lunedì 21 dicembre 2020

La magia delle FINESTRE: lunedì 21 dicembre 2020

 Dicevo ieri dei colori che si colmano di azzurro, tanto cari ai poeti. E tanto azzurro catturiamo nei versi di tanti poeti alla finestra: i “lampi azzurri” in Asclepiade, “un ramicello di fiori glauchi e azzurri” in Carducci, “l’azzurro amante” fra tanto mare in Corazzini, le “fresche giunchiglie” in Soffici, “Sfuma il turchino in un azzurro tutto stelle” in Umberto Saba e in Antonia Pozzi è “una striscia dei colli tremula, azzurra”. E “gli azzurri mattini” di Sandro Penna. E il “buon vino azzurro” di Alda Merini. E la “luce riflessa del cielo” di Serricchio. Il “fiore azzurro” di Urraro. I “cieli di azzurro assoluto” di Lizia De Leo. “l’azzurro del cielo” di Giuseppe Conte. La “maglia azzurra” di Giorgio Bàrberi Squarotti. “Una luce blu, una luce così blu!” di Esenin. “l’azzurro (che) si stacca dal cielo” di Alexandru Philippide e “il mare più azzurro che mai di Titos Patrikios. “La stella nell’azzurro” e “gli orizzonti bluastri” di Baudelaire. “La bocca febbrile e d’azzurro assetata” di Mallarmé. E “un mare in pietra blu da anello” in Nazim Hikmet. E “gli intrecci di tenero azzurro” in Emily Dickinson. “La notte azzurra” in Neruda. E tanto tanto altro azzurro, non necessariamente vissuto attraverso una finestra, in tutti questi poeti e in tanti altri ancora. La poesia è, dunque azzurra. E pio si colora di celeste, blu, indaco e violetto per farci assaporare l’infinito nell’Infinito.

 Ma le finestre hanno sempre le stanze di riferimento. Ed è soprattutto qui che si gioca ogni loro metafora. È nella stanza la vita intima e segreta di ogni abitante, di ogni oggetto e persino dei muri. È qui che palpitano sogni e delusioni, che fioriscono amori e prendono il primo cammino i lunghi addii. E qui che si ride e si piange di più, si litiga e si fa l’amore. Qui che si diventa schiavi di abitudini dure a morire, che rallentano i nostri passi di libertà. E la solitudine e la disperazione si fermano ai davanzali senza saper/voler andare lontano. È qui che ci domina la tradizione a impedirci la sana ribellione e il riscatto, il rinnovamento di pensieri, comportamenti, atteggiamenti. La possibilità di cambiare. Si perpetua l’ipocrisia e serpeggia il malcontento. E qui che si rimane se non sentiamo dentro rabbia e dolore e amore e desiderio e determinazione a scendere giù e varcare la soglia, unica vera via di fuga per tornare a guardare il cielo e scoprirlo azzurro come non mai. E si può riprendere a lottare, a scoprirci diversi e nuovi nella voglia di andare, in bilico sempre tra Ulisse e Nessuno, tra sirene e terre di Ciclopi, fino a scoprire l’urgenza di rivedere Itaca, l’eterno ritorno alle radici del cuore che solo l’Amore vero promette senza inganni e senza fatica.

Solo l’AMORE può…

E domani si parlerà d’amore e dei sogni che sempre sono fedeli compagni di ogni andata con destinazione ritorno.  

 

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