Ho lasciato che l’eco di questi giorni scorsi sfumasse, dal Primo Maggio, festa dei Lavoratori al matrimonio dei rospi e delle rane, festa campestre del 3 maggio, con le bandiere rosse lungo le strade e le piazze dei nostri paesi e delle nostre città da Nord a Sud o viceversa e con la gioia di essere immersi nella natura. Ma poi ho lasciato passare anche la festa del matrimonio campestre tra le rane e i rospi con lunghi richiami d’amore per riportarmi, alla Sua voce e al Suo continuo richiamo all’amore. Per tornare a parlare di LUI, di Papa Francesco, nella Giornata Mondiale della Lentezza, perché mai, sia pure lentamente, potremo perdere la Sua voce più alta di ogni altra voce, il Suo sorriso più gioioso e carezzevole di ogni altro sorriso, quasi materno nella sua paternità più volte rivendicata e proclamata a gran voce. Paternità spirituale per tutti e per ciascuno: “Urbi et Orbi”. Inconfondibile voce italiana e straniera, seria e autoironica per stemperare ogni possibile confusione su autorità e autorevolezza. Su velocità e lentezza. Sì, anche Papa Francesco ha parlato della necessità della lentezza contro la cultura della velocità dei nostri giorni, in quanto essa “è fondamentale per la crescita personale, la comprensione, la ricerca della verità, una vita più appagante”… “La lentezza è necessaria per leggere, studiare, insegnare”, soprattutto avere autorevolezza per i giovani che devono imparare il senso vero della vita… “La lentezza è fondamentale per la crescita… che è un processo lento e mai un itinerario lineare… gli errori sono importanti nella ricerca della verità.”… “La lentezza aiuta a comprendere il significato più profondo delle cose”… “anche cambiare ha bisogno di lentezza”… “la lentezza aiuta il dialogo e la comprensione tra le diverse generazioni… per sconfiggere la povertà dei legami… per vivere una vita più piena e significativa”.
Ma
sicuramente meglio di me nel riferire le bellissime affermazioni di Francesco, che
vanno ben oltre il loro stesso significato spicciolo, ci parla di Lui un caro
amico della giovinezza, professore di Lettere e Storia presso l’Istituto
Tecnico “Vitale Giordano” di Bitonto (Bari) e, soprattutto, impegnato
politicamente ad alto livello (Senatore della Repubblica Italiana dal 2006 al
2013 e anche ex Membro del Parlamento Europeo ecc. ecc.). Ebbene, alcuni giorni
fa Giovanni Procacci ha scritto: Ora che il chiasso mediatico su Francesco si
è placato in attesa del nuovo Pontefice, sento di dover con queste parole
tenere Jorge Bergoglio al riparo da ogni interpretazione politica, ideologica e
persino dottrinale del suo pontificato. Ha semplicemente vissuto il Vangelo,
proponendolo a tutti nella sua radicalità e mettendo al primo posto sempre la
persona più che la dottrina o la legge, come direbbe San Paolo. Ha amato i
peccatori come Gesù perché si rialzassero, come Lui ha accolto con misericordia
tutti i disperati della Terra, senza eccezioni, ha portato l’amore di Dio e i
Suoi segni sacramentali dovunque fosse richiesto con animo sincero, perdonando
sempre (settanta volte sette)! Questo è stato Francesco! E nessuno può dedurre
che andare incontro a un peccatore significhi legittimare il peccato o cambiare
la dottrina! Quando Gesù, che pure era un ebreo - non dimentichiamolo mai
- si è trovato a dover scegliere tra la
legge (la dottrina) e l’uomo, ha privilegiato sempre quest’ultimo, perché Lui è
AMORE INFINITO!
E
un altro bitontino doc, Vincenzo Robles,
già assistente del prof. Ambrogio Donini presso la Cattedra di Storia del
Cristianesimo della Facoltà di Lettere dell’Università di Bari e altre docenze
universitarie, anche presso l’Università di Foggia, ha al suo attivo numerosi
libri da Giovanni Modugno: il volto umano
del Vangelo (Libreria Universitaria, 2023) a Il fascismo dietro le quinte - Il caso Bitonto - (Libreria
Universitaria 2024). Di Papa Francesco recentemente ha ricordato uno scritto
con il titolo di “VIVI, AMA, SOGNA, CREDI!”: Pensa, lì dove Dio ti ha seminato, spera! Spera sempre. Non arrenderti
alla notte: ricorda che il primo nemico da sottomettere non è fuori di te: è
dentro. Ovunque tu sia, costruisci! Se sei a terra, alzati! Non rimanere mai caduto,
alati, lasciati aiutare per essere in piedi. Se sei seduto, mettiti in cammino!
Se la noia ti paralizza, scacciala con le opere di bene! Se ti senti vuoto o
demoralizzato, chiedi che lo Spirito Santo possa di nuovo riempire il tuo
nulla. Opera la pace in mezzo agli uomini, non ascoltare la voce di chi sparge
odio e divisioni. Nei contrasti, pazienta: un giorno scoprirai che ognuno è
depositario di un frammento di verità. Ama le persone. Amale ad una ad una.
Rispetta il cammino di tutti, lineare o travagliato che sia, perché ognuno ha
la sua storia da raccontare. Coltiva ideali. Vivi per qualcosa che supera
l’uomo. Se un giorno questi ideali ti dovessero chiedere un conto salato da
pagare, non smettere mai di portarli nel tuo cuore. Credi fermamente in tutte
le persone che ancora operano per il bene. E soprattutto, sogna! Non avere
paura di sognare. Sogna! (Papa Francesco, catechesi del 20 settembre 2017).
È chiaro che Vincenzo Robles evidenzia l’alto valore etico, sociale e umano
delle parole di Papa Francesco e le condivide appieno.
E,
ancora, un bitontino che è degno di far parte della triade degli uomini famosi
del nostro paese. Parlo di Nicola Pice,
Docente di Lettere classiche e Dottore di ricerca in Scienze dell’antichità
classica e cristiana; si è occupato anche di Teatro classico, di Poesia epica e
di Dialettologia e tradizioni popolari. Numerosi sono i suoi libri su grandi
Autori del passato con versioni in latino e greco a fronte. Ma anche legati
alle tradizioni della nostra terra come, ma è solo esempio tra tanti, Bitonto è in un mare di ulivi (Laterza,
Bari 2014). E, tra l’altro, è mio prezioso parente e amico. Nicola ha scritto: Ho seguito la messa esequiale di papa
Francesco. Un cumulo di emozioni e commozioni. Ne segnalo due. L’omelia
magistrale del cardinale Giovanni Battista Re: un significativo passaggio il
sottolineare il suo linguaggio fatto di immagini e di metafore. Un linguaggio
nuovo, il suo, fatto di storie e immagini potenti. Poi, sul finire della
cerimonia funebre, lo sventolare di una bandiera issata da giovani, sulla quale
era scritto: ‘Adios Padre Maestro y Poeta’. Ecco un tratto straordinario di
papa Francesco: il parlare per immagini e metafore in quanto maestro e poeta,
ovvero l’essere una persona ‘che con i suoi occhi guarda e insieme sogna, vede
più in profondità, profetizza, annuncia un modo diverso di vedere e capire le
cose che sono sotto i nostri occhi… ed è capace di mettersi in ascolto della
realtà stessa: il lavoro, l’amore, la morte, e tutte le piccole grandi cose che
riempiono la vita’. E qui la grandezza di un papa che è stato molto saggio e
molto profondo, “pastore tra la gente, con il cuore aperto verso tutti”. Da
notare il suo commento che risente della sua grande competenza letteraria con
tutta la sensibilità poetica e umana che gli appartiene.
Ma
ci sono bellissime testimonianze di alcune amiche bitontine che meritano di
essere conosciute e apprezzate. C’è, per esempio, la testimonianza tenerissima
di Angela Aniello, Docente di
Lettere e poetessa e scrittrice di ottimi testi, e mia preziosa amica. Angela
ha scritto: La grandezza di un Papa si
misura dall’amore che riesce a seminare. E oggi quell’amore era ovunque: nei
volti commossi di chi affollava Piazza San Pietro e in quelli, come il mio,
fissi davanti a uno schermo, incapaci di distogliere lo sguardo. Giovani,
bambini, famiglie, gente arrivata da ogni par
te del mondo: tutti lì per salutarti,
Francesco. Tu che hai scelto i più semplici, tu che ci hai ricordato che la
bellezza delle relazioni sta nel tesserle con tutto il cuore possibile. Tu che,
nella notte della pandemia, hai svegliato i nostri cuori e ci hai insegnato che
la speranza non muore mai. E poi, un’altra immagine che resterà per sempre: davanti
alla Basilica di Santa Maria Maggiore, i più poveri - quelli che hai sempre
prediletto e sostenuto - ti aspettavano. Con in mano fiori bianchi, in
silenzio, in preghiera. Sapendo che tu vivi ancora, anche adesso che non ci sei
più. Vivi perché hai amato, senza misura. Di tanto in tanto, oggi, ascoltando
le testimonianze di chi ti ha incontrato, il mio cuore si è stretto. E si è
raggomitolato del tutto, leggendo le parole semplici e disarmanti di una
bambina malata: “Ora tienimi per mano”. Come un padre. Come un rifugio. Come
una speranza più forte di tutte le altre. E tu, Francesco, continuerai a farlo.
Perché chi ama davvero non muore mai.
(I poveri che hanno accolto il Papa dinanzi alla Basilica di Santa Maria
Maggiore)
E
Mariangela Ruggiero, altra bitontina
cara al mio cuore, Docente preparatissima e carissima amica di vecchia data.
Anche lei ha riportato brevemente le parole di un altro caro amico e poeta:
“Dalla bacheca di Lorenzo Tosa”: È morto Papa Francesco. Se ne è andato il
Papa più grande, illuminato che il mondo abbia avuto. Oggi piangono i credenti,
piangono i cristiani (veri), piangono gli agnostici, piangono gli atei. Oggi
non è morto solo il Papa. È morto un gigante del nostro tempo e di questo
secolo. Addio.
E
ancora un’altra Mariangela, sempre bitontina, insegnante doc preparatissima e
sempre mia carissima amica, Mariangela
Memoli, ha scritto: “Una grande lezione pedagogica!!!”, riferendosi alle
parole di Papa Francesco ai docenti: “Vi
chiedo di amare più gli studenti ‘difficili’, quelli che non vogliono studiare,
quelli che si trovano in condizioni di disagio, i disabili e gli stranieri, che
oggi sono una grande sfida per la scuola. E ce ne sono di quelli che fanno
perdere la pazienza. Gesù direbbe: se amate solo quelli che studiano, che sono
ben educati, che merito avete? Qualsiasi insegnante si trova bene con questi
studenti. In una società che fatica a trovare punti di riferimento è necessario
che i giovani trovino nella scuola un riferimento positivo. Essa può esserlo o
diventarlo se al suo interno ci sono insegnanti capaci di dare un senso alla
scuola, allo studio e alla cultura, senza ridurre tutto alla sola trasmissione
di conoscenze tecniche, ma puntando a costruire una relazione educativa con ciascuno
studente, che deve sentirsi accolto e amato per quello che è, con tutti i suoi
limiti e le sue potenzialità. Per trasmettere contenuti è sufficiente un
computer, per capire come si ama, quali sono i valori e quali le abitudini che
creano armonia nella società ci vuole un buon insegnante”. Papa Francesco
E
poi, ecco una voce amara, quella di un’altra bravissima e attenta insegnante,
mia ex allieva e oggi mai dimenticata e cara amica, Maria Antonietta Alberga. Una voce di denuncia che merita di essere
ascoltata con tutto il cuore come tutte le cose che fanno davvero male e che si
avvale di tante contraddizioni stringenti: Ci
sono proprio tutti. In sfilata a San Pietro. Tutti quelli che per anni hanno
combattuto, deriso, schernito, ignorato Papa Francesco. Ognuno al loro posto a
omaggiare l’uomo che si è battuto umanamente, politicamente, spiritualmente
contro tutto quello che sono e rappresentano. Gente che deporta migranti in
catene e rende omaggio all’uomo che ha speso la sua vita dalla parte degli
umili. Gente che criminalizza chi salva vite in mare e piange l’uomo che le ha
sempre aiutate, difese, ringraziate. Gente che vorrebbe trasformare Gaza in un’Atlantic
City con dollari sporchi di sangue e saluta colui che ha difeso i palestinesi
fino all’ultimo respiro. Gente che ha costruito carriere sul suprematismo, che
perseguita, la disabilità, che umilia la povertà e celebra colui che ha
rovesciato la piramide. Questa immagine è un pugno allo stomaco. Il manifesto
dell’ipocrisia, un monumento all’impostura. Non se lo meritava, Francesco.
E, ancora una volta, mi fermo. Ma non posso non continuare a parlare di LUI, attraverso le tantissime voci che ancora oggi ne parlano con una coralità d’intenti che quasi sempre possono, quantomeno in parte, risanare il cuore.