Riprendo a parlare di AMORE e di
POESIA, che ancora ci incantano e ci emozionano, riportando due belle poesie
d’amore di Filippo Mitrani dalla sua silloge BRINE, che va ben oltre la
tenerissima dedica al nipotino Pierpaolo, meravigliosa luce accesa nei suoi
giorni. La prima è un trionfo d’azzurro, il colore che dona felicità al poeta e
lo colma d’amore per la natura, la vita, e la sua esaltazione infinita, in
tutte le sue immense declinazioni: Policromia in azzurro/ Azzurri i boschi,
il lago, la collina,/ azzurre le luminarie della festa,/ le voci amiche -
impermeabili ai pensieri -/ azzurri i miei travestimenti,/ gli applausi, i
sorrisi senza viso,/ azzurri questi vuoti,/
azzurro ogni respiro e battito d’attesa,/ azzurra la ragione e la spericolata
fantasia./ Azzurro./ Azzurro, soltanto azzurro/
concerto ininterrotto di emozioni/ che azzurri ha reinventati arcobaleni/ e
azzurri tinge spazi e azzurri i tempi./ Azzurro-azzurro che dilata il
sogno/ e incanta oggi il mio futuro. E poi, come non
parlare d’amore con Filippo, un uomo-poeta intriso d’amore in ogni sua percezione
del mondo? Il titolo di questa sua seconda poesia, infatti, è “Parlo
d’Amore”: Un fico d’India/ appollaiato sotto il muretto di sostegno/ ed
una collinetta sbavata di bitume/ inutile risulta del cantiere./ Chiuso da
tempo. Parlo d’amore/ certo/
parlo d’amore./ La collinetta/
vestita di erba alta e di gramigna/ s’ergeva a fiero bosco di
betulla/ e sorrideva al ceppo/ per nulla intimidito/
del fico d’India nato così, per caso./ Audace il verde delle
foglie/ irte di spine/ sfrontate,
irriguardose/ e i frutti belli inturgiditi di colore./
Terra rimossa./ Un fico d’India./ Livido asfalto. Parlo
d’amore/ certo/ d’amore parlo. E mi sorprende
e m’incanta questo amore testardo che rivendica il suo spazio tra “foglie irte
si spine” e il “livido asfalto”. Così tanta è la forza dell’amore? Mi
chiedo e vi chiedo! E intanto mi accorgo che una splendida poesia di Luisa
Varesano, altro pilastro della letteratura, declinata anche in inglese,
francese e tedesco, Autrice preziosa della SECOP e mia carissima amica di penna
e di incanti, si intitola “V Fiore - Amore” e recita così, quasi in risposta alla
poesia d’amore di Filippo: Non fu l’amore/ una rosa rossa/ non fu una
zolla/ di terra smossa/ e nemmeno un bacio sensuale/ o un corpo sudato/
adagiato su un letto/ disfatto.// L’amore/ fu un ritmo di danza/ fu uno
sfiorare di ciglia/ fu un abbraccio silenzioso/ lo sguardo d’un figlio/ la
domanda d’un bambino/ il rischio/ d’un destino.// L’amore/ fu una spina/
conficcata nel petto/ fu un canto/ alla ricerca di senso.// L’amore/ mi schiuse
alla vita/ dopo il terrore/ della caduta.// L’amore/ bello e fecondo/ mi
riscattò/ dall’inganno immondo/ in un lavacro/ lento e profondo./ L’amore
lieve/ l’amore giocondo/ l’amore sacro/ salvò il mio mondo./ Non fu l’amore/ a
fugare il dolore./ Fu il dolore/ a forgiare l’amore. Sì è una risposta
chiara a Filippo ma anche ai nostri interrogativi: spesso è il dolore “a
forgiare l’amore”. Non a caso, la grande poetessa Mariella Bettarini, a cui mi
lega profondo affetto, sostiene che “si diventa poeti” in seguito ad una
“ferita”. Potenza sconfinata del dolore, dunque. E qui si potrebbe aprire un
dibattito davvero molto interessante e salutare per tutti noi (potremmo
riservarlo al nostro “Retino”, non appena i tempi saranno maturi… che ne
dite?). E ancora una poesia “possente” (che riecheggia nel titolo e nei versi
di altre poesie da me riportate sul blog) per l’emozione che suscita e il canto
estremo tra immagine e parola, come tutte le poesie che Luisa Varesano ha
inserito in questa sua nuova sorprendente e originalissima silloge,
intitolata fiore e canto. Questa seconda poesia ha per titolo
“Epilogo”: Ed ecco dall’acqua/ profonda e scura/ sollevarsi il
guerriero/ in possente armatura.// “Chi sei?”/ gli chiesi tremante/ “tu che
possiedi/ la spada tonante?”/ “Colui che Distilla”/ udii voce grave/ “Colui che
purifica/ e filtra ogni goccia./ Colui che travasa/ lenisce e rabbocca.// Vieni
con me/ ti porto al tuo sposo/ dove potrai/ trovare riposo.// Non è ancora questo/
il mare che cerchi./ È un mare più grande/ più calmo e sicuro/ è azzurro
turchese/ non è mai scuro. E la rima ci culla in un incantevole mare
“azzurro turchese”, quasi una ballata, quasi una ninnananna dal sapore antico,
ma vicina al cuore fino ad impregnare di sé l’anima. E di “Acque amate” parlano
anche le poesie di due straordinarie fotografe, discepole dell’immenso Giovanni
Gastel, nel suo studio di Milano, ricche di vis poetica, come vedremo. Ho
tratto dal loro libro Acque amate, appunto, firmato anche da
Giovanni Gastel, due tra le più significative poesie che sono un canto d’amore
per il mare Adriatico di Senigallia (Delia Biele) e per il lago di Como (Giulia
Caminada). La poesia di Delia ha per titolo “La vastità del mare” ed è
decisamente filosofica. Ci aiuta a pensare e a riflettere: Quali varchi
dovremo ancora attraversare/ naufraghi in ogni dove col pensiero/ affacciati
sul mare/ confine dell’umanità/ a mani nude ci prepariamo alla lotta/ immersi
nei nostri dolori/ accarezziamo l’onda/ sperando di partire/ o di
tornare? La poesia di Giulia s’intitola “Il mondo emerso”: Come
tazza dal bordo irregolare,/ come fantasia senza geometria di una stoffa,/ come
calligrafia rotta da un tratto/ o energia che sprigiona da un gesto./ Non è più
l’occhio/ ma la mente che vede./ Parca di parole/ ascolta il ticchettìo/ della
pioggia di primavera,/ partecipe dello splendore dell’universo. Sono versi
che corredano le splendide foto di Delia e Giulia, sotto la evidente
ispirazione del loro Maestro, non solo per le immagini ma anche per le parole.
L’intero Progetto piacque tanto al grande Giò, il quale sul libro scrisse solo
un anno fa: … Sono acque tormentate e serene sono scrosci e bagliori.
Sono macchine per pensare queste splendide fotografie. Brava Giulia, brava Delia.
Con grande stima. Giovanni Gastel. E ancora mare e ancora amore per
questa distesa azzurra che ci regala fremiti di emozione purissima, in cui
ritroviamo, ciascuno con la sua storia, gli “istanti” imperituri delle nostre
vite. Questa volta è di scena lo splendido golfo di Gaeta con la poesia “La
baia dell’antica Villa Ariana” di Antonio Scatamacchia, altro caro amico-poeta
di Roma, editore di una Rivista letteraria di grande pregio <Dialettica tra
le Culture>, fondata dalla carissima e sempre rimpianta Silvana Folliero,
scrittrice, poetessa, critico letterario di grande valore. La poesia di Antonio
così recita: L’onda imperla la battigia/ Con ricami di telline/ Tu
passante premi impronte sulla rena/ Che il mare non cancella/ Sovrapposte a
tante/ Si confondono con la storia./ Sinusoidi di luce si riflettono/ Sulle
ondine di sabbia/ Attraverso centimetri d’acqua/ E il sussurrio del mare
disegna cadenze/ Interminabili del respiro del mare./ La tua figura affanna il
vortice della sabbia/ E trasporta a riva conchiglie d’altri tempi./ La linea
dell’orizzonte s’avvicina in una culla/ Che disegna una nenia/ Giunta appena
spenta sull’asciutta riva./ Discorre lenta una vela/ Mentre il tremore del
tempo/ Non affatica anzi si dondola quieto/ Nell’atmosfera iridata/ Dietro una
protezione di colline/ Da selve a semicerchio/ A chiudere in una bolla
sferica/ Gli istanti della vita. (25 sett.2021 Antonio Scatamacchia).
Quanta tenerezza nella dettagliata descrizione da parte di Antonio di questo
angolo di paradiso che percepisce poeticamente come “culla” e sente, con una
bellissima sinestesia, come ninnananna che va a spegnersi “sull’asciutta riva”,
mentre una “vela discorre lenta nel dondolio del tempo che non affatica”, anzi
restituisce “attimi puri” alla vita. E di una giovanissima studentessa di
quinto ginnasio, ma col sacro fuoco della poesia impresso nelle vene sin da
bambina, ecco una poesia d’amore, piena di sogni e di speranze in un futuro
ancora tutto da scrivere. Si chiama Maria Elena Varesano. È solo un caso di
omonimia con la grande Luisa Varesano, ma a quanto pare promette molto bene
come quest’ultima. La sua poesia s’intitola appunto “L’amore”: Lamentarmi,
attribuire la colpa agli altri/ è ciò che mi rimane: tu mi dici./ Non
convincerti di questo,/ non subire per ciò che sei,/ per quello che vuoi
dimostrare,/ non cercare di nasconderti dalle lacrime, dalla sofferenza/ perché
il presente è premessa del futuro,/ perché un giorno quando dalla tua
clessidra/ cadrà l’ultimo granello di vita,/ il denaro, l’invidia, l’odio/ si
dissolveranno nel nulla./ Ed è proprio in quell’oblio che davanti all’Eterno/
conterà solo lui, lui l’amore./ Allora non indugiare:/ Ama, ama più che puoi!/
Risanati dalla prigione del quotidiano,/ prendi in mano le redini della tua
vita/ e va’ oltre il confine della parola,/ va’ dove il sentimento ti conduce,/
percorri con semplicità il sentiero della vita,/ ascolta i tuoi sogni/ e corri
da loro! Come non dare spazio su questo blog a versi così maturi e
ricchi di esortazioni ad amare e a liberarsi dalle catene delle banalità
quotidiane, che fanno a pugni, quasi per gioco, con i brevi anni di Maria
Elena? Lei, che ama tanto la parola, si prefigge con determinazione di
superarla solo in nome dell’amore, con una dose in più d’amore, sentimento che
alimenta i sogni e che spinge gli innamorati a raggiungerli per realizzarli in
tutta la pienezza di ciò che chiamiamo vita. Per contrasto vengo rapita e
ispirata da una poesia che pure parla d’amore e di vita in maniera del tutto
diversa, come si evince già dal titolo “COME SE FOSSIMO MORTI” del bravissimo
cantautore, musicista e poeta, Mauro Massari, a cui mi lega un grande affetto e
tanta stima per tutto quello che fa (concerti a livello internazionale, per
esempio,…) nonostante i suoi giovanissimi anni: Non vedo baci e nemmeno
caffè/ in questo risveglio bianco/ di lenzuola e lino stirato/ Proust e Boll
sul tavolino/ il mio tabacco rovesciato/ i bicchieri sporchi di ieri sera/ la
mia unica colpa./ Soffro il tempo mischiato e perso/ nel continuo aspettare/ mi
affaccio all’assoluto/ così come alla fine/ sei cresciuta/ camminando scalza/ e
ne hai le forme sotto i piedi// dici/ dico/ Che a prescindere da te/ non lo è
mai stato./ Poi i miei polsi, i tuoi bracciali, l’uva sopra la testa/ ancora il
bianco/ dei muri,/ del tuo vestito, della mia camicia,/ del divano, fare
l’amore/ fare la spesa al supermercato tu/ chiamalo pure niente./ A chi
importa? Mi brucia/ le labbra la sigaretta dell’insonnia.// “Mi piaceva
vederti/ sorridere” ti ho detto./ “Come se fossimo morti”. Insolita
visionaria immediata irridente poesia eppure intrisa d’amore, mai del tutto
accettato e rivelato nella sua intensità di essere. Mauro mi ricorda tanto il
solitario eroe dei film western (sul tipo di Gary Cooper o Clint Eastwood) che,
dopo aver fatto giustizia dei suoi nemici e amato l’unica donna che conta nella
sua vita, monta in sella e si allontana, lasciandosi tutto alle spalle ma
portandosi per sempre nel cuore annidato il suo amore. Il titolo e la
conclusione di questa poesia mi hanno riportato, intanto, alla silloge poetica
POESIE PER MAMMA ELDA di Mariella Bettarini, scritta dopo la morte della sua
amatissima Madre. E per oggi vorrei concludere proprio con questo altro tipo
d’amore, quello filiale e imperituro di Mariella Bettarini, spesso da me citata
con grande affetto e ammirazione, verso la sua meravigliosa “Mamma Elda”.
Scelgo la VI poesia della II sezione: Racconti e ricordi. Eccola: poi
tutto si va/ stemperando - il tempo porta via - cancella/ e già ricordo ormai
poco e fra breve/ tutto sarà passato// vite/ di niente - tempo vanamente/
sottratto alla dimenticanza - buio:/ di noi a chi importa? a chi dire memorie -
e/ perché?// tra poco sarai solo un nome/ sopra una lapide -/ eppure
moltissimo/ avevi amato - dato di te - Maestra/ nell’amore - grande Anima e
grande Cuore -/ e per questo - anche se/ destinata alla dimenticanza - tu
indimenticabile Mariella Bettarini è tra le più grandi poetesse
del nostro tempo. Con uno stile del tutto personale, ricco di reminiscenze
classiche e parole nuove nella necessità di essere sempre presente al proprio
tempo, oggi più che mai. E si concede e ci concede giochi di parole tra
presente-passato-futuro con ampi spazi tra i versi e le parole isolate che
dicono tutto il non detto (vedi Paul Eluard), e con i trattini che frantumano i
pensieri, già frantumati nell’anima senza più la presenza fisica di sua madre,
tempio insuperato d’Amore. Versi brevi e brevissimi e versi lunghi e
lunghissimi per parlare di Lei, una donna straordinaria nella sua semplicità
vocazionale ad amare incondizionatamente… Indimenticabile. Indimenticata. Alla
prossima con ancora POESIE D’AMORE…
Ho creato questo blog perché mi piace incontrare gli altri sul filo della poesia e della scrittura in genere. Ascolto, reciprocità, confronto, comprensione, condivisione...
venerdì 29 ottobre 2021
Venerdì 29 ottobre 2021: L' AMORE in incanti di POESIA continua ad emozionarci...
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Angela cara, ti avevo promesso di far tesoro dei preziosi versi che ci hai donato, e delle profonde riflessioni che tu, sempre, ne ricavi. Ecco questa mia poesia... Nata all'alba.
RispondiEliminaIn estatica contemplazione//
La vedi /
quella sutura sulla luna?/
È lì che nascono i poeti //
Lacrime di stelle le parole /
non c’è parto senza dolore /
si fanno bolle di sapone//
Ogni cielo ha la sua culla//
Scoperchiano i dormitoi neri/
dei giorni /
e nascono i poeti //
Li vedi?/
Mariateresa