Stamattina, la mia sorprendente
Anna Paola, mi ha folgorata con una delle sue affettuose, e illuminanti, considerazioni.
Dopo una
notte insonne, trascorsa a rigirarmi nel letto, soffocando lamenti per non
svegliarla, mi sento salutare così:
-
Buongiorno, nonna, ti ho sentita stanotte. Eri alle
prese con i tuoi soliti dolori, vero?
-
Già, piccola mia, non mi danno tregua. Non so
proprio come devo fare ad andare avanti. E questa insonnia, affiancata da tanta
sofferenza, mi debilita molto. Vorrei avere
una bacchetta magica per eliminare tutti i miei acciacchi e malanni e per far
sparire anche l’insonnia. Mi piacerebbe abbandonarmi ad un sonno ristoratore e
sognare in tecnicolor.
-
Ahahah, ma tu la bacchetta magica ce l’hai. Non sei
la poetologa?
-
E con questo? Mica esserlo mi mette al riparo da
ossa rotte, nervi infiammati, artrosi, osteoporosi, e… insonnia!
-
Certo che no, ma, vedi, tu ti sdoppi. Ci sono due
persone, o forse molte di più, in te. C’è la nonna anziana, che si lamenta
sempre, si muove con difficoltà, fa fatica a salire e scendere le scale, non
dorme e mi sveglia in continuazione, una nonna rompina che chiede sempre di
essere aiutata in qualcosa.
E poi c’è la poetologa, che non ha età, che
vive tra le nuvole e sogna in tecnicolor, che ha la sua bacchetta magica per ogni cosa: guarda le stelle e se ne riempie le
tasche, con gli occhi che le sorridono estasiati perché vedono cose che a noi
sfuggono, mentre le mani scrivono (ormai al computer)… senza provare un briciolo di stanchezza.
La poetologa non si lamenta mai mentre scrive. E potrebbe scrivere da un giorno
all’altro, moltiplicandosi all’infinito: ora è l’eroina di un romanzo, ora è
una rondine, un fiume, un lago, un fiore. Ora è una vela bianca sulle onde del
mare o di un oceano. Ora è solo brezza in superficie oppure coralli e
madreperle in profondità. Gioca con le parole. Poi, si fa zingara, ballerina,
narratrice di storie inventate o vissute. È viandante e avventuriera lungo
sentieri di boschi da esplorare per incontrare gnomi e folletti e tutte le
ninfe a farle compagnia. Per incontrare il mistero e le ombre e le luci della vita...
E non sei più mia nonna ed io vengo a
cercarti perché ho bisogno di stringerti
forte
e di darti mille baci - mi dice tutto d’un fiato, e mi lascia senza parole. ‘Buon sangue
non mente’, penso.
-
Grazie, tesoro mio! Che bel buongiorno mi dai, con
la musica delle tue parole. Mille arpe mi riempiono il cuore di intatte
sinfonie. Ed io mi sento per davvero dimidiata e moltiplicata… E mi stai
facendo anche riflettere…
Sono nata
a maggio, il mese delle rose e dei papaveri, superbi fiori di giardino, le prime, e umili
fiori di campo e di prato, i secondi. E mi piacciono da morire le une e gli altri. E sono nata sotto il segno dei gemelli per giunta. Un segno che
mi piace molto e in cui mi riconosco. “Segno doppio”, dicono con sospetto
alcuni che ritengono di intendersi di astrologia e psicologia spicciola,
temendo la doppiezza di una personalità che “ha due facce”. Per me è il segno
dell’eterna giovinezza, del quotidiano stupore, della leggerezza di ali che
portano lontano, come Mercurio, il messaggero degli dèi, da cui il segno prende
energia. E messaggera sono anche per via del nome: Angela. Che sa di “lieta
novella” e di protezione. Di lunghi viaggi e di improvvisi approdi. Di passioni
della mente e di tormenti del cuore. Ossimorica personalità, dunque. Non ho, però,
avuto mai due facce, sia pure nella complessità complicata del mio “Io” più
profondo. Io sono sempre la stessa e sempre diversa in casa e fuori, con i miei
cari e con gli estranei, di giorno e di notte, guardandomi allo specchio o
affondando lo sguardo negli occhi degli altri, fino a denudare la mia anima o a
cercare quella altrui, nella intuizione immediata di pene e delusioni, amarezze
e sconfitte, vittorie ed esaltazioni. Con la testa oltre le nuvole e il cuore
sempre a portata di mano. Per non ferire, per non ignorare, per non essere
distante. Ma tutto questo non mi mette al riparo dalle innumerevoli
imperfezioni, dagli imperdonabili errori, dalle ombre che offuscano ogni raggio
di sole. Vivo in bilico, funambola io, tra disincanto per la vita dei nostri
giorni e l’incanto per l’amore di sempre, tra realtà che fa male e fantasia che
vivifica. Ogni giorno ha mille turbamenti e disincanti, ma anche mille colori e diecimila emozioni. Non so vivere senza emozionarmi. Per questo
amo soprattutto le vie del cielo o quelle del mare, che altri chiamano rotte e
che per me sono imprevedibili e imprendibili distese azzurre in cui sentirmi avvolta. Ed
è un Tutto che mi sorprende, mi cattura, mi appaga. Io-non più io-sempre io in
una immersione totale nella natura, da cui emergo per ritrovarmi umana in mezzo
agli altri miei simili, con gli altri, per gli altri.
Grazie,
mia tenerissima Anna Paola, per aver stamattina cancellato le mie rughe,
azzerato il tempo, evidenziato il potere incommensurabile della creatività. Dono
meraviglioso, di cui ringrazio il buon Dio ad ogni alba con ricami di sole, ma
anche nel buio di ogni notte senza stelle. So che le posso accendere quando e
come voglio. E questo mi acquieta e mi rigenera sempre.
Mi sembra
giusto, però, per dare atto al Creatore delle sue buone intenzioni, ricordare
le “intelligenze multiple”, studiate alcuni decenni fa da Gardner. Tutti abbiamo
un potenziale creativo distribuito in diversa misura nelle nostre diverse
intelligenze. Occorre riconoscerlo per tempo per non disperdere le nostre
energie in campi a noi non congeniali. Se non riusciamo a scoprirlo da soli,
dobbiamo sperare che siano i nostri genitori o gli insegnanti a darci una mano.
Ciascuno di noi, così, può realizzarsi per quello che è e vuole fare senza
perdita di tempo e dispendio di energie. Sono convinta che un qualsiasi
talento, se c’è, prima o poi viene alla luce. Molto importante è, appunto,
prima di tutto sentirlo prepotente dentro, non lasciandosi condizionare dalla
famiglia, dall’ambiente, dalle esperienze negative pregresse. Tutti, in campi
diversi, possiamo realizzarci al meglio di quello che siamo. Di ogni nostra
esperienza di vita possiamo fare in capolavoro. Basta “sentire” quello che
profondamente vogliamo e non demordere o mollare mai. La mia vocazione, per
esempio, è la scrittura e non so, non posso, non voglio fare altro. Perché tradirla?
In tutti gli altri campi sono una schiappa. Lo so e non mi cimento neppure. Basta
avere consapevolezza anche dei propri limiti. Per non esaltarci, per non
scoraggiarci. E la conquista del nostro “potere di scelta” deve spingerci ad
agire per realizzare i nostri sogni.
Questo mi
conforta: fare quello che amo fare con passione, entusiasmo amore.
E auguro
a tutti di provare questo appagamento che è “pienezza di sé”. Inno alla vita.
Conforto
è oggi sentirmi “immortale” almeno nel cuore di Anna Paola.
E ricomincio
a scrivere con un misterioso (per gli altri) sorriso tra labbra e cuore.
Grandissima! Grazie! (Rita Vecchi) <3
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