sabato 30 gennaio 2021

Sabato 30 gennaio 2021: Nico Mori, poeta nella vita e nella scrittura

 Vi propongo il suo testo da me commentato ieri: IL VIAGGIO

Partono

all’alba i pescatori di sogni quando

il primo sole arrossa le vele

e il pensiero,

lontano da tortuosi labirinti della mente,

vola su bianche montagne di nuvole.

 

Navigano

verso promesse e miraggi dell’orizzonte,

tra furibonde tempeste di perché,

alla vana ricerca di una dea del mare

che incantevole,

sensuale, magica e innocente,

imprigioni l’Infinito in un sorriso

e nei solchi dell’anima semini speranze.

 

Giungono

a sera sull’orlo del mondo e, nel buio della notte

Incombente, scorgono l’ultimo approdo,

il porto sconosciuto dove la corrente e il vento

spingono le barche nell’ultima traversata.

 

Allora, con occhi stanchi,

accendono lanterne rosse con l’olio dei ricordi

e vanno, scivolando nel silenzio,

verso l’ASSOLUTO

pescatori di sogni…

Il viaggio, dunque, metafora della vita. Parla di Nico e dei poeti, pescatori di sogni, ma parla di noi, di ciascuno di noi. Come già detto. Vorrei puntualizzare solo alcune altre mie interpretazioni e riflessioni che non sono riuscita a evidenziare ieri. Per esempio: “e nei solchi dell’anima semini speranze”, bellissimo verso in cui l’anima diventa metafora di terra fertile e coltivata con cura, arata in attesa dei semi per fare germogliare a primavera le “speranze”. Ed è già un respiro, un protendersi verso il futuro. Che sia breve o lungo non importa. È importante agire, muoversi, navigare per mantenere viva nel cuore la Speranza, nostra eterna primavera dell’anima (di cui abbiamo già parlato).

E presto purtroppo giunge la “sera” tra “promesse” (le attese) e “miraggi” (le illusioni), “sull’orlo del mondo”, e di noi stessi, confine oltre il quale c’è l’altro dal mondo, l’altro da noi, il nulla o l’ASSOLUTO (il TUTTO), ma già la notte incombe e nel quasi buio, e gli “occhi stanchi” per tanto cercare (e spesso non trovare) scorgono a malapena “l’ultimo approdo,/ il porto sconosciuto”. Ed è questo porto sconosciuto che ci angoscia, come tutto ciò che sfugge alla nostra mente, il mistero dell’inconosciuto, che necessariamente occorre affrontare, senza soste e senza una via di fuga, il poter tornare indietro: “la corrente e vento/ sospingono le barche nell’ultima traversata”. Allora, vanno, “scivolando nel silenzio”: occorre riflettere sull’azione non voluta, ma subìta dello “scivolare” non “in” silenzio ma “nel” silenzio: “in” restituirebbe la volontà di chi scivola di lasciarsi andare nell’abisso silenziosamente, “nel” indica la condizione/atmosfera dell’abisso stesso. A mio parere. Ma per fortuna i pescatori di sogni fino alla fine scorgono non l’abisso del NULLA ma sentono l’immergersi nell’ASSOLUTO…

Sarebbe bello e utile per tutti noi se mi mandaste i vostri commenti, le vostre interpretazioni e riflessioni. Per me, la poesia non si decodifica, si interpreta. Quando il poeta l’affida agli altri diventa patrimonio di tutti e di ciascuno…

E nel Retino si sono impigliate tante altre parole: vele, orizzonte, approdo, labirinti, mistero, Assoluto… ne parleremo.

E aggiungo due prose poetiche di Nico, su cui vi invito a confrontarci:

ALLA RICERCA DI ME

Oggi mi sono svegliato… vuoto di me.

Ho ritrovato le chiavi di casa, il telefonino, gli occhiali, esattamente dove li avevo lasciati ieri sera, ma di me… nessuna traccia.

Devo essermi perso, stanotte, nel quartiere malfamato dell’anima che talvolta frequento, tra grovigli di malinconie che tolgono il respiro e pensieri ladri che, al buio, tendono agguati per rapinare emozioni che nascondo nelle tasche.

Aspetterò che il sole sia alto… e andrò a cercarmi.

 

L’ASSENZA

È stato scritto che il dolore e lo strazio dell’assenza di persone care misurano la grandezza e l’intensità dei nostri amori. Perché non la felicità?

Forse perché felicità ed estasi sono concetti finiti, hanno un massimo e ci riempiono di attimi intensi da vivere ma circoscritti nei confini del sogno.

Il dolore - invece - non ha confini: spazia e si trascina oltre il limite di noi e del tempo.

Il dolore naviga nell’Oltre, dove l’assenza dell’altro spegne ogni luce e, nel buio assoluto, i ricordi non sfumano ma, vivi più che mai, graffiano a sangue il cuore.

A tutti noi i commenti…  

E mi preme riportare alcune poesie che le nostre parole suggeriscono:

In questo mionostro deserto ciascuno vorrebbe scappare dalla propria stanza d’amore. Il vero conforto è dentro questo mese, questo giorno, quest’ora in cui l’anima vibra di breve emozione in una danza acrobatica tra note sparse e preghiera. Ci vuole speranza e coraggio per camminare e trascinarsi poiché se il mondo a volte esplode e il suo peso è insostenibile la melodia che arriva da noi può essere lo sguardo oltre…

E Mariateresa Bari mi scrive: Angela cara, quanti temi ardenti, si è toccato in queste righe… Così intense da richiedere un Tempo di riflessione. Il Tempo sacro di una naturale metabolizzazione, per riuscire a staccare i piedi da terra e guardare le cose dall’alto. A presto. E sempre grazie (“Domenica 24 gennaio 2021: ancora alcuni versi di Giovanni Gastel e Gjeke Marinaj…”)

E ancora, sempre da Mariateresa, commentando i “Quarant’anni” di due giorni fa:

Angela… Quanto profondamente conosco queste “bugie”! e, al solito, ho le lacrime agli occhi! Sono di ieri questi miei versi. Te li dono, con una carezza gentile. “Implosione”: Cos’è questo vento/ che implode dentro/ vado di acqua in acqua masticando./ Torbida e stagnante nel ticchettio/ che confonde l’onda amante/ senza sposa da accarezzare./ora che urge la tua mancanza/ faccio risvolti segnati dal troppo sale/ che imbratta i margini del mio cuore/ se più di te non dicono/ e custodisco farfalle.

Sono due poesie da riprendere e commentare. Ne vale davvero la pena. Accadrà. Avremo il Tempo giusto per farlo. Non azzeriamolo nell’attesa. Assaporiamolo, leggendole e facendo tesoro di ogni parola…

Buon fine settimana e… a martedì. Ciao

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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