sabato 13 novembre 2021

Sabato 13 novembre 2021: LA RICERCA DELLA FELICITA' E ANCHE AMORE E CAMBIAMENTO...

 La volta scorsa non ho potuto parlare del cambiamento per motivi di spazio e di tempo. Ma, scrivevo, “A ben guardare tra le righe c’è in ognuna anche l’idea del cambiamento, di una trasformazione” e mi riferivo alle pagine di David la Mantìa, Di Mario Sicolo, di Roberta Lipparini, in cui è evidente il passaggio dal “prima” al “dopo” e ogni passaggio contiene di per sé una trasformazione. E ho scritto ancora: “cambiamento è la seconda parola che avrei dovuto riempire di testimonianze poetiche nel nostro percorso verso la felicità. Ce ne faremo dono la prossima volta”. Ed eccomi a riprendere il discorso lasciato a metà. Ma nel frattempo tutti noi siamo sicuramente cambiati nell’arco di questi due giorni. La nostra trasformazione e la trasformazione del mondo che ci circonda avvengono attimo dopo attimo, anche se noi, in quell’infinitesimale battito di ciglia, non ce ne accorgiamo. Probabilmente è perché siamo profondamente coinvolti in quell’attimo per rendercene conto. Non così per gli accadimenti eclatanti che ci danno subito la percezione del cambiamento. Ma non è questo che dobbiamo rilevare senza passare prima al setaccio il cambiamento lento e graduale prodotto dal trascorrere dei secondi nella nostra esperienza esistenziale quotidiana. Lo stesso Simone Cristicchi mi dà una notevole mano in quello che vado affermando. Così egli scrive nell’analizzare la parola “cambiamento: Siamo terrorizzati dal cambiamento, perché sbriciola quello che sappiamo della vita, mette in dubbio ciò che abbiamo fatto, quel pochissimo o tantissimo che siamo riusciti a costruire. In realtà, il cambiamento è un nostro fedelissimo compagno, spesso un alleato. Se ci pensiamo bene, non siamo mai uguali al secondo precedente. Ogni momento, ogni ora, ogni giorno è qualcosa di nuovo, di mai sperimentato in precedenza. (…). C’è un movimento continuo fuori e dentro di noi. Noi siamo forme che diventano altre forme, fragili, impermanenti, in divenire. Non possiamo fermare il fluire generale e, quando arriva la marea, le prime a crollare sono le strutture rigide, le idee fisse, i dogmi che bloccano cuore e mente, perciò conviene renderci flessibili, assecondare l’inclinazione delle onde come fanno i surfisti. Almeno a me è servito questo. La lunga citazione mi permette di visualizzare chiaramente cosa intende Simone per cambiamento e credo che non si possa fare altro che condividere. Anche se le modalità potrebbero essere diverse, in rapporto alle esperienze pregresse individuali, alla sensibilità di ciascuno, alla capacità di discernimento e di saper “leggere nelle cose”. Il cambiamento ci destabilizza, ma potrebbe aiutarci nel prendere consapevolezza della nostra crescita rispetto alle trasformazioni del mondo, oggi rapidissime, in atto. E cerco testimonianze negli scritti di grandi scrittori e poeti del passato e del presente, virtuali e reali, vicini o lontani. Per esempio, se dovessi descrivere i secoli scorsi, dalla comparsa dell’uomo sul pianeta terra fino ad oggi, non potrei che partire dalla parola “cambiamento”, più o meno lento, più o meno rapido. Ma non mi basterebbero più e più trattati se partissi da così tanto lontano. Se dovessi partire dal mondo greco latino, dovrei forse fare riferimento a Omero che usa la metafora del “viaggio” per dare, attraverso i suoi eroi, l’idea del continuo cambiamento di luoghi, incontri, affetti, scelte, approdi nell’arco dell’umana esistenza. Se dovessi poi fare riferimento soprattutto alla “parola” per comprendere meglio la trasformazione in termini letterari, penso di poter partire dai sofisti, che attraverso la pratica della “persuasione” portavano gli interlocutori a trasformare il loro modo di pensare, esprimersi, comunicare, attraverso l’“ethos” di chi parla (la rettitudine nel parlare: etica), il “pathos” di chi ascolta (la grande emozione suscitata nell’interlocutore) e il “logos”, argomento della conversazione (condotto con maestria ed empatia dal relatore). Tutto questo, se non ricordo male, era un processo comunicativo che si poneva l’obiettivo di condurre alla trasformazione dei modi di pensare e di agire degli interlocutori. Poi, dovrei parlare dei poeti latini, da Catullo (e il suo sentimento di amore/odio per Lesbia, con tutti i passaggi delle diverse situazioni in cui questi sentimenti vengono vissuti) a Ovidio con le Metamorfosi (cioè trasformazioni, appunto), a Orazio, che non è solo il poeta del “carpe diem”, per giungere al Medioevo, “Età di Mezzo” per eccellenza, che prevede, senza mezzi termini, un “prima” e un “dopo” con tutto il cambiamento che ci fu nella società e in letteratura fino ai primordi dell’Umanesimo e del Rinascimento. Ma, facendo un salto di secoli, fondamentali per le trasformazioni sociali, storico-geografiche e politico-culturali della nostra vecchia Europa, giungo al lungo “secolo breve”.   Il Novecento, molto più vicino a noi, è, comunque, un validissimo esempio di rapida trasformazione. In letteratura, occorre ricordare D’Annunzio e il Decadentismo (ma con il passaggio, nella sua poetica, dall’Estetismo all’Edonismo, al Superomismo) , Ungaretti, Quasimodo, Montale, nei cui versi troviamo la grande trasformazione dal Decadentismo all’Ermetismo, e così via. Nel terzo millennio possiamo parlare di rapidissima, vertiginosa trasformazione, di cui abbiamo ormai contezza a livello planetario. La mia scelta di fare questi voli pindarici si rende necessaria perché il blog non mi concede più di tanto. E urge fare esempi di poesia contemporanea con testi in prosa e poesia a conferma di quanto detto fin qui. E comincio con la meravigliosa poesia di Angela Strippoli per i suoi settant’anni, intitolata “11 - 11 – 2021”: Chiudo il cerchio/ E rilancio i dadi// Ricomincio// Punto e a capo// E già sono in volo// Ho mille anni e pochi giorni// Sono la mia infanzia felice// Tra le braccia di mio padre// Ha braccia forti/ Mi porta a vedere le stelle// Ho mille anni e pochi giorni// E sono madre dei miei figli e / del mio sposo madre e sposa// Madre di mia madre/ E figlia di me e madre anche// Ho mille anni e pochi giorni// Versi e strofe raccolgo tra i capelli// Ho cura degli alberi// Ricamo madonne// Avevo sei anni quando filo e ago/ ebbi tra le dita per i miei mille anni// Ho mille anni e pochi giorni// Con mia nonna/ ballo la tarantella/ e facciamo festa intorno a un fiore// Coi petali sfioriti delle rose/ brindo/ Sorsi vermigli/ Rose e vino nel mio giorno di festa// Ho mille anni e pochi giorni// Dalla mia veste volano uccelli/ di seta e/ fanno nido tra le stelle// 11- 11 – 2021// Oggi/ Il mio giorno migliore// Rilancio i dadi e prendo il volo E non ci sono parole, solo emozione che galoppa nei sentieri del cuore. Ma quale testimonianza più luminosa e pura del “cambiamento” come rinascita? Decisiva è, a mio parere, la gioia di ESSERE nel tempo, con la migliore realizzazione di sé sempre in prospettiva futura: “Rilancio i dadi e prendo il volo”.  Di Maria Concetta Giorgi ho l’imbarazzo della scelta: c’è una prosa  che mi intriga molto e parla del cambiamento in modo insolito. Potrei intitolarla “ Cerchi un uomo e il suo cammino…”. Peccato che è troppo lunga, ma avrò il tempo di recuperarla. Poi due poesie molto intense “Binari”, che già nel titolo contiene il viaggio e il cambiamento del paesaggio e delle prospettive che si aprono al pensiero e alla stessa vita, e “A mia madre”. Opto per quest’ultima e non c’è bisogno di spiegare perché: A mia madre./…// Prologo// Prima della notte/ ti rivedo/ sei una sagoma,/ l’ombra di una pianta./ Vorrei non cadere/ dal mio sogno/ il volo sarebbe troppo per me.//Parte centrale// Avevo sei anni,/ aprivo il portone di/ legno scuro e malandato,/ il chiavistello arrugginito./ Campi di pannocchie,/ fusti alti e foglie verdi/ non era un sogno,/ era il mio piccolo tempo./ Quanto ti amavo/tutto aveva senso.// Epilogo// Ti cerco ancora/ non esiste più il sogno/ sono caduta in volo./ Ho toccato la terra umida e scura,/ ho sentito il rumore/ della pioggia che batte,/ il ritmo suo incessante,/ l’amore vero,/ quello che non fa piangere/ per ogni bocca che si apre./ Il cielo lavato dalla pioggia/ mostra il suo colore/ più puro./ So che sei lì/ i tuoi occhi, il tuo sorriso,/ il senso di Dio/ e il suo movimento.  Non ci sono parole, solo lacrime di intensissima commozione. Dal primo verso all’ultimo il cambiamento è in atto, ma gli ultimi quattro versi sono sublimi: “So che sei lì/ i tuoi occhi, il tuo sorriso,/ il senso di Dio/ e il suo movimento.”. Grazie, mia tenerissima amica! E adesso mi sembra giusto riportare uno stralcio di un racconto che parla di ieri e di oggi con tutta la forza dell’amore ricevuto in “UN MAGICO CORTILE” di Anna Maria De Leo, mia sorella. Scrive anche lei e lo fa con la tenerezza del suo cuore, molto provato ma mai stanco di seminare forza di vivere e speranza. E ogni ieri che si fa oggi e guarda al domani è un inno al cambiamento, che supera il buio di ogni possibile inevitabile buio. È l’anima che splende di luce e ci illumina. Ecco le parole di Anna Maria: … I miei nonni abitavano in una grande casa al centro del paese; poteva definirsi quasi una casa colonica in quanto offriva tutto quello che un uomo, amante della natura, si aspetta dalla propria abitazione. C’era, per esempio, un grande cortile pieno di fiori, piante e tanti animali. Io tornavo in quella casa d’estate, una volta all’anno e vi trascorrevo giorni favolosi. Mio nonno aveva preparato una casa per tutti gli animali di cui si prendeva cura. MIO nonno era eccezionale come il suo cortile, che conservò la sua magnificenza fino a quando fu lui a prendersene cura. Dopo cominciò un lento e costante declino, fino ai giorni in cui rimase abbandonato e dimenticato. Oggi vivo io nella casa dei nonni e il cortile è cambiato. Ci sono solo i fiori ad allietarlo e i miei adorati nipotini. Quando, ancora oggi esco fuori in cortile, ripenso a quei tempi, agli odori, ai sapori, soprattutto ai colori e alle voci di animali che popolavano quel magico universo, che un nonno meraviglioso aveva saputo animare per la nostra gioia. Grazie, nonno!

E anche per oggi mi fermo qui, ma ho tante altre bellissime testimonianze poetiche, in prosa e in versi, per scoprire cosa possa significare per ciascuno di noi il cambiamento nella vita… A presto!

 

 

1 commento:

  1. Carissima Angela, grazie per questo tuo viaggio. Sul cambiamento è impagabile la lezione di Eraclito. Tutto scorre, tutto muta. A costo di rovinose cadute e grandi sofferenze. Mi ritrovo perfettamente in ogni tua parola... C'è una poesia del mio amatissimo Luzi, tratta da "Sotto specie umana", che dice bene questo trasmutare.
    "Pareva fosse dato
    variare a piacimento
    il testo; che mutevoli
    fossero in quel libro
    le pagine e le parti.
    Così malgrado il nero
    lavoro delle sorti
    erano nel perpetuo avvenimento
    davvero quelle carte.
    Invariabile era solo
    l’opera dell’aria
    che le sfoglia, le gira,
    le consuma, in altro
    insieme con se stessa le trasmuta.
    Così pareva, così era." M. Luzi
    E sulla metamorfosi ho tentato di scrivere anch'io, ma non oso affiancare i miei versi a quelli del grande poeta fiorentino... Un abbraccio forte a te 😉🥰

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