mercoledì 31 ottobre 2018

31 ottobre: non la maschera, ma il volto


Col calar del sole e con il sopraggiungere delle ombre della sera, che cede le sue braccia vuote al buio della notte, ecco destarsi anche per le nostre strade la solitudine dei sogni, vinta dall’arrivo delle streghe di Halloween, festa dalle origini celtiche, diffusasi nel XX secolo dapprima negli Stati Uniti e, poi, in tutto il mondo. Non sto qui a raccontare la storia della Notte delle Streghe. È cosa arcinota ormai. Potrei parlare di volti e di maschere che in questa notte si aggirano nell’ombra e per le case al grido di “scherzetto o dolcetto?”. Ma non lo ha fatto abbondantemente e con somma maestria Pirandello? 
E, allora, di cosa potrei parlare, visto che le zucche mostruosamente sorridenti e dal loro interno illuminate a me sembrano maschere tragiche, che non portano allegria ma tristezza per tutto il bello che andiamo via via perdendo? 
Forse mi assale quell’attività fantasmatica che tanta paura mi incuteva da bambina. Al buio mille fantasmi mi assalivano e avevano un ghigno spaventoso a togliermi la pace e il sonno. Fatto sta che ancora oggi non amo la zucca sghignazzante né le teste di zucca. Amo i volti dell’uomo nella loro contraddittoria e cangiante umanità.
E mi piace riportare quanto scrissi dieci anni fa in un libro di mie “emozioni di rimando” alle foto di Marcello Carrozzo, Un non luogo tanti luoghi dentro l’uomo (SECOP edizioni, 2008), rielaborandolo e ricontestualizzandolo al giorno d’oggi.
… Tutto ciò che riguarda l’uomo mi affascina. M’incuriosisce. Mi spinge a pensare.
L’uomo: prodigio della natura o miracolo di Dio? L’uomo: realtà o mistero? 
Immobile - e fotografabile - nel frammento di un attimo. In continuo divenire - e imprendibile - nello spazio di una vita, nel fluire del tempo, nella sua dislocabilità in culture e luoghi diversi.
Uomo: spazio-tempo. Memoria e identità. Identità firmata/fermata nella memoria. Definita in uno spazio. Collocata in un tempo. 
Uomo: corpo. Il corpo: individuo e persona. Una unità in un tutto. 
Uomo: unità-totalità. E l’anima? È compresa nell’unità o nel tutto? 
L’anima è. Oltre l’uno e il molteplice. Oltre lo spazio e il tempo. Oltre la memoria. Oltre la storia. Oltre la filosofia e la scienza. 
L’identità dell’anima è infinita. L’infinito a comprendere i volti dell’uomo e il non-volto della sua anima. A dare le ali al suo pensiero. Ma il pensiero dell’uomo può comprendere l’infinito che lo comprende? 
Arroganza dell’uomo è interrogare l’infinito o è la sua anima a sentire il richiamo del cielo che è infinito? 
L’impossibile si fa, dunque, probabile e riveste forse lo sbrindellato abito della verità? Come le nuvole che sono e non sono. Si disfano e riappaiono, si ricompongono e di nuovo si dissolvono, mentre il cielo rimane sempre cielo. Imprendibile. Eppure è là, a portata di sguardo. A portata di pensiero. A portata di anima.
È come la goccia nell’oceano. Può una goccia comprendere l’oceano che la comprende? Sì, se pensiamo alla goccia fatta della stessa sostanza dell’oceano. Basta che rifletta su sé stessa per sapere dell’oceano intero. No, se nella sua unità di singola goccia vuole interrogare il mistero di quella infinita distesa azzurra e dei suoi fondali e delle meraviglie che questi nascondono alla vista degli umani che rimangono in superficie. Eppure quella goccia, che s’interroga sui fondali oceanici, ne è parte e partecipa a quel tutto senza, però, lasciarsene penetrare perché non è corallo che pure accarezza, non è murena o squalo o conchiglia che pure sfiora e da cui viene sfiorata. Non è. Né può diventarlo. Pure è essa stessa oceano.
L’uomo: oceano-goccia. Infinitesimo granello nell’infinito, ed infinito egli stesso.
Non ricordo più chi abbia detto che, oltre l’impossibile, l’im-probabile è verità.
L’uomo im-possibile e im-probabile verità?
L’uomo: menzogna-verità. La Maschera-il Volto.
L’uomo e i mille volti delle sue menzogne, delle sue verità. Della sua follia e della sua saggezza. Del suo dolore e della sua allegria. Della sua quotidianità e del suo sogno. Dei suoi progetti e delle sue sconfitte. Delle sue passioni e della sua indifferenza. Slancio vitale e abisso esistenziale. L’uomo nello spazio-tempo del suo nascere e morire. Vita-Morte. Eros e Tanatos. La Rappresentazione e la Realtà. 
L’essere e la sua immagine. L’essenza e il suo involucro. L’invisibile e la forma. Scommessa e sfida. Paura e coraggio. Rimpianto e nostalgia. Santi e demoni. 
Rifiuti. Rinunce. Affermazioni. Contraddizioni. L'uomo: ragione e creatività. Odio e Amore. Dolcezza e Violenza. Schiaffo e carezza.
L’uomo: la realtà e la sua rappresentazione artistica (quello che è e quello che crede di essere), che è concreta e vera (nel suo segno, la sua forma, i suoi colori e le sue dimensioni, le sue note e il suo canto), ma anche simbolica e apparente (il reale e l’ideale di sé). Il suo "Io" e il suo "Sé". Le sue parole e il suo silenzio. E l’incanto e il disincanto. E mistero e altrove a rendere irreale ciò che un attimo prima era ben definito e toccabile. Era. E c’era. Ora è e c’è. Ma è un’altra cosa o una infinità di cose a formare l’Essere-Uomo. "Uno nessuno e centomila"? Di più. Molto di più. 
Soprattutto se si vive egli stesso con creatività. Se viene vissuto dagli altri con creatività. L'uomo creatore di sé stesso nella illusione di uguagliare il suo Creatore.
"A sua immagine e somiglianza". Un altro imbroglio o una verità altra? 
L’uomo sintesi della sua realtà e della sua immaginazione  che lo avvicina al mistero e alla divinità. E il vuoto si fa pieno. Il buio si trasforma in luce. La forma si trasforma in movimento. Ciò che è e non è più e poi ritorna. E riprende ad essere. Esistenza ed essenza. Materia e spirito. Mani che lavorano, producono. Mani in preghiera.
Perché tutto questo è l’uomo. La sua indicibilità. La sua storia…
Come si fa ad accontentarsi di una maschera se dietro c’è un infinito meraviglioso e inquietante tutto da scoprire?

Nessun commento:

Posta un commento