Quando mi
scoprirai statua di sale
lungo la via
crucis del dolore,
quando verrai a
consegnarmi quel che resta
con una nuova
sospensione di giudizio,
non ti fermare,
ti prego, non ti devi fermare
al primo indizio,
al secondo nascondiglio,
all'unico bosco
dell’indifferenza,
al terzo canto
del gallo e sentirti tradito,
continua a salire
il Golgota d’ogni perdono
con occhi perduti
incontro al mio cielo.
Lì scorgerai i
sogni che scivolarono via
e tinsero d’aquiloni
il tempo costruito
per andare contro
vento,
i palloncini
colorati che mi facevano bambina,
Le nuvole e le
fanfare, il gioco delle sagome
ballerine e cigni
e volti innamorati sui profili
di luna e fiabe
che mi raccontai per crederti
vero
e forare le
stelle per gli strass e le collane
da riempirne
forzieri
(non più panieri
di gelsi rossi e una ferita).
Sarà il tuo pegno
di rose dimenticato
Sarà la mia
poesia sfilacciata di spine
Sarà pioggia di
parole inascoltate
e coriandoli
tristi di giorni inebetiti…
Ti chiederai se
fu il silenzio a strozzarmi il cuore
senza una goccia
di sangue a lasciarmi viva…
Se guerriero
vincente tu ti coronasti signore
o vinta io diedi
le braccia a livide catene
nella incoerenza
di vite parallele,
senza orizzonti
dove potersi incontrare,
alla scarsa
credibilità d’infinite stravaganze,
che resero
ingenuo ogni sorriso d’amore
al perdono per un
reato mai commesso
ma reso vero da
un pensiero distante
che trasformò
fiori di campo in cardi e rovi
(e non una fata
buona o il genio della lampada
a prestarci la
luce ch’era venuta a mancare
per riscoprirci
il volto impolverato d’anni).
Sul precipizio mi
fermo a guardare il vuoto…
Fu tutto in un
istante
il dirsi
arrivederci ed era addio
in quel
presentimento
che mai
m’abbandona
E fissa istanti
in cui tutto
accade ed è eternità
I tuoi occhi
lontani e già in fuga
Il silenzio nel
giardino
Il grido
inorridito a metà gola
perché nessuno
scopra l’inganno
che ti rese
nemico ad ogni parola
ad ogni filo di
luce che ti lanciavo
e farti un nodo al
dito a rammentarti
il ritorno e la
strada e il vento e la ruga
da baciare per
levigare un pensiero
più di una ferita
ed esorcizzare il
tempo che esonda
la pena di ogni
nuova sconfitta
Ritorno sui miei
passi stanchi
e ho scarpe rotte
e tasche di buchi
e uno scoramento
di lacrime
a inondare
soffitta e la tua fretta d’andare
dove è più
adeguato il tempo
alla tua arsura
di libertà senza sorriso…
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