sabato 28 aprile 2018

Il vento il fuoco e le azzurre acque


“Il vento il fuoco e le azzurre acque” una mia raccolta di poesie, pubblicata l’anno scorso a Belgrado in serbo, quale omaggio della Associazione degli Scrittori Serbi alla sottoscritta. Mi piace farne dono, a mia volta, in italiano, ai lettori del blog. Magari   per sezioni… Buona lettura!

                                                Introduzione

La poesia non va spiegata, va vissuta. La mia breve introduzione serve solo a creare una sorta di ponte tra me e il lettore perché l’incontro tra i miei versi e il suo cuore possa essere sancito dalla emozione che mi ha spinto a scriverli e da quella che mi piacerebbe suscitare in chi legge. Solo emozionandoci possiamo dare un senso alle nostre esperienze e all’intera nostra esistenza. Personalmente non amo la poesia costruita a tavolino, giocando con le parole, ma quella che dà pienezza alla parola e che riesce a strappare un palpito condiviso. La poesia canta e vivifica ogni singola esperienza umana e la rende universale. Essa deve essere un “cantare per e con” non un “autocelebrarsi”. La poesia è un incontro di anime. Non una sterile rappresentazione di sé.
I quattro elementi fondamentali dell’aria, del fuoco, dell’acqua e della terra sono presenti in natura e in ciascuno di noi. Racchiudono gran parte della nostra vita. E parlano dei nostri sentimenti. Nel bene e nel male, ognuno può scoprirsi o ritrovarsi.  
Il libro davanti a me che si confonde/ e si identifica con il luogo/ di svolgimento di una storia/ ama le dune la luna le onde/ le rive degli alberi in filari…
(Salvatore Ritrovato, “tra le pieghe”, Via della pesa, 2003)
 Buona emozione!




Il vento

Il vento
Alla ricerca della sua identità
Frugava tra le foglie
senza pudore.
                    (Primo Leone)

A primavera il vento

È ritorno di rondini
questo ricamo di vento leggero
che imbriglia tra alberi
ingemmati la mia fantasia.
E canta canti di spose
e innalza dai rami di mandorlo
in fiore una danza di petali
a scompigliare tra svolazzi di nuvole
tutto l’azzurro di un cielo
che ride a nuovi sogni di nidi
sotto grondaie accese di bisbigli.
S’allarga il giorno ad abbracciare il sole
di un tempo ballerino e menzognero
che il vento allontana all’orizzonte
di ogni altro ieri.
E aprile rinasce.
Il ramarro guadagna la siepe
e con camiciole di bimbe
nuove pratoline
inteneriscono i prati
di bianco e di giallo in gara
con il rosso dei papaveri a far vibrare
tra onde di verdi steli labbra
d’allegria
(e rinnovata bellezza…
               forse una speranza…)

Una rosa nel vento

Turbine di vento nel giardino.
Una rosa rossa sfoglia il suo profumo.
Mi piovono tra mani deserte petali
di porpora e velluto e un sogno
a riportarmi primavera tra i pensieri
solo fino a ieri incatenati a cupi
giorni d’inverno vissuti dietro i vetri.
E nelle stanze vuote di sorriso.
Rosa sfilacciata prima di scoprire
l’incanto d’essere viva e bella.
Resta il sogno che non muore
tra velluto di tenero splendore
che custodisco tra le dita.

Alle carezze del vento

Giorni di pioggia nella mia casa
a cui mi arrendo fragile e insicura
perché il tempo non abbia di me ragione
e m’inchiodi alla sedia degli affanni.
Troppo lungo questo greve inverno
che ha messo radici nella carne
e geme e piange e urla la sua sorte
e non vuol morire con un ricordo di neve.
Ma d’improvviso il glicine è fiorito
e la rosa pure e la margherita da sfogliare,
il narciso, i tulipani, i nontiscordardimé.
Colorano di festoso arcobaleno
il grigio senza sorriso delle nuvole.
Il sole è uno squarcio dorato nell’azzurro
un cielo nuovo, un rinnovato incanto
di tersi mattini promette.
Sul terrazzo ancora spoglio esco
e offro il volto offeso dagli anni
alle carezze del vento innamorato…
(già è respiro di giovinezza dentro).

Vento d’estate

Uno sventolare di lenzuola gonfie di libeccio
e sono vele sui terrazzi di calce contro
un cielo inseguito da nuvole d’afa
in pomeriggi estivi che piegano al sonno
i pensieri dei vecchi e dispiegano ai giochi
le ali dei bambini con secchielli e palette
e castelli di sabbia e fiabe mai più narrate
dagli adulti distratti da sudore e zanzare.
Problemi della vita dell’ultimo minuto.
Si sta braccia conserte sull’inutile dolore
del mondo dimenticato e lontano.
E il mare incanta occhi di terra e di città.
I vecchi marinai offrono rughe e piaghe
all’ultimo sole che di ombre si sfalda
tra i rami lunghi degli alberi nel viale.
La sera s’affaccia in un brulichio di stelle,
il vento s’acquieta tra dune di sabbia
e nei nidi tempestosi nasce il silenzio.

Malinconia d’autunno

Arance castagne melograni
in forma di foglie danzano
volano sognano girandolano
con lento vortice di vento
al pulviscolo dorato
del frammentato sole d’ottobre
Lacrima mestizia
agli occhi della siepe ingiallita
un autunno
che ha sapore di ricordi
e si perde nelle brume mattutine
ancora calde di progetti residui
Sorpresa e pentimento
ignorare nelle mie stanze di fatica
questo cielo ancora terso ai lucernari
corrucciato stanco rossastro
ma inviolato ancora
da nuvole e piogge e albe di brina
che s’affacceranno ai freddi cieli
d’inverno dopo tanta arsura
e un grondare di sogni feriti
nel grigiore
di uno spleen simile al pianto

(anche noi si sta
in attesa pavida dell’ultima stagione)

Foglia umana il bimbo

In verde corsa
- vestita a festa la speranza -
foglia umana di carne nervi
sangue anima
mi cattura e negli occhi resta.
Verde d’anni e di pensieri
beve l’azzurro
con ali ai calzari ali nel sorriso
ali di libertà e d’amore.
Incontro va ai suoi sogni di miele
e
il mio giorno colma di stupore…
Accartocciata foglia d’anni
è il mio autunno d’antica allegria.
Bimba del mio tempo breve
ridammi
il tuo filo d'aquiloni al vento
dove legare risposte mai ricevute
ai perché del mare e del firmamento
e un ditale d’argento e d’oro fino
per ogni ago che mi ferì nell’andare.
Cantami una ninnananna
stammi vicino.
Oggi ho bisogno anch’io di una culla
che mi salvi dal tempo e dal dolore
che serena mi faccia addormentare
tra stanche foglie
del mio quieto giardino
dove è più facile riprendere a sognare
Raccontami
della fiaba che non muore
e ogni notte di lucciole esplode
nel mio cuore di papaveri e gelsomini.

(di stelle s'illuminava il tuo prato cuscino)




Cortocircuito

Silenzio nella casa
Fuori uno scrosciare di voci
come autunno di foglie
Assenza di volti
nell'album dei ricordi
- cortocircuito -
S'annebbiano parole
in uno sciamare di sillabe
al vento del passato
e il vuoto m'assale più del nulla.
Occhi perduti e significati dispersi
nel giorno della nostalgia.
- cortocircuito -
Tu c'eri e io c'ero.
Eravamo noi in quel viale
che
ai nostri giorni
di luminose intese
si perdeva nell'indistinto
presente,
senza lasciare spazi ai brividi
del giorno dopo.
Sgomento e disperazione
scorticano il coraggio d’essere vivi
nel bosco d'ombra
 che ci circonda e ci fa male.
- cortocircuito -
Omero e Mimnermo
di foglie bambine,
ignare del volo,
(diradato il passo lento,
lo scherno di sconfitta),
cinsero i nostri anni di giovinezza
e fermarono sull'erba il tempo
col verde della gioia arso nell'attimo.
Inganno degli dei.
Foglie di volti umani
alla carezza del sole
mi fingo
nella penombra che volge
alla temuta fine.
Con tristezza novembre
sorride alla bimba
che mi vola nell'anima,
sospesa alla fiaba
della fogliolina
innamorata del sole...

Quando d’inverno il vento

Tempesta di bianchi petali infreddoliti.
Sibila il vento un urlo di lupi a scuotere
vetri e muri e ansie sopite e mai vinte
tra gli occhi che sanno la paura.
Un’alba livida s’insinua nel cielo d’inverno
e vince l’incanto innevato,
il lamento che trascina dietro le porte.
Ricordo lontano di trine e merletti
che mia nonna, capelli di neve
e risate d’anguria e melograno,
conservava al riparo del vento
nelle notti di gelo e di spavento.
Il suo corredo di sposa aveva candore
di rose e un mormorio di preghiera
contro l’ululato della tramontana.
Tormenta che temeva
più dell’assalto degli anni alla sua casa.
(Oggi mi dondola un rimpianto
di neve nei bicchieri e il dolce vincotto
di mai compiuta meraviglia).

Nevica
          (17 gennaio 2016)
Immensa rosa bianca il cielo
sfilacciato di petali
in caduta trasognata
e un lento volteggiare nel vento
Ulula la bufera e stride
Bussa impetuosa alle porte
della mia casa stretta nel suo scialle
Nessuno va ad aprire
incatenati gli occhi ai vetri lunari
Bianche piume come di nido
danzano leggere sfogliando
la rosa incantata
che su merletti d’erba frana
stranita
Pigolio affamato di scriccioli
in cerca di ciliegie infreddolite
che di rosa fioriranno a primavera
Spolvera di bianco il giorno
questo gioco di ciglia
dischiuse su strade d’antiche
stagioni
Incontro mi viene
sul cocchio di bianco cristallo
e fiocco di ghiaccio nel cuore
la Regina delle Nevi
Rabbrividisce la vecchia bambina
ai ricordi d’un tempo fioriti
su labbra di parole ora in disuso
Al rosso fuoco del braciere acceso
il cuore di gelo della perfida sovrana
si scioglieva in un lago incantato
che rideva di bianchi cigni
sculture bianche di zucchero filato
Briciole di tenerezza allora
che i fiocchi di neve erano farfalle
da cullare tra mani di geloni
e pane e olive nere sotto la cenere
(noi vincevamo il sonno
al tenero mormorio della sua voce…)

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