Anche la mia
scrittura come vedi è cambiata
Difficilmente
scrivo ancora riproponendo le voci del passato nella lingua del passato… quasi
con forza le trascino le nostre antiche voci, tra un dubbio e un assalto
improvviso al cuore. Quasi fossero fazzoletti con nodi di ricordi che VOGLIO
sciogliere per riappropriarmi, di volta in volta, delle innumerevoli
espressioni dialettali che, un tempo neppure poi tanto lontano, mi riportavano
a te e alle persone conosciute con te… le loro voci, scolpite a caratteri
cubitali nell’anima e ora abrase dal tempo. E quasi non mi riconosco più in
quelle voci come non mi sento più immersa nella nostra bella lingua, sostenuta
dalle parole che so. Nel nostro Paese, purtroppo, non ha più una sua identità
la lingua italiana, mista ormai a tante parole inglesi che servono a universalizzare
la comunicazione; non si cantano più le nostre canzoni, ma quelle straniere e i
nostri cantanti rabberciano i testi in altre lingue pur di fare concerti e
riempire gli stadi in Italia e all’estero; e tantissimi sono i romanzi e i
saggi che provengono da altre nazioni, altre culture. Certo è un bene enorme,
dovuto alla interculturalità del nostro tempo che abbatte barriere e distanze,
ma è anche un male inevitabile per la nostra storia linguistica e letteraria,
per la sua forza identitaria. Dovremmo conoscere bene altre lingue per evitare
anche gli errori interpretativi delle traduzioni, ma non è facile per chi conta
anni alle spalle e scarse esperienze di altre lingue e di lunghi viaggi. Per i
giovani è diverso: i giovani hanno imparato presto a viaggiare, conoscono altre
lingue e altre culture con soggiorni di studio e di lavoro all’estero, ma hanno
perso il piacere della lettura. Certo, non si può né si deve mai generalizzare,
ma in Italia ci sono ormai più poeti e scrittori che lettori. E nessuno più è
veramente Grande, come i “Grandi” di un tempo, ma tanti sono Famosi, come un
tempo non accadeva. Bisognava cercarli nelle letterature e nei libri di scuola
i veri Autori di opere immortali. Oggi, basta un “passaggio” televisivo oppure
tanti like (anche a richiesta!) ai
post pubblicati sui vari social, un buon agente pubblicitario e… molte
mistificazioni… e si diventa “importanti”, si diventa “quotati” senza mai
essere diventati “Grandi”.
Il
mondo si è capovolto, papà. E non si sa più quale sia il diritto e quale il
rovescio. C’è grande confusione. Bisogno di protagonismo. Si brama una vetrina.
Tutto e subito. L’apparire prevale sull’essere. L’immagine domina sovrana. Si
fa sempre più fatica a leggere. Decodificare la parola scritta è una perdita di
tempo in un mondo che insegue il tempo e tenta di fermarlo in un eterno
presente. Il passato dimenticato perché cancellato. Il futuro ignorato perché fa
paura.
I
ragazzi non leggono più il libro Cuore di
De Amicis o Le avventure di Giamburrasca di
Vamba, classici che hanno commosso e divertito quelli della mia generazione, ma
“vanno pazzi” per il maghetto Harry
Potter della Rowling e la sua
saga di fantasy, nel mondo magico di mostri e personaggi spaventosi della
Scozia degli anni Novanta del secolo scorso. Sono personaggi che, grazie anche
alle versioni cinematografiche, aiutano gli adolescenti, dai primi anni del
nuovo millennio ai giorni nostri, a vincere le paure di sempre, mentre i
giovani, anche un po’ più in là con gli anni, ma rimasti sempre giovanissimi
nei pensieri e nei comportamenti, amano andare al cinema a vedere StarWars, che è il prolungamento di
GuerreStellari, un franchise di
fantascienza, creato da George Lucas verso la fine degli anni Settanta, con
nuovi episodi a riempire oggi schermi e
cinema che, grazie anche a film similari, stanno conoscendo una nuova
primavera...
Niente
più, dunque, è come un tempo e io stessa non ho più occhi bambini con cui
guardare questo “nuovo” mondo e descriverlo con la stessa ingenuità, la stessa
freschezza. Non ho più un cuore fiorito d’innocenza. Un colore verde-prato su
cui adagiare le mie speranze. Un sogno d’amore da rincorrere a perdifiato. Non
ho più fiato. Non cammino più a piedi nudi tra l’erba e il mare.
Non
cammino più nella libertà di andare
Anch’io come te,
negli ultimi anni del nostro stare insieme, mi appoggio non al bastone, che
rifiuto, ma ad una stampella o, in alcuni casi, a due. E rifiuto il bastone
perché lo percepisco come un “sostegno finché morte non ci separi”, mentre la
stampella mi offre l’illusione dell’“appoggio momentaneo” (il tempo di una
qualche riabilitazione, che in realtà mai più mi darebbe la funzionalità
perduta).
Tutto
anche in me è cambiato
Cambia ciò che è
superficiale
e anche ciò che è
profondo
cambia il modo di
pensare
cambia tutto in
questo mondo.
Cambia il clima con
gli anni
cambia il pastore il suo pascolo
e così come tutto cambia
che io cambi non è strano.(…)
cambia il pastore il suo pascolo
e così come tutto cambia
che io cambi non è strano.(…)
Cambia, tutto cambia
cambia, tutto cambia
cambia, tutto cambia
cambia, tutto cambia. (…)
cambia, tutto cambia
cambia, tutto cambia
cambia, tutto cambia. (…)
Ma non cambia il mio
amore
per quanto lontano mi trovi
né il ricordo né il dolore
della mia terra e della mia gente.
per quanto lontano mi trovi
né il ricordo né il dolore
della mia terra e della mia gente.
E ciò che è cambiato
ieri
di nuovo cambierà domani
così come cambio io
in questa terra lontana.
di nuovo cambierà domani
così come cambio io
in questa terra lontana.
Cambia, tutto
cambia…”.
(Mercedes Sosa: stralci della canzone “Todo cambia”)
E oggi più che mai il mondo continua a cambiare, perlopiù in
peggio. Purtroppo. Oggi, papà, c'è un'Idra con innumerevoli teste a rubarci il
sonno, la serenità, l'intimità; a diffondere rapidamente a distanze vertiginose
maldicenze, volgarità, parole vuote di senso e di sentimento: è quella mediatica.
Che va ben oltre la televisione in bianco e nero che ti piaceva guardare negli
ultimi anni del tuo mondo di “Carosello” e “Lascia e raddoppia” e di
sceneggiati che ti appassionavano tanto.
Tutto è vero e tutto è virtuale. Tutto accade e tutto ci sfugge
nei meandri di una coscienza impoverita come l'uranio: guerre sotterranee e
guerre evidenti. Fra conoscenti, amici e parenti, che ripropongono in piccolo
quanto avviene nell’intero pianeta. Non esistono più i cortili, piccolo mondo
antico di brevi passi e tante voci, del lento raccontare dei vecchi; esiste
un’unica “città globale”, in cui è sempre più difficile riconoscersi e in cui non
abbiamo più alcun potere decisionale, neppure per salvaguardare noi stessi.
Nell’arco di cinquant’anni abbiamo costruito un mondo di pochezza
e di miseria interiore senza accorgercene e con altrettanta incoscienza lo
stiamo lasciando così alle nuove generazioni. E non bastano solitarie levate di
scudi, soffocate dall’indifferenza dei tanti, per migliorarlo.
Ecco perché sto invecchiando male
Oggi mi coinvolgo e piango per
tutti i mali del mondo. Ma piango ormai molto meno per i miei. Cerco di tenerli
a debita distanza. Di guardarli con occhi estranei.
Quanto disincanto in tanta
disarmante filosofia del “mal-essere”.
E
per questo ho smesso anche di cantare
Non riesco più a cantare
per sconfiggere il dolore
E la terra è una polveriera a
cielo aperto. Gronda sangue e lacrime e terrore. Stiamo vivendo una terza
guerra mondiale più devastante e inquietante delle prime due. E l’unico ad
avere il coraggio di gridare l’allarmato sdegno e l’accorata preghiera al mondo
intero perché si abbandonino le armi per evitare la catastrofe per l’intero
genere umano è un Papa che cerca in tutti i modi, con l’esempio, la parola e
rivoluzionari provvedimenti, di riportare la Chiesa al Cristianesimo dei primi
martiri, alla povertà e alla purezza delle prime comunità cristiane, virtù
sbrindellate da troppo denaro accumulato nelle banche di Dio, da troppi
pedofili ad attentare impunemente all’innocenza dei piccoli dietro gli altari,
da troppe consapevoli nefandezze, per non urlare allo scandalo e spalancare
bocche che hanno taciuto per millenni. Solo un Papa contro la colpevole
quiescenza di capi di Stato e di Governo, intenti solo a salvare poltrone e
prebende da perpetuare per figli e nipoti, e a farsi lo sgambetto a vicenda
come bambini rissosi e ignari (o sadicamente e impunemente consapevoli?)
dell’abisso in cui ci hanno fatto precipitare a livello mondiale. E nella rissa
si giocano a calcio poteri e denari, che una perniciosa economia planetaria
sottrae alla povera gente, sempre più numerosa e più povera, che dagli spalti,
nuda, inerme e muta, annichilita, sta a guardare senza capirci più niente.
Senza più riconoscere gli antichi eroi e le quotidiane illusioni…
E che dire del nichilismo subdolo
e feroce che striscia nella coscienza di ciascuno senza neppure la fioca luce
della fede nell’uomo, se non in Dio, e di un granello di speranza nel futuro?
Cosa raccontare, infatti, ai
giovani, papà? Quale pensiero positivo trasmettere? Quali pensieri di salvezza
perché si trasformino in progetti di vita e non in ossessioni di morte? Tremo
per il loro inascoltato cuore in questo tempo misero e infelice. Ma come
dirglielo ai tanti giovani, delusi e disillusi da noi anziani, dai nostri egoismi
e dalle nostre ipocrisie, dalle ambiguità di una società priva di senso e di
valori che sono loro i puntelli del nuovo millennio? In un mondo così
difficile, io credo nella “pienezza” e nella esuberanza della loro giovinezza
come volàno di ogni possibile realizzazione? Come incoraggiarli a trovare le
giuste coordinate della mente e del cuore?
Non so
rimanere indifferente
Io stessa rischio continuamente il naufragio. Poi,
però, sento che in tanta trasformazione molto, a ben guardare, è rimasto
immutato
(resta la luce dell’alba dopo ogni più fitto buio della notte. Il
cielo azzurro torna dopo ogni temporale. Il mare, dopo ogni naufragio di uomini
disperati e di bambini lasciati alla pietà di spiagge deserte e senza sole,
canta ancora la sua nenia per fare addormentare barche stanche alla riva di
ogni esausto approdo. Resta il filo d’erba testardo a vincere la pietra delle
strade e l’indifferenza degli uomini. Resta il volo degli uccelli nella libertà
del cielo a contrastare ali d’acciaio con rotte stabilite e mai disuguali.
Resta nascosto nell’anima, perché ci manca persino il tempo per scoprirlo, un
bisogno di bontà e solidarietà, tra tanta violenza, tanta indifferenza, tanto rifiuto
dell’altro, che “vogliamo” nemico ed ha il nostro stesso cuore…)
Io stessa sono un altrove di me che
mi spaventa e mi rende anche più forte perché sono io stessa il mondo che
cambia in un mondo che resta. Una quasi resilienza mi accompagna. Conquista non
facile per una come me, sempre in bilico tra nuvole e stelle. Tra mare e scogli.
Ma, prima che nuovi danni irreparabili si
prendano gioco del mio corpo e della mia mente, prima che i passi dei miei
figli e dei figli dei miei figli mi lascino indietro sulla riva, devo
completare per loro questo dono perché abbiano un sogno cui aggrapparsi sempre.
Una scia luminosa da seguire nei momenti bui che sicuramente verranno. Una scia
di tutto il bello e il buono e il giusto che rimane sempre e per sempre nella
storia degli uomini senza che si faccia mai storia. Eterna e silenziosa, quando
non rivoluzionaria!, àncora di salvezza per l’intera umanità.
Ricami di
luce sulla tela grezza del telaio di ogni giorno…
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