“Il vento il fuoco e le azzurre acque” una mia raccolta di poesie,
pubblicata l’anno scorso a Belgrado in serbo, quale omaggio della Associazione
degli Scrittori Serbi alla sottoscritta. Mi piace farne dono, a mia volta, in
italiano, ai lettori del blog. Magari per sezioni… Buona lettura!
Introduzione
La poesia non va spiegata, va vissuta. La mia breve introduzione serve
solo a creare una sorta di ponte tra me e il lettore perché l’incontro tra i
miei versi e il suo cuore possa essere sancito dalla emozione che mi ha spinto
a scriverli e da quella che mi piacerebbe suscitare in chi legge. Solo
emozionandoci possiamo dare un senso alle nostre esperienze e all’intera nostra
esistenza. Personalmente non amo la poesia costruita a tavolino, giocando con
le parole, ma quella che dà pienezza alla parola e che riesce a strappare un
palpito condiviso. La poesia canta e vivifica ogni singola esperienza umana e
la rende universale. Essa deve essere un “cantare per e con” non un “autocelebrarsi”.
La poesia è un incontro di anime. Non una sterile rappresentazione di sé.
I quattro elementi fondamentali dell’aria, del fuoco, dell’acqua e
della terra sono presenti in natura e in ciascuno di noi. Racchiudono gran
parte della nostra vita. E parlano dei nostri sentimenti. Nel bene e nel male,
ognuno può scoprirsi o ritrovarsi.
Il libro davanti a me che
si confonde/ e si identifica con il luogo/ di svolgimento di una storia/ ama le
dune la luna le onde/ le rive degli alberi in filari…
(Salvatore Ritrovato, “tra le pieghe”, Via della pesa, 2003)
Buona emozione!
Il vento
Il vento
Alla ricerca della sua identità
Frugava tra le foglie
senza pudore.
(Primo Leone)
A primavera il vento
È ritorno
di rondini
questo
ricamo di vento leggero
che imbriglia
tra alberi
ingemmati
la mia fantasia.
E canta canti
di spose
e innalza
dai rami di mandorlo
in fiore una
danza di petali
a
scompigliare tra svolazzi di nuvole
tutto
l’azzurro di un cielo
che ride a
nuovi sogni di nidi
sotto
grondaie accese di bisbigli.
S’allarga
il giorno ad abbracciare il sole
di un tempo
ballerino e menzognero
che il
vento allontana all’orizzonte
di ogni
altro ieri.
E aprile
rinasce.
Il ramarro
guadagna la siepe
e con
camiciole di bimbe
nuove
pratoline
inteneriscono
i prati
di bianco e
di giallo in gara
con il
rosso dei papaveri a far vibrare
tra onde di
verdi steli labbra
d’allegria
(e rinnovata
bellezza…
forse una speranza…)
Una rosa nel vento
Turbine di
vento nel giardino.
Una rosa
rossa sfoglia il suo profumo.
Mi piovono
tra mani deserte petali
di porpora
e velluto e un sogno
a
riportarmi primavera tra i pensieri
solo fino a
ieri incatenati a cupi
giorni
d’inverno vissuti dietro i vetri.
E nelle
stanze vuote di sorriso.
Rosa sfilacciata
prima di scoprire
l’incanto
d’essere viva e bella.
Resta il sogno
che non muore
tra velluto
di tenero splendore
che
custodisco tra le dita.
Alle carezze del vento
Giorni di
pioggia nella mia casa
a cui mi
arrendo fragile e insicura
perché il
tempo non abbia di me ragione
e m’inchiodi
alla sedia degli affanni.
Troppo lungo
questo greve inverno
che ha messo
radici nella carne
e geme e
piange e urla la sua sorte
e non vuol
morire con un ricordo di neve.
Ma
d’improvviso il glicine è fiorito
e la rosa
pure e la margherita da sfogliare,
il narciso,
i tulipani, i nontiscordardimé.
Colorano di
festoso arcobaleno
il grigio
senza sorriso delle nuvole.
Il sole è
uno squarcio dorato nell’azzurro
un cielo
nuovo, un rinnovato incanto
di tersi
mattini promette.
Sul
terrazzo ancora spoglio esco
e offro il volto
offeso dagli anni
alle
carezze del vento innamorato…
(già è
respiro di giovinezza dentro).
Vento d’estate
Uno
sventolare di lenzuola gonfie di libeccio
e sono vele
sui terrazzi di calce contro
un cielo
inseguito da nuvole d’afa
in
pomeriggi estivi che piegano al sonno
i pensieri
dei vecchi e dispiegano ai giochi
le ali dei
bambini con secchielli e palette
e castelli
di sabbia e fiabe mai più narrate
dagli
adulti distratti da sudore e zanzare.
Problemi
della vita dell’ultimo minuto.
Si sta
braccia conserte sull’inutile dolore
del mondo
dimenticato e lontano.
E il mare
incanta occhi di terra e di città.
I vecchi
marinai offrono rughe e piaghe
all’ultimo
sole che di ombre si sfalda
tra i rami
lunghi degli alberi nel viale.
La sera s’affaccia
in un brulichio di stelle,
il vento s’acquieta
tra dune di sabbia
e nei nidi
tempestosi nasce il silenzio.
Malinconia d’autunno
Arance
castagne melograni
in forma di
foglie danzano
volano
sognano girandolano
con lento
vortice di vento
al
pulviscolo dorato
del
frammentato sole d’ottobre
Lacrima
mestizia
agli occhi
della siepe ingiallita
un autunno
che ha
sapore di ricordi
e si perde
nelle brume mattutine
ancora
calde di progetti residui
Sorpresa e
pentimento
ignorare
nelle mie stanze di fatica
questo
cielo ancora terso ai lucernari
corrucciato
stanco rossastro
ma
inviolato ancora
da nuvole e
piogge e albe di brina
che
s’affacceranno ai freddi cieli
d’inverno
dopo tanta arsura
e un
grondare di sogni feriti
nel grigiore
di uno
spleen simile al pianto
(anche noi
si sta
in attesa
pavida dell’ultima stagione)
Foglia umana il bimbo
In verde
corsa
- vestita a
festa la speranza -
foglia
umana di carne nervi
sangue anima
mi cattura
e negli occhi resta.
Verde
d’anni e di pensieri
beve
l’azzurro
con ali ai
calzari ali nel sorriso
ali di
libertà e d’amore.
Incontro va
ai suoi sogni di miele
e
il mio
giorno colma di stupore…
Accartocciata
foglia d’anni
è il mio
autunno d’antica allegria.
Bimba del
mio tempo breve
ridammi
il tuo filo
d'aquiloni al vento
dove legare
risposte mai ricevute
ai perché
del mare e del firmamento
e un ditale
d’argento e d’oro fino
per ogni
ago che mi ferì nell’andare.
Cantami una
ninnananna
stammi
vicino.
Oggi ho
bisogno anch’io di una culla
che mi
salvi dal tempo e dal dolore
che serena
mi faccia addormentare
tra stanche
foglie
del mio
quieto giardino
dove è più
facile riprendere a sognare
Raccontami
della fiaba
che non muore
e ogni
notte di lucciole esplode
nel mio
cuore di papaveri e gelsomini.
(di stelle
s'illuminava il tuo prato cuscino)
Cortocircuito
Silenzio
nella casa
Fuori uno
scrosciare di voci
come
autunno di foglie
Assenza di
volti
nell'album
dei ricordi
-
cortocircuito -
S'annebbiano
parole
in uno
sciamare di sillabe
al vento
del passato
e il vuoto
m'assale più del nulla.
Occhi
perduti e significati dispersi
nel giorno
della nostalgia.
-
cortocircuito -
Tu c'eri e
io c'ero.
Eravamo noi
in quel viale
che
ai nostri
giorni
di luminose
intese
si perdeva
nell'indistinto
presente,
senza
lasciare spazi ai brividi
del giorno
dopo.
Sgomento e
disperazione
scorticano
il coraggio d’essere vivi
nel bosco
d'ombra
che ci circonda e ci fa male.
-
cortocircuito -
Omero e
Mimnermo
di foglie
bambine,
ignare del
volo,
(diradato
il passo lento,
lo scherno
di sconfitta),
cinsero i
nostri anni di giovinezza
e fermarono
sull'erba il tempo
col verde
della gioia arso nell'attimo.
Inganno
degli dei.
Foglie di
volti umani
alla
carezza del sole
mi fingo
nella
penombra che volge
alla temuta
fine.
Con
tristezza novembre
sorride
alla bimba
che mi vola
nell'anima,
sospesa
alla fiaba
della
fogliolina
innamorata
del sole...
Quando d’inverno il vento
Tempesta di
bianchi petali infreddoliti.
Sibila il
vento un urlo di lupi a scuotere
vetri e
muri e ansie sopite e mai vinte
tra gli
occhi che sanno la paura.
Un’alba
livida s’insinua nel cielo d’inverno
e vince
l’incanto innevato,
il lamento
che trascina dietro le porte.
Ricordo
lontano di trine e merletti
che mia
nonna, capelli di neve
e risate
d’anguria e melograno,
conservava al
riparo del vento
nelle notti
di gelo e di spavento.
Il suo
corredo di sposa aveva candore
di rose e
un mormorio di preghiera
contro
l’ululato della tramontana.
Tormenta
che temeva
più dell’assalto
degli anni alla sua casa.
(Oggi mi
dondola un rimpianto
di neve nei
bicchieri e il dolce vincotto
di mai
compiuta meraviglia).
Nevica
(17 gennaio 2016)
Immensa rosa bianca il cielo
sfilacciato di petali
in caduta trasognata
e un lento volteggiare nel vento
Ulula la bufera e stride
Bussa impetuosa alle porte
della mia casa stretta nel suo scialle
Nessuno va ad aprire
incatenati gli occhi ai vetri lunari
Bianche piume come di nido
danzano leggere sfogliando
la rosa incantata
che su merletti d’erba frana
stranita
Pigolio affamato di scriccioli
in cerca di ciliegie infreddolite
che di rosa fioriranno a primavera
Spolvera di bianco il giorno
questo gioco di ciglia
dischiuse su strade d’antiche
stagioni
Incontro mi viene
sul cocchio di bianco cristallo
e fiocco di ghiaccio nel cuore
la Regina delle Nevi
Rabbrividisce la vecchia bambina
ai ricordi d’un tempo fioriti
su labbra di parole ora in disuso
Al rosso fuoco del braciere acceso
il cuore di gelo della perfida sovrana
si scioglieva in un lago incantato
che rideva di bianchi cigni
sculture bianche di zucchero filato
Briciole di tenerezza allora
che i fiocchi di neve erano farfalle
da cullare tra mani di geloni
e pane e olive nere sotto la cenere
(noi vincevamo il sonno
al tenero mormorio della sua voce…)
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