Ed ecco la seconda
sezione. Ieri ho pubblicato tutta la prima sezione, “Il vento”, perché alcune
poesie erano state riportante nel blog in varie mie riflessioni e circostanze
e, quindi, speravo che quelle non lette non stancassero i lettori di questo mio
blog. Oggi ho suddiviso la seconda sezione, “Il fuoco”, in due parti per non
annoiare chi mi legge. Il mio desiderio è fare buona e gradevole compagnia. Spero
di riuscirvi… e grazie per la pazienza e la perseveranza…
il fuoco
non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano fuoco:
t’amo come si amano certe cose oscure,
segretamente entro l’ombra e l’anima.
(Pablo Neruda)
Incendio di vene
Incendio di
vene la primavera che ricordo
ai giorni
dell’amore nei bicchieri
e braccia
di fuoco
a stringere
il sogno e l’allegria.
Erano i
nostri anni cesti di garofani accesi.
Tu mi
portavi la tua ironia agli assalti del cuore,
io il rossore
dei ciliegi
sul candore
delle guance in fiore.
Giganti noi
a forare cieli striati d’azzurro.
Dischiuso
all’alba il canto delle allodole.
Tra mani incerte
di
splendore e fili d’erba il giorno.
Passò il
tempo dei gerani ai balconi.
Sventolio
di bandiere arrese il ricordo.
Follia di
giovinezza
ebbe occhi
d’ardore e di papaveri.
Rosso di rosso sangue
Rosso di
rosso sangue è la ferita
dell’amore
deluso e poi disperso
sul mare
d’agosto che si tinge di oro
e porge ai
miei fianchi tregua al dolore.
Bruciammo
di passione quella notte
che ci vide
sognare tra le stelle
e un canto
aveva e labbra di corallo
e baci di
fuoco a tatuare la pelle.
Fu grido e
pianto l’attimo vinto
dal tempo
che non perdona
agli amanti
l’amore.
Solo un cerino
Dal
naufragio mi porto a riva la pelle
e le ferite
M’accoglie
l’isola del miraggio
e nelle
tasche del passato
un solo
cerino mi sorride
unica
speranza
e la mano
trema per il troppo gelo
Ardere
ancora ardere di fuoco vivo
voglio
e rami da
accendere con un colpo solo
alla
petraia dove il coraggio viene meno
esiguo
mezzo esiguo tempo esiguo spazio
mi è dato
per
ritrovarmi nelle mie vesti
e nelle mie
canzoni
E tu non ci
sei a disegnare un falò
che ci
tenga uniti
(tra le
dita deluse mi è rimasto
solo
l’inutile
cerino)
Era il fuoco era il fuoco
Era il
fuoco che cercavi era il fuoco
quando il
freddo avvolse le tue vesti
in quelle
notti di gelo alla deriva
di tutti gli
appigli che sognasti
pur di
rinascere viva dalle ceneri
che lasciavi
lungo i giorni
delle braci
spente e del calore gridato
atteso cercato
richiesto con labbra mute.
E nessuno
ad ascoltare il grido soffocato
nessuno a
chiederti il perché della sconfitta.
E in tanto
gelo il fuoco ti fu negato.
Eppure
erano indizio il capo chino i sciolti
capelli le
ginocchia piegate e un silenzio
di occhi
sopra fogli lacerati di parole perdute.
Ti dissero
colpevole di essere sopravvissuta
alla furia
di una notte che divise a metà
i tuoi
giorni, le membra, il nome, i pensieri.
E
moltiplicò le ore, le paure, le ansie, le sorti.
Ti dissero
innocente per lasciarti vivere
in un
ingorgo di oceani senza orizzonti e
senza rive
e tutti i porti erano senza faro.
E non
seppero che eri già trafitta da lame
che
incendiarono la carne lasciando inerti
come di
pietra la spenta poesia e il cuore.
Senza
chiedere pietà né perdono rimanesti
sola e
inascoltata nella tua innocenza
finché nel pietrificato
silenzio
l’alba nuova ti sorrise.
Nessun commento:
Posta un commento