E così abbiamo vissuto questi
giorni di passaggio tra ottobre e novembre prendendoci una salutare pausa per
sentirci meglio con noi stessi e con gli altri, per santificare due giorni
molto importanti: Ognissanti e la Commemorazione dei Defunti. Detto così tutto
diventa distaccato e lontano, come un racconto che non ci appartiene e che noi
abbiamo ascoltato per caso e che magari ci piace riportare così, tanto per
raccontarci qualcosa. In realtà, sappiamo che sono due giorni che ci mettono in
contatto profondamente col nostro nome, che ha molteplici risonanza affettive,
sociali, spirituali, e in contatto con i nostri cari perduti alla fisicità ma
non al richiamo del cuore. Certo non serve un giorno né un luogo
per riportarli alla memoria, la loro presenza è talmente annidata nel nostro
cuore che non abbiamo bisogno di altro per sentirci in comunione quotidianamente
e ovunque con i nostri cari che vivono con noi, in noi. Ancora una volta è
l’AMORE che crea legami indissolubili anche dopo la morte. E oggi vorrei solo
innalzare canti di gratitudine a tutti i nostri cari che vivono in eterno nella
LUCE che non conosce tramonto: Gemme di petali bianchi/ quasi bianca
brina al tepore/ di un tramonto, che si spegne/in un presagio di bui pensieri,/
segnano di rinascita il ramo spoglio,/ contorto di lunghi anni,/ a cancellare
la tristezza/ dell'inverno che verrà. Piove./ Un pianto di foglie avvolge/ la
casa che scopre lacrime/mai più piante dietro i vetri./ In un abbraccio di
cuori/ a farmi sentire viva e amata./Cercano calore due teneri pettirossi/
innamorati/ (mi strazia ancora la leggenda/ del petto trafitto di spine),/ due
scriccioli infreddoliti,/ la gazza ladra solitaria e fiera,/ il gatto nero con
occhi d'erba/ e briciole di sole./ Mi separano i vetri dalla furia/ del vento
che turbina di pioggia./ Hanno schegge taglienti/ di ricordi a ferire il cuore/
che più non ha riparo/ stanco di lottare col quotidiano/ dolore del mondo alla
deriva./ Ma sorridono rose nel giardino/ prima che il buio vinca la sera./ E
voi mi venite incontro/ come allora quando le parole/ sostituivano carezze e
silenzi/ e si facevano richiamo d'amore. Voci/ di fiabe, preghiere e lumini/
accesi oggi dimenticati...Voci/ a ricordarmi parole antiche/ e nuove e mai
poche mai tante:/ siete con me. In me. Ci siete./ (accorrete come sempre lievi/
con passi e braccia e mani/ a soccorrermi di anno in anno/ più numerosi e
vicini. Più vicini/ai miei anni/ prima che mi sorprenda muta/ di carezze e
fiaccole accese/ la notte / chiusa nel palmo della
mano/ ad un passo dal Cielo) 2 novembre 2021 (Angela De Leo). Alcuni
commenti per riflettere: Le Voci non preludono al buio di una notte
incipiente; piuttosto rassicurano in merito ad una ulteriore realtà fatta di
Luce e di Calore. Diversamente, navigheremmo nel più atroce e disperato dei
silenzi. (Cosimo Lerario). Il male di vivere non vincerà nei tuoi
versi… le rose nel tuo giardino continueranno a fiorire tutto l’anno…
(Tanino Coviello). Molto gratificanti, ma personali, gli altri commenti che
ometto. Mariateresa Bari, invece, ha postato stamattina, in contemporanea, una
poesia che parla di petali… ed è già empatica sintonia. Titolo “Petali di sole”: I
sorrisi/ bandiere sui sentieri del tempo/ seta frusciante/ fruscio
di seta/ a sera bisbigliano carezze/ La terra/ approdo
inafferrabile agli occhi/ di solinghe barche/ anime ignorate/ s'intiepidisce
allo sguardo/ Fendono i sorrisi/ lampi di luce/ la foschia dei miei giorni/ e
ne mutano i contorni/ Non più/ strilli di sangue nelle iridi/
ma petali di sole tra le dita L'assenza di chi amiamo
si fa presenza in quei sorrisi. Essi sono pane quotidiano. Sinceramente
GRAZIE (Mariateresa). Poi,“I
NOSTRI MORTI” di Alberto Tarantini: Sai, i nostri morti quando muoiono/
passeggiano per un po' nei posti che sapevano/ con il passo pesante che hanno i
vivi;/ rassettano la casa, curano il giardino/ e serbano una scorta di parole/
e smorfie in viso da esibire quando è sera./ Insomma rivendicano spazi e tempi/
che li videro impegnati/ nella vicenda che, ahimè, s'inceppa./ Stordite ombre,
stentano a staccarsi/ dalle sane abitudini del mondo./ Poi per pudore li
chiudiamo/ nei pietosi nascondigli/ perché il dolore è grande/ e fa bene non
vederlo./ Di là usciranno un giorno/ come farfalle pronte al volo e,/ col
passo leggero che è tutto loro,/ stavolta per sempre/ ci danzeranno dintorno. Alberto Tarantini (da 70 Farneticazioni, edite e non). Non
avvicinarti alla mia tomba piangendo./ Non ci sono./ Non dormo lì./ Io sono
come mille venti che soffiano./ Io sono come un diamante nella neve,
splendente. Io sono la luce del sole sul grano dorato./ Io sono la pioggia
gentile attesa in autunno./ Quando ti svegli la mattina tranquilla, sono il
canto di uno stormo di uccelli./ Io sono anche le stelle che brillano, mentre
la notte cade sulla tua finestra./ Perciò non avvicinarti alla mia tomba
piangendo./ Non ci sono./ Io non sono morto… (Canto Navajo). Non
mi chiedo/dove siete perché/ vi sento/ nel bisbiglio del vento/ nel raggio
carezza/ nell’abbraccio dell’acqua/ Ma sono foglia d’autunno/ che trema/ alla
nuda terra ai miei amati (Maria Pia Latorre). – a
mamma – commemorazione dei defunti// staccare un soffione/ tra i vivi/ che
masticano muri/ gridano alfabeti rovesciati// e io/ lascio l’aria di quel
giorno/ cresciuto nel buio/ di quel tuo alzarti/ come cade la pioggia// via la
coperta/ il cucchiaio usato per mangiare/ il lenzuolo/ che ora occupa un’altra
terra// insopportabile/ guarire le gengive rotte/ a piedi nudi/ sentire il
freddo che non basta// asciugami gli occhi/ in ogni luogo. (Mattia
Cattaneo). “A mio padre”: Sarebbe facile non amarti/ se solo tu fossi
andato/ nei suoni addentrando l’amore/ ai miti silenzi del cielo./ In tutte le
stelle stasera c’è una tristezza sfocata/ e un limpido calore che preme
dall’alto/le tempie mancate dalla luce./ sarebbe serio parlare/ di morti
stasera/ e per sempre amarti tra loro. (Giovanni Sepe). Per morire
ho tempo/ Ora voglio guardare il sole/ Prendermi cura/ delle sue poche
parole/ Ora voglio/ annusare l'aria/ Prendermi cura del futuro degli alberi/
Ora voglio/ sapere dell'acqua ai fiori/ Sapere se i girasoli potranno fiorire
ancora/ Per ora non voglio sapere/ del paradiso/ Se gli angeli dormono supini o
se hanno braccia levate in cima ai tronchi accesi dai raggi del sole/ Se le
lettere che scrivo arrivano a destinazione o se restano immobili sullo
scrittoio di rovere/ sbiancato dalla luna nuova/ Se l'universo è
infinito quanto il pensiero o se lo sia il pensiero di più/ Se sia il pensiero
a sconfinare nella morte e renderla viva/ Come la vite rifiorita/ Più dell'uva
trasformata in meraviglia/ Per morire ho tempo/ Ora voglio essere acqua/ Come acqua
ai fiori (Angela Strippoli). Ancora una poesia di Francesca
Petrucci intitolata “NOVEMBRE. IL DUE”: Senza pelle il
cuore/ Sotto questo cielo/ Immoto/ Sosta l'inganno./ Vita che non s'arresta./
Agonie di parole/ Avanzano ignare./ Cercano un senso./ Lungo sentieri impervi./
Rimango/ Nel buio che non cede/ A calpestare sogni/ Incerti di primavere. Anche
di Lizia De Leo una poesia intitolata “Due novembre 2021”: Fiori gialli
e bianchi/ in un portafiori/ di freddo marmo/ davanti
alla tua lapide./ Un amico parla con te/ come se non te ne fossi/ mai
andato./ E invece mi si strugge il cuore/ se penso a
te/ raggelato nella morte. Ma non posso concludere con le
poesie scritte per i nostri Defunti senza includere la splendida poesia di
Giovanni Gastel, scritta solo qualche mese prima del suo volo tra le
stelle: Spariscono nel buio/ come stelle cadenti/ le persone che hanno
illuminato/ il mio cammino./ Mentori/ amici/ maestri/ amori./ E io guardo il
mio cielo/ sempre più nero/ sempre più vuoto./ Quasi tutto questo
accadesse/ per qualche mia inconfessabile colpa./ E stringo il mio cuore/
scaldandolo col ricordo/ dell'amore dato/ ricevuto. (Milano 10
dicembre 2020)
E una prosa di David La
Mantia: Sì. Domani si ricordano i morti. E se io non volessi
ricordarli? Si ricorda chi non c'è più, chi ci ha lasciato per sempre. Ed
invece tanti di loro sono con me, nei miei gesti, nelle ansie, nelle rughe
delle mani, anche nel fiatone che mi accompagna sulle scale. Sono con me e
spesso di fronte ad una notizia mi verrebbe voglia di telefonargli, di dirgli
che roba è successa, che cosa dobbiamo fare adesso. Ecco, le loro risposte le
conosco. Faccio più fatica a trovare le mie, le nostre, in questo tempo, oggi. Di
Elina Miticocchio: Ho lavorato tanto, rincorso pratiche e atteso visite
mediche ed ora sono qui a dirti grazie per l'amore che ci ha unito e le risate
e le lunghe chiacchierate. Ci somigliamo tanto, nei modi, nella gentilezza. Non
sapremmo mai fare del male ad alcuno poiché sappiamo perdonare. Ti scrivo e ti
parlo spesso padre e tu mi proteggi. Ne ho le prove. Sei sempre con me.
Accompagni i miei passi. E di Assunta Braì: Non sarà una data
sul calendario a farmi pensare a voi. Siete nel mio cuore ed in tutta me stessa
in ogni attimo di tempo. Conservo gelosamente l'esempio del vostro amore durato
una vita intera, l'eredità più preziosa che ci avete trasmesso. Riposate
vicini, uno accanto all'altra come sempre siete stati.
E anche per oggi basta così. Lasciamoci
con questi canti/preghiere che non hanno bisogno di commento. Solo silenzio.
Con i nostri cari, che ci hanno lasciato solo fisicamente, e con quanti sono al
nostro fianco o anche lontani per esigenze di vita, ci parliamo col cuore.
L’AMORE non ha bisogno di altro. A presto.
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