Col calar del sole e con il
sopraggiungere delle ombre della sera, che cede le sue braccia vuote al buio
della notte, ecco destarsi anche per le nostre strade la solitudine dei sogni,
vinta dall’arrivo delle streghe di Halloween, festa dalle origini celtiche,
diffusasi nel XX secolo dapprima negli Stati Uniti e, poi, in tutto il mondo. Non
sto qui a raccontare la storia della Notte delle
Streghe. È cosa arcinota ormai. Potrei parlare di volti e di maschere che
in questa notte si aggirano nell’ombra e per le case al grido di “scherzetto o
dolcetto?”. Ma non lo ha fatto abbondantemente e con somma maestria Pirandello?
E, allora, di cosa potrei parlare, visto che le zucche mostruosamente
sorridenti e dal loro interno illuminate a me sembrano maschere tragiche, che
non portano allegria ma tristezza per tutto il bello che andiamo via via
perdendo?
Forse mi assale quell’attività fantasmatica che tanta paura mi
incuteva da bambina. Al buio mille fantasmi mi assalivano e avevano un ghigno
spaventoso a togliermi la pace e il sonno. Fatto sta che ancora oggi non amo la
zucca sghignazzante né le teste di zucca. Amo i volti dell’uomo nella loro
contraddittoria e cangiante umanità.
E mi piace riportare quanto
scrissi dieci anni fa in un libro di mie “emozioni di rimando” alle foto di
Marcello Carrozzo, Un non luogo tanti
luoghi dentro l’uomo (SECOP edizioni, 2008), rielaborandolo e ricontestualizzandolo
al giorno d’oggi.
… Tutto ciò che riguarda l’uomo mi
affascina. M’incuriosisce. Mi spinge a pensare.
L’uomo: prodigio della natura o
miracolo di Dio? L’uomo: realtà o mistero?
Immobile - e fotografabile - nel frammento
di un attimo. In continuo divenire - e imprendibile - nello spazio di una vita,
nel fluire del tempo, nella sua dislocabilità in culture e luoghi diversi.
Uomo: spazio-tempo. Memoria e
identità. Identità firmata/fermata nella memoria. Definita in uno spazio. Collocata in un tempo.
Uomo:
corpo. Il corpo: individuo e persona. Una unità in un tutto.
Uomo:
unità-totalità. E l’anima? È compresa nell’unità o nel tutto?
L’anima è. Oltre l’uno
e il molteplice. Oltre lo spazio e il tempo. Oltre la memoria. Oltre la storia.
Oltre la filosofia e la scienza.
L’identità dell’anima è infinita. L’infinito a
comprendere i volti dell’uomo e il non-volto della sua anima. A dare le ali al
suo pensiero. Ma il pensiero dell’uomo può comprendere l’infinito che lo
comprende?
Arroganza dell’uomo è interrogare l’infinito o è la sua anima a
sentire il richiamo del cielo che è infinito?
L’impossibile si fa, dunque,
probabile e riveste forse lo sbrindellato abito della verità? Come le nuvole
che sono e non sono. Si disfano e riappaiono, si ricompongono e di nuovo si
dissolvono, mentre il cielo rimane sempre cielo. Imprendibile. Eppure è là, a
portata di sguardo. A portata di pensiero. A portata di anima.
È come la goccia nell’oceano. Può una
goccia comprendere l’oceano che la comprende? Sì, se pensiamo alla goccia fatta
della stessa sostanza dell’oceano. Basta che rifletta su sé stessa per sapere
dell’oceano intero. No, se nella sua unità di singola goccia vuole interrogare il mistero di quella infinita distesa azzurra e dei suoi fondali e delle
meraviglie che questi nascondono alla vista degli umani che rimangono in superficie. Eppure
quella goccia, che s’interroga sui fondali oceanici, ne è parte e partecipa a
quel tutto senza, però, lasciarsene penetrare perché non è corallo che pure
accarezza, non è murena o squalo o conchiglia che pure sfiora e da cui viene
sfiorata. Non è. Né può diventarlo. Pure è essa stessa oceano.
L’uomo: oceano-goccia. Infinitesimo
granello nell’infinito, ed infinito egli stesso.
Non ricordo più chi abbia detto
che, oltre l’impossibile, l’im-probabile è verità.
L’uomo im-possibile e im-probabile
verità?
L’uomo: menzogna-verità. La
Maschera-il Volto.
L’uomo e i mille volti delle sue
menzogne, delle sue verità. Della sua follia e della sua saggezza. Del suo
dolore e della sua allegria. Della sua quotidianità e del suo sogno. Dei suoi
progetti e delle sue sconfitte. Delle sue passioni e della sua indifferenza. Slancio
vitale e abisso esistenziale. L’uomo nello spazio-tempo del suo nascere e
morire. Vita-Morte. Eros e Tanatos. La Rappresentazione e la Realtà.
L’essere e
la sua immagine. L’essenza e il suo involucro. L’invisibile e la forma. Scommessa
e sfida. Paura e coraggio. Rimpianto e nostalgia. Santi e demoni.
Rifiuti. Rinunce.
Affermazioni. Contraddizioni. L'uomo: ragione e creatività. Odio e Amore. Dolcezza e Violenza. Schiaffo e carezza.
L’uomo: la realtà e la sua
rappresentazione artistica (quello che è e quello che crede di essere), che è
concreta e vera (nel suo segno, la sua forma, i suoi colori e le sue
dimensioni, le sue note e il suo canto), ma anche simbolica e apparente (il
reale e l’ideale di sé). Il suo "Io" e il suo "Sé". Le sue parole e il suo silenzio. E l’incanto e il disincanto. E
mistero e altrove a rendere irreale ciò che un attimo prima era ben definito e
toccabile. Era. E c’era. Ora è e c’è. Ma è un’altra cosa o una infinità di cose
a formare l’Essere-Uomo. "Uno nessuno e centomila"? Di più. Molto di più.
Soprattutto se si vive egli stesso con creatività. Se viene vissuto dagli altri con creatività. L'uomo creatore di sé stesso nella illusione di uguagliare il suo Creatore.
"A sua immagine e somiglianza". Un altro imbroglio o una verità altra?
L’uomo sintesi della sua realtà e
della sua immaginazione che lo avvicina al mistero e alla divinità. E il vuoto si
fa pieno. Il buio si trasforma in luce. La forma si trasforma in movimento. Ciò
che è e non è più e poi ritorna. E riprende ad essere. Esistenza ed essenza. Materia
e spirito. Mani che lavorano, producono. Mani in preghiera.
Perché tutto questo è l’uomo. La sua
indicibilità. La sua storia…
Come si fa ad accontentarsi di una
maschera se dietro c’è un infinito meraviglioso e inquietante tutto da
scoprire?
Nessun commento:
Posta un commento