Ecco, a quelli della mia età non
rimane che sperare, al di là di ogni inevitabile cambiamento, che rimanga
intatto il cuore. Solo nel cuore i sogni sono veri. Che le nuove generazioni lo
sentano battere dentro, forte e vero.
I bambini non hanno bisogno delle
nostre preghiere. Essi stessi incarnano la gioia di vivere.
I giovani, invece, vanno scoperti, ascoltati,
conosciuti, compresi, amati,
perché non si disperdano come foglie al vento, non siano flutti di mare in
tempesta, non conoscano il naufragio delle stelle d’agosto col capo piegato in
un cespuglio e braccia ferite di nero e di morte.
Perché s’innamorino eternamente
come fanno i ciliegi a primavera
Solo così l’umanità può contare
ancora albe e ancora tramonti
E rinascere oltre la notte
e le perdute sere
So che dentro viviamo innumerevoli
primavere proprio come i ciliegi del tuo antico campo che, fiorivano col primo
tepore del sole e s’addormentavano con le prime farfalle di neve.
Tra tante trasformazioni, il cuore
dell’uomo rimane immutato e immutabile. Nella sua dimensione di bene e di male.
Si deve cercare il BENE
IL BENE
(domani
possiamo morire… bisogna essere buoni oggi, tu dicevi)
Ho bisogno di crederlo per non trasformarmi
in un legnetto di grigio rimpianto alla deriva. Ho bisogno di sognare ancora.
Ma forse i giovani si stupiscono dei nostri sogni. E non sanno che non bisogna
mai perdere la capacità e la volontà di sognare
(il
mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il
rischio di vivere i propri sogni, così Paulo Coelho)
Occorre imparare ad amare la vita,
soprattutto quando ci si accorge che è già passata. Che siamo al capolinea.
Ama la vita così
com’è
Amala pienamente,
senza pretese;
amala quando ti
amano o quando ti odiano,
amala quando
nessuno ti capisce,
o quando tutti ti
comprendono. (…)
Amala nella piena
felicità,
o nella
solitudine assoluta.
Amala quando sei
forte,
o quando sei
debole.
Amala quando hai
paura,
o quando hai una
montagna di coraggio. (…)
amala anche se
non è come la vorresti.
Amala ogni volta
che nasci
ed ogni volta che
stai per morire.
Ma non amare mai
senza amore.
Non vivere mai
senza vita!
(Madre Teresa di Calcutta, stralci di
“Ama la vita”)
(nessuno muore del tutto se c’è
qualcuno che ancora lo ama)
Per risorgere bisogna rimanere vivi
nella memoria di chi ci ha amato, ci ama. Ma è prima necessario che chi ci
ricorda rimanga egli stesso vivo. Nella consapevolezza di sé e del proprio
passato. Ma
Per essere vivi
occorre abitare sé stessi. Occorre accettare d’intraprendere il viaggio dentro
di sé che ci spaventa tanto perché ci mette di fronte a noi stessi (Antonella
Boralevi).
E abitare noi stessi significa
afferrare tutto il coraggio possibile per intraprendere quel viaggio nei
meandri più profondi della nostra anima, in cui si annidano tutti i bandoli
dispersi della nostra identità. Occorre denudarsi. E guardarsi e farsi guardare
in tutte le pieghe/piaghe più riposte della propria pelle e del proprio cuore.
Per questo, io, parlando di te, ho
dovuto necessariamente parlare di me, nel bene e nel male, perché solo così si
è credibili in quanto autentici, veri e, perciò, si riesce a universalizzare la
propria esperienza di vita. Soprattutto nella sua
IMPERFEZIONE
e nei suoi ERRORI perché questa è l’UMANITA’
(…)
Per riconoscerci, dunque, è necessario
scoprirsi, accendere i fari sui ritrovati ricordi perché si facciano memoria di
noi e degli altri, individuale e universale, in un andare a ritroso in quella
galleria personale, dove spazio e tempo si azzerano per sconfinare in un
“luogo” che ci spaurisce perché cela il mistero di noi e lo attualizza con
spietata crudeltà. I fari illuminano quanto avevamo a fatica dimenticato,
quanto ci eravamo illusi di azzerare, quanto ci era sembrato giusto soffocare
nelle spire della “camera oscura”, dove si aggirano le nostre ombre. Quelle del
passato e quelle del presente, in una confusa sarabanda di tempi luoghi azioni
situazioni.
Soprattutto le ombre
(analizzate a
fondo da Carl Gustav Jung),
che avevano reso buio il nostro cielo,
condizionato comportamenti nel nostro personale naufragio, in uno scrosciare di
pianto da non dire. Occorre imparare a convivere con le nostre ombre se
vogliamo salvarci dai sensi di colpa e dai rimorsi. Le lacrime non devono fare
rumore se vogliamo essere accettati dagli altri. Se vogliamo accettarci. Per
questo le ascoltiamo di notte. Le accogliamo e soffochiamo nel cuscino. Eppure
sarebbe bello scoppiare in lacrime di fronte al mondo e dire ecco la mia
fragilità, ecco il mio coraggio
(“e
quanto è bello chiagnere”, dirà Filumena Marturano dopo una vita di lacrime
ingoiate e occhi di ostinato silenzio).
E sono convinta che si può scrivere
con autenticità solo delle esperienze vissute in prima persona. Ed essere
credibili. Altrimenti è solo una costruzione logica o fantastica, ma priva di
verità. Ed è quest’ultima che rende universale la nostra storia privata.
Soprattutto quando fa male perché ognuno può ritrovare sé stesso in quella
ferita. In quel pianto.
Tutto il resto è letteratura per
mentire e mentirsi. Divertendosi e divertendo anche. Indicando mondi irreali
perché si imparino gli sconfinati spazi della creatività, della fantasia e
della immaginazione. E sono stata e sono la prima ad inchinarmi alla grandezza
immaginifica dell’uomo. Ma sconfiniamo anche dalla realtà. Che è tanto più vera
quanto più ci appartiene e appartiene alla gente che si dibatte in mille
contraddizioni e si riconosce nelle qualità e nei limiti, nelle conquiste e
negli errori, nell’ideale di quello che vorrebbe essere, e nel reale di ciò che
è. E i ricordi servono anche a questo. A darci la nostra giusta dimensione nel
tempo e nello spazio.
E oggi è soprattutto tempo di
memoria e di verità, se vogliamo salvarci.
Ci sono, infatti, ricordi luminosi che
non abbiamo mai dimenticato, che mettono in fuga le nostre ombre e ci aiutano a
riafferrare il senso della vita con maggiore gioia di vivere. Soprattutto
quando gli anni sono tanti. E ci sorprende come ladro di sogni il disincanto.
È bene, allora, farci illuminare e
riscaldare dalla tenerezza di quei ricordi, se vogliamo rinascere e non solo
sopravvivere a noi stessi: volti voci richiami per mettere in fuga la pioggia
che batte con piede cattivo sui nostri pensieri e fare spazio all’arcobaleno
che ogni scrosciare d’acque porta con sé.
E ogni notte si fa Alba Mattino Tramonto Sera
Poi, si ricomincia. In una scia di
luci-ombre-luci… senza fine…
(…)
E scoprire che il cuore
è Cuore dappertutto
Come il Sogno, la Bellezza, la Poesia.
Basta saperli scoprire ogni giorno.
Nata in una
primavera oscurata dalla guerra, fosti tu, mio caro papà, a prenderti cura, del
germoglio che si sarebbe dischiuso per far fiorire al mondo una donna
fortunata. Oggi so di esserlo a tutto tondo.
Non mi ritengo più rapinata dalla vita
Anche dalla
vita e non solo dagli dèi ho avuto tanto. Il dono immenso della creatività che
fa immensa ogni minuscola cosa. Ogni più piccola scoperta. Ogni esperienza.
Intorno a me, nonostante tutto, scopro sempre e ancora tanta Fiaba. Era là a
sorriderci quando insieme ce la inventavamo: era nella natura, nella nostra
casa, nelle nostre parole, nei nostri sogni e nella inesausta speranza che
illuminava di prato i nostri giorni.
E anche
ora mi accompagna
(bisogna
guardare il mondo con gli occhi del bambino nel giorno delle sue prime albe…
solo così non s’invecchia neppure a cento anni…
la vécchjə tənèvə cìnd’ànnə e sə ‘mbarèvə angòurə…
la vecchia
aveva cento anni e aveva ancora voglia d’imparare… la curiosità allunga la
vita…
‘vivrò
cent’anni e avrò sempre voglia di sognare di credere di amare’…)
(fine)
NB. E mi
fermo qui. Ma vorrei precisare che quanto ho riportato in queste brevi pagine è
forse quanto di più amaro e disincantato abbia scritto nel mio libro perché, in
realtà, molte sono le pagine che fanno ridere, piangere, commuovere,
riflettere, così come accade nella vita. E in questo mio ampio “zibaldone” vive
la vita, in cui ciascuno di noi potrebbe ritrovarsi e riconoscersi, dai tre ai
cento anni. Perché ogni esperienza esistenziale, che trascini con sé i
sentimenti, positivi o negativi, insiti nel nostro cuore, è di tutti e di
ciascuno.
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