E riprendo con le poesie e le prose prese da FB o rapinate
ad alcuni amici. Ed ecco quanto scrive la mia amatissima Natalizia Carone,
grande soprano e Presidente del Festival Opera de Mari Festival Lab (spero di
aver dato una informazione corretta!): Un pensiero a tutte le Donne
vittime di violenza…, affinché anche la musica possa rompere il silenzio. // 25
novembre/ L’amore non lascia lividi./ L’amore non è un’offesa./ L’amore non è
una minaccia./ L’amore cura dal male, ma non ne fa./ L’amore non alza le mani,
ma ti prende per mano…/ L’AMORE NON E’ VIOLENZA!
E di Angela Aniello, mia conterranea, scrittrice e poetessa,
meritatamente pluripremiata, e mia tenera amica: Oggi condivido il
frammento di un mio racconto “LA VIOLENZA! Ah, come ingarbuglia la matassa del
mondo! All’improvviso contemplavo una maglia nelle calze a rete più larga delle
altre. Una voragine di cuore e corpo. Puntellava la coscia mentre l’inguine
bruciava ancora. E che fatica riprendere a respirare! Glielo avevo detto che io
non lo volevo. Il suo mondo era una prigione. Lui voleva che mi appartenesse a
tutti i costi. Non urlai, non piansi. Quel dono giunse sgradito e non cercato.
Io che il mio mondo me l’ero costruito dentro cucendovi i sogni. Adesso
masticavo lentezza e cicatrici. Come una chiocciola inchiodata al terreno senza
la minima intenzione di ripartire. Ad una voce sola il mondo non funzionava
più! (Dal mio racconto “AD UNA VOCE SOLA”)
Poi, ecco la voce di un’altra mia carissima amica, raffinata
scrittrice e poetessa, padrona tra l’altro di molte lingue e di straordinaria
sensibilità artistica: Penso ci sia un difetto di interpretazione. È la
donna che con l’uomo genera albe future, unendosi e moltiplicandosi. Ogni
deviazione è vilipendio di strafottente e disumana onnipotenza che il mondo
deve cancellare. Occhio, dunque, a chi ama possedendo, a chi ha il mal di
donna, a chi non sa di rispetto e gentilezza. Occhio a chi non ha e non conosce
amore. Occhio alla vita, diritto inalienabile che Caino non può e non deve
toccare. a. m. 25 novembre 2021
E di Francesca Palumbo leggete questa pagina e valutatela
voi. Io sono fiera di inserirla nel nostro blog: Buongiorno con i
colori dell’alba, un’alba dedicata a NOI tutte! Al valore che è dentro ognuna
di noi, al dire di parola, all’intima forza che ci lascia e torna, affaticata e
talvolta smemorata nella dimenticanza; a quel sé docile e guerriero senza ali
né peso; a quella bimba nascosta tra le piaghe del cuore che alza il pugno
fragile e potente. Agli incastri, alla musica, ai transiti. Agli inciampi (e
non solo quando stiamo sui tacchi), ai sorrisi che si sono spenti prima di
nascere ma anche alle strette di mano, agli abbracci, alla felicità di certe
giornate speziate e a quel vento prepotente che ci ha scompigliato i capelli.
All’esitazione, alla sospensione di giudizio. All’etica e all’impegno. Alla
luce, al buio, ai sensi, a quella stanchezza grata di una giornata valsa da
vivere. Alla pace, all’amore sconfinato nelle periferie e nel centro di
ciascuna, al per sempre di ogni cosa che, pur finendo, resta. A quello spazio
che si fa scheggia di luce quando ci diamo voce. Come dicevo proprio a NOI, a
NOI tutte! F.P. 25 novembre
Di Rina Sarcone, che non conosco, mi ha colpito questa
devastante e tenerissima poesia intitolata “Scarpette rosse”: Vuole
dimenticare/ tutte le volte/ che si trovava al buio.// Le mani che toccavano/
il suo corpo di bimba.// Non capiva l’ansimare e/ l’odore di alcool/ Solo la
luce delle lacrime/ lavavano lo sporco che/ l’aveva contaminata…// tutto torna/
nell’angoscia delle/ Scarpette Rosse.
E della mia carissima amica fiorentina ecco una splendida
“Elegia per Nadia Anjuman” intitolata “IO SONO DOMANI”: È stato un
saccheggio d’amore/ la risacca violenta che tutto ingoia/ e abbandona altrove./
Sono stata lasciata altrove/ e tu mi troverai tra i silenzi eloquenti/ negli
occhi neri dei volti coperti/ nella sabbia fra le dita nei sandali/ nel profumo
d’oriente e la rabbia/ del vento del nord./ E tu mi troverai nelle rosse labbra
della poesia/ e nel sole nascosto sangue e nel sogno custodito/ che mai muore,
mai/ nell’acqua al bordo del labbro/ nell’attimo prima e nel secondo dopo./
Sono di bianco sentiero e terra battuta/ sono di stelle cadute e della chiara/
aurora di Domani./ Io sono Domani. Lorella Rotondi (Firenze) in
memoria di Nadia Anjuman, poetessa venticinquenne afghana uccisa dal marito il
4 novembre 2005 (Carta e Penna editore, Torino, febbraio 2006). E mi
mancano le parole per commentare versi così belli e suggestivi, che mitigano
una realtà che innalza al Cielo il suo grido/canto di dolore nella
rivendicazione di anni così giovani, intrisi di immarcescibile poesia.
Ma non bisogna dimenticare altre forme di violenza in grado
di distruggere una vita. Ecco una dolente testimonianza della immensa Mia
Martini: “C’era gente che aveva paura di me, che per esempio rifiutava
di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch’io. Mi
ricordi che un menager mi scongiurò di non partecipare a un festival, perché
con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo
ormai arrivati all’assurdo, per cui decisi di ritirarmi. Gli anni
che mi hanno tolto li ho impiegati per crescere. Non cerco vendette, spero solo
che tutto questo tempo sia servito per meditare a chi ha voluto ferirmi e,
anche se porto le cicatrici di una crudeltà stupida, non sento più male” (da
QUOTIDIANO COMUNISTA - Michael Sardu). Sappiamo come sia andata a concludersi
tragicamente la vita della indimenticabile cantante, a cui le ferite
continuarono a sanguinare e a non rimarginarsi del tutto. La violenza di
qualsiasi genere devasta e distrugge: a volte, con eclatante violenza, altre
subdolamente, sottilmente, incidendo a lungo con coltelli invisibili ma
acuminati e ugualmente mortali. Ma, a proposito di indimenticabili cantanti e
canzoni, desidero proporre anche uno stralcio di una significativa quanto
straziante canzone di Fabrizio De Andrè intitolata “La collina”: … Dove
sono Ella e Kate/ morte entrambe per errore/ una di aborto, l’altra d’amore.//
E Maggie uccisa in un bordello/ dalle carezze di un animale/ ed Edith consumata
da uno strano male.// E Lizzie che inseguì la vita/ lontano, e dall’Inghilterra/
fu rioirtata in questo palmo di terra.// Dormomo, dormono sulla
collina/ dormono, dormono sulla collina… E ci viene incontro Edgar Lee
Masters con il suo capolavoro “Spoon River”. E quanti dormono sulla collina di
ogni perdita, ogni destino segnato.
E anche per oggi mi fermo qui. A ben presto ritrovarci…
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