Oggi è una domenica
grigia. Avverto dentro tutte le lacrime del mondo. Non so come ingoiarle perché
rischiano di inondare questo pianeta che s’insanguina e sanguina sempre più. E
mi sento impotente di fronte alla forza distruttiva del MALE che alberga nel
nostro cuore, quello stesso cuore che è culla d’amore e di speranza. E mi
chiedo sgomenta: perché è sempre il MALE ad offuscare la nostra mente, a
inaridire il nostro cuore? Nella storia dell’umanità, da Caino e Abele fino ai
nostri giorni, nulla è cambiato. Eppure siamo consapevoli di essere Stelle
cadenti nei cieli d’agosto, fragili Foglie sugli alberi d’autunno, Neve offerta
ai primi raggi di sole dei freddi inverni, Germogli devastati dalle piogge e dai
venti di primavera. Pure, ci comportiamo come se fossimo eterni e onnipotenti.
E seminiamo morte e dolore. Perché? Per il possesso di beni che dobbiamo
lasciare? Per un potere che è transitorio e ingannevole? Per una conquista che
è destinata a piegarsi alla legge del più forte? Quale vittoria e quale
appagamento ci possono essere in tutto questo “vuoto a perdere”? E con un
accanimento così feroce da farci amare le povere bestie che ubbidiscono
all’istinto e hanno spesso comportamenti di “umana” pietà e di compassione, che
spesso mancano agli “umani”. E, purtroppo, sono sempre i più deboli a
soccombere: i bambini, i vecchi, i poveri, i sinistrati, i provati dalla fame e
dagli orrori di tutte le guerre che sempre più ferocemente (oggi anche con le armi
chimiche e batteriologiche, forse, e speriamo che non sia vero come le immagini
ci confermano!) stanno distruggendo Vite umane, opere d’Arte millenarie, Bellezze
naturali di vasti territori, alla mercé di “missili intelligenti” (?) o di
kamikaze (!) che fanno della morte una missione delirante. Perché? Perché? Perché?
L’interrogativo angosciante di ogni nuovo giorno, di queste ore…
Considerazioni
banali, certo, ma quanto vere! Possibile che tutti i doni della Bontà, della
Bellezza, della Creatività, dell’Armonia, della Sensibilità, di cui siamo
dotati debbano soccombere sovrastati dalla forza distruttiva del MALE? Quale la
nostra condanna a vita, nei secoli dei secoli? È probabile, come si dice, che
il BENE non faccia rumore perché nessuno ne parla, mentre il Male venga
ingigantito con le parole e con le immagini e attraversi il mondo intero in
tempo reale. E ha rimbombo di cannoni e rumore sordo di aerei da guerra e di
tuoni e saette da squassare il cielo. Senza scuotere l’indifferenza, forse solo
la curiosità. Ma intanto la gente muore. Il nero del dolore regna sovrano. Ci
soffoca. Ci inebetisce. Ci rende pavidi. Ci scoraggia. Ci umilia.
Dove trovare la
forza? Quando e come ritrovare la voce che sia urlo di protesta da fare
trasalire anche le stelle?
E i potenti della
Terra? E i Grandi? E gli Intelligenti? Le Intelligence? I Corpi Diplomatici? Le
Ambasciate? Le Associazioni per la Pace?
Possibile che non ci
sia un solo varco di luce in tanto oscuro scempio? Solo la Parola di un uomo
“solo” potrà bastare a illuminare le coscienze dei grandi e Piccoli uomini nel
tentativo di ridare la fierezza e la dignità di tutto il BENE possibile
affinché ciascuno possa prodigarsi fattivamente per il BENE e il BEN-ESSERE
dell’Umanità? Potrà bastare un Papà coraggioso a salvare le sorti del Pianeta? Perché
di lui si tratta. Solo di lui. Forse il più inerme tra gli uomini. Ma con un
arsenale d’amore per l’intera umanità. Senza distinzione di razza, sesso,
religione. Fustigando e condannando i colpevoli, ma aprendo le braccia per
accogliere nel perdono tutti gli uomini “di buona volontà”, cristiani e no. Solo
lui tra tanto silenzio. Che lo si voglia ammettere o meno.
E, intanto, il cuore
trema ad ogni alba, ad ogni tramonto. Ad ogni gioco di bimbo ad attraversarci
gli occhi, ad ogni suo sorriso che, per la frazione di un secondo, illumina il
nostro attimo di speranza per lasciarci, subito dopo, nell’angoscia di un
precario e sempre più minaccioso domani…
Ci sarà
Ci sarà mai un’alba
giusta,
la legge che sovrasti
piccoli intrighi
o dispiegate ali di
falchi predatori,
e difenda i lenti
passi di carni stracciate
verso il campo di
grano riscoperto,
e la fatica del pane
condiviso?
Ci sarà il canto
dell’allodola
accanto alla sinfonia
dell’usignolo
a benedire insieme
l’universo
dei suoni e delle
melodie
dei mattini di sole e
l’ombra delle sere?
Non più la tristezza
dei bimbi falciati
ancora e ancora sulla
terra di nessuno
e un solo grido
d’orrore levato al cielo?
Ci sarà un coro di
guerrieri d’amore
a rivendicare, per
tutti gli uomini inermi
e soli e poveri e
diversi e mai estranei e mai
stranieri e mai
ignorati umiliati offesi feriti
calpestati, il nome
il tetto il sogno la dignità?
Su questo suolo
livido d’inganni
germoglieranno fiori
tra l’erbe ferite?
Proteggeranno
intrecci di mano le siepi
dischiuse su confini
di libertà e conoscenza?
Oltre le domande e la
retorica d’ogni risposta
ho nell’anima una
sola preghiera:
oh Signore di tutte
le fedi, solo Tu puoi,
tra campane a festa e
luminarie diffuse,
ridonare la perduta
umanità all’uomo
e
sorridere al sorriso
d’ogni bambino
fiorito sul cuore
rappacificato del pianeta.
(Ci sarà, ne sono
certa, la nostra prima zolla.
Accenderemo di stelle
solchi di pianto
e trionfo di luce
saranno giustizia e verità).
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