Omaggio alla Bellezza |
Il 20 giugno, nello sfarzoso e suggestivo Colonnato
della Città Metropolitana di Bari, che si affaccia sul mare, si è tenuta
l’Inaugurazione della Mostra “OMAGGIO ALLA BELLEZZA”, dedicata a “… un
cercatore e cantore della bellezza, Michele Campione…” con Opere pittoriche di
Luigi Basile, Cataldo Mastrorilli, Enzo Morelli.
La catturante Mostra è stata progettata e fortemente
voluta dall’infaticabile Enzo Morelli che l’ha affidata, per l’organizzazione e
la realizzazione, alla sempre entusiasta e accogliente Cettina Fazio Bonina,
Presidente dell’Associazione Porta d’Oriente, ottenendo il Patrocinio di vari
Enti ed Istituti.
È stata corredata, inoltre, da un Libro d’Arte avente
lo stesso titolo OMAGGIO ALLA BELLEZZA (SECOP
Edizioni, Corato-Bari).
Per chi ha avuto, durante la festosa serata, la
fortuna di sfogliarlo è stato senza dubbio un piacere per gli occhi e per il
cuore, in totale adesione con la Mostra e i temi raccontati dalle preziose
tele. Tra le sue pagine, infatti, alle Opere dei tre grandi Artisti fanno
corona le poesie di quindici Poeti pugliesi che hanno perlopiù cantato la
Bellezza della nostra Terra.
Il Libro, intanto, ha una copertina fascinosa
perché vivacizzata dai colori della creatività immaginifica, che fanno da
sfondo al titolo, scritto quest’ultimo in forma più sobria e chiara, con grafia
molto elegante, su un quadrato scuro illuminato dal bianco della scrittura.
All’interno, subito i nomi dei Pittori e dei Poeti. Poi, i felici interventi
introduttivi di Lucia Anelli, per la Pittura, e di Mario Sicolo, per la Poesia.
Nomi che in Puglia sono molto noti, per cui non hanno bisogno di presentazioni.
La migliore presentazione si fa spazio nelle loro
imperdibili parole.
“Un dolce vento passeggia tra le fronde e sinuoso
s’inerpica tra le pieghe del tempo, emblema di un appassionato connubio tra
Natura e Uomo, sospiri vagheggiati e onirici viaggi verso mete lambite dal
cielo. Tutto conforma un’idea di bellezza assoluta, del corpo, dell’arma, del
creato…”.
Come non lasciarsi catturare dalla bellezza di
questo incipit sulla passeggiata attenta, colta e curiosa tra i dipinti dei
nostri tre Artisti?
“Immaginate un abbraccio intenso - diremmo quasi un
‘amplesso’, secondo rigoroso etimo latino - fra lirici colori e versi
cromatici, tele suadenti e onirici componimenti, paesaggi lontananti e arcane
parole, ed avrete ‘l’idea’ che state
sfogliando in questo momento…”.
E quest’altro incantato inizio, in cui fanno già
capolino suggestive figure retoriche
a connotare la penna di chi ha vergato queste
sottili parole come lame di luce a scavare nei versi dei tanti Poeti?
Poi, ecco sfolgorare di cilestrino sorriso la
soglia della passeggiata tra le tele e i colori e le forme di una pittura che
ha modalità antiche e respiri contemporanei, immersi come sono tutti in una
particolare luminosità che riveste di splendore il sogno e la poesia.
Così ci appaiono le (ma)donne di Luigi Basile:
abbaglianti. Sensuali e tenere, peccaminose e innocenti, angelicate e
fortemente radicate alla terra tra spighe dorate e celestiali grappoli di cielo
in caduta libera. Sono bellissime Primavere alla Botticelli, in una
rivisitazione tutta contemporanea per le vesti, i volti, la estemporaneità di
alcune situazioni raccontate, le pose tra reminiscenze classiche e umori
moderni…
E, tra un dipinto e l’altro, ecco le poesie che
cantano e incantano, che dicono e celano, che ricordano o volano verso un
futuro ancora possibile. Visionarie o realistiche, essenziali o fluviali, hanno
tutte un mistero da svelare e una verità da tacere… i luoghi del cuore e i
ricordi antichi… I silenzi che non temono le domande, ma tacciono le risposte
pulsanti d’anima… I sogni cercati come pepite d’oro a trasformare la Bellezza
in ragione di vita… La purezza adamantina di ogni forma d’Arte… L’incanto degli
occhi bambini a rendere magica ogni cosa…
“… un cucchiaio di paesaggio dopo i pasti
principali/ la morte seduta sul comò in camera da letto/ riconoscere lei dalla
camminata lui dalla voce/ la viacrucis che ripassa a memoria misteri &
misteri/ il quaderno di facce dialettali per i giorni feriali/ il bello del
paese è tutto questo e altro ancora.” (Lino
Angiuli, “Il bello del paese è”).
Oppure
“Seppellire i frammenti/ entro il muro della
restrizione o legarli/ come avviene per l’arcobaleno/ dopo la tempesta?/ Come
se la morte/ ci dipingesse ognuno/ volto di risposte frammentarie/ o di domande
confluite/ nel parallelismo/ dei silenzi. (Carlo Alberto Augeri, “Una meditazione poetica”).
E ancora
“… La magia
di un abbraccio imprevisto/ Un tratto ardito sulla tela/ Un cielo arrossato di
nuvole/ Il volo sospeso di un gabbiano/ mani sapienti che lavorano argilla/ Il
tronco inquieto di un ulivo/ Un mare solcato di luce/ Un fiore tremulo nel
vento/ Il sole ad ogni alba/ Una spugna trasportata dalle onde/ Quale la meta
del mio cercare?...” (Alessandra Campione, “Cercatore di sogni”).
Già, quale la meta, se il viaggio è il prodigio
dell’andare che fa fiorire sogni ad ogni incontro di sole, ad ogni inquietudine
che l’ulivo suggerisce e suggella, ad ogni cielo che si fa specchio di mare e
ad ogni mare che ha un’onda leggera controvento? Non è il viaggio più
importante dell’arrivo? È tutta qui la Bellezza, nel ricamo dei giorni che
andiamo a dipanare lungo il cammino con occhi sempre nuovi e ardenti…
Inoltre
“Un cristallo di neve, una piuma d’uccello/ la
geometrica purezza d’un diamante/ stringono il senso d’un altrove…” (Sergio D’Amaro,
“Un cristallo di neve, una piuma d’uccello”).
Infine
“S’intrecciano corolle e pensieri/ su ardenti spini
che hanno ali leggere/ a sfioccare in volo l’argentea lanuggine/ che ebbe un
tempo le mie mani bambine/ a racchiudere a nido l’immenso tesoro…” (Angela De Leo, “Murgia magica”).
E il pensiero corre a quell’“occhio di Gesù” che
rincorrevamo da bambini col cuore in tumulto per l’immenso tesoro che racchiudevamo
nelle mani quasi fosse bellezza assoluta e arcano incanto…
Poi sono le tele di Cataldo Mastrorilli a riportaci
indietro nel tempo in un tripudio di rossi infuocati come le fiamme nei camini
e i panni stesi ai balconi delle imminenti sere, in cui non accadeva nulla se
non il raccontarsi la fatica e il dolore, o i lupi di tramontana negli
arrossati tramonti, urlanti al cielo l’asprezza della vita. E finestre sospese
tra innocenza di bianche lenzuola e incendi di avvenute perdizioni affacciate
all’alba dei galli a svegliare il nuovo giorno, tra un giallo di limoni
montaliani e una fioritura di volti antichi al sopraggiungere di una scontata
quotidianità...
E le poesie si riprendono il loro spazio per
cantare:
“… il viaggio
potevamo continuare/ agli arcobaleni in gemme di sogni/ andare ch’era sempre
preludio/ per una terra che vive di bellezza/ il risveglio nell’aprile del mio
sud/ e quel tanto che ci resta da amare…” (Zaccaria Gallo, “Questo Fragile
Bene”).
Il viaggio ci precede e ci segue in questo nostro
vagabondare in cerca di bellezza, che germoglia, con tutti i nostri sogni,
ancor di più in ogni attesa meravigliosa primavera. E i “sandali di crepuscolo”
che affondano “nell’erba”, già rilevati dall’occhio acuto e romantico di Mario
Sicolo, sono già di per sé Poesia…
“Dentro una sera/ senza tempo/ i lumi bassi/ i
tiepidi approdi/ un vergine respiro/ che scruta luna e abissi./ E quieto mare/
infine e quieta sera/ di serena luce e lieve canto…” (Valentino Losito, “Sera senza tempo”).
Quanta dolcezza e bellezza in questa sera “senza
tempo”, in cui “i lumi bassi” definiscono una penombra che è “quiete” e
respiro, sollievo dalle fatiche del pieno giorno e preghiera di ringraziamento
del giorno concluso in un “profondo battito” della terra, “rivelando alfine
l’essenza del suo io a sé stesso” (Mario Sicolo).
“… È morto invece come/ fosse stato uno degli
uccelli/ che così tanto amava:/ dopo giorni di tenue pigolio,/ con la debole
mano accoccolata nella mia./ So che agognava di spiccare il volo!” (Marta Mizzi, “La bellezza del ricordo”).
Anche la morte può rivelare una nascosta e suggestiva
bellezza se è l’amore di una figlia a raccontarcela “accoccolata” nel nido
sicuro e tenero della propria mano.
“… alla bellezza preme/ raccogliere/ le carezze
degli sguardi dei puri,/ adunando occhi/ smarriti di drammatico stupore./
Semplice la tela e d’amore.” (Marino Pagano, “Dove respira la bellezza”).
Mi “preme” sottolineare la forza e la potenza
esecutiva di questo stilema (“preme”), che è a fine verso per dilatarsi libero
verso quello successivo in una sorprendente espansione di senso dolcissimo che
si compie nelle “carezze degli sguardi puri”. La bellezza è innocenza e
tenerezza. È stupore e smarrimento. È ricamo d’amore sulla tela dei giorni.
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