mercoledì 20 giugno 2018

L’eterno istante. La Mostra. Il catalogo.

Domenica 17 giugno si è conclusa felicemente la Mostra fotografica L’Eterno Istante del grande Artista Giovanni Gastel al Broletto di Como. A cura di Maria Cristina Brandini, coadiuvata, in questa titanica impresa, dal Presidente della Commissione Cultura Comune di Como, Franco Brenna, dall’intera Amministrazione Comunale e dall’infaticabile staff di Gastel.
Oltre i calici levati per il grande Successo della Mostra, restano, a testimoniare le serate culturali che l’hanno insolitamente ma opportunamente corredata, le Fotografie, il romanzo giovanile Duetto Profano (SECOP Edizioni, Corato-Bari), la raccolta di poesie Io sono una pianta rampicante (SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo-Milano) e il Catalogo: L’Eterno Istante. La Mostra. Giovanni Gastel.
In pratica, la mirabile sintesi di tutte le passioni creative e artistiche del Nostro: le Immagini, le Parole in prosa e in poesia, la Bellezza e l’Armonia nelle loro più ampie e svariate forme.
Di Duetto Profano e di Io sono una pianta rampicante ho parlato ampiamente e con dovizia di particolari contenutistici e formali, mi piace ora raccontare il Catalogo che ha fatto da corona e da sfondo a tutta la Mostra.
Sul bianco luminoso della copertina ecco definirsi, in un riquadro stilizzato che visualizzo come un sipario da palcoscenico, un corpo di donna, sinuoso ed elegante nell’abbagliante splendore del prezioso pizzo del corpino, e cascata spumeggiante in un franare di neve a riversarsi sul nero tubino che l’avvolge, quasi coda ondeggiante di sirena a trascinare negli abissi dei fondali marini gli incauti naviganti che si attardano ad ascoltare, incantati e perduti, il loro canto. Ma qui contrastano anche le grandi ali delle braccia a spiccare il volo, e il volto inebriato verso tanta luce e tanto cielo. Niente di più raffinato, elegante, armonioso. Comprese le scritte in rosso del titolo della Mostra e dell’Artista.
Soglia del mondo incantato, tra il reale e l’onirico, che questo scrigno di rara bellezza racchiude. Notevoli, anche, gli scritti che fanno da Proscenio alla Mostra. Tutti di una eleganza stilistica e profondità contenutistica straordinarie, rivelano l’entusiasmo e la gioia di realizzare un sogno a lungo vagheggiato: portare Gastel e le sue Passioni Artistiche nella “sua amatissima Como”, città che lo ha visto bambino incantarsi sul lungolago o giocare, spensierato e attento, nell’immenso parco di Villa Erba, residenza di parte della famiglia materna, discendente dei Visconti di Modrone. Gli interessanti interventi rivelano l’amore avvolgente di questi Prefatori per l’amico fraterno Giovanni, e per il suo indiscutibile genio. Dal sindaco di Como, Mario Landriscina, al Presidente Commissione Culturale Comune di Como, Franco Brenna, dall’appassionata e infaticabile curatrice, Cristina Brandini, al fidato gallerista, Valerio Tazzetti, fino alla meravigliosa poesia dello stesso Artista che è il nucleo fondante della sua Personalità e della sua Arte: un angelo di marmo nel Duomo di Milano colpisce la fervida fantasia di un ragazzino “arrogante” e visionario che sente la voce dell’essere alato preconizzare il suo destino di albatro che sperimenterà l’ebbrezza del volo altissimo, ma anche la solitudine che quel forare il cielo e andare oltre comporterà. Precognizione avveratasi in pieno. Oggi Giovanni Gastel è sempre dimidiato tra la libertà del volo nel suo mondo di sogno e il franare malinconico e disperato nell’abisso di una realtà che fa male e che vuole dimenticare per non avvertire le ferite e il disinganno. E le sue Foto e i suoi Scritti ne sono la inconfutabile conferma. Anche l’immagine di copertina evidenzia tale dicotomia: il bianco luminoso delle ali in volo verso spazi sempre più alti e più ampi, e il nero abissale del tunnel ad avvolgerlo ad ogni contatto con la terra e con il mondo della realtà e della concretezza.
Poi, il suo Teatro. Le sue Immagini. Le sue Fantasie. I suoi Personaggi che si raccontano e lo raccontano. In ogni simbolo. In ogni verità. In ogni passaggio esistenziale e artistico a descrivere fortemente i suoi percorsi umani e professionali.
La prima foto non smentisce quanto detto sin qui.
Ecco una donna-conchiglia di un bianco avoriato su sfondo nero, con una particolarità: il volto assorto ed enigmatico con lo sguardo lontano è diviso a metà dal vortice della conchiglia che crea trasparenze lunari nella metà che avvolge, lasciando in ombra l’altra metà. E persino il fiore rosso delle labbra chiuse risente della dimidiazione tra segreti di voci da riportare all’orecchio in un turbinio di onde senza fine, e segreti di voci da dimenticare nella penombra scura di ogni tormento (Gastel e la sua anima di pari passo con la sua Arte).
Anche la seconda foto gioca la sua misteriosa essenza sul bianco e il nero, questa volta non più divisi, ma sapientemente annodati in volute che labirintano una donna-fiore e gambo esile su cui esplode un fiore (gardenia o camelia), attraversato da onde di luce, o una donna-cigno, pronta a spiccare il volo con le sue mani-piume in una posizione di slancio, frenata appena dalla sospensione di occhi titubanti e perplessi, in attesa di un vaticinio che la spinga ad osare…
La terza è ancora magia di ali in una danza che cupola l’esile corpo di donna e la sua fiamma a bruciare palpiti in un luogo definito di morbida attesa, che poco spazio lascia, però, al vuoto su cui si curva ad arco e all’orizzonte del sogno…
Xandra è un’offerta di sé dolente e sincera: “eccomi, sono qui nella mia nudità pudica e mai esibita… prendimi… ho ancora sogni di dolcezza tra riccioli di miele… ascoltami…”.
Lynn, invece, di rosso vestita come un tulipano capovolto, conosce le strategie vincenti di una seduzione sicura e maliziosa, che si slarga in un sorriso invitante, tra una virgola di ricciolo tentatore e una schiena nuda che s’illumina di intenzioni…
Poi, Monica Bellucci e Susie Bick e Naomi Campbell così sicure e fiere della loro bellezza, e Charlbi Kriek ancora con le ali bianche, arruffate e leggere su un abito da sposa con strascico annodato in tante volute (i condizionamenti familiari mai del tutto vinti?), che fa da contraltare alle gabbie grigie, alludenti ad una libertà condizionata che rischia di perdersi dietro sbarre paventate, ma reali: il destino forse di donna promessa dipinto sul volto bellissimo e pensieroso perché sa che si è lasciata imprigionare già dai tanti monili che strangolano il suo collo di cigno e vincono la fragilità delle sue braccia… riuscirà mai più a volare?
E poi altri volti di donne bellissime, cupe, spavalde, pensose, sicure, volitive, arroganti, folli sotto veli arruffati come i pensieri, ora cupi, ora più distesi e svettanti, ma mai chiari e luminosi a dare una svolta certa nella vita (vedi: Shalom Harlow).
Incantevole la foto di Xandra alla Scala.
Tra i rossi drappeggi in verticale del sipario ancora chiuso ecco l’ansia dipinta sul volto di lei intento a “spiare” il pubblico se numeroso o meno e tra le mani tiene stretto il suo tesoro, la sceneggiatura, di quanto andrà a vivere e a far vivere su quel palcoscenico che corona i suoi sogni. Racchiusa come un gioiello in vesti scure con lame dorate a illuminarla e trafiggerla (illusioni sotto le varie maschere che il Teatro rende vere. Dove la verità solo nella finzione o viceversa? Il dubbio rimane).
E ancora la serie dei bianco-neri a rendere magiche le donne di ieri e di oggi nei lampi di luce che le sottraggono ai grigi di un’esistenza senza nome. Tra giochi di ombre e classicità greco-orientali, rimane il mito, il sogno, il ricordo del grande Gatsby, le piume di struzzo della donna-uccello (Michael Kors?), imprigionata da sottili fasce nere (stile petticoat dell’800) e con ali di carta senza volo. Dialoga con un cinerino a rispondere al suo silenzio con una eco di voce che solo il volatile sa e riconosce.
Infine, la seria mistica ma non troppo degli Angeli caduti che da soli valgono l’intera Mostra: angeli androgeni o decisamente femminili, con ali bianche ancora in volo o nere come la notte. Angeli che precipitano a testa in giù e angeli precipitati con negli occhi la sorpresa, il disorientamento, la dispersione della propria identità in un luogo sconosciuto che fa paura perché nuovo e diverso. Angeli pentiti e angeli senza alcun rimorso o pentimento. Bisognerebbe descriverli uno ad uno. Ci vorrebbe un trattato.
Ancora una volta le stratosferiche contraddizioni gasteliane: non angeli che volano, ma angeli che precipitano senza più la speranza di un perdono, di tornare nella azzurra luminosità del Cielo.
Un po’ mi fanno pensare a Giovanni Gastel bambino nel suo Eden dorato e lontano dal mondo degli uomini. La sua desatellizzazione dal nucleo familiare, protettivo e severo nelle sue regole culturali, nel solco di una tradizione etico-religiosa, e tutto in sé conchiuso, è un precipitare nell’abisso di un mondo altro dove il disordine e la violenza regnano sovrani, lasciando il giovane rampollo di una storica casata lombarda in balia di uno sperdimento, che è angoscia, ferita e dolore. Con le uniche risorse: le Immagini, le Parole. Le sue Ali di ricambio per tentare nuovi Voli. Un predestinato? Forse. Le ultime Ali sono bianche di Salvezza, sono saldamente legate alla fanciulla occhi di sfida sotto un cielo torbido che non promette nulla di buono. Ma le sfide servono a temprare lo spirito, a far superare la paura, a tentare nuovi percorsi, nuove possibilità di rinascita.
“La creatività ci fa rinascere infinite volte” (Erich Fromm).
È quanto sembra affermare nel suo intervento conclusivo l’Artista, parlando di sé e della sua vocazione all’Arte in tutte le sue molteplici desinenze. Vocazione nata proprio sulle acque del lago di Como, dove ha incontrato l’Eleganza della natura e lo “splendore delle architetture e dei giardini poggiati sull’acqua”, definendo una Perfezione che si realizza in una perenne Armonia. Rimasta per sempre negli occhi e nel cuore di quel ragazzino irrequieto, ma già tanto attento alla “‘magia’ del reale”. Lui è consapevole dell’“immenso” privilegio che gli è toccato in sorte, ma anche dell’  “immensa” responsabilità di dover essere all’altezza della situazione, sfruttando al massimo i suoi “immensi” talenti per andare oltre ogni possibilità umana.
Esaltazione e perdizione insieme. Vinte col suo cuore colmo di tanti doni, tra cui il più grande: l’Amore, come dono di sé agli altri.
Anche Maria Cristina Brandini è tutta quanta in questo Catalogo, curato con passione, intelligenza, raffinatezza, per rendere omaggio a Giovanni Gastel, con la sua Personalità dimidiata, le sue Opere e le sue Passioni.
Il ringraziamento ammirato e affettuoso del grande Artista le giunge da queste stesse pagine ed è il più appagante degli apprezzamenti, avendo egli stesso ritrovato nella Mostra L’Eterno Istante al Broletto di Como tutti i valori etici ed estetici del suo meraviglioso lago, scoperti con gli occhi bambini e portati nel cuore sempre e dappertutto.
E questo splendido Catalogo rimarrà a testimoniarlo nel tempo e nello spazio di questo eterno presente che è la nostra vita.
                                                                                                Angela De Leo

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