martedì 16 novembre 2021

Martedì 16 novembre 2021: E DI CAMBIAMENTO PARLIAMO ANCORA...

Provvedo subito ad una precisazione che mi sta molto a cuore: la carissima Angela Strippoli non ha festeggiato settant’anni con la sua bellissima poesia, ma sessanta. Per la fretta di scrivere e di portare su FB le riflessioni che chi mi segue legge sul blog, ecco che mi sfuggono imperdonabili errori, di cui chiedo scusa alla mia amata Angela. Così come chiedo scusa a tutti voi per alcune omissioni nel percorso che stiamo facendo insieme sempre per il timore di occupare troppo tempo e troppo spazio nelle mie lunghe premesse e considerazioni, a volte del tutto personali, dovute a lontane reminiscenze di studi o di curiosità del cuore e della mente. Ringrazio, pertanto, chi con molto tatto, gentilezza e generosità integra quanto da me viene detto o preso in esame. È il caso di Mariateresa Bari che mai mi fa mancare i suoi preziosi commenti e le sue giuste integrazioni. Mariateresa mi scrive: Carissima Angela, grazie per questo tuo viaggio. Sul cambiamento è impagabile la lezione di Eraclito. Tutto scorre, tutto muta. A costo di rovinose cadute e grandi sofferenze. Mi ritrovo perfettamente in ogni tua parola... C'è una poesia del mio amatissimo Luzi, tratta da "Sotto specie umana", che dice bene questo trasmutare. "Pareva fosse dato/ variare a piacimento/ il testo; che mutevoli/ fossero in quel libro/ le pagine e le parti./ Così malgrado il nero/ lavoro delle sorti/ erano nel perpetuo avvenimento/ davvero quelle carte./ Invariabile era solo/ l’opera dell’aria/ che le sfoglia, le gira,/ le consuma, in altro/ insieme con se stessa le trasmuta./ Così pareva, così era." M. Luzi. E sulla metamorfosi ho tentato di scrivere anch'io, ma non oso affiancare i miei versi a quelli del grande poeta fiorentino... Un abbraccio forte a te. Come ringraziarti per aver riportato alla memoria il grande assente: Eraclito? Dimenticanza imperdonabile. Ma le Metamorfosi sono davvero tante nella letteratura mondiale. A partire dallo stesso Omero che trasforma in porci i compagni di Ulisse ad opera della maga Circe. anche Apuleio scrive le Metamorfosi sotto forma di fiabe e racconti fantastici e ironici (es: L’asino d’oro). E che dire di Boccaccio o nel Novecento di D’Annunzio (es: Alcyone) o di Pirandello (Uno, nessuno, centomila)? Senza parlare di KafKa e il suo incredibile racconto “La Metamorfosi”. Ma la trasformazione, come sappiamo, è sempre in atto ed è continuo oggetto di osservazione sia a livello filosofico che a livello artistico, storico, letterario, scientifico. La poesia di Luzi, sempre citata da Mariateresa, è un ulteriore esempio di cambiamento, sempre in atto nella natura e nella nostra vita. Tantissime le prose e le poesie che ho “incontrato” tra i libri che ricevo in dono, tra gli amici e conoscenti o sconosciuti che me le inviano, anche su FB e tra i miei amici di penna e di comune sentire. Continuo così a proporre ancora alcune prose poetiche e poesie molto significative al riguardo.

E riparto da Mariateresa Bari che mi scrive: Carissima Angela, infinite le emozioni nel leggere queste righe. La tua materna attenzione commuove, così come commovente è la delicatezza con cui entri nelle nostre scritture. E di questo non ti saremo mai grati abbastanza. Stanotte hanno visto la luce pochi, semplici versi in dialogo con la prosa toccante e poeticamente ispirata di Mario. Eccoli: Quelle cose che han nome Poesia// Sospira di pace una lacrima/ in fuga dalla cruda / delusione di ogni attimo tradito / Trema una parola muta/ si fa brivido/ e accordo di ricordi/ Sono coltre di gigli e rose/ quelle cose / che han nome Poesia/ Sottopelle / quando si fa sera / Mariateresa. E ancora grazie, mia fedelissima amica che, ispirandoti alla prosa così “toccante e poeticamente ispirata di Mario”, scrivi, in un contagio di versi che sanno la “sera” dopo la “delusione di ogni attimo tradito”, ma si vestono di “ricordi” in un mutare continuo di stagioni, affidate alla parola poetica che mai tradisce i “gigli e le rose” che “han nome Poesia”. E, a proposito di poeti e di poesia, non posso fare a meno di riportare o riproporre (perché magari l’ho già postata tanto è bella) di Mariateresa la seguente delicatissima poesia “Nata all’alba”: In estatica contemplazione// La vedi/ quella sutura sulla luna?/ È lì che nascono i poeti// Lacrime di stelle le parole/ non c’è parto senza dolore/ si fanno bolle di sapone// Ogni cielo ha la sua culla// Scoperchiamo i dormitoi neri/ dei giorni/ e nascono i poeti// Li vedi?

Ma, ritornando al cambiamento, ecco tre perle, scoperte in un libro, ricevuto solo ieri, dal titolo emblematico Nel lento fluire delle ore di Francesca Anselmi (Gazebo, Firenze 2020): Ricordo quando/ lo sguardo si negava al cielo/ e le mani celavano/ il palmo stretto in un pugno.// Ricordo/ le mie spalle ricurve,/ quasi una nicchia/ a difesa del cuore,/ mentre la vita scorreva/ passandomi accanto; Le cose fluiscono/ ed io con loro./ Mi muovo/ nel perpetuo moto degli eventi.// Quale forma prenderò?/ Sarò più sostanza o materia?; Io che mi osservo/ mentre percorro questa vita./ In un silente viaggio interiore/ ricerco il senso e il non-senso/ delle cose.// Artigiana del mio fare e disfare,/ dispongo sponde,/ le attraverso, ci scorro dentro. Va da sé che tutte le poesie che, in realtà, sono frammenti, quasi a farci visualizzare il "lento fluire delle ore", ricalcano il tema delle trasformazioni fuori e dentro di noi, nell'arco di un solo giorno e di una intera vita.

E poi di Gianni Brattoli, tra passato e presente, una poesia inedita che ha per titolo "A RUBARMI IL RESPIRO": Oltre il fiume/ lontano/ sul punto dell'alba/ lasciai le pazze corse/ in discesa.// Vaghi riflessi/ di rondine/ e il cuore scoppiava.../ L'ala sulla pelle/ bruciava le tempie.// Non c'era, in quei giorni,/ tra l'erba,/ profumo di fiori/ ma caldi capelli/ a rubarmi il respiro.// Oltre il fiume/ lontano/ sul punto dell'alba/ lasciai le pazze corse/ in discesa.// Vaghi riflessi/ di rondine/ e il cuore scoppiava.../ L'ala sulla pelle/ bruciava le tempie.// Non c'era, in quei giorni,/ tra l'erba,/ profumo di fiori/ ma caldi capelli/ a rubarmi il respiro. Già nel titolo c’è un movimento rapidissimo (“a rubarmi”) che presuppone una forte emozione che permane nel ricordo e la attualizza. Ma anche ogni verso di questa intensa poesia è un inno alla giovinezza lontana. E la reiterazione continua degli attimi di passione vissuti non fa altro che acuirne il ricordo e il rimpianto, portandoci, in un silenzio di parole, al presente così diverso dal passato.

E di Piera Donna: Nel ritmo del respiro/ la certezza di essere fiume/ di scorrere verso la foce/ nella vertigine di gorghi improvvisi/ che spingono oltre; Dentro l’ora che passa/ dentro la mano che lavora/ premono per sbocciare ancora/ i tulipani (da Chi mi fa fiorire, Gazebo, Firenze 2019).

Ed ecco una prosa divertente rubata da una pagina di Tanino Coviello, professore in pensione, scrittore, attore e regista di commedie dialettali con l’unico scopo di far ridere i tanti amici che attendono con ansia un suo nuovo lavoro. Ebbene, Tanino è stato mio collega a Palo del Colle e quasi non ci conoscevamo. Ma, grazie a Fb siamo diventati grandi amici nella scoperta di comuni valori e sincere sintonie. E oggi il mio caro amico mi perdonerà l’atto vandalico di scippargli un racconto per proporlo nel nostro blog, affinché, grazie a lui, si possa ridere e riflettere insieme sui tempi che cambiano: L’altro giorno abbiamo avuto la brillante idea di riunire su WhatsApp i componenti del gruppo classe di quarta magistrale corso D. Anno scolastico 1968 Terlizzi. Si è creato un entusiasmo incredibile: settantenni che, dimentichi delle problematiche e degli acciacchi presenti, si sono tuffati in un tempo remoto nel passato che giammai più ritornerà. I ricordi sono riaffiorati nella memoria di ciascuno con ritmo incalzante di genuina frenesia: “Quel tiro mancino al professore d’italiano quando gli abbiamo nascosto la divina commedia? E il professore di matematica che nascondeva i compiti in classe nei pantaloni, dove lo metti? E la professoressa di musica? Com’era bella e buuuona! Perché quella di francese?”. Ma il sogno appartiene all’onirico fantastico… non dura molto! Ma chi se ne frega! Lasciate che un settantenne torni a sorridere in un momento così vile per l’anima, fategli cogliere l’attimo! Viva la gioventù… viva la vita!!! E noi tifiamo per lui, per i suoi ricordi, per il passato remoto che non torna, ma ci ha consegnato nel presente, “in un momento così vile per l’anima”, “l’attimo” per tornare a “sorridere”! E oggi ne abbiamo davvero tutti bisogno per vincere anche la delusione che il cambiamento a volte ci procura…

E di Maria Pia Latorre mi piace “Conchiglia”, che solo apparentemente è tutta in sé conchiusa, ma in realtà sottolinea l’eterno movimento della natura che coinvolge i nostri corpi e i nostri sensi e i nostri sentimenti, che si fanno sogni per andare lontano: Valve di conchiglia/ i nostri corpi/ Si abbella la perla/ dell’amore/ nutrendosi di noi/ sostanza lunare/ i silenzi non bastano più/ a vuotare l’arsura/ Si richiude in abbraccio/ il vascello morgana/ sotto un oceano di stelle/ mentre/ un sogno avanza in piroga

E anche per oggi va bene così. La prossima volta avremo nuove parole per altre prose e poesie a tenerci compagnia durante il viaggio dell’anima in cerca di possibili rive di felicità. Simone Cristicchi ci suggerisce ancora: Memoria e Talento. Due parole magiche per farci dispiegare le vele del passato e spingerci ad andare verso il futuro. Forse (magari con una piccola piroga)…

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