domenica 15 aprile 2018

Un grido di dolore e di protesta


Oggi è una domenica grigia. Avverto dentro tutte le lacrime del mondo. Non so come ingoiarle perché rischiano di inondare questo pianeta che s’insanguina e sanguina sempre più. E mi sento impotente di fronte alla forza distruttiva del MALE che alberga nel nostro cuore, quello stesso cuore che è culla d’amore e di speranza. E mi chiedo sgomenta: perché è sempre il MALE ad offuscare la nostra mente, a inaridire il nostro cuore? Nella storia dell’umanità, da Caino e Abele fino ai nostri giorni, nulla è cambiato. Eppure siamo consapevoli di essere Stelle cadenti nei cieli d’agosto, fragili Foglie sugli alberi d’autunno, Neve offerta ai primi raggi di sole dei freddi inverni, Germogli devastati dalle piogge e dai venti di primavera. Pure, ci comportiamo come se fossimo eterni e onnipotenti. E seminiamo morte e dolore. Perché? Per il possesso di beni che dobbiamo lasciare? Per un potere che è transitorio e ingannevole? Per una conquista che è destinata a piegarsi alla legge del più forte? Quale vittoria e quale appagamento ci possono essere in tutto questo “vuoto a perdere”? E con un accanimento così feroce da farci amare le povere bestie che ubbidiscono all’istinto e hanno spesso comportamenti di “umana” pietà e di compassione, che spesso mancano agli “umani”. E, purtroppo, sono sempre i più deboli a soccombere: i bambini, i vecchi, i poveri, i sinistrati, i provati dalla fame e dagli orrori di tutte le guerre che sempre più ferocemente (oggi anche con le armi chimiche e batteriologiche, forse, e speriamo che non sia vero come le immagini ci confermano!) stanno distruggendo Vite umane, opere d’Arte millenarie, Bellezze naturali di vasti territori, alla mercé di “missili intelligenti” (?) o di kamikaze (!) che fanno della morte una missione delirante. Perché? Perché? Perché? L’interrogativo angosciante di ogni nuovo giorno, di queste ore…
Considerazioni banali, certo, ma quanto vere! Possibile che tutti i doni della Bontà, della Bellezza, della Creatività, dell’Armonia, della Sensibilità, di cui siamo dotati debbano soccombere sovrastati dalla forza distruttiva del MALE? Quale la nostra condanna a vita, nei secoli dei secoli? È probabile, come si dice, che il BENE non faccia rumore perché nessuno ne parla, mentre il Male venga ingigantito con le parole e con le immagini e attraversi il mondo intero in tempo reale. E ha rimbombo di cannoni e rumore sordo di aerei da guerra e di tuoni e saette da squassare il cielo. Senza scuotere l’indifferenza, forse solo la curiosità. Ma intanto la gente muore. Il nero del dolore regna sovrano. Ci soffoca. Ci inebetisce. Ci rende pavidi. Ci scoraggia. Ci umilia.
Dove trovare la forza? Quando e come ritrovare la voce che sia urlo di protesta da fare trasalire anche le stelle?
E i potenti della Terra? E i Grandi? E gli Intelligenti? Le Intelligence? I Corpi Diplomatici? Le Ambasciate? Le Associazioni per la Pace?
Possibile che non ci sia un solo varco di luce in tanto oscuro scempio? Solo la Parola di un uomo “solo” potrà bastare a illuminare le coscienze dei grandi e Piccoli uomini nel tentativo di ridare la fierezza e la dignità di tutto il BENE possibile affinché ciascuno possa prodigarsi fattivamente per il BENE e il BEN-ESSERE dell’Umanità? Potrà bastare un Papà coraggioso a salvare le sorti del Pianeta? Perché di lui si tratta. Solo di lui. Forse il più inerme tra gli uomini. Ma con un arsenale d’amore per l’intera umanità. Senza distinzione di razza, sesso, religione. Fustigando e condannando i colpevoli, ma aprendo le braccia per accogliere nel perdono tutti gli uomini “di buona volontà”, cristiani e no. Solo lui tra tanto silenzio. Che lo si voglia ammettere o meno.
E, intanto, il cuore trema ad ogni alba, ad ogni tramonto. Ad ogni gioco di bimbo ad attraversarci gli occhi, ad ogni suo sorriso che, per la frazione di un secondo, illumina il nostro attimo di speranza per lasciarci, subito dopo, nell’angoscia di un precario e sempre più minaccioso domani…  

Ci sarà

Ci sarà mai un’alba giusta,
la legge che sovrasti piccoli intrighi
o dispiegate ali di falchi predatori,
e difenda i lenti passi di carni stracciate
verso il campo di grano riscoperto,
e la fatica del pane condiviso?
Ci sarà il canto dell’allodola
accanto alla sinfonia dell’usignolo
a benedire insieme l’universo
dei suoni e delle melodie
dei mattini di sole e l’ombra delle sere?
Non più la tristezza dei bimbi falciati
ancora e ancora sulla terra di nessuno
e un solo grido d’orrore levato al cielo?
Ci sarà un coro di guerrieri d’amore
a rivendicare, per tutti gli uomini inermi
e soli e poveri e diversi e mai estranei e mai
stranieri e mai ignorati umiliati offesi feriti
calpestati, il nome il tetto il sogno la dignità?
Su questo suolo livido d’inganni
germoglieranno fiori tra l’erbe ferite?
Proteggeranno intrecci di mano le siepi
dischiuse su confini di libertà e conoscenza?
Oltre le domande e la retorica d’ogni risposta
ho nell’anima una sola preghiera:
oh Signore di tutte le fedi, solo Tu puoi,
tra campane a festa e luminarie diffuse,
ridonare la perduta umanità all’uomo
e
sorridere al sorriso d’ogni bambino
fiorito sul cuore rappacificato del pianeta.

(Ci sarà, ne sono certa, la nostra prima zolla.
Accenderemo di stelle solchi di pianto
e trionfo di luce saranno giustizia e verità).
                                           

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