domenica 7 novembre 2021

Domenica 7 novembre 2021: L'AMORE CONDIVISO...

L’amore condiviso…  È a questo amore che voglio dare spazio e tempo oggi. Ci sono bellissime poesie d’amore a due voci che oggi desidero evidenziare. Come se l’amore si raddoppiasse e si potenziasse. Si fortificasse. Tanto da resistere ad ogni ostacolo, ad ogni pensiero altro, ad ogni separazione subìta. E comincio da Primo Leone e Angela De Leo. Il sogno che si rinnova: “per oro e per sempre”.

Un libro. Un nuovo libro per una nuova collana della SECOP edizioni. Una nuova collana di poesie, “Paralleli poetici”, che vedrà, insolitamente, di volta in volta, due autori raccontarsi a vicenda. Con la struttura bifronte che scoprirete più giù. Storie, ricordi, progetti, parole come richiami, come echi d'indaco a colorare di sacralità il respiro poetico, in un incontro/confronto, che li contiene tutti nel bacio di pagine che, solo dischiudendosi come ali di farfalla, rivelano il loro contenuto e il loro splendore. (…) Un titolo che racchiude il mistero del non detto e si fa messaggio dell'istante puro proiettato verso l'eternità. Il libro, il primo, che tiene a battesimo la collana, è dedicato a me e a mio marito, Primo Leone, nel giorno in cui la nostra storia d'amore conta gli anni dell'oro che non conosce tramonti... Uno scrigno di versi che s'intrecciano e volano nell'abbraccio condiviso di parole, che cantano nelle pagine a specchio di due autori, amanti, ferocemente innamorati o ferocemente sconfitti, ma mai arresi. Un uomo e una donna, che vibrano in sintonia in un richiamo di note senza fine. Ecco il sogno che si rinnova e si avvera. (…)

Capricorno selvaggio                                                                  Capricorno selvaggio

…e della mia terra tu                                                                    Capricorno Selvaggio

capricorno selvaggio                                                            Sono nato prima di nascere

amasti l’ulivo la vite il fico selvatico                                               Assurdo capricorno

E la rosa…                                                                           Di uno zodiaco senza cielo;

Nella mia terra piantasti                                                                        inseguivo tropici

radici                                                                                            con sangue di ghiaccio

celebrasti la casa l’amore                                                         lungo i confini del vento

portasti il vento dei tuoi mari                                                    che cerca la sua ragione

e bucasti le stelle a primavera                                                           accusando le foglie

t’incatenasti ai sentieri fioriti                                                       di bruciare l’autunno.

del mio cuore in cui fissasti

vessilli di libertà e chiodi di solitudine.

       Angela De Leo                                                                                   Primo Leone

Ed ecco Carla Baroni e Pasquale Balestriere che un po’ di mesi fa mi inviarono in dono un libro di poesie in italiano e spagnolo dal titolo in doppia lingua: Y A TI RESPONDO - CANTOS (CASI) AMEBEOS e A TE RISPONDO - CANTI (QUASI) AMEBEI (BENILDE EDICIONES, Sevilla- Espana 2021). Si tratta, come è facile intuire, di due persone innamorate e lontane che comunicano attraverso la poesia. Da questa mia descrizione potrebbe sembrare una storia piuttosto banale e scontata tra due poeti (ci sono molti precedenti al riguardo), ma non lo è affatto perché è una storia d’amore molto particolare e avvincente, con una struttura stilistica anaforica decisamente suggestiva nella interazione poetica a due voci, che hanno registri diversi ma consonanti, e contenuti di grande impatto emotivo tra miti del passato e divergenze convergenti del cuore nel presente, come vado a dimostrare. Pasquale: E giaccio qui sul cuore di penelope/ alla tardiva fiaccola che brucia/ l’ultimo buio della notte. Stanca/ è però quella donna della tela./ La trama della vita anch’io ripongo/ e ancora il tempo misuro tra luna/ e luna, nel ricordo di violenti/ schiaffi d’onda sul ben contesto guscio/ che sbanda e salta e affonda con sussulti/ di cuori e tenui speranze di approdi./ Ah, pianure di Troia, dove in neri/ grumi s’estinse tanto chiaro sangue,/ dove i migliori compagni lasciarono/ la vita, sciolte membra, per via/ maestra! Torti e canuti sentieri/ a me il fato prescrisse, senza gloria.// Ogni viaggio è compiuto. Sei venuto/ a capo d’ogni rotta, i tanti sfagli/ di cuore dominati dai ricordi./ Le stelle non ammiccano, silenti.// Altre storie ci sono di Navigli/ dalla terra domati e dai bardotti,/ vènule di città, invasi un tempo/da grida di fatica, ora dismessi,/ d’alzaie spenti e vedovi. Neppure/ in quelli c’è più respiro di vento.// È tempo di acquietarsi nella sera.     Carla: È tempo di acquietarsi nella sera/ quando la luna t’inargenta il dorso/ delle mani congiunte alla preghiera.// Non fui Penelope, non ebbi Proci intorno/ ed un Ulisse a me non si abbandona./ Ma ugualmente rifeci la mia tela/ più e più volte, Aracne disperata/ cui l’invidia infieriva sulla trama/ o sull’ordito a incidere ferite/ sulla stoffa debole, un ricamo/ di mille punti, l’aspo rantolava/ su e giù, su e giù con rumore sordo.// La linfa sale, s’inceppa, ridiscende/ crea nuove vie allo scorrere nel tronco/ come i navigli della tua memoria,/ strade di un tempo che ora non c’è più./ Però ancor sale, lacrima, fluisce/ dalla ferita nuova e non si placa/ al buio che già incombe, spera sempre/ che l’ultima sua foglia flauto sia/ ad un pastore errante che ne  tragga/ antica melodia. non importa se un Miserere o un Laudemus canto/ da perdersi nel cielo in firmamento./ Ed è questa mia luna, luna nuova/ che argento non sa piangere alle mani.   Pasquale: Che argento non sa piangere alle mani… Versi da leggere e rileggere per profondità di contenuto e veridicità di sentimenti. Io ne rimango estasiata. E a fronte c’è la versione spagnola, tradotta da Pasquale Balestriere, la voce maschile di questo meraviglioso poema d’amore. Meravigliose anche le reminiscenze classiche, che spaziano dall’antica Grecia al Canto notturno di Giacomo Leopardi. E tutto si fa prezioso firmamento che s’illumina di luna e incanta i cuori.

Poi qualcosa di altrettanto insolito e prezioso: si tratta di una originalissima bomboniera di nozze, che risale ormai a tanti anni fa, di due miei carissimi amici poeti: Donato e Loredana, entrambi anche scrittori affermati e noti a chi ama leggere con appassionato ardore di realtà e sogni lontani. Donato: Scriverò una poesia per te./ Occhi d Luna,/ e la darò a cantare/ a chiunque abbia voce     Loredana: E ancora il tuo nome,/ talvolta in glissando/ su ali di falco/ che plana lontano     Donato: “TU SARAI PER ME”: Tu sarai per me/ il ricordo di un autunno,/ di uno sguardo maledetto,/ per me sarai carezza/ che non chiede misura/ e pensiero segreto/ dolce come un peccato; “ERO ACROBATA”: Ero acrobata che perde la presa/ violinista dalle dita intirizzite// i miei sogni erano/ sempre e soltanto sogni.// Ero fuoco di legna umida/ molto fumo, poco calore.// Poi t’ho incontrata./ E adesso sono un sole.     Loredana: “SE DI ME T’IMPREGNI”: Non temere/ se di me t’impregni/ nelle sere ‘agosto/ bisbigliate alla pianura,/ non temere/ se ti tiene sveglio/ la voce del mio pioppo/ che chiacchiera col gufo./ Se l’ombra catturata/ e rinchiusa nel baule/ evade e ti spegne,/ non temere./ Per te/ io me ne andrò/ su tutti i ponti/ delle mie magiche notti/e se mai temerai/ l’inquieto incanto/ del mio paradiso,/ il vento mio/ saprà di miele,/ e di case,/ e di abeti./ Vestirà il sogno/ della tua estate,/ il vento mio.     Donato: “STRANO”: Strano sogno ad occhi aperti/ tu che danzi guardandomi fisso/ e inarchi il tuo corpo che luccica/ mentr’io nuoto/ scavando una spirale/ nella mia realtà per raggiungerti.// Strano sogno/ in questa notte/ che non finisce mai/ che stenta ad arrossire/ di pudore/ per i mille pensieri/ che ti portano tra le mie mani.// Strano davvero/ questa illogica certezza/ che seduce il mio futuro/ che gli sussurra con fare ruffiano/ lei c’è… lei c’è… lei c’è…/ mentre l’angoscia m’impedisce/ di chiudere gli occhi/ nel terrore/ che sia soltanto un sogno.// Poi, l’alba che solleva/ la sua gonna sdrucita/ e che corre inarrestabile/ sulle sue tornite gambe/ e mi sorprende/ a fissare il soffitto/ in cerca del mio sogno/ che sogno non è.     Loredana “IO CHE SONO DI LUNA”: Non chiedermi ancora/ di cosa vivrò./ Lo sai, vivrò di suoni/ racchiusi tra le dita/ o delle tue parole/ che invoco da millenni./ Forse vivrò di attese/ nel silenzio della sera/ o soli di muti,/ inspiegabili languori./ Vivrò immersa dolcemente/ nei tuoi istanti rubati,/ nei brividi indiscreti/ delle tue carezze./ Vivrò del desiderio/ che ci avvampa e ci strabilia,/ di noi fanciulli ignari/ che giochiamo con il tempo./ Lo sai, vivrò di te,/ del tepore del tuo sguardo,/ vestendomi ogni giorno/ col velluto della tua voce,/ e tu che mi conosci/ sai che vivrò di poco,/ sai che non chiedo nulla,/ io che sono di luna. Naturalmente sono appena le prime poesie di una breve ma intrigante raccolta, racchiusa in una confezione simpatica e maneggevole, come un mazzo di chiavi…      

E tra non molto la SECOP edizioni pubblicherà, nella collana “paralleli poetici, le audaci ed elegantemente erotiche poesie d’amore di Luciana De Palma in risposta a quelle più pacate e tenere di Federico Lotito, suo amatissimo sposo. Io desidero anticiparvi quattro splendide poesie, tra le tantissime che entrambi hanno pubblicato su FB, con assoluta reciproca dedizione.  E parto da Federico: decisi di te nell’istante in cui/ posai la mano sulla bocca stupita./ decisi di te perché non avevo/ deciso ancora di me e delle mie/ paure./ deciso io a decidere te,/ abbandonai la certezza/ di non voler decidere mai.     Luciana: Immagina/ D’aver vicino/ Quello che più di tutto/ Ti sembrava lontano/ Immagina un odore uno sguardo/ Una voce una mano/ Immagina d’aver sognato/ Pregato sperato desiderato/ Immagina d’aver creduto/ Che tutto questo potesse ancora/ Essere vero// Immagina/ Di non aver mai reciso/ Profondamente/ L’idea di una vita/ Che fosse vita finalmente/ Immagina di non dover neppure/ Voltare lo sguardo/ E sentire/ Sentire accanto/ L’eco della felicità/ Come quella di un vecchio canto     E ancora Luciana “Al mio Federico”: Prendemmo esempio/ Dal silenzio/ E fingendo di non aver parole/ D’amore/ Dilatammo lo spazio e il tempo/ Restando l’uno/ Negli occhi dell’altra/ Finché piacque all’universo/ Tenerci così/ Come giovani stelle/ Votate all’eternità     E Federico di rimando “Buon compleanno Amore mio!”: Il giuro! aspetterò che tu compia/ sessant’anni/ e con te mi fermerò a cullare/ i giorni che uno dopo l’altro/ avranno riempito la mia vita./ Io giuro ce la farò, non ho più fretta/ d’andare,/ sai! tu e il tuo sorriso,/ i tuoi occhi luccicanti,/ il tuo trucco mattutino/ davanti a mattonelle di specchi/ mi hanno ridato l’eternità./ Io giuro! ti darò forza ancora finché/ un solo soffio di vento mi/ scompiglierà/ i pochi capelli rimasti,/ finché il freddo non annacquerà/ gli occhi di commozione.

E anche per oggi chiudo qui. Domenica è giorno di riposo del corpo e della mente. Ma io parlo col cuore al cuore, dunque spero di non affaticare nessuno. Alla prossima, insieme come sempre.

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