Riprendo a parlare del tempo. Ritengo che sia una parola magica perché ha ispirato studiosi, narratori, poeti, scrittori, santi, scomodando persino lo stesso Dio, la cui Voce possente la ritroviamo nella Bibbia a parlarci del TEMPO (vedi l’Ecclesiaste 3,1-15 o anche Qoèlet 3,1-11):
1 Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
2 C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per
piantare e un tempo per sradicare le piante.
3 Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per
demolire e in tempo per costruire.
4 Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere
e un tempo per ballare.
5 Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per
abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6 Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare
e un tempo per buttare via.
7 Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere
e un tempo per parlare.
8 Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la
guerra e un tempo per la pace.
9 Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?...
E continua a lungo più
o meno così in entrambi i libri che la Bibbia contiene. In cui si parla di
distruggere e costruire, di odio e di amore, di guerra e di pace. E di non
darsi pena nell’affannarsi a realizzare cose fuori tempo. Occorre saper
aspettare il momento giusto. Né prima, né dopo. Tutto ha compimento a suo tempo.
Non ho mai amato l’Antico
Testamento. Vi ho trovato un Dio punitore. Anche quando salva, chiede all’uomo,
sua creatura, la prova della sua fedeltà con sacrifici inumani (Abramo e
Isacco, per esempio). Ma poi ci fu promesso Gesù e fu il tempo dell’Attesa e
della Nascita, il tempo dell’agire e del raccontare, il tempo dei miracoli e
delle resurrezioni, il tempo del trionfo e del tradimento, della preghiera e
della veglia, del sacrificio e della morte. Ma soprattutto Tempo dell’AMORE e
del PERDONO. Tempo di RESURREZIONE. Tempo del Cristo che mi piace. Mi commuove
e mi vince bussando al mio cure con la “mitezza del suo Cuore”.
E anche i cantautori
hanno riproposto quanto detto sopra. Ivano Fossati, per esempio, con la sua
splendida canzone “C’è tempo”. E poi Luigi Tenco, Lucio Dalla, Lucio Battisti,
Renato Zero, Fabrizio De Andrè, Roberto Vecchioni, ossessionato dal tempo anche
nella scrittura di racconti e romanzi. E Primo Leone, il cui libro postumo Lontano da ieri, come sappiamo, ha
aperto i nostri incontri. primo, di tanto in tanto, mi prende per mano per
ricordarmi di ricordarlo. Ed io lo faccio con grande fierezza e tanto incanto. Nella
seconda finestra, infatti, si parla proprio del tempo: “fragile è il tempo”
egli scrive sul davanzale di questa finestra semiaperta, attraversata da grosse
scaglie di tempo in frantumi per dare la stura alle sue parole: Il tempo è come un vetro sottile, limpido e
trasparente. Ci camminiamo sopra, lentamente, e… se lo guardiamo, mentre i
giorni ci assediano inesorabili, ci rimanda immagini sempre più sbiadite.
Le immagini
dei nostri ricordi cancellano questa trasparenza - come il vapore d’inverno sui
vetri di una finestra -.
Poi,
quando cerchiamo la nostra, di immagine, ci troviamo a guardare un estraneo…
… e
quel vetro comincia a frantumarsi.
Per Primo il tempo è
un vetro trasparente che i ricordi rendono sempre più imbrattato,
opacizzandolo, a tal punto da non rendere possibile al poeta che si guarda il
suo stesso riconoscimento. È quello il tempo del frantumarsi del proprio tempo.
Mi chiedo: è il suo tempo a rivelare tutta la fragilità nel frantumarsi o è la
fragilità di chi si specchia nel tempo “di giorni (che lo) assediano
inesorabili” a mostrarsi in tutta la nudità di un’anima ferita, in cui non ama
riconoscersi?
Ed ecco un trittico
eloquente:
1. Neanche il tempo/ che mi sorveglia da vicino/ mi riconosce/ quando fruga/
tra le ombre/ della mia identità/ disegnate / dalle stagioni/ e disperse in giro/ dai
venti/ e dagli eventi (“Neanche il tempo”).
2.
Come un tempio/ devastato dal dolore/
mio padre/ era un deserto di preghiere/ in croce/ la pietà feroce/ sempre più
lontana/ e la verità straziale/ delle circostanze/ danzavano oscene/ in punta
di piedi/ replica/ di una morte apparente/ sospesa/ tra tempo rimasto/ e tempo
compiuto (“Come un tempio”).
3. Mia madre/ è un gomitolo di lana/ che ancora protegge/ le mie ansie,/
srotola memorie,/ quasi un bozzolo/ di seta/ che gira e rigira,/ fuso di
pietra/ che rincorre labirinti/ di lantana./
Ancora quel filo/ disegna figure nel buio,/ ancora quel gomitolo/ si
dipana tra le mani/ oltre la soglia del tempo/ come foglia che mai cade/ e si
rialza e va giù/ e ritorna/ prima di cadere/ sulle ombre della sera/ quando il
vento/ è un sussurro lieve/ un brivido appena/ che il filo di lana/avvolge e
nasconde… (“Gomitolo
di lana”).
La poesia è molto più
lunga ed è bellissima perché rammemorante e tenera e calda, ma in questi primi
versi l’essenza del tempo si staglia prepotente e incide nella carne del poeta
come nella nostra carne. Sua madre è un morbido gomitolo caldo e protettivo
contro tutte le ansie di bambino e di adulto “oltre la soglia del tempo”. E l’asindeto
reiterato sottolinea la corsa affannosa del poeta nel tempo che non perdona per
rincorrere quel gomitolo d’amore che ha numerose cadute e riprese prima del brivido
conclusivo che il vento sollecita e che quel gomitolo “avvolge e nasconde” e lo
farà fino “oltre l’orizzonte/ dove cadono
inesorabili/ i silenzi della memoria”. E un brivido avvertiamo pure noi alla
conclusione amara di un tempo senza più memoria. A cui io mi ribello perché “sol chi non lascia eredità di affetti scarsa
gioia ha dell’urna” (Foscolo, I Sepolcri). E Primo ancora oggi domina nel
nostro cuore.
Mi fermo qui. ma
domani continuerò a parlare del tempo anche sollecitata da un messaggio
pervenutomi da Mariareresa Bari, davvero molto bello e stimolante:
Che
splendida immagine quella del tempo pellegrino! Se ti fa piacere leggere alcuni
miei versi sull'argomento ti posto una mia piccola poesia. Grazie sempre!!
Tempo mi darai? Mi darai lenzuola profumate di
sera che giocano nel groviglio delle lacrime? Mi darai aneliti alati di pace
che sgrumano le vene dal gelo? Mi darai vento scosso da speme che flette la
boria delle teorie per riflettere? M. Bari.
Bellissimi interrogativi che domani
troveranno un tentativo di risposte. Il nostro abbraccio. A domani. Forse. Speriamo.
Quanta intensità! Quanto in profondità scavano i versi di Primo...e il tempo si fa tempio! A domani Angela! Senza forse...
RispondiEliminaAncora una volta la poesia arriva dove non arriva la ragione. Angela sono stupendi i versi che qui hai riportato, e ne godo. Aggiungo per quel che mi riguarda che il tempo non è cosa che si possa definire razionalmente e chi ha inventato l'orologio lo ha fatto per illudere l'uomo di avere in mano ( o al polso o nel taschino o sul comodino) qualcosa di suo, da leggere, guardare, usare o distruggere. A me succede per es. di spostare di notte le lancette in dietro e sono felice perché così penso di avere più ore da dormire prima che spunti il giorno. E davvero al mattino mi alzo più riposata pensando di aver dormito a lungo. Ma sono trucchetti, che non so se potrò sostenere quando sopraggiungerà sorella morte, ahahah!
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