martedì 5 dicembre 2023

Martedì 5 dicembre 2023: SELVAGGIA C SERINI E IL SUO VOLO TRA LE STELLE...

<E comincia una nuova settimana in questo tempo che vola veloce e mi lascia senza respiro, ma leggo un racconto di Selvaggia C Serini, preziosissima traduttrice dall’inglese durante la giornata romana dedicata al suggestivo rito del Premio Gjemina da parte del grande poeta, scrittore e saggista Gjeke Marinaj, e mia tenerissima e coraggiosissima amica, la mia “Gazza” del cuore>.

Così ho cominciato a scrivere sul nostro blog solo quindici giorni fa, riportando il suo racconto del suo amore, ricambiato, per i cani. E concludevo con <Breve, tenero, ironico, poetico, coraggioso questo racconto di Selvaggia. In poche righe ha avuto l’abilità, per me sconcertante, di parlare delle caratteristiche comportamentali di due cani, del suo coraggio nell’affrontare i ripetuti ricoveri in strutture sanitarie diverse, oncologiche, di Francesco, suo attentissimo e innamoratissimo marito>. E mi era sembrato giusto inserire anche la sua Bio-Bibliografia perché si avesse un’idea più completa di una giovane Donna davvero eccezionale per coraggio e determinazione a vincere il male che continuava ad assediarla ferocemente.

Ebbene, oggi, a distanza di soli quindici giorni dal mio precedente articolo su di lei, Selvaggia è volata tra le stelle, portando con sé un pezzo del mio cuore in frantumi. E mi sento terribilmente in colpa per essere stata lunedì scorso al Petruzzelli a gonfiarmi di orgoglio per le mie poesie lette sul palco da Francesco Prando, e scelte ed elogiate da Matteo Gelardi, ideatore e realizzatore della serata, di cui solo due giorni fa ho fatto qui una dettagliata e autoreferenziale descrizione, mentre Selvaggia era agli sgoccioli della sua dolorosa e impavida esperienza terrena. E mi chiedo perché a me è stato risparmiato il suo calvario… perché… perché… perché…

E pensare che solo a metà novembre le avevo chiesto un suo racconto o una sua poesia da pubblicare sulla nostra Rivista cartacea CORRELAZIONI UNIVERSALI perché il tema dell’ultimo numero di novembre-dicembre riguarda La PERSONA quale ARABA FENICE che può RI-NASCERE e fare il mondo migliore…

Ma ecco il mio dialogo con lei alle ore 14:39 del 15 novembre. Io: Selvaggia mia, come va? Spero bene e piena di progetti anche con me. Puoi mandarmi in tempi brevi o un racconto o una poesia sul tema: PERSONA ARABA FENICE, che continuamente risorge dalle sue ceneri per riconoscersi nel continuo cambiamento della società? Spero di ricevere buone e belle notizie. Bacissimo. Angela. E lei: Ciao Angela mia, periodo difficile con continui ricoveri, quindi immagina lo stress… cerco comunque di mantenermi attiva quanto posso. Quando dici tempi brevi, puoi quantificarli? Così posso dirti subito se ci riesco per i tempi a te necessari. Ti mando un abbraccio affettuosissimo. Io: Quanto mi dispiace e quanto mi stanno a cuore la tua salute e il tuo ben-essere psicofisico! Spero che tu ne venga fuori quanto prima e nel migliore dei modi. Oggi è possibile… Una settimana potrebbe bastarti? Il tema è bello e ci carica di speranza per il futuro. Io desidero impegnarti per darti un motivo in più di ripresa. Tempo massimo fine mese… Ti stringo al cuore. Lei: Ci provo in una settimana con punti esclamativi a forma di cuoricini. Io: Magari!!! Ma non ti affaticare più del dovuto. Mi raccomando! Deve essere un impegno non una fatica… Lei: Prometto: Con un cuore per suggellare la promessa. E, solo cinque giorni dopo, ecco giungermi da lei una email: Carissima Angela, ho scritto una poesia per te sul tema Fenice come mi avevi chiesto. Devo dire che è molto che non scrivo col pensiero che qualcuno leggerà, e questa tua proposta è stata una sfida che mi lascia con un briciolo di insicurezza. Spero tu trovi il testo all’altezza delle tue produzioni e di quelle che selezioni. Ti abbraccio come una figlia stringe la madre che la guida. La tua Gazza. Le ho risposto immediatamente: Gazza mia Gazza, grazieeee. La poesia è bellissima, non avere dubbi di sorta. Farò il commento, se lo spazio me lo permetterà, ma spero proprio di sì. come stai? Non ti sto taggando per il blog per non farti affaticare ulteriormente. Ma non mollare mai. Abbiamo da fare ancora tanto insieme. Però riguardati, questo sì. Con amore di madre ti stringo forte al cuore. Angela. Le sue ultime parole. Le mie ultime parole.  Era il 20 novembre. E non nascondo che ogni volta che le mandavo un messaggio, dopo questa estate, attendevo con ansia di vedere la sua faccina per avere conferma che c’era, anche se il suo messaggio tardava di qualche ora o di un giorno a raggiungermi. E trepidavo sempre. Trepidavo. Ma ecco la poesia intitolata “FUOCO”:

Una foglia d’acero

Lentamente col suo colore di fiamma

Scende a terra, a nutrire, a dare vita

Nella propria morte rossa

 

Una foresta che sembra un incendio.

 

Un incendio di rinascita

Ali spalancate ed esistenze circolari

 

Ogni volta, quello che sembra una resa

È la violenza della fiamma

Una nuova presenza, una nuova forza,

 

una piuma rossa pronta a un nuovo volo

a una nuova vita

a nuovi desideri.

          Selvaggia c Serini

E ancora una volta piango perché sento l’urgenza ormai di una doppia lettura, un duplice commento: prima della tristissima notizia quando ancora speravo nella sua rinascita su questa terra da vera Araba Fenice, e dopo che è “volata” via “Ali spalancate ed esistenze circolari”. E niente è più come prima. La foglia d’acero rossa (ricorrente nei versi il rosso, esplicitato o meno), ma anche la piuma rossa stanno ad indicare il colore della sofferenza, della forza poderosa e fragile della voglia di rinascere? Penso proprio di sì. Ma oggi sono troppo provata per riflettere e dare una risposta un po’ più aderente alle intenzioni di Selvaggia. Così come gli stessi versi, letti oggi, si colorano di altre sfumature, altri significati, del mistero di un Oltre che ci accoglie in invisibili “esistenze circolari” di forte “energia cosmica” che io non escludo affatto.

Desidero, però, dal più profondo del cuore esprimere tutta la mia immensa gratitudine a Selvaggia (ma lei lo sapeva già e lo sa oggi più che mai!) per aver dedicato tantissimo del suo prezioso tempo alla traduzione in inglese delle mie poesie, nate di notte nei vari Centri ospedalieri, di igienizzazione e riabilitazione che per circa otto mesi mi avevano ospitato dopo il mio devastante terribile franare a Belgrado. Gjeke Marinaj me ne aveva fatto più volte richiesta per essersi innamorato anni prima della mia scrittura in prosa e in versi. Selvaggia tradusse le mie “visionarie e difficili” poesie talmente bene da essere apprezzate da Gjeke così tanto da farmi meritare il prestigioso Premio Gjemina a Roma, dove il 27 maggio scorso entrambi la incontrammo per la prima volta. Felici io, Selvaggia e Gjeke di quell’insperato incontro…

Ieri mi sono armata di coraggio e ho scritto a Gjeke che la nostra Selvaggia non c’era più fisicamente tra noi. Questa la sua risposta immediata che, dietro suo permesso, riporto nel nostro blog (e rispetto la traduzione di Google): Non potresti darmi notizia peggiore in questo momento. Quando mi hai detto che sarebbe stata disposta a tradurre le mie poesie per il mio nuovo libro, ho pensato che solo perché sta cercando di essere d’aiuto, anche nei suoi giorni peggiori, non avrei mai dovuto approfittare della sua gentilezza e della sua bella anima. Ecco perché non ho risposto a quella offerta. È una grande perdita non solo per noi come amica, ma per le arti e le discipline umanistiche e per l’arte e il mestiere della traduzione. Pregherò per lei con tutto il cuore. Mi mancherà tantissimo. (…) Che Dio sia con lei in paradiso (…).

Quanto dolore anche in Gjeke Marinaj e quanta ammirazione da parte sua per il tuo lavoro e quanta delicata rinuncia in considerazione della tua “anima bella”, per la pronta e generosa disponibilità a tradurre in italiano il suo ultimo libro, nonostante i tuoi pressanti problemi di salute.

Ritornerò presto a parlare di te, Selvaggia mia, appena avrò fatto silenzio nei pensieri in tumulto, ma già ti sento stretta tra le mie braccia di madre adottiva, mentre tra le lacrime abbraccio la croce ferita di Francesco, tuo innamoratissimo sposo, di Fedra, tua amata sorella che non ho purtroppo conosciuto, e di un’altra madre in lacrime… Angela tua 

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