martedì 23 ottobre 2018

"Dio è amore"?: una riflessione... (terza parte)


Allora, dove voglio arrivare con questa riflessione che non ha fine e che si serve anche dell’apporto dello scritto di un autore non ben identificato, ma convincente?
Se mi è possibile condividere tutto questo e riproporlo con un buon margine di verità, eppure siamo già all’interno del non dimostrabile, potrei anche accettare la “favoletta” degli angeli superbi che vollero sfidare Dio e che precipitarono negli inferi, diventando i signori delle tenebre e del Male. Da quel momento in poi il mondo venne retto da due forze contrarie: quella di Dio, che promise la venuta di Cristo, Suo figlio che avrebbe predicato l’amore e il perdono, e quella di satana dio del male.
Perché è indubitabile che il male esiste. È così evidente che non ha bisogno di dimostrazioni. E non è solo frutto di creatività e fantasia e fertile immaginazione!
Ma, al di là della “favoletta”, che io posso “rispolverare” a partire, comunque, da un Testo Sacro, anche per noi cristiani, La Bibbia, (“Genesi”) e che potrebbe, però, far sorridere tutti quelli che alle favole non credono, io che non ho competenze né scientifiche né teologiche né di alcun genere, se non di “scrittura creativa, fantastica, immaginifica”, e se vogliamo, tanto per abbondare e per pavoneggiarmi, anche “visionaria”, mi servo ancora una volta di un altro testo attribuito ad un genio, che ne sa indubbiamente molto ma molto più di me.
E vado a scomodare un racconto che parla di una singolare esperienza universitaria di Einstein (ancora lui!). Anche questa molto illuminante.
Il male esiste?”  
(Aneddoto attribuito ad Albert Einstein)
Attenzione: attribuito! Cioè, da non prendere per oro colato, ma abbastanza plausibile e convincente nel contenuto.
‘Germania, primi anni del XX secolo.
Durante una conferenza tenuta per gli studenti universitari, un professore ateo dell'Università di Berlino lancia una sfida ai suoi alunni con la seguente domanda:
"Dio ha creato tutto quello che esiste?"
Uno studente diligentemente rispose: "Sì certo!".
"Allora Dio ha creato proprio tutto?" - Replicò il professore.
"Certo!", affermò lo studente.
Il professore rispose: "Se Dio ha creato tutto, allora Dio ha creato il male, poiché il male esiste e, secondo il principio che afferma che noi siamo ciò che produciamo, allora Dio è il Male".
Gli studenti ammutolirono a questa asserzione. Il professore, piuttosto compiaciuto con sé stesso, si vantò con gli studenti che aveva provato per l’ennesima volta che la fede religiosa era un mito.
Un altro studente alzò la sua mano e disse: "Posso farle una domanda, professore?".
"Naturalmente!" - Replicò il professore.
Lo studente si alzò e disse: "Professore, il freddo esiste?".
"Che razza di domanda è questa? Naturalmente, esiste! Hai mai avuto freddo?". Gli studenti sghignazzarono alla domanda dello studente.
Il giovane replicò: "Infatti signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della fisica, ciò che noi consideriamo freddo è in realtà assenza di calore. Ogni corpo od oggetto può essere studiato solo quando possiede o trasmette energia ed il calore è proprio la manifestazione di un corpo quando ha o trasmette energia. Lo zero assoluto (-273 °C) è la totale assenza di calore; tutta la materia diventa inerte ed incapace di qualunque reazione a quella temperatura. Il freddo, quindi, non esiste. Noi abbiamo creato questa parola per descrivere come ci sentiamo... se non abbiamo calore".
Lo studente continuò: "Professore, l’oscurità esiste?".
Il professore rispose: "Naturalmente!".
Lo studente replicò: "Ancora una volta signore, è in errore, anche l’oscurità non esiste. L’oscurità è in realtà assenza di luce. Noi possiamo studiare la luce, ma non l’oscurità. Infatti possiamo usare il prisma di Newton per scomporre la luce bianca in tanti colori e studiare le varie lunghezze d’onda di ciascun colore. Ma non possiamo misurare l’oscurità. Un semplice raggio di luce può entrare in una stanza buia ed illuminarla. Ma come possiamo sapere quanto buia è quella stanza?
Noi misuriamo la quantità di luce presente. Giusto? L’oscurità è un termine usato dall’uomo per descrivere ciò che accade quando la luce... non è presente".
Finalmente il giovane chiese al professore: "Signore, il male esiste?".
A questo punto, titubante, il professore rispose, “Naturalmente, come ti ho già spiegato. Noi lo vediamo ogni giorno. È nella crudeltà che ogni giorno si manifesta tra gli uomini. Risiede nella moltitudine di crimini e di atti violenti che avvengono ovunque nel mondo. Queste manifestazioni non sono altro che il male".
A questo punto lo studente replicò "Il male non esiste, signore, o almeno non esiste in quanto tale. Il male è semplicemente l’assenza di Dio. È proprio come l’oscurità o il freddo, è una parola che l’uomo ha creato per descrivere l’assenza di Dio. Dio non ha creato il male. Il male è il risultato di ciò che succede quando l’uomo non ha l’amore di Dio presente nel proprio cuore. È come il freddo che si manifesta quando non c’è calore o l’oscurità che arriva quando non c’è luce".
Il giovane fu applaudito da tutti in piedi e il professore, scuotendo la testa, rimase in silenzio. Il rettore dell'Università si diresse verso il giovane studente e gli domandò: "Qual è il tuo nome?".
"Mi chiamo, Albert Einstein, signore!" - Rispose il ragazzo’.
Penso che il racconto, vero o verosimile, debba farci riflettere. E qui è la scienza che parla. Non le mie pinzillacchere, che però, come sappiamo, lo stesso Einstein ha elogiato. Non le mie! Pur volendo, per limiti di età, non avrebbe potuto…
Ma non abbiamo detto che la creatività è un dono sacro, che ha permesso agli uomini di trasformare il mondo, grazie all’intuito che ha preceduto ogni altra scoperta, conoscenza, invenzione, e applicazione pratica di quanto intuito e inventato?
Perché allora meravigliarci? Non del pensiero scientifico, che, ribadisco, è sempre degno di rispetto, ma non è mai esatto, ma del pensiero creativo che, proprio nel “punto di non incontro” dimostra tutta la sua efficacia (non efficienza!).
Non la convergenza, dunque, occorre cercare, ma la divergenza. Pertanto, proviamo a ribaltare il nostro punto di vista. A partire da nuovi presupposti. Vediamo cosa succede! Secondo me, scopriremmo che le nostre argomentazioni prenderebbero la via del ritorno per avallare la nostra tesi iniziale. Come già detto. Semplice? Non è detto. Dipende anche da come argomentiamo. Quali possibili prove apportiamo al nostro assunto. Useremo la Retorica? La Dialettica e l’Euristica, che facevano parte della Sofistica? La Logica? Il Sillogismo? Il Teorema?
Io propenderei per la Poetica. Non potremmo azzardare di più, trovandoci di fronte ad un Argomento che supera di gran lunga quello dei Massimi Sistemi, che solo un genio come Galilei poté affrontare con le conseguenze che conosciamo. Propendo per una scorciatoia immaginifica, surreale, onirica, scavando profondamente nel subconscio e nell’inconscio. Vuoi vedere che è proprio lì che si annida la coscienza di Dio? E, dunque, ben venga la Poesia. Mi muovo in acque più familiari.
Allora, la mia risposta “creativa e visionaria” è:
                                 Sì, Dio esiste ed è essenzialmente amore.
Ma occorre superare steccati e preconcetti. Liberarsi dall’agnosticismo imperante. Dalle mode. Dalle ideologie. Dalle dimostrazioni matematiche e scientifiche. Dalla fisica e dalla chimica. Da tutto ciò che si vede, si sente, si tocca. Per scoprire l’anima e affermare che esiste anche se è “invisibile agli occhi”.
Avere un pensiero senza confini per scoprire o riscoprire Dio nell’ordine e nel disordine, che però non è il caos, ma il rovescio del suo ricamo, come diceva mia nonna. Nello spazio immenso e non solo nell’angustia del nostro “orticello”. Nelle leggi dell’amore che regolano il Creato e che gli scienziati, studiando lo spazio, i corpi celesti e persino i buchi neri, vanno dimostrando...
E mi fermo qui perché potrei dire un numero stratosferico di corbellerie, tali da superare lo spazio e il tempo senza apportare nulla di concreto e di inoppugnabile alla mia causa.
Potremmo tentare nuovi percorsi tra questi pensieri senza confini: in orizzontale per raggiungere gli altri nella loro natura corporea, e in verticale per raggiungere l’essenza della nostra anima e ricongiungerci con Dio. E viverLo dentro di noi e accanto a noi. In tutte le direzioni possibili. Purché ci facciano stare bene.
Occorre, a mio parere, abbandonare il binario della strada ferrata che segue rette parallele che si perdono solo all’infinito, per scegliere un nuovo sentiero, magari poco battuto ai nostri giorni, e che, ad un certo punto, diverga per trovare, tra le vie della terra e quelle del cielo, il possibile incontro tra scienza e fede.  Come alcuni studiosi, del resto stanno già facendo. Si pensi alla Quantistica!
Questo duplice percorso ci potrebbe permettere di scoprire, chissà, in maniera molto confusa e nebulosa, certo, con i nostri miopi occhi umani, la presenza di Dio a sostenerci contro il Male nella nostra missione sulla terra (e non a punirci con il male); a fortificarci, con il suo amore, contro le nostre fragilità che spesso ci ostacolano, per aiutarci a elevare al massimo grado le nostre capacità e portare a compimento la nostra migliore realizzazione di noi. Il nostro capolavoro in funzione di. Ecco spiegati i nostri talenti, le passioni, le inclinazioni, le diverse intelligenze che non sono dovute al cervello, che è un organo uguale per tutti gli esseri umani, sia pure con lievi differenze accertate: di peso, per esempio, o di strutture differenti tra i due emisferi (tra il cervello maschile e quello femminile, come dicono?), ma alla mente, che è “un altro e un altrove” dell’intero sistema nervoso. L’ala per il volo. La garanzia della conoscenza. La sua poesia.
Gli studiosi dei casi di pre-morte (NDE), da R. Moody a Padre A.J. Herbert, da P. V. Lommel a B. Greyson, ne sanno qualcosa e sono pronti a testimoniarlo. E qui mi limito solo al cervello e alla mente e non vado oltre.
Potrebbe essere questo piccolo, umile, semplice duplice sentiero, umano e divino, a farci riscoprire un nuovo umanesimo, fondato sulla spiritualità e la speranza, piuttosto che sulla materialità e la disperazione che il vuoto di Dio comporta.
                                                                     (fine terza parte)


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