La terra
Anche la terra
Di notte.
È firmamento:
dove più fitte - dove più rade
stelle.
(Donatella Bisutti)
Ci sarà
Ci sarà mai un’alba giusta,
la legge che sovrasti piccoli intrighi
o dispiegate ali di falchi predatori,
e difenda i lenti passi di carni stracciate
verso il campo di grano riscoperto,
e la fatica del pane condiviso?
Ci sarà il canto dell’allodola
accanto alla sinfonia dell’usignolo
a benedire insieme l’universo
dei suoni e delle melodie
dei mattini di sole e l’ombra delle sere?
Non più la tristezza dei bimbi falciati
ancora e ancora sulla terra di nessuno
e un solo grido d’orrore levato al cielo?
Ci sarà un coro di guerrieri d’amore
a rivendicare, per tutti gli uomini inermi
e soli e poveri e diversi e mai estranei e
mai
stranieri e mai ignorati umiliati offesi
feriti
calpestati, il nome il tetto il sogno la
dignità?
Su questo suolo livido d’inganni
germoglieranno fiori tra l’erbe ferite?
Proteggeranno intrecci di mano le siepi
dischiuse su confini di libertà e conoscenza?
Oltre le domande e la retorica d’ogni
risposta
ho nell’anima una sola preghiera:
oh Signore di tutte le fedi, solo Tu puoi,
tra campane a festa e luminarie diffuse,
ridonare la perduta umanità all’uomo
e
sorridere al sorriso d’ogni bambino
fiorito sul cuore rappacificato del pianeta.
(Ci sarà, ne sono certa, la nostra prima
zolla.
Accenderemo di stelle solchi di pianto
e trionfo di luce saranno giustizia e
verità).
Adleriana
(compensazione)
Si sgretola malinconicamente
e porge il fianco scosceso
la pallida luna al buio d’ogni
inganno
E perde splendore il cielo
che lacrima di stelle
e di rimpianti
Ma ha gemme che si schiudono
il mandorlo
in questa quasi primavera
Il bianco esplode e rischiara
il campo di ricami d’erba
smeraldina
E tra cigni di rami fioriti
cantano i bianchi ciliegi
l’inno alla vita
È
È un amore così vecchio
che gli manca appena un dito
per toccare il cielo
(e rimane a piedi nudi
nella terra che ha radici e sogni)
Se vuoi
Attàrdati a guardare il cielo
prima che esploda il sole
con la sua follia.
Non venirmi incontro
con occhi intasati
d’erba secca e formiche laboriose.
Riempili d’azzurro e di cicale
d’allegro canto tra gli alberi
dei giardini fioriti di parole.
Se vuoi farti dono di me.
Voglio sporcarmi di
terra
Potessi fare capriole
come da bambina
andrei a rifugiarmi nel
mio giardino
dove il ramo del
biancospino
c’è ancora.
E il ramarro e la
chiocciolina
dalle sette punte
a portarmi fortuna.
La parola vorrei impastata di terra e di sole.
Impastata di me.
Che sorrido alle viole
e scopro nel viale un pezzo di cielo
e le meravigliose stelle
blu come i miei pensieri
di poesia.
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