lunedì 11 ottobre 2021

Lunedì 11 ottobre 2021: AA.VV., I RACCONTI DI ULIVO, a cura di Enzo Morelli... (quinta parte)

Alla verve istrionica di Gerardo Placido, attore di teatro e di cinema di fama internazionale, dobbiamo la piacevolissima pagina, dal respiro teatrale o cinematografico, di un viaggio in Irlanda, organizzato da alcuni giovani appassionati dei famosi strapiombi di Moher sull’oceano Atlantico. Il nostro autore non disdegna di mischiarsi alla giovane e allegra compagnia, grazie all’invito di una ragazza vivace e bella, di nome OLIVE. L’insolito nome gli richiama alla mente gli indimenticati frutti dei nostri Ulivi e la terra di Puglia, a cui egli stesso appartiene. “L’Irlanda è meravigliosa, è una piccola grande isola, dove c’è tutto il mondo (…) e se mi permettete tante belle ragazza dai capelli rossi. Oggi infatti sto andando ad un incontro, forse amoroso, lo dico incrociando le dita, proprio con una bella ragazza dai capelli rossi e occhi color oliva, verdi, come il colore dell’olio che porto con me in una bottiglietta…”. Questo l’incipit del frizzante racconto, è tutto giocato sulle attese amorose di questo anziano “sciupafemmine” (termine da me usato nella sua accezione ironica ma non irrispettosa!), l’autore, con tutte le velleità di antiche, audaci avventure amorose, e i timori che s’insinuano in un corpo provato dagli anni, come un ulivo dal tronco rugoso e ferito che il tempo e le stagioni di un millennio non hanno risparmiato. “Certo la notte non ho dormito, per la bellezza di questa ragazza, e soprattutto perché incredulo che una giovanissima mi avesse invitato lì su due piedi ad una passeggiata in compagnia di altrettanti giovani. Infatti, puntualmente, si è presentato un incubo durante la notte, data la mia non tenera età, tra la gioia e qualche angoscia, eh eh, l’età l’età che ti fa. Cosa avrei potuto dare a lei e a dei ragazzi io?”. Le esperienze del viaggio, intanto, sono tante come le attese, le illusioni, le aspettative, le paure, il desiderio di una lontana giovinezza mai del tutto spenta. Sarebbe bastato un bacio per riprendere a sognare. E il miracolo accade. Leggere l’intrigante racconto serve a scoprire come, quando, dove e soprattutto perché… accade!

 Anna Santoliquido, da grande poetessa qual è, non poteva che impersonare un Ulivo-Poeta, i cui “sogni sono echi di storie lontane, grovigli di passioni e vite spezzate”. Sogni, dunque, simili a quelli degli uomini, alla loro vita. Ma gli uomini hanno vita brevissima, un soffio, rispetto ai secoli e ai millenni del tempo attraversato dagli alberi dalle chiome argentate e dalle radici intricate nel profondo della terra. L’Ulivo-Anna ama giocare con le parole e trasformarle in poesia. O sono le parole che giocano con Ulivo-Anna?. Lei ce ne parla con profondo, affettuoso rispetto.  Ulivo, lei racconta, fu accudito da Giuseppe che, nel tempo lontano della semplicità del vivere quotidiano con i riti poveri che arricchivano la mensa di pane, vino, olio, lo colmò di premure tra il canto degli uccelli e le ali del vento. E tutto sapeva di buono e di altruistico amore, di generosa convivenza tra gli uomini, la terra, gli animali, la natura. Ma, dopo l’amore oblativo di Giuseppe, purtroppo, tutto, nel tempo (quanto fondamentale il trascorrere del tempo sulle vicende umane!), è cambiato e si è trasformato. Sono subentrate indifferenza e abbandono. Solitudine. “L’uomo del terzo millennio è distratto. Percorre strade che lo allontanano dalla terra. Conquistare lo spazio non è un delitto, lo è, purtroppo, avvelenare le colture, incendiare i boschi, contraffare i prodotti. L’oltraggio alla natura ha causato danni irreparabili”. L’uomo contemporaneo, dunque, “è distratto” da innumerevoli input che lo allontanano dalla natura, dai valori antichi, dalla parola, dalla poesia. Eppure, c’è in Ulivo, come in Anna, la determinazione a resistere per ESISTERE. Nella ricchezza della memoria che riattualizza i ricordi, e nella grazia del perdono che risarcisce e salva.

 Un abbraccio lirico appassionato e avvincente è il racconto di Mario Sicolo. E noi ritroviamo nel suo Ulivo il malinconico poeta, intriso di poesia, che ci fa assistere, come in un film alla moviola, ai momenti più salienti della storia dell’umanità, dalla notte dei tempi fino ai nostri giorni, attraverso gli occhi e il cuore magici di questo nostro albero (e di Mario naturalmente) che ha “rami nodosi protesi verso l’infinito del cielo come una preghiera antica che sa di solitudine, le foglie dipinte di smeraldo impolverato dell’argento delle stelle, la corteccia del tronco ritorto ruvida come la crosta del pane che si faceva in casa all’alba”. Come non rimanere estasiati di fronte a questa celebrazione dell’Ulivo che è canto e incanto senza fine? Ogni parola è un magico cesello di rara bellezza. Ogni immagine che se ne ricava ricama ai nostri occhi un frammento insaziato e indimenticabile di quanto accaduto, vissuto, osservato presso il suo tronco ferito: l’anima lacerata di Cristo lasciato solo nel campo del Getsemani e portato via dai soldati come un malfattore; la vecchietta smemorata e sperduta che ritorna innocente bambina; la donna di tutti e di nessuno con lacrime di sogni infranti celati nel cuore; le mani di nonni e nipoti intrecciate in tenerissima sintonia per la festa del raccolto; lo stridore dei treni in collisione e le urla spente di vittime innocenti. La magia di un pittore, carico di anni e di passione antica a riflettere sulle sue tele lo splendore degli ulivi di questa nostra terra siticosa e amara, ma generosa e votata alla Pace. Una Pace tanto attesa e mai raggiunta. Ma sulle tele dell’anziano pittore il miracolo avviene. “Così, mentre il pittore sollevava l’opera dal treppiede per riporla nel portabagagli della sua auto, ho potuto sbirciare quel piccolo grande capolavoro. Mi aspettavo di riconoscere rami, tronco, radici, foglie… Sì, c’erano, ma di più: vi ho scorto un incanto che non pensavo di possedere e che mi ha subito affascinato. Sì, dentro quel quadro c’era la mia stessa anima…”. È lui il pittore, che ha dipinto l’anima di Ulivo? Enzo Morelli? Ne ha tutta l’aria e la luminosità sognante dei nostri cieli negli occhi.

 Infine, un racconto tenero e forte insieme di Enrica Simonetti, che si libera dalle vesti di giornalista affermata per vestire le sue membra e il suo cuore delle foglie sempreverdi dell’Ulivo innamorato. Appassionato di storie e di stagioni. Amareggiato per quanto nel tempo abbia dovuto subire. Ma nel suo tronco ferito si nasconde una donna che continua ad amare con tutte le sue forze, il suo coraggio. Perché “Quando una donna ulivo ama… lo fa per sempre”. E per sempre significa dalla notte dei secoli all’aurora di un futuro infinito come il Tempo del prima e del dopo la nascita dell’uomo con la sua storia di passioni, tormenti, lacrime lunghe, e brevi attimi di esaltante felicità. Quando una donna ulivo ama sa attendere che Lui arrivi, ha pazienza e perseveranza, persino la resilienza/resistenza che l’aiuta a vincere dubbi e incertezze e a vestirsi di speranza. E Lui va e ritorna, col suo spirito libero e ribelle, felice del distacco e dell’abbraccio; determinato a viaggiare per scoprire nuovi mondi, in questa terra che ricorre ai miti per salvarne il ricordo, e continuare a perpetuarne la bellezza e l’armonia che ci aiuta a conoscere e sapere, a fare delle scelte nella consapevolezza del nostro valore e di quello altrui in un confronto che dilata orizzonti ed esperienze, addirittura interplanetarie. Ma il suo ritorno è dolcissimo e vale il tempo dell’attesa e del sogno. Lui è Tempo e Spazio, Attesa e Sogno, appunto! Lui è vitale intesa perché accarezza la donna ulivo per ritrovare la terra amata, la nostra Puglia, in cui ritroviamo un po’ tutti noi antiche radici… In questa nostra nobile terra c’è un Principe azzurro, un Lui. Che ha colore di mare e impeto di vento… Ma chi è questo Lui che si carica sempre più di mistero e c’incatena alla lettura? Con un colpo magistrale di meravigliosa scrittura, la giornalista/scrittrice Enrica Simonetti ci sorprende e spiazza col suo grido innamorato: “Ti amo, …!”. E non vi svelo il suo nome. Andate a cercarlo e… buona lettura! Ma no… lo dico, tanto vi siete così innamorati di questa donna/Ulivo innamorata che andrete a leggere e rileggere il suo racconto! Scrittura/Scrittrice, Enrica ci sorprende e spiazza col suo grido innamorato: “Ti amo, Libeccio!”. Libertà, ribellione, creatività mista ad un pizzico di follia che non fa mai male ma ci trasporta sulla luna, dove si ritrovano sempre i folli e gli innamorati. O gli innamorati folli?

E, intanto, devo sottolineare che tutte le parole di questo splendido libro hanno il respiro immenso della POESIA e della CREATIVITA’, che magicamente si annidano in una stessa unica ANIMA. UNIVERSALE. Tutte cantano di Ulivo la maestosità e l’arrendevolezza, il vigore e la fragilità, il coraggio e lo scoramento. Quasi tutte raccontano la solitudine di desertificate contrade del Nord e la festa di ramoscelli frementi di pace a Gerusalemme. Le rughe del tempo che non perdona e i germogli del tempo della rinascita su rami di foglie a toccare il cielo. Ma sopra tutte svettano per liricità e profondità le parole del compianto Michele Campione, che non ha bisogno di presentazioni, e che, in versi indimenticabili, le ha mirabilmente sintetizzate tutte: Ho piantato un ulivo/ dal tronco sottile e flessuoso/ come i corpi delle ragazze quindicenni/ che sorridono con gli occhi./ Ho affondato le mani/ nel terreno soffice/ e umido/ per raccogliervi le radici/ come in una culla./ Ho contato le foglie grigio-argento/ e le inflorescenze/ impotenti ancora/ a trasformarsi in frutto/ come gli amori precoci dei ragazzi./ Io non vedrò/ il mio ulivo dalle radici profonde,/ il tronco scolpito/ e i rami potati a candelabro./ Gli ulivi si piantano/ per i figli/ e i figli dei figli./ Esorcismo antico/ per proiettare la memoria di noi/ in un arcobaleno di tempo/ che si spegne sul mare.  

E non posso fare a meno di focalizzare almeno due o tre espressioni: la giovinezza del cuore di Michele Campione, testimoniata da due similitudini “giovani giovani”: “come i corpi delle ragazze quindicenni” e “come gli amori precoci dei ragazzi”. E ancora una similitudine tenerissima: “come in una culla”, che ci riporta indietro nel tempo fino alla nascita dell’umanità e del nostro venire al mondo. Infine, ecco un insolito “in un arcobaleno di tempo”: sarebbe stato più normale dire “arco di tempo” e, invece, “arcobaleno” porta in sé e con sé “i colori della Pace”, come auspicio e speranza che si propaghi fino a “spegnersi”, purtroppo oggi, perché siamo ancora lontani dal realizzarla, “sul mare”, il “Mare Nostrum”, il Mediterraneo, le cui acque si arrossano sempre più di sangue, ma sono pronte a portarci lontano in tutte le direzioni del mondo… E l’Ulivo è un Talismano di verde smeraldo con cui ingioiellare le dita per sposare ogni giorno una terra, la nostra Puglia, amara da amare…

Questa la mia conclusione, ma non finisce qui. Perché queste pagine hanno dato la stura a commenti poetici che desidero condividere con tutti i lettori la prossima volta, in quanto nel nostro blog abbiamo creato un’atmosfera di particolare “inter-esistenza”. E mi piace riportare, a questo proposito, una pagina stupenda del pensatore zen Thich Nhat Hanh, riportata da Francesco Bellino nel suo libro GIUSTI E SOLIDALI (Edizioni Dehoniane, Roma, 1994): Un poeta, guardando questa pagina, si accorge subito che dentro c’è una nuvola. Senza la nuvola, non c’è pioggia; senza pioggia gli alberi non crescono; e senza alberi non si può fare la carta. Si può dire allora che la nuvola e la carta “inter-sono”, perché senza nuvola non c’è carta. (…). Nel foglio di carta è presente ogni cosa: il tempo, lo spazio, la pioggia, i minerali, la luce del sole, la nuvola. Ogni cosa “co-esiste” nel foglio. <Essere è in realtà un “inter-essere” (…) Questo foglio, così sottile, contiene tutto l’universo> (T.N.Hanh, Essere Pace, Roma 1989). Il blog esiste ed è vitale per i tanti lettori che “inter-agiscono” e dialogano inviando bellissimi messaggi. GRAZIE. (continua)                                                 

 

  

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