mercoledì 9 maggio 2018

“Il vento la pioggia e le azzurre acque” - parte quarta


Le azzurre acque

Devo dire che c’era un vento freddo che infuriava
con il mare.
Devo dire che tu non c’eri e non c’era neanche
il mare.
                   (Umberto Bellintani)

Passa lina passa

Passa ogni lama passa
Passa il volo la rondine il pesco fiorito
l'usignolo e il suo canto
l'incanto del primo mattino
con la luce che entra nel buio della casa
e la rischiara
L'infanzia e la sua fiaba
Il cavallo bianco al galoppo
col principe azzurro il bacio
il sogno
Passano le stagioni
la neve e la rugiada
le nuvole nere
il temporale la paura lo spavento
Il tormento d'ogni inganno
lo schiaffo il perdono
l'urlo il silenzio
la furia e la dolcezza
La risata il pianto

(Non rimane
che un disarmo muto
il cuore pietra
il mare e la sua risacca)

“In compagnia dei pensieri truccati”


In compagnia di pensieri
di rosso vestiti
-         invasi tutti gli spazi della mente,
nebulosa a mezz’aria
       senza respiro -
vorrei tornare al mare di gennaio,
vorrei che al mare mi portassi
avvolta nel silenzio di rabbiose ore.
Incontro mi verrebbe
l’immensa onda azzurra
a placare tormenti attese distonie,
vorrei farmi vela, vela soltanto.
Le gambe vorrei, le gambe e il coraggio
di cambiare direzione alla corsa,
e andare
dove non è rimasta alcuna voce,
non un suono dei giorni perduti:
parole disperse in nebbie di ricordi
la luce di occhi innamorati,
complici del sogno rimandato.
Togliere maschere d’ogni dolore
vorrei.
C’è stato un tempo lontano quanto la pena
e c’era l’attesa lunga del carnevale.
Valeva oro sonno e litigate
per l’abito più bello da indossare
(nero con pizzi e ricami di corallo)
la bocca più rossa da baciare
tra il bianco della neve e un silenzio
di fiato sospeso su labbra innocenti,
come debuttanti al primo ballo
    (chi per primo le bacerà?)
Si rideva, si rideva tra balli e canzoni
Si vibrava d’emozioni e primi amori
E Franco, Maria, Rosa, e Franco ancora,
e ancora Peppino e l’altra Rosa e Lizia
e…
Profilo di madonnina e occhi di pianto
la madre di Zettina, il marito in Arabia.
Di fragola e cioccolato il suo sorriso
rinato alle nostre risate lunghe più
della lunga treccia nera di sua figlia.
Maschera d’arlecchino, cuore di velluto
e sogni di nuove lune da cantare:
ricordo e nostalgia.
Mimì, suo fratello, già vergato aveva
l’ironico papiro.
Alto bello e delicato tra noi ragazzi:
sberleffo di Einstein stampato in viso,
lampada di Aladino tra le mani,
lanterna di Diogene tra riccioli sforbiciati.
-         Ti ruberanno - dice - e non avrai
neppure diciott’anni
per quel languido sguardo mozzafiato
e nidi di sogni tra i capelli arruffati.
T’aspetterò campassi cent’anni -
Lei ride di malizia e ingenuità.
Si sente Marilyn faccia di miele e cherubino.
-         Sarai lontano e mi dimenticherai
come si dimentica l’alba, la primavera.
Infilzati nel capo avrai mille pensieri
a cui pensare… -
Rapinati gli anni le primavere i passi.
Rapinati i sogni la neve il carnevale.
Occhi profondi d’oceano inabissati.
-         Andare al mare non mi farà poi male -
Un canto di coriandoli nel tempo cancellato.
(vuota conchiglia tra le mani e suono di fanfara).
(“In compagnia dei pensieri truccati”, poesia inedita)

Qui dove il mare

Qui
dove il mare è dono di cristallina luce…
qui vorrei riposare
alle onde lasciando stanche membra
e tra ciglia un desiderio di sole
C’è stato un tempo di corse alla battigia
e canti d’amore a vele spiegate
a gola piena le risate
Oggi mi stanca un ricordo
di stanca nostalgia

(solo il mare immutato ha sorriso
                    d’eternità)

Ansia di velieri

Spariti tutti i velieri,
persi battelli e navi da crociera,
superstiti barche di carta e sogni,
sono zattera alla deriva
di tutti gli oceani battuti da venti contrari.
Invano un faro o una stella
cerco
per un approdo al riparo
da marosi e tempeste che fecero fragile
il mio incerto andare alla conquista
di briciole di sole.
E resero di sangue orme di sconfitta
su scogli aguzzi di passi e di dolore
che un tempo risero delle nostre risate.
Nel gioco delle parti mi si dice vincente
e forse sarà vero
Pure…
è mio soltanto
questo abisso d’azzurro
perso fra lacrime di cielo.

(nel buio di questa mia notte accendi tu
una luce d’ironia prima che faccia naufragio
anche l’ultima stella del mio ultimo appiglio)

Pensieri vele

Vele i pensieri
Vanno alla velocità del vento
Libertà di onde
che arano il mare
sfiorano l’azzurro di un sogno
remoto
sorriso di giovinezza
fugato da furia di nembi
e fragori lontani
Il cielo si perse negli occhi
di tristezza
e un disincanto senza fine
divorò coralli e frantumò il cuore
Altro tempo allora che la riva
aveva orme di passi vicini
e i ti amo sulla sabbia
erano firma d’incancellabile amore
Eterno
Unico
il solo a bastarci vivere
e sapere di noi
alga e scoglio
onda e veliero
vela e timone
per tentare una rotta che non fosse
dimora di stazioni sbagliate
di treni persi alle fughe solo pensate
Al coraggio di nuove rive
opponemmo tutti gli orizzonti di casa
àncore e catene
e tutti i naufragi che dilatarono il viaggio
e lo resero infido e pericoloso
oltre l’infinito
E sono qui
raggomitolata in un pugno di rabbia
che non vuoi capire
e non offre via d’uscita
ai pensieri-gambero che temono
il mare lo scoglio la risacca
il tempo a imbuto
la determinazione a restare
(fu solo inganno il sogno di partire…)


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