

La scaletta/scala altissima ha realizzato dolcissimi video di canti natalizi in tutto il mondo fino a culminare con Oh Happy Day. Un’apoteosi.

Tra i medici “Gorgiani” e il loro “paziente” amo ricordare, oltre al Batterista citato, Vincenzo Frappampina (Basso), Nicola Ribecco (Chitarra solista), Irene Sciancalepore (Flauto), Niceta Antonio Tommasi (Chitarra ritmica), Carmine Malvani (Sintetizzatore) e, infine, il favoloso cantante Cosimo Mitrani, il nostro Frank Sinatra dalla portentosa voce. Sul palco anche gli allievi dello STUDIO DANZA con la Direttrice Claudia Drago e le Coreografie di: Claudia Drago, Nicola De Pascale, Giuseppe Giordano. E il corpo di ballo: Nicole Cappella e Rebecca Cappella, Martina Colonna e Irene Colonna, Diletta D’Innella, Mirko De Tullio, Marco Di Leo, Flavia Lamparelli, Sharon Losacco, Allegra Guarino, Giorgia Illuzzi, Lea My, Virginia Pansini, Eleonora Ronzulli, Alessia Torelli. Bravi, disinvolti, irriverentemente per i miei tanti anni, giovani.

Il pubblico, mentre defluiva, si è trasformato in una fiumana di meritatissimi applausi. E anch’io, all’uscita ho ricevuto la mia inaspettata pioggia di applausi che mi hanno ancora di più emozionata e confuso ulteriormente idee e attimi appena vissuti da ricordare. Anche fuori la pioggia e, prima di affrontarla, l’abbraccio di Francesco Prando. Altra grandissima emozione. E mio figlio a mandarmi messaggi di affettuosissimi auguri, parlandomi di Francesco Prando, conosciuto parecchi anni addietro, quando lui gestiva, a Roma, un accreditato studio di registrazione, dove andavano a registrare attori e doppiatori già famosi. Tra i suoi preferiti proprio Prando, per la sua voce maschia eppure morbida e vellutata, per la sua eleganza, per la sua gentilezza. Di lui si innamoravano tutte le ragazze che frequentavano lo Studio. La sua voce (e non solo) era calamitante. Sue precise parole.

Ma, emozione ancora più grande: il giorno dopo, Anna Paola mi ha fatto dono delle sue commoventi parole: Sono cresciuta cullata dalla tua Poesia e dal tuo Amore, mi hai insegnato ad avere gli occhi pieni di stelle, ad essere creativa, a coltivare la bellezza della scrittura e della lettura. E io ti ho seguito, mano nelle mani, finché sulla mia strada non ho incontrato la chimica, dedicandomi così completamente alla Scienza. Ieri sera, però, ho potuto ammirare come, in realtà, l’Arte e la Scienza comunichino tra loro e tutto grazie a te, Angela De Leo, Poesia fatta persona e Luce e Incanto nella penombra di un teatro, colmo di gente. Sentire decantato il tuo nome e le tue parole, gli applausi, i complimenti, mi rende ogni giorno sempre più fiera di mia nonna. Verso nuovi orizzonti ed io, mano nella mano, sempre con te. Con tante foto che lei stessa mi ha scattato. Lacrime a fiumi e tanto tanto orgoglio e tenerezza per lei.

Ma desidero concludere con una poesia “I giusti” dell’immenso Jorge Luis Borges, che sintetizza tutto lo spettacolo (e non occorrono più aggettivi), voluto “fino all’ultimo respiro” da Matteo Gelardi, stanchissimo, ma ancora con un filo di fiato per ricordare e ringraziare tutti, uno per uno: Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire./ Chi è contento che sulla terra esista la musica./ Chi scopre con piacere un’etimologia./ Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio a scacchi./ Il ceramista che premedita un colore e una forma./ Il tipografo che compone bene questa pagina, che forse non gli piace./ Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto./ Chi accarezza un animale addormentato./Chi giustifica o vuole giustificare un torto che gli hanno fatto./ Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson./ Chi preferisce che abbiano ragione gli altri./ Queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.

Figuriamoci se si tratta del fine nobile di Matteo Gelardi di donare Bellezza agli altri, circondandosi di tantissimi Scienziati e Artisti, Amici, Parenti, Conoscenti e moltissimi altri Sconosciuti presenti nel Teatro, portandoli con sé nell’urgenza impetuosa e appassionata di un Sogno condiviso…

Salvare il mondo? Credo proprio di sì. Insieme è anche possibile.

E stamattina all’alba mi è giunto, con alcune foto della serata, questo suo messaggio: Le tue poesie, con la voce di Prando e le musiche di Luigi Patruno (scritte apposta per te)… bellissimi momenti d’incanto!

Me lo porterò nel cuore intrecciato a quello di Anna Gissi, che mi ha scritto di aver ascoltato incantata le mie poesie.

Grandissima, emozionante, scintillante serata. Sono ancora stordita da tanta bellezza.  Grazieeeeeeeeeeee….

Alla prossima. Angela