L’amore condiviso… È a questo amore che voglio
dare spazio e tempo oggi. Ci sono bellissime poesie d’amore a due voci che oggi
desidero evidenziare. Come se l’amore si raddoppiasse e si potenziasse. Si
fortificasse. Tanto da resistere ad ogni ostacolo, ad ogni pensiero altro, ad
ogni separazione subìta. E comincio da Primo Leone e Angela De Leo. Il sogno
che si rinnova: “per oro e per sempre”.
Un libro. Un nuovo libro per una nuova collana della SECOP
edizioni. Una nuova collana di poesie, “Paralleli poetici”, che vedrà, insolitamente,
di volta in volta, due autori raccontarsi a vicenda. Con la struttura bifronte
che scoprirete più giù. Storie, ricordi, progetti, parole come richiami,
come echi d'indaco a colorare di sacralità il respiro poetico, in un
incontro/confronto, che li contiene tutti nel bacio di pagine che, solo
dischiudendosi come ali di farfalla, rivelano il loro contenuto e il loro
splendore. (…) Un titolo che racchiude il mistero del non detto e si fa
messaggio dell'istante puro proiettato verso l'eternità. Il libro, il primo,
che tiene a battesimo la collana, è dedicato a me e a mio marito, Primo Leone,
nel giorno in cui la nostra storia d'amore conta gli anni dell'oro che non
conosce tramonti... Uno scrigno di versi che s'intrecciano e volano
nell'abbraccio condiviso di parole, che cantano nelle pagine a specchio di due
autori, amanti, ferocemente innamorati o ferocemente sconfitti, ma mai arresi.
Un uomo e una donna, che vibrano in sintonia in un richiamo di note senza fine.
Ecco il sogno che si rinnova e si avvera. (…)
Capricorno
selvaggio Capricorno
selvaggio
…e della mia terra
tu Capricorno
Selvaggio
capricorno selvaggio Sono
nato prima di nascere
amasti l’ulivo la vite il fico
selvatico Assurdo
capricorno
E la
rosa… Di
uno zodiaco senza cielo;
Nella mia terra
piantasti inseguivo
tropici
radici con
sangue di ghiaccio
celebrasti la casa
l’amore lungo
i confini del vento
portasti il vento dei tuoi
mari che
cerca la sua ragione
e bucasti le stelle a
primavera accusando
le foglie
t’incatenasti ai sentieri
fioriti di
bruciare l’autunno.
del mio cuore in cui fissasti
vessilli di libertà e chiodi di solitudine.
Angela De Leo Primo Leone
Ed ecco Carla Baroni e Pasquale Balestriere che un po’ di
mesi fa mi inviarono in dono un libro di poesie in italiano e spagnolo dal
titolo in doppia lingua: Y A TI RESPONDO - CANTOS (CASI) AMEBEOS e A
TE RISPONDO - CANTI (QUASI) AMEBEI (BENILDE EDICIONES, Sevilla- Espana
2021). Si tratta, come è facile intuire, di due persone innamorate e lontane
che comunicano attraverso la poesia. Da questa mia descrizione potrebbe
sembrare una storia piuttosto banale e scontata tra due poeti (ci sono molti
precedenti al riguardo), ma non lo è affatto perché è una storia d’amore molto
particolare e avvincente, con una struttura stilistica anaforica decisamente
suggestiva nella interazione poetica a due voci, che hanno registri diversi ma
consonanti, e contenuti di grande impatto emotivo tra miti del passato e
divergenze convergenti del cuore nel presente, come vado a dimostrare. Pasquale:
E giaccio qui sul cuore di penelope/ alla tardiva fiaccola che brucia/ l’ultimo
buio della notte. Stanca/ è però quella donna della tela./ La trama della vita
anch’io ripongo/ e ancora il tempo misuro tra luna/ e luna, nel ricordo di
violenti/ schiaffi d’onda sul ben contesto guscio/ che sbanda e salta e affonda
con sussulti/ di cuori e tenui speranze di approdi./ Ah, pianure di Troia, dove
in neri/ grumi s’estinse tanto chiaro sangue,/ dove i migliori compagni
lasciarono/ la vita, sciolte membra, per via/ maestra! Torti e canuti sentieri/
a me il fato prescrisse, senza gloria.// Ogni viaggio è compiuto. Sei venuto/ a
capo d’ogni rotta, i tanti sfagli/ di cuore dominati dai ricordi./ Le stelle
non ammiccano, silenti.// Altre storie ci sono di Navigli/ dalla terra
domati e dai bardotti,/ vènule di città, invasi un tempo/da grida di fatica,
ora dismessi,/ d’alzaie spenti e vedovi. Neppure/ in quelli c’è più
respiro di vento.// È tempo di acquietarsi nella sera. Carla:
È tempo di acquietarsi nella sera/ quando la luna t’inargenta il dorso/ delle
mani congiunte alla preghiera.// Non fui Penelope, non ebbi Proci intorno/ ed
un Ulisse a me non si abbandona./ Ma ugualmente rifeci la mia tela/ più e più
volte, Aracne disperata/ cui l’invidia infieriva sulla trama/ o sull’ordito a
incidere ferite/ sulla stoffa debole, un ricamo/ di mille punti, l’aspo
rantolava/ su e giù, su e giù con rumore sordo.// La linfa sale, s’inceppa,
ridiscende/ crea nuove vie allo scorrere nel tronco/ come i navigli della tua
memoria,/ strade di un tempo che ora non c’è più./ Però ancor sale, lacrima,
fluisce/ dalla ferita nuova e non si placa/ al buio che già incombe, spera
sempre/ che l’ultima sua foglia flauto sia/ ad un pastore errante che
ne tragga/ antica melodia. non importa se un Miserere o
un Laudemus canto/ da perdersi nel cielo in firmamento./ Ed è
questa mia luna, luna nuova/ che argento non sa piangere alle mani. Pasquale: Che
argento non sa piangere alle mani… Versi da leggere e rileggere per
profondità di contenuto e veridicità di sentimenti. Io ne rimango estasiata. E
a fronte c’è la versione spagnola, tradotta da Pasquale Balestriere, la voce
maschile di questo meraviglioso poema d’amore. Meravigliose anche le
reminiscenze classiche, che spaziano dall’antica Grecia al Canto notturno di
Giacomo Leopardi. E tutto si fa prezioso firmamento che s’illumina di luna e
incanta i cuori.
Poi qualcosa di altrettanto insolito e prezioso: si tratta
di una originalissima bomboniera di nozze, che risale ormai a tanti anni fa, di
due miei carissimi amici poeti: Donato e Loredana, entrambi anche scrittori
affermati e noti a chi ama leggere con appassionato ardore di realtà e sogni
lontani. Donato: Scriverò una poesia per te./ Occhi d Luna,/ e la darò
a cantare/ a chiunque abbia voce Loredana: E
ancora il tuo nome,/ talvolta in glissando/ su ali di falco/ che plana lontano Donato:
“TU SARAI PER ME”: Tu sarai per me/ il ricordo di un autunno,/ di uno
sguardo maledetto,/ per me sarai carezza/ che non chiede misura/ e pensiero
segreto/ dolce come un peccato; “ERO ACROBATA”: Ero acrobata
che perde la presa/ violinista dalle dita intirizzite// i miei sogni erano/
sempre e soltanto sogni.// Ero fuoco di legna umida/ molto fumo, poco calore.//
Poi t’ho incontrata./ E adesso sono un sole. Loredana:
“SE DI ME T’IMPREGNI”: Non temere/ se di me t’impregni/ nelle sere
‘agosto/ bisbigliate alla pianura,/ non temere/ se ti tiene sveglio/ la voce
del mio pioppo/ che chiacchiera col gufo./ Se l’ombra catturata/ e rinchiusa
nel baule/ evade e ti spegne,/ non temere./ Per te/ io me ne andrò/ su tutti i
ponti/ delle mie magiche notti/e se mai temerai/ l’inquieto incanto/ del mio
paradiso,/ il vento mio/ saprà di miele,/ e di case,/ e di abeti./ Vestirà il
sogno/ della tua estate,/ il vento mio. Donato:
“STRANO”: Strano sogno ad occhi aperti/ tu che danzi guardandomi fisso/ e
inarchi il tuo corpo che luccica/ mentr’io nuoto/ scavando una spirale/ nella
mia realtà per raggiungerti.// Strano sogno/ in questa notte/ che non finisce
mai/ che stenta ad arrossire/ di pudore/ per i mille pensieri/ che ti portano
tra le mie mani.// Strano davvero/ questa illogica certezza/ che seduce il mio
futuro/ che gli sussurra con fare ruffiano/ lei c’è… lei c’è… lei c’è…/ mentre
l’angoscia m’impedisce/ di chiudere gli occhi/ nel terrore/ che sia soltanto un
sogno.// Poi, l’alba che solleva/ la sua gonna sdrucita/ e che corre
inarrestabile/ sulle sue tornite gambe/ e mi sorprende/ a fissare il soffitto/
in cerca del mio sogno/ che sogno non è. Loredana
“IO CHE SONO DI LUNA”: Non chiedermi ancora/ di cosa vivrò./ Lo sai,
vivrò di suoni/ racchiusi tra le dita/ o delle tue parole/ che invoco da
millenni./ Forse vivrò di attese/ nel silenzio della sera/ o soli di muti,/
inspiegabili languori./ Vivrò immersa dolcemente/ nei tuoi istanti rubati,/ nei
brividi indiscreti/ delle tue carezze./ Vivrò del desiderio/ che ci avvampa e
ci strabilia,/ di noi fanciulli ignari/ che giochiamo con il tempo./ Lo sai,
vivrò di te,/ del tepore del tuo sguardo,/ vestendomi ogni giorno/ col velluto
della tua voce,/ e tu che mi conosci/ sai che vivrò di poco,/ sai che non
chiedo nulla,/ io che sono di luna. Naturalmente sono appena le prime
poesie di una breve ma intrigante raccolta, racchiusa in una confezione
simpatica e maneggevole, come un mazzo di chiavi…
E tra non molto la SECOP edizioni pubblicherà, nella collana
“paralleli poetici, le audaci ed elegantemente erotiche poesie d’amore di
Luciana De Palma in risposta a quelle più pacate e tenere di Federico Lotito,
suo amatissimo sposo. Io desidero anticiparvi quattro splendide poesie, tra le
tantissime che entrambi hanno pubblicato su FB, con assoluta reciproca
dedizione. E parto da Federico: decisi di te nell’istante in
cui/ posai la mano sulla bocca stupita./ decisi di te perché non avevo/ deciso
ancora di me e delle mie/ paure./ deciso io a decidere te,/ abbandonai la
certezza/ di non voler decidere mai. Luciana: Immagina/
D’aver vicino/ Quello che più di tutto/ Ti sembrava lontano/ Immagina un odore
uno sguardo/ Una voce una mano/ Immagina d’aver sognato/ Pregato sperato
desiderato/ Immagina d’aver creduto/ Che tutto questo potesse ancora/ Essere
vero// Immagina/ Di non aver mai reciso/ Profondamente/ L’idea di una vita/ Che
fosse vita finalmente/ Immagina di non dover neppure/ Voltare lo sguardo/ E
sentire/ Sentire accanto/ L’eco della felicità/ Come quella di un vecchio
canto E ancora Luciana “Al mio
Federico”: Prendemmo esempio/ Dal silenzio/ E fingendo di non aver
parole/ D’amore/ Dilatammo lo spazio e il tempo/ Restando l’uno/ Negli occhi
dell’altra/ Finché piacque all’universo/ Tenerci così/ Come giovani stelle/
Votate all’eternità E Federico di
rimando “Buon compleanno Amore mio!”: Il giuro! aspetterò che tu
compia/ sessant’anni/ e con te mi fermerò a cullare/ i giorni che uno dopo
l’altro/ avranno riempito la mia vita./ Io giuro ce la farò, non ho più fretta/
d’andare,/ sai! tu e il tuo sorriso,/ i tuoi occhi luccicanti,/ il tuo trucco
mattutino/ davanti a mattonelle di specchi/ mi hanno ridato l’eternità./ Io
giuro! ti darò forza ancora finché/ un solo soffio di vento mi/ scompiglierà/ i
pochi capelli rimasti,/ finché il freddo non annacquerà/ gli occhi di
commozione.
E anche per oggi chiudo qui. Domenica è giorno di riposo del
corpo e della mente. Ma io parlo col cuore al cuore, dunque spero di non
affaticare nessuno. Alla prossima, insieme come sempre.
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