Domenica 17 giugno si è conclusa felicemente la Mostra fotografica L’Eterno Istante del grande Artista
Giovanni Gastel al Broletto di Como. A cura di Maria Cristina Brandini,
coadiuvata, in questa titanica impresa, dal Presidente della Commissione
Cultura Comune di Como, Franco Brenna, dall’intera Amministrazione Comunale e
dall’infaticabile staff di Gastel.
Oltre i calici levati per il grande Successo della Mostra, restano, a
testimoniare le serate culturali che l’hanno insolitamente ma opportunamente
corredata, le Fotografie, il romanzo giovanile Duetto Profano (SECOP Edizioni, Corato-Bari), la raccolta di poesie
Io sono una pianta rampicante
(SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo-Milano) e il Catalogo: L’Eterno Istante. La Mostra. Giovanni Gastel.
In pratica, la mirabile sintesi di tutte le passioni creative e artistiche
del Nostro: le Immagini, le Parole in prosa e in poesia, la Bellezza e
l’Armonia nelle loro più ampie e svariate forme.
Di Duetto Profano e di Io sono una pianta rampicante ho parlato
ampiamente e con dovizia di particolari contenutistici e formali, mi piace ora
raccontare il Catalogo che ha fatto
da corona e da sfondo a tutta la Mostra.
Sul bianco luminoso della copertina ecco definirsi, in un riquadro
stilizzato che visualizzo come un sipario da palcoscenico, un corpo di donna,
sinuoso ed elegante nell’abbagliante splendore del prezioso pizzo del corpino,
e cascata spumeggiante in un franare di neve a riversarsi sul nero tubino che
l’avvolge, quasi coda ondeggiante di sirena a trascinare negli abissi dei
fondali marini gli incauti naviganti che si attardano ad ascoltare, incantati e
perduti, il loro canto. Ma qui contrastano anche le grandi ali delle braccia a
spiccare il volo, e il volto inebriato verso tanta luce e tanto cielo. Niente
di più raffinato, elegante, armonioso. Comprese le scritte in rosso del titolo
della Mostra e dell’Artista.
Soglia del mondo incantato, tra il reale e l’onirico, che questo scrigno di
rara bellezza racchiude. Notevoli, anche, gli scritti che fanno da Proscenio
alla Mostra. Tutti di una eleganza stilistica e profondità contenutistica
straordinarie, rivelano l’entusiasmo e la gioia di realizzare un sogno a lungo
vagheggiato: portare Gastel e le sue Passioni Artistiche nella “sua amatissima
Como”, città che lo ha visto bambino incantarsi sul lungolago o giocare,
spensierato e attento, nell’immenso parco di Villa Erba, residenza di parte della
famiglia materna, discendente dei Visconti di Modrone. Gli interessanti interventi
rivelano l’amore avvolgente di questi Prefatori per l’amico fraterno Giovanni,
e per il suo indiscutibile genio. Dal sindaco di Como, Mario Landriscina, al
Presidente Commissione Culturale Comune di Como, Franco Brenna,
dall’appassionata e infaticabile curatrice, Cristina Brandini, al fidato
gallerista, Valerio Tazzetti, fino alla meravigliosa poesia dello stesso
Artista che è il nucleo fondante della sua Personalità e della sua Arte: un
angelo di marmo nel Duomo di Milano colpisce la fervida fantasia di un
ragazzino “arrogante” e visionario che sente la voce dell’essere alato
preconizzare il suo destino di albatro che sperimenterà l’ebbrezza del volo
altissimo, ma anche la solitudine che quel forare il cielo e andare oltre
comporterà. Precognizione avveratasi in pieno. Oggi Giovanni Gastel è sempre
dimidiato tra la libertà del volo nel suo mondo di sogno e il franare
malinconico e disperato nell’abisso di una realtà che fa male e che vuole
dimenticare per non avvertire le ferite e il disinganno. E le sue Foto e i suoi
Scritti ne sono la inconfutabile conferma. Anche l’immagine di copertina evidenzia
tale dicotomia: il bianco luminoso delle ali in volo verso spazi sempre più
alti e più ampi, e il nero abissale del tunnel ad avvolgerlo ad ogni contatto
con la terra e con il mondo della realtà e della concretezza.
Poi, il suo Teatro. Le sue Immagini. Le sue Fantasie. I suoi Personaggi che
si raccontano e lo raccontano. In ogni simbolo. In ogni verità. In ogni
passaggio esistenziale e artistico a descrivere fortemente i suoi percorsi
umani e professionali.
La prima foto non smentisce quanto detto sin qui.
Ecco una donna-conchiglia di un bianco avoriato su sfondo nero, con una
particolarità: il volto assorto ed enigmatico con lo sguardo lontano è diviso a
metà dal vortice della conchiglia che crea trasparenze lunari nella metà che
avvolge, lasciando in ombra l’altra metà. E persino il fiore rosso delle labbra
chiuse risente della dimidiazione tra segreti di voci da riportare all’orecchio
in un turbinio di onde senza fine, e segreti di voci da dimenticare nella
penombra scura di ogni tormento (Gastel e la sua anima di pari passo con la sua
Arte).
Anche la seconda foto gioca la sua misteriosa essenza sul
bianco e il nero, questa volta non più divisi, ma sapientemente annodati in
volute che labirintano una donna-fiore e gambo esile su cui esplode un fiore (gardenia
o camelia), attraversato da onde di luce, o una donna-cigno, pronta a spiccare
il volo con le sue mani-piume in una posizione di slancio, frenata appena dalla
sospensione di occhi titubanti e perplessi, in attesa di un vaticinio che la
spinga ad osare…
La terza è ancora magia di ali in una danza che cupola
l’esile corpo di donna e la sua fiamma a bruciare palpiti in un luogo definito
di morbida attesa, che poco spazio lascia, però, al vuoto su cui si curva ad
arco e all’orizzonte del sogno…
Xandra è un’offerta di sé dolente e sincera: “eccomi,
sono qui nella mia nudità pudica e mai esibita… prendimi… ho ancora sogni di
dolcezza tra riccioli di miele… ascoltami…”.
Lynn, invece, di rosso vestita come un tulipano
capovolto, conosce le strategie vincenti di una seduzione sicura e maliziosa,
che si slarga in un sorriso invitante, tra una virgola di ricciolo tentatore e
una schiena nuda che s’illumina di intenzioni…
Poi, Monica Bellucci e Susie Bick e Naomi Campbell così
sicure e fiere della loro bellezza, e Charlbi Kriek ancora con le ali bianche,
arruffate e leggere su un abito da sposa con strascico annodato in tante volute
(i condizionamenti familiari mai del tutto vinti?), che fa da contraltare alle
gabbie grigie, alludenti ad una libertà condizionata che rischia di perdersi
dietro sbarre paventate, ma reali: il destino forse di donna promessa dipinto sul
volto bellissimo e pensieroso perché sa che si è lasciata imprigionare già dai
tanti monili che strangolano il suo collo di cigno e vincono la fragilità delle
sue braccia… riuscirà mai più a volare?
E poi altri volti di donne bellissime, cupe, spavalde,
pensose, sicure, volitive, arroganti, folli sotto veli arruffati come i
pensieri, ora cupi, ora più distesi e svettanti, ma mai chiari e luminosi a
dare una svolta certa nella vita (vedi: Shalom Harlow).
Incantevole la foto di Xandra alla Scala.
Tra i rossi drappeggi in verticale del sipario ancora
chiuso ecco l’ansia dipinta sul volto di lei intento a “spiare” il pubblico se
numeroso o meno e tra le mani tiene stretto il suo tesoro, la sceneggiatura, di
quanto andrà a vivere e a far vivere su quel palcoscenico che corona i suoi
sogni. Racchiusa come un gioiello in vesti scure con lame dorate a illuminarla
e trafiggerla (illusioni sotto le varie maschere che il Teatro rende vere. Dove
la verità solo nella finzione o viceversa? Il dubbio rimane).
E ancora la serie dei bianco-neri a rendere magiche le donne
di ieri e di oggi nei lampi di luce che le sottraggono ai grigi di un’esistenza
senza nome. Tra giochi di ombre e classicità greco-orientali, rimane il mito,
il sogno, il ricordo del grande Gatsby, le piume di struzzo della donna-uccello
(Michael Kors?), imprigionata da sottili fasce nere (stile petticoat dell’800) e
con ali di carta senza volo. Dialoga con un cinerino a rispondere al suo
silenzio con una eco di voce che solo il volatile sa e riconosce.
Infine, la seria mistica ma non troppo degli Angeli
caduti che da soli valgono l’intera Mostra: angeli androgeni o decisamente
femminili, con ali bianche ancora in volo o nere come la notte. Angeli che
precipitano a testa in giù e angeli precipitati con negli occhi la sorpresa, il
disorientamento, la dispersione della propria identità in un luogo sconosciuto
che fa paura perché nuovo e diverso. Angeli pentiti e angeli senza alcun
rimorso o pentimento. Bisognerebbe descriverli uno ad uno. Ci vorrebbe un
trattato.
Ancora una volta le stratosferiche contraddizioni
gasteliane: non angeli che volano, ma angeli che precipitano senza più la
speranza di un perdono, di tornare nella azzurra luminosità del Cielo.
Un po’ mi fanno pensare a Giovanni Gastel bambino nel suo
Eden dorato e lontano dal mondo degli uomini. La sua desatellizzazione dal
nucleo familiare, protettivo e severo nelle sue regole culturali, nel solco di
una tradizione etico-religiosa, e tutto in sé conchiuso, è un precipitare nell’abisso
di un mondo altro dove il disordine e la violenza regnano sovrani, lasciando il
giovane rampollo di una storica casata lombarda in balia di uno sperdimento,
che è angoscia, ferita e dolore. Con le uniche risorse: le Immagini, le Parole.
Le sue Ali di ricambio per tentare nuovi Voli. Un predestinato? Forse. Le ultime
Ali sono bianche di Salvezza, sono saldamente legate alla fanciulla occhi di
sfida sotto un cielo torbido che non promette nulla di buono. Ma le sfide
servono a temprare lo spirito, a far superare la paura, a tentare nuovi
percorsi, nuove possibilità di rinascita.
“La creatività ci fa rinascere infinite volte” (Erich
Fromm).
È quanto sembra affermare nel suo intervento conclusivo l’Artista,
parlando di sé e della sua vocazione all’Arte in tutte le sue molteplici
desinenze. Vocazione nata proprio sulle acque del lago di Como, dove ha
incontrato l’Eleganza della natura e lo “splendore delle architetture e dei
giardini poggiati sull’acqua”, definendo una Perfezione che si realizza in una
perenne Armonia. Rimasta per sempre negli occhi e nel cuore di quel ragazzino
irrequieto, ma già tanto attento alla “‘magia’ del reale”. Lui è consapevole
dell’“immenso” privilegio che gli è toccato in sorte, ma anche dell’ “immensa” responsabilità di dover essere all’altezza
della situazione, sfruttando al massimo i suoi “immensi” talenti per andare
oltre ogni possibilità umana.
Esaltazione e perdizione insieme. Vinte col suo cuore
colmo di tanti doni, tra cui il più grande: l’Amore, come dono di sé agli altri.
Anche Maria Cristina Brandini è tutta quanta in questo
Catalogo, curato con passione, intelligenza, raffinatezza, per rendere omaggio
a Giovanni Gastel, con la sua Personalità dimidiata, le sue Opere e le sue
Passioni.
Il ringraziamento ammirato e affettuoso del grande
Artista le giunge da queste stesse pagine ed è il più appagante degli apprezzamenti,
avendo egli stesso ritrovato nella Mostra L’Eterno
Istante al Broletto di Como tutti i valori etici ed estetici del suo meraviglioso
lago, scoperti con gli occhi bambini e portati nel cuore sempre e dappertutto.
E questo splendido Catalogo rimarrà a testimoniarlo nel
tempo e nello spazio di questo eterno presente che è la nostra vita.
Angela De Leo
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