domenica 14 ottobre 2018

15 ottobre 2018: un canto di rose e di spine


Quando mi scoprirai statua di sale
lungo la via crucis del dolore,
quando verrai a consegnarmi quel che resta
con una nuova sospensione di giudizio,
non ti fermare, ti prego, non ti devi fermare
al primo indizio, al secondo nascondiglio,
all'unico bosco dell’indifferenza,
al terzo canto del gallo e sentirti tradito,
continua a salire il Golgota d’ogni perdono
con occhi perduti incontro al mio cielo.
Lì scorgerai i sogni che scivolarono via
e tinsero d’aquiloni il tempo costruito
per andare contro vento,
i palloncini colorati che mi facevano bambina,
Le nuvole e le fanfare, il gioco delle sagome
ballerine e cigni e volti innamorati sui profili
di luna e fiabe che mi raccontai per crederti
vero
e forare le stelle per gli strass e le collane
da riempirne forzieri
(non più panieri di gelsi rossi e una ferita).
Sarà il tuo pegno di rose dimenticato
Sarà la mia poesia sfilacciata di spine
Sarà pioggia di parole inascoltate
e coriandoli tristi di giorni inebetiti…
Ti chiederai se fu il silenzio a strozzarmi il cuore
senza una goccia di sangue a lasciarmi viva…
Se guerriero vincente tu ti coronasti signore
o vinta io diedi le braccia a livide catene
nella incoerenza di vite parallele,
senza orizzonti dove potersi incontrare,
alla scarsa credibilità d’infinite stravaganze,
che resero ingenuo ogni sorriso d’amore
al perdono per un reato mai commesso
ma reso vero da un pensiero distante
che trasformò fiori di campo in cardi e rovi
(e non una fata buona o il genio della lampada
a prestarci la luce ch’era venuta a mancare
per riscoprirci il volto impolverato d’anni).

Sul precipizio mi fermo a guardare il vuoto…

Fu tutto in un istante
il dirsi arrivederci ed era addio
in quel presentimento
che mai m’abbandona
E fissa istanti
in cui tutto accade ed è eternità
I tuoi occhi lontani e già in fuga
Il silenzio nel giardino
Il grido inorridito a metà gola
perché nessuno scopra l’inganno
che ti rese nemico ad ogni parola
ad ogni filo di luce che ti lanciavo
e farti un nodo al dito a rammentarti
il ritorno e la strada e il vento e la ruga
da baciare per levigare un pensiero
più di una ferita
ed esorcizzare il tempo che esonda
la pena di ogni nuova sconfitta
Ritorno sui miei passi stanchi
e ho scarpe rotte e tasche di buchi
e uno scoramento di lacrime
a inondare soffitta e la tua fretta d’andare
dove è più adeguato il tempo
alla tua arsura di libertà senza sorriso…











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