Provvedo subito ad una precisazione che mi sta molto a
cuore: la carissima Angela Strippoli non ha festeggiato settant’anni con la sua
bellissima poesia, ma sessanta. Per la fretta di scrivere e di portare su FB le
riflessioni che chi mi segue legge sul blog, ecco che mi sfuggono imperdonabili
errori, di cui chiedo scusa alla mia amata Angela. Così come chiedo scusa a
tutti voi per alcune omissioni nel percorso che stiamo facendo insieme sempre
per il timore di occupare troppo tempo e troppo spazio nelle mie lunghe
premesse e considerazioni, a volte del tutto personali, dovute a lontane
reminiscenze di studi o di curiosità del cuore e della mente. Ringrazio,
pertanto, chi con molto tatto, gentilezza e generosità integra quanto da me
viene detto o preso in esame. È il caso di Mariateresa Bari che mai mi fa
mancare i suoi preziosi commenti e le sue giuste integrazioni. Mariateresa mi
scrive: Carissima Angela, grazie per questo tuo viaggio. Sul
cambiamento è impagabile la lezione di Eraclito. Tutto scorre, tutto muta. A
costo di rovinose cadute e grandi sofferenze. Mi ritrovo perfettamente in ogni
tua parola... C'è una poesia del mio amatissimo Luzi, tratta da "Sotto
specie umana", che dice bene questo trasmutare. "Pareva fosse dato/
variare a piacimento/ il testo; che mutevoli/ fossero in quel libro/ le pagine
e le parti./ Così malgrado il nero/ lavoro delle sorti/ erano nel perpetuo
avvenimento/ davvero quelle carte./ Invariabile era solo/ l’opera dell’aria/
che le sfoglia, le gira,/ le consuma, in altro/ insieme con se stessa le
trasmuta./ Così pareva, così era." M. Luzi. E sulla metamorfosi ho tentato
di scrivere anch'io, ma non oso affiancare i miei versi a quelli del grande
poeta fiorentino... Un abbraccio forte a te. Come ringraziarti per
aver riportato alla memoria il grande assente: Eraclito? Dimenticanza
imperdonabile. Ma le Metamorfosi sono davvero tante nella letteratura mondiale.
A partire dallo stesso Omero che trasforma in porci i compagni di Ulisse ad
opera della maga Circe. anche Apuleio scrive le Metamorfosi sotto forma di
fiabe e racconti fantastici e ironici (es: L’asino d’oro). E che dire di
Boccaccio o nel Novecento di D’Annunzio (es: Alcyone) o di Pirandello (Uno,
nessuno, centomila)? Senza parlare di KafKa e il suo incredibile racconto “La Metamorfosi”.
Ma la trasformazione, come sappiamo, è sempre in atto ed è continuo oggetto di
osservazione sia a livello filosofico che a livello artistico, storico,
letterario, scientifico. La poesia di Luzi, sempre citata da Mariateresa, è un
ulteriore esempio di cambiamento, sempre in atto nella natura e nella nostra
vita. Tantissime le prose e le poesie che ho “incontrato” tra i libri che
ricevo in dono, tra gli amici e conoscenti o sconosciuti che me le inviano,
anche su FB e tra i miei amici di penna e di comune sentire. Continuo così a
proporre ancora alcune prose poetiche e poesie molto significative al riguardo.
E riparto da Mariateresa Bari che mi scrive: Carissima
Angela, infinite le emozioni nel leggere queste righe. La tua materna
attenzione commuove, così come commovente è la delicatezza con cui entri nelle
nostre scritture. E di questo non ti saremo mai grati abbastanza. Stanotte
hanno visto la luce pochi, semplici versi in dialogo con la prosa toccante e
poeticamente ispirata di Mario. Eccoli: Quelle cose che han nome Poesia//
Sospira di pace una lacrima/ in fuga dalla cruda / delusione di ogni attimo
tradito / Trema una parola muta/ si fa brivido/ e accordo di ricordi/ Sono
coltre di gigli e rose/ quelle cose / che han nome Poesia/ Sottopelle / quando
si fa sera / Mariateresa. E ancora grazie, mia fedelissima amica che,
ispirandoti alla prosa così “toccante e poeticamente ispirata di Mario”,
scrivi, in un contagio di versi che sanno la “sera” dopo la “delusione di ogni
attimo tradito”, ma si vestono di “ricordi” in un mutare continuo di stagioni,
affidate alla parola poetica che mai tradisce i “gigli e le rose” che “han nome
Poesia”. E, a proposito di poeti e di poesia, non posso fare a meno di
riportare o riproporre (perché magari l’ho già postata tanto è bella) di
Mariateresa la seguente delicatissima poesia “Nata all’alba”: In
estatica contemplazione// La vedi/ quella sutura sulla luna?/ È lì che nascono
i poeti// Lacrime di stelle le parole/ non c’è parto senza dolore/ si fanno
bolle di sapone// Ogni cielo ha la sua culla// Scoperchiamo i dormitoi neri/
dei giorni/ e nascono i poeti// Li vedi?
Ma, ritornando al cambiamento, ecco tre perle, scoperte in
un libro, ricevuto solo ieri, dal titolo emblematico Nel lento fluire
delle ore di Francesca Anselmi (Gazebo, Firenze 2020): Ricordo
quando/ lo sguardo si negava al cielo/ e le mani celavano/ il palmo stretto in
un pugno.// Ricordo/ le mie spalle ricurve,/ quasi una nicchia/ a difesa del
cuore,/ mentre la vita scorreva/ passandomi accanto; Le cose fluiscono/ ed io
con loro./ Mi muovo/ nel perpetuo moto degli eventi.// Quale forma prenderò?/
Sarò più sostanza o materia?; Io che mi osservo/ mentre percorro questa vita./
In un silente viaggio interiore/ ricerco il senso e il non-senso/ delle cose.//
Artigiana del mio fare e disfare,/ dispongo sponde,/ le attraverso, ci scorro
dentro. Va da sé che tutte le poesie che, in realtà, sono
frammenti, quasi a farci visualizzare il "lento fluire delle ore",
ricalcano il tema delle trasformazioni fuori e dentro di noi, nell'arco di un
solo giorno e di una intera vita.
E poi di Gianni Brattoli, tra passato e presente, una poesia
inedita che ha per titolo "A RUBARMI IL RESPIRO": Oltre il
fiume/ lontano/ sul punto dell'alba/ lasciai le pazze corse/ in discesa.//
Vaghi riflessi/ di rondine/ e il cuore scoppiava.../ L'ala sulla pelle/
bruciava le tempie.// Non c'era, in quei giorni,/ tra l'erba,/ profumo di
fiori/ ma caldi capelli/ a rubarmi il respiro.// Oltre il fiume/ lontano/ sul
punto dell'alba/ lasciai le pazze corse/ in discesa.// Vaghi riflessi/ di
rondine/ e il cuore scoppiava.../ L'ala sulla pelle/ bruciava le tempie.// Non
c'era, in quei giorni,/ tra l'erba,/ profumo di fiori/ ma caldi
capelli/ a rubarmi il respiro. Già nel titolo c’è un movimento
rapidissimo (“a rubarmi”) che presuppone una forte emozione che permane nel
ricordo e la attualizza. Ma anche ogni verso di questa intensa poesia è un inno
alla giovinezza lontana. E la reiterazione continua degli attimi di passione
vissuti non fa altro che acuirne il ricordo e il rimpianto, portandoci, in un
silenzio di parole, al presente così diverso dal passato.
E di Piera Donna: Nel ritmo del respiro/ la certezza
di essere fiume/ di scorrere verso la foce/ nella vertigine di gorghi
improvvisi/ che spingono oltre; Dentro l’ora che passa/ dentro la mano che
lavora/ premono per sbocciare ancora/ i tulipani (da Chi mi fa
fiorire, Gazebo, Firenze 2019).
Ed ecco una prosa divertente rubata da una pagina di Tanino
Coviello, professore in pensione, scrittore, attore e regista di commedie
dialettali con l’unico scopo di far ridere i tanti amici che attendono con
ansia un suo nuovo lavoro. Ebbene, Tanino è stato mio collega a Palo del Colle
e quasi non ci conoscevamo. Ma, grazie a Fb siamo diventati grandi amici nella
scoperta di comuni valori e sincere sintonie. E oggi il mio caro amico mi
perdonerà l’atto vandalico di scippargli un racconto per proporlo nel nostro
blog, affinché, grazie a lui, si possa ridere e riflettere insieme sui tempi
che cambiano: L’altro giorno abbiamo avuto la brillante idea di riunire
su WhatsApp i componenti del gruppo classe di quarta magistrale corso D. Anno
scolastico 1968 Terlizzi. Si è creato un entusiasmo incredibile: settantenni
che, dimentichi delle problematiche e degli acciacchi presenti, si sono tuffati
in un tempo remoto nel passato che giammai più ritornerà. I ricordi sono
riaffiorati nella memoria di ciascuno con ritmo incalzante di genuina frenesia:
“Quel tiro mancino al professore d’italiano quando gli abbiamo nascosto la
divina commedia? E il professore di matematica che nascondeva i compiti in
classe nei pantaloni, dove lo metti? E la professoressa di musica? Com’era
bella e buuuona! Perché quella di francese?”. Ma il sogno appartiene
all’onirico fantastico… non dura molto! Ma chi se ne frega! Lasciate che un
settantenne torni a sorridere in un momento così vile per l’anima, fategli
cogliere l’attimo! Viva la gioventù… viva la vita!!! E noi tifiamo per
lui, per i suoi ricordi, per il passato remoto che non torna, ma ci ha
consegnato nel presente, “in un momento così vile per l’anima”, “l’attimo” per
tornare a “sorridere”! E oggi ne abbiamo davvero tutti bisogno per vincere
anche la delusione che il cambiamento a volte ci procura…
E di Maria Pia Latorre mi piace “Conchiglia”, che solo
apparentemente è tutta in sé conchiusa, ma in realtà sottolinea l’eterno
movimento della natura che coinvolge i nostri corpi e i nostri sensi e i nostri
sentimenti, che si fanno sogni per andare lontano: Valve di conchiglia/
i nostri corpi/ Si abbella la perla/ dell’amore/ nutrendosi di noi/ sostanza
lunare/ i silenzi non bastano più/ a vuotare l’arsura/ Si richiude in
abbraccio/ il vascello morgana/ sotto un oceano di stelle/ mentre/ un sogno
avanza in piroga
E anche per oggi va bene così. La prossima volta avremo nuove parole per altre prose e poesie a tenerci compagnia durante il viaggio dell’anima in cerca di possibili rive di felicità. Simone Cristicchi ci suggerisce ancora: Memoria e Talento. Due parole magiche per farci dispiegare le vele del passato e spingerci ad andare verso il futuro. Forse (magari con una piccola piroga)…
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