Allora, dove voglio
arrivare con questa riflessione che non ha fine e che si serve anche dell’apporto
dello scritto di un autore non ben identificato, ma convincente?
Se mi è possibile condividere
tutto questo e riproporlo con un buon margine di verità, eppure siamo già
all’interno del non dimostrabile, potrei anche accettare la “favoletta” degli
angeli superbi che vollero sfidare Dio e che precipitarono negli inferi,
diventando i signori delle tenebre e del Male. Da quel momento in poi il mondo
venne retto da due forze contrarie: quella di Dio, che promise la venuta di
Cristo, Suo figlio che avrebbe predicato l’amore e il perdono, e quella di
satana dio del male.
Perché è indubitabile
che il male esiste. È così evidente che non ha bisogno di dimostrazioni. E non
è solo frutto di creatività e fantasia e fertile immaginazione!
Ma, al di là della
“favoletta”, che io posso “rispolverare” a partire, comunque, da un Testo Sacro,
anche per noi cristiani, La Bibbia, (“Genesi”)
e che potrebbe, però, far sorridere tutti quelli che alle favole non credono,
io che non ho competenze né scientifiche né teologiche né di alcun genere, se
non di “scrittura creativa, fantastica, immaginifica”, e se vogliamo, tanto per
abbondare e per pavoneggiarmi, anche “visionaria”, mi servo ancora una volta di
un altro testo attribuito ad un genio, che ne sa indubbiamente molto ma molto più
di me.
E vado a scomodare un
racconto che parla di una singolare esperienza universitaria di Einstein
(ancora lui!). Anche questa molto illuminante.
“Il male esiste?”
(Aneddoto attribuito ad Albert Einstein)
Attenzione: attribuito! Cioè, da non
prendere per oro colato, ma abbastanza plausibile e convincente nel contenuto.
‘Germania,
primi anni del XX secolo.
Durante una conferenza tenuta per gli
studenti universitari, un professore ateo dell'Università di Berlino lancia una
sfida ai suoi alunni con la seguente domanda:
"Dio ha creato tutto quello che esiste?"
Uno studente diligentemente rispose: "Sì certo!".
"Dio ha creato tutto quello che esiste?"
Uno studente diligentemente rispose: "Sì certo!".
"Allora Dio ha creato proprio
tutto?" - Replicò il professore.
"Certo!", affermò lo studente.
"Certo!", affermò lo studente.
Il professore rispose: "Se Dio ha
creato tutto, allora Dio ha creato il male, poiché il male esiste e, secondo il
principio che afferma che noi siamo ciò che produciamo, allora Dio è il
Male".
Gli studenti ammutolirono a questa
asserzione. Il professore, piuttosto compiaciuto con sé stesso, si vantò con
gli studenti che aveva provato per l’ennesima volta che la fede religiosa era
un mito.
Un altro studente alzò la sua mano e
disse: "Posso farle una domanda, professore?".
"Naturalmente!" - Replicò il professore.
"Naturalmente!" - Replicò il professore.
Lo studente si alzò e disse:
"Professore, il freddo esiste?".
"Che razza di domanda è questa?
Naturalmente, esiste! Hai mai avuto freddo?". Gli studenti sghignazzarono
alla domanda dello studente.
Il giovane replicò: "Infatti signore,
il freddo non esiste. Secondo le leggi della fisica, ciò che noi consideriamo
freddo è in realtà assenza di calore. Ogni corpo od oggetto può essere studiato
solo quando possiede o trasmette energia ed il calore è proprio la manifestazione
di un corpo quando ha o trasmette energia. Lo zero assoluto (-273 °C) è la
totale assenza di calore; tutta la materia diventa inerte ed incapace di
qualunque reazione a quella temperatura. Il freddo, quindi, non esiste. Noi
abbiamo creato questa parola per descrivere come ci sentiamo... se non abbiamo
calore".
Lo studente continuò: "Professore, l’oscurità esiste?".
Il professore rispose: "Naturalmente!".
Lo studente continuò: "Professore, l’oscurità esiste?".
Il professore rispose: "Naturalmente!".
Lo studente replicò: "Ancora una
volta signore, è in errore, anche l’oscurità non esiste. L’oscurità è in realtà
assenza di luce. Noi possiamo studiare la luce, ma non l’oscurità. Infatti
possiamo usare il prisma di Newton per scomporre la luce bianca in tanti colori
e studiare le varie lunghezze d’onda di ciascun colore. Ma non possiamo misurare
l’oscurità. Un semplice raggio di luce può entrare in una stanza buia ed
illuminarla. Ma come possiamo sapere quanto buia è quella stanza?
Noi misuriamo la quantità di luce
presente. Giusto? L’oscurità è un termine usato dall’uomo per descrivere ciò
che accade quando la luce... non è presente".
Finalmente il giovane chiese al
professore: "Signore, il male esiste?".
A questo punto, titubante, il professore
rispose, “Naturalmente, come ti ho già spiegato. Noi lo vediamo ogni giorno. È
nella crudeltà che ogni giorno si manifesta tra gli uomini. Risiede nella
moltitudine di crimini e di atti violenti che avvengono ovunque nel mondo.
Queste manifestazioni non sono altro che il male".
A questo punto lo studente replicò
"Il male non esiste, signore, o almeno non esiste in quanto tale. Il male
è semplicemente l’assenza di Dio. È proprio come l’oscurità o il freddo, è una
parola che l’uomo ha creato per descrivere l’assenza di Dio. Dio non ha creato
il male. Il male è il risultato di ciò che succede quando l’uomo non ha l’amore
di Dio presente nel proprio cuore. È come il freddo che si manifesta quando non
c’è calore o l’oscurità che arriva quando non c’è luce".
Il giovane fu applaudito da tutti in piedi
e il professore, scuotendo la testa, rimase in silenzio. Il rettore
dell'Università si diresse verso il giovane studente e gli domandò: "Qual
è il tuo nome?".
"Mi chiamo, Albert Einstein,
signore!" - Rispose il ragazzo’.
Penso che il racconto,
vero o verosimile, debba farci riflettere. E qui è la scienza che parla. Non le
mie pinzillacchere, che però, come sappiamo, lo stesso Einstein ha elogiato.
Non le mie! Pur volendo, per limiti di età, non avrebbe potuto…
Ma non abbiamo detto
che la creatività è un dono sacro, che ha permesso agli uomini di trasformare
il mondo, grazie all’intuito che ha preceduto ogni altra scoperta, conoscenza,
invenzione, e applicazione pratica di quanto intuito e inventato?
Perché allora
meravigliarci? Non del pensiero scientifico, che, ribadisco, è sempre degno di
rispetto, ma non è mai esatto, ma del pensiero creativo che, proprio nel “punto
di non incontro” dimostra tutta la sua efficacia (non efficienza!).
Non la convergenza,
dunque, occorre cercare, ma la divergenza. Pertanto, proviamo a ribaltare il
nostro punto di vista. A partire da nuovi presupposti. Vediamo cosa succede! Secondo
me, scopriremmo che le nostre argomentazioni prenderebbero la via del ritorno
per avallare la nostra tesi iniziale. Come già detto. Semplice? Non è detto. Dipende
anche da come argomentiamo. Quali possibili prove apportiamo al nostro assunto.
Useremo la Retorica? La Dialettica e l’Euristica, che facevano parte della
Sofistica? La Logica? Il Sillogismo? Il Teorema?
Io propenderei per la
Poetica. Non potremmo azzardare di più, trovandoci di fronte ad un Argomento
che supera di gran lunga quello dei Massimi Sistemi, che solo un genio come
Galilei poté affrontare con le conseguenze che conosciamo. Propendo per una
scorciatoia immaginifica, surreale, onirica, scavando profondamente nel
subconscio e nell’inconscio. Vuoi vedere che è proprio lì che si annida la
coscienza di Dio? E, dunque, ben venga la Poesia. Mi muovo in acque più
familiari.
Allora, la mia
risposta “creativa e visionaria” è:
Sì, Dio esiste ed è essenzialmente amore.
Ma occorre superare
steccati e preconcetti. Liberarsi dall’agnosticismo imperante. Dalle mode. Dalle
ideologie. Dalle dimostrazioni matematiche e scientifiche. Dalla fisica e dalla
chimica. Da tutto ciò che si vede, si sente, si tocca. Per scoprire l’anima e
affermare che esiste anche se è “invisibile agli occhi”.
Avere un pensiero
senza confini per scoprire o riscoprire Dio nell’ordine e nel disordine, che
però non è il caos, ma il rovescio del suo ricamo, come diceva mia nonna. Nello
spazio immenso e non solo nell’angustia del nostro “orticello”. Nelle leggi
dell’amore che regolano il Creato e che gli scienziati, studiando lo spazio, i corpi
celesti e persino i buchi neri, vanno dimostrando...
E mi fermo qui perché potrei
dire un numero stratosferico di corbellerie, tali da superare lo spazio e il
tempo senza apportare nulla di concreto e di inoppugnabile alla mia causa.
Potremmo tentare nuovi
percorsi tra questi pensieri senza confini: in orizzontale per raggiungere gli
altri nella loro natura corporea, e in verticale per raggiungere l’essenza
della nostra anima e ricongiungerci con Dio. E viverLo dentro di noi e accanto
a noi. In tutte le direzioni possibili. Purché ci facciano stare bene.
Occorre, a mio parere,
abbandonare il binario della strada ferrata che segue rette parallele che si
perdono solo all’infinito, per scegliere un nuovo sentiero, magari poco battuto
ai nostri giorni, e che, ad un certo punto, diverga per trovare, tra le vie
della terra e quelle del cielo, il possibile incontro tra scienza e fede. Come alcuni studiosi, del resto stanno già
facendo. Si pensi alla Quantistica!
Questo duplice
percorso ci potrebbe permettere di scoprire, chissà, in maniera molto confusa e
nebulosa, certo, con i nostri miopi occhi umani, la presenza di Dio a
sostenerci contro il Male nella nostra missione sulla terra (e non a punirci
con il male); a fortificarci, con il suo amore, contro le nostre fragilità che
spesso ci ostacolano, per aiutarci a elevare al massimo grado le nostre
capacità e portare a compimento la nostra migliore realizzazione di noi. Il nostro
capolavoro in funzione di. Ecco spiegati i nostri talenti, le passioni, le inclinazioni,
le diverse intelligenze che non sono dovute al cervello, che è un organo uguale
per tutti gli esseri umani, sia pure con lievi differenze accertate: di peso, per
esempio, o di strutture differenti tra i due emisferi (tra il cervello maschile
e quello femminile, come dicono?), ma alla mente, che è “un altro e un altrove”
dell’intero sistema nervoso. L’ala per il volo. La garanzia della conoscenza. La
sua poesia.
Gli studiosi dei casi
di pre-morte (NDE), da R. Moody a Padre A.J. Herbert, da P. V. Lommel a B.
Greyson, ne sanno qualcosa e sono pronti a testimoniarlo. E qui mi limito solo
al cervello e alla mente e non vado oltre.
Potrebbe essere questo
piccolo, umile, semplice duplice sentiero, umano e divino, a farci riscoprire
un nuovo umanesimo, fondato sulla spiritualità e la speranza, piuttosto che
sulla materialità e la disperazione che il vuoto di Dio comporta.
(fine terza parte)
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