Che la terra sia ancora terra
Sogno premonitore
dell’alba
un
fascio di rose gialle in offerta
alle
mie mani
avide
di bellezza non di parole tradite
mi
fecero tremare prima del misfatto
Straziate
di contese che non m’appartengono
e mi
rendono rea di trame
mai
messe nel conto del dare e avere
sempre
in disavanzo a mio discapito
e la
testa mozzata e la verità perduta
nel
pantano delle complicità
con
capi d’accusa inventati per costruirsi
alibi
e ragioni
A
quale santo votarmi più non so
e il
soffocato pianto
che
testimoni non ebbe mai alla deriva
naufraga
di me stessa
nell’inutile
tentativo di salvare tutti
in
debito con la stella cadente che esplose di luce
agli
occhi di mia figlia a scrutare il cielo
i
suoi presagi
E
noi a seguirne la scia e un battito moltiplicato di vene
implora
muto
che
s’avveri il desiderio di verità
sperperata
nei crocicchi
della
menzogna e il silenzio conservi richiami di sole
(e
la terra sia ancora terra tra le mie mani radici di verità)
L’alba nella casa
(per Ombretta e Riccardo)
Nel
buio della prima alba
il
folle pittore innamorato
bocciolo
di rosa purpurea dipinge
all’orizzonte
di case alberi colline monti
e un
fremito di foglie
leggero
lentamente
si schiude e smargina di petali in filigrana
nel
cielo di latte e un ciuffo di tetti
a
ricordare la vita e gli uomini
addormentati
noi
dietro i vetri
della
casa sospesa tra luci di stupore
il
chiarore dilaga
attesa
del nuovo giorno
sospeso
al filo
tenue
della
speranza
Rosco
e Lamù si contendono la casa
le
luci il verde
le
carezze di amorevoli mani
attente
a non imprigionare attese e speranze
attimi
in sospensione
e
già il folle pittore
di
nuvole opache imbratta la tela
ed è
grigio mattino
Aspetteremo
un tramonto di luna
il suo
canto d’argento sul mare…
(e negli
occhi radici di casa e di gatti
avremo
di
terra e di alberi che attendono foglie…)
Lente spade
Lente
spade
le
ore del giorno
sfiorate
dall’alba
trafiggono
serenità
Occhi
di sonno
Di
nebbia il cuore
Groviglio
di pensieri
(lantane
nel mio giardino)
Tu
corda che strangola
attese
e
riannoda storie
non
vissute forse sognate
(nell’assenza
un’eco di stelle a farsi radici)
Le parole
(Per Alberto)
No,
il bianco che più bianco che non
Non
è il foglio bianco
A
tormentarmi
Ma
la parola di troppo a tracimare
Non
le cerco le parole
Non
le invoco
Non mi arrampico su impervie cime
Per
una stella alpina oppure un croco
Costruire
dighe devo e innalzare muri
Porre
argini o ripari di nebbie
Alla
furia di acque che divallano in fiumi
Con
foci a delta
Vertiginose
cascate e scrosciare di sillabe
In
sottovento
(angoscia
è sentire la polla ch’esplode
E il
secondo del giorno
Che
ti manca
Perché
a coppa le mani
Ne
accolgano l’azzurra sinfonia
Svolazzo
ardito e irridente e fiero di parole
Con
un sorriso malizioso
Di
bambina che immerge i piedi allegri
In
quel fiume e poi canta…
Di cinquanta rami fioriti
Lungo
fischi di tutti i treni
Persi
in tutte le stazioni attraversate
E
perdute ai miei lunghi capelli
I
miei lunghi capelli ho tagliato
Di
quasi cinquanta rami fioriti
E un
solo comandamento
“fa’
che i tuoi capelli siano sempre più lunghi…”
Taglio
il passato taglio con il passato
In
questo lungo anno bisestile
Amaro
e difficile
Triste
da dimenticare
Taglio
pensieri e ferite
Taglio
il dolore le mie gambe smarrite
Smarriti
passi dell’amore
Il
mio tronco rugoso
Attende
solitario e prigioniero
Di
radici che non seppe dire alle ali in volo
Attende
ancora un raggio di sole
Che
questo cielo romano
Miracolosamente
inondi
E dia
tintinnii d’oro ai colli
Risuonanti
d’antiche gesta d’eroi antichi
Che fecero
di questa terra sorriso di Dio
(nell’anima
tutte le distanze e un solo addio)
(Roma - 21 dicembre 2016)
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