“FA’ CONTO DI ESSERE RUGIADA”
Ad Annapaola, domani
Fa’ conto di essere rugiada, quasi “O cuore, fa’ conto d’avere tutte le cose
del mondo
Fa’ conto che tutto ti sia giardino
delizioso di verde
e tu su quell’erba verde fa’ conto
d’essere rugiada”
(Omar Khayyam)
un velo sottile tra le nuvole ancora
vergini di acqua trasparente,
per avvolgere parole appena pronunciate
quando tutto è ancora tentativo di silenzio…
È questo il tempo che attraversa la luce
tra le ombre nascoste di foglie quasi verdi
ancora bambine, ingenue e festose
con lo stupore di essere nate
appena tradite da un vento impetuoso…
Fa’ conto di essere rugiada
sempre fresca e sempre timorosa
delicata
come un respiro che l’alba dischiude
rugiada di profumi come pensieri leggeri
quando la pioggia è una trama
di sogni per la tua anima
e accenna sorrisi disegnati sulle nuvole…
Fa’ conto di essere rugiada,
appena la notte scivola via
con gesti furtivi e timide incertezze
a racchiudere attimi che fuggono
come lucciole inseguite dalla notte,
prima che l’alba disegni nuove foglie…
Fa’ conto di essere rugiada,
come timida carezza
che si dispone alle incerte parole
di storie lontane
questa nebbia leggera è
il sogno che ritorna rugiada
d’acqua e di sole…
Fa’ conto di essere quel sogno
sospeso tra i pensieri
tra le parole
tra le attese e tra i ritorni
Ancora timida rugiada che scivola via
a cercare i contorni delle foglie mai nate…
Fa’ conto di rinascere
come rugiada che non si arrende
ostinata e tenera come il pianto di un
bambino
erede inaspettato di un gioco senza fine…
che sempre ritorna…
e sempre ricomincia…
La mia, come è facile notare, è stata una interpretazione del tutto personale e arbitraria. Ritengo, del resto, che il poeta, che si cimenti come critico letterario, debba sì cercare di penetrare l’altrui poesia nella maniera più fedele possibile, ma possa anche andare in deviazione, assecondando la propria visionarietà, che è sempre leale concordanza con l’autore e coraggiosa fedeltà a sé stesso, al personale “sentire” (e anche su questa mia affermazione desidero ascoltare il vostro parere! Siamo insieme anche per questo!). E vorrei sottolineare, per Francesca Pice (che sicuramente comprenderà), il breve ma intenso commento ai versi “quando la pioggia è una trama/ di sogni per la tua anima/ e accenna sorrisi disegnati sulle nuvole…”. Credo di aver detto ieri che la pioggia, cadendo, forma una fitta trama di sogni in caduta libera dalle nuvole e l’anima si sente partecipe di quei sorrisi di complicità che le nuvole le regalano in quel delirio di sogni in sospensione tra terra e cielo. L’Anima, ineffabile attimo che tutto in sé accoglie con la sua ansia d’infinito. Più o meno così, con qualche integrazione dovuta alla distensione psicologica del giorno dopo. Ma agli ultimi versi, commentati in fretta e male per lo scorrere inesorabile del tempo, avrei voluto aggiungere un altro brevissimo stralcio di un’altra poesia di Primo Leone, “Canzone amara” tratta dalla nuova silloge I limiti dell’alba: Fischia il treno/ fin dentro l’anima/ lacrima geme/ il volto chino/ partono uomini/ con sogni negli occhi. E qui l’anima è più concreta. Sicuramente del tutto immanente. Si fa fischio del treno, che “lacrima geme” (e la personificazione rende più viva e vera la scena). Pure, l’anima è anche “il volto chino” dei migranti che portano negli occhi i loro sogni, e l’immanenza sfuma in una trascendenza che abbraccia ancora una volta sogni e speranze. La Speranza in un futuro migliore, più degno di essere vissuto. Ma l’anima è anche una “stanza”. Elina, infatti, suggerisce ancora: Anima è la stanza dove piangiamo, ridiamo, scherziamo, riflettiamo impariamo. Per Elina, dunque, l’anima, “la nostra prima interlocutrice”, è a suo parere “la stanza”. È tutto quello che siamo. Dentro e fuori di noi. Non a caso in psicologia la stanza è la nostra personalità ed è lì che accade l’espressione più vera di noi: lì ridiamo e piangiamo, riflettiamo e impariamo. Ma L’anima ha le ali, il corpo/ il fiore nel quale inciampo/ perdendo l’equilibrio./ Fiuta le trasparenti/ attese, le lettere/ mai spedite, la mutevole/ bellezza e l’accoglienza/ della voce./ Vede, ci vede senza dirci/ subito, per dirci ciò che/ non sappiamo. (16 gennaio 2019). È sempre Elina con questi suoi versi che volano sulle ali della sua Anima. Che è anche corpo e fiore; è “accoglienza della voce” e vede ciò che non sappiamo e che forse solo più tardi ci rivelerà. Quante cose ha in sé la nostra Anima! Quante parole contiene nella sua immensità! Dobbiamo sempre ripartire dalle parole. Sono loro a tessere i fili che ci uniscono e danno un senso al nostro stare insieme… Domani spero di condividere altri vostri preziosi apporti fatti di poesie e di parole. Bacio.
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