giovedì 31 dicembre 2020

La magia delle Finestre: giovedì 31 dicembre 2020

E siamo a una nuova Vigilia. Mi sembra giusto condividere con voi la bellissima Postfazione di Vito Di Chio al suo saggio sulla mia scrittura. È vero, ve l’ho letta durante il mio Retino di una settimana fa, ma voglio riproporvela perché non se ne perda neppure una parola tanto è densa di senso/significato e di profonda poesia da toccare tutte le corde del nostro cuore.

                                                    POSTFAZIONE: VIGILIA

… e dunque, anche la recente pubblicazione del romanzo - LE PIOGGE E I CILIEGI. FOGLIE E FRUTTI DI UN ALBERO SEMPRE VIVO - si conclude con la parola FINE a cui però la poetessa aggiunge - come d’altronde in tutti i suoi scritti - tra parentesi un magico ammiccamento (quasi?) per il lettore.

Non siamo dunque alla “fine”, ma alla vigilia di altra fatica, di altre opere, di altri sogni, di altre emozioni, di altra creatività.

Per questo desidero dedicare ad Angela De Leo le mie brevi riflessioni sulla VIGILIA come un mio grazie per tutta la ricchezza poetica, di cui mi ha fatto dono.

Chi - come me - si riconosce nella lunga tradizione cattolica, sa certamente di che cosa parliamo, quando affermiamo: oggi è vigilia -vigilia di Natale, quella di Ferragosto-, vigilia di un esame, vigilia di una partenza, ecc.

Tanti di noi sentiamo quanto sia bello il sabato, vigilia per eccellenza: dolcemente ci vengono spontanei sulle labbra i due versi leopardiani: Questo di sette è il più gradito giorno/ pien di speme e di gioia.

Una parola che mi ha sempre affascinato, perché all’interno della vigilia avverto subito una specie di inquieto coinvolgimento della persona e di apertura all’altro.

Vigilia, il tempo dell’attesa, della vigile attenzione, della intensità, della sentinella disposta a vegliare nella notte, a tutelare il patrimonio della memoria, di una vita ai suoi albori e di una vita nel suo pieno compimento, intuendo il giorno che già si annuncia con la dolce aurora. L’uomo della vigilia per eccellenza, Dante, ci suggerisce nel canto XXV del Paradiso che la speranza, l’attesa che ogni vigilia trasporta è un fiore che «’nfiora la mente e il cuore» e li rende creativi.

L’etimologia permette di comprendere meglio ciò che la parola trasporta, ma anche l’esperienza che viviamo alla sua luce.

Vigilia: una parola che viene da lontano, documentata nel sanscrito e con radici indoeuropee: vig è il fonema di partenza, da cui sgorga sia vigeo, vigor = aver vigore, essere pieno di vita che vigil, = “che è sveglio”, “che tiene sveglio”; vigilo, vigilare, essere attento, prendersi cura sollecita dell’altro.

La vigilia era dunque in senso tecnico il turno di guardia e al contempo la sentinella, la scolta che faceva il turno di guardia la notte: vi erano diversi turni di guardia (prima vigilia; seconda vigilia, ecc.) per permettere anche alle sentinelle di riposare: i Greci dividevano la notte in tre vigiliae, mentre i Romani in quattro.

Vigilia non è dunque - in un senso meramente appiattito - il giorno prima di una festa o di una circostanza, ma essa rinvia all’essere vigile nella notte interiore, che tocca la nostra esistenza e che ognuno di noi ogni tanto sperimenta con diverse modalità (malattie, morte, incidenti di percorso, difficoltà); notte, che ci fa esclamare come il profeta Isaia: “Sentinella, quanto resta della notte? La sentinella risponde: Viene il mattino e poi anche la notte” (Is. 21, 11-12).

La vigilia ci induce a confrontarci, inoltre, con il momento storico che stiamo vivendo, sempre attraversato dalla notte e, quindi, con la difficoltà a percepirne i segni rivelatori del futuro, ma anche con l’appello a stare svegli, a tenere svegli quelli che ci stanno accanto. Su che cosa oggi dobbiamo particolarmente vigilare? Semplicemente: democrazia. Qual è il tipo di governo che ci hanno dato i nostri padri costituenti dopo la seconda guerra mondiale? Mi piace rispondere, citando una frase famosa di Benjamin Franklin: «Una repubblica, se sarete in grado di mantenerla».

È un compito di ognuno di noi costruire la democrazia e la repubblica giorno per giorno, siamo cioè sempre alla vigilia di questa realtà.

                                                                      Vito Di Chio

Non ho potuto farne a meno, anche perché VIGILIA è una parola beneaugurale. Non mi fa pensare solo al giorno prima o alla notte. Mi fa pensare anche all’alba e alla luce dell’aurora che sfiora la Terra che mi abita e che abito. Il mio giardino di alberi ora spogli è promessa di nuovi germogli a primavera. Come già detto, non avrei aggiunto niente altro a quanto detto sapientemente ed esaustivamente da Vito se non avessi avuto dalla sua Vigilia nuovi stimoli per nuove parole per scoprire nuovi orizzonti di creatività e di poesia. Ma ancor di più è stata la lettura di una poesia di Primo con una parola rivelatrice, catturata dal mio retino mentre volava dalla sua terza finestra fatta di “contrasti emotivi” in quel suo libro di finestre e poesie, Lontano da ieri, che ha aperto i nostri incontri. Sì, ho letto attraverso la finestra semiaperta una poesia che mi ha ulteriormente emozionata e illuminata. “A cercare conferme” è il titolo della poesia: ho cercato la tua mano distratta e indecisa/ nascosta forse al chiarore di una minuscola/ fiamma/ che invoca una ragione per violare il buio/ ma la strada che porta al tuo cuore/ era chiusa per lavori di manutenzione/ e nessun segnale evidente/ fermò i miei passi/ sulla soglia di un cratere antico/ mentre andavo giù in caduta libera/ in fondo al sepolcro di cenere/ era una trappola il tuo volto sorridente/ e la tua mano sempre più lontana/ si fermava esitante/ a cercare conferme inesistenti

Tutto senza punteggiatura e in minuscolo, come si può notare, in un minimalismo che ancora oggi fa male al cuore. Era il disincanto disperato del poeta che si sentiva sulla soglia di un precipizio che   non aveva saputo evitare, venuto meno l’appiglio persino della “mano esitante” nel dare aiuto e nel chiedere conferme che mai ci sarebbero state...

Ma quella “soglia” ha dischiuso in me, oggi, un pensiero di provvida vigilia. Ecco, per me “soglia” è diventata immediatamente “Vigilia” di speranza. Che forse avrebbe potuto evitare quel precipitare nel “cratere antico”. E anche la “speranza” è diventata “Vigilia” che batte nel nostro cuore. E così “cuore” si fa soglia e vigilia dell’anima che prega in silenzio. Ma anche il silenzio diventa soglia aurorale dell’ascolto e l’ascolto è soglia della parola e la parola è soglia della conoscenza. Così come la ricerca. Siamo sempre ad una Vigilia fino all’ultimo momento della nostra vita. E la stessa vita è Vigilia di un nuovo percorso oltre la Vita.

E oggi questa Vigilia è soglia del nuovo Anno: mettiamoci in ascolto del cuore perché domani sia

un giorno nuovo per il Nuovo Anno. Questa notte: soglia tra bene e male. Tra il bene e il male, da sempre insiti nel cuore dell’uomo, la nostra responsabilità di scegliere. Se sceglieremo il bene saremo meno belve (che agiscono per istinto, mentre l’uomo dovrebbe usare cuore e ragione) e più Persone. E il mondo potrebbe essere migliore. Forse… Auguriamocelo con tutto il coraggio e il cuore di cui siamo capaci. Abbraccio immenso a tutti.

 

 

  

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