C'è, in esse, molto mare e c'è una straordinaria inventività di
ritmo e di immagini…”.
Dedico a Lui queste ballate inedite sul
mare.
La
ballata della lunga onda
Un’onda lunga m’avvolse dorata
Verde chiara tenera quasi rugiada
M’avvolse di ricordi biancospino
Frizzanti bicchieri colmi di vino
Vino invecchiato oltre trent’anni
Con tutti i miei amori i miei affanni
Con lo splendore delle cose passate
Con il dolore delle carezze negate.
Vieni a salvarmi portami un ramo
di mandorlo in fiore noi due siamo
vento di mare e canzone di nostalgia
siamo forse amore o solo malinconia
Siamo campane a festa siamo violino
siamo silenzio muto e luce del mattino
Siamo distanza vuoto ansia disperazione
ma siamo anche filo dello stesso aquilone
Siamo tanto siamo tutto forse solo niente
Ma siamo noi due e siamo soli tra la gente
Vieni a consolarmi portami del buon vino
brinderemo al sogno gettato nel cestino
Vallo a recuperare amore fammi sognare
Non gettare l’ultimo sogno in fondo al mare
(avremo almeno un sogno da ricordare)
La ballata del mare 2
sono onda azzurra sono acqua di mare
mi esalto tra flutti spuma e alte maree
sorreggo barche che vanno a pescare
ai pescatori regalo pesci e chiari di luna
ai marinai porto sirene e mille idee
di terre ancora vergini da esplorare
vieni al mio richiamo di conchiglia
ti aspetta sempre una fanciulla bruna
(bruna come una notte di giunchiglia
scura come la notte che ingoia la luna)
sono onda di mare acqua azzurra
senti la risacca che ti sorprende
con la sabbia che scivola tra le dita
con il vento che all'orecchio ti sussurra
ti sussurra una brutta stanca canzone
di pirati e scafi che molti cristi vende
per un pugno di sale e sogni di una vita
diversa nuova più ricca più riuscita
(sui loro corpi arditi la notte di pece
scese rapace e mille vittime fece)
e tu non piangere per la loro sorte
portavano negli occhi la propria terra
sapevano che lottavano con la morte
sapevano che partivano per una guerra
partivano con nel petto un aquilone
di rosso fuoco e azzurro come il cielo
un fazzoletto in pegno e una canzone
una nostalgia di baci e un bianco velo
(fu velo bianco che coprì ogni dolore
vieni e saprai la storia di un amore)
vieni e saprai non è feroce il mare
vieni e vedrai che sono dolce culla
a chi venne da voi ignaro di lottare
per un lavoro una casa un po' di nulla
e nulla trovò nel cuore inaridito
neppure consolazione per il pianto
solo dolore e morte si sentì smarrito
di aver in cuore un soldo di rimpianto
(e mi guardi pensierosa dalla bianca riva
negli occhi l'ombra del mio dolce incanto)
La ballata del mare 3
il mare - mi specchiavo nei tuoi occhi d'ambra scura
che
cercavano orizzonti e altre rive
spiccavi il
volo coi gabbiani nell'aria pura
aria tersa
che nelle azzurre vie vive
estivi
incontri palpitanti in pieno sole
mentre mi
mormoravi parole d'amore
la donna - mi specchiavo nelle onde d'acquaspuma
attraversarti volevo con vele in libertà
andare
lontano dove il cielo si fa piuma
che danza con le onde e un bacio ti dà
ti ho
sempre amato fino allo sfinimento
di voli
sulle tue acque ne feci più di cento
(ci
accogliemmo in un abbraccio voluttuoso
tu vortice
io vela tu turbine io fianco sinuoso)
il mare - ti aspetto ancora anche se già è autunno
non posso
dimenticare i tuoi occhi d'ombra
ho canto di
conchiglia a togliermi il sonno
ascolto la
tua voce di sogno ed ambra
vieni tra
le mie braccia prima che s'alzi il vento
vieni prima
che la pioggia mi rubi quest'incanto
la donna - non mi aspettare più non posso più venire
l'innamorato mio mi sta a guardare
seduta sulla riva non voglio più
capire
perché è
andato via e non so più volare
non posso
più tuffarmi nei tuoi occhi azzurri
non posso
più ascoltare dolci i tuoi sussurri
(lasciamoci così senza rancore
saremo
sempre vela e azzurro mare)
La ballata
della casa dei baci
Nell'isola dei baci rossi più di
un tramonto
non trovo più il fuoco delle
labbra ardenti
di perle e di corallo era la mia
bocca allora
un incendio di vene la casa dei
miei sorrisi
(incendio di vene i rubini dei
tuoi sorrisi)
Aveva trilli d'uccelli la mia
ardente casa
tristezza di gabbiani nella conta
delle vele
era d'azzurro canto azzurro più
del mare
s'inondava di stelle sul finire
della sera
(di stelle si colmava l'azzurro
fino a sera)
Colma di cesti d'uva ciliege e
melograni
dolci più dei favi di miele e
d’uvaspina
consumava carezze e baci
rossofuoco
ridenti i mattini e più ridenti le
parole
(un gioco di mattini erano le
parole)
S'è persa nel bosco degli anni la
mia casa
che s'allagava di sole in piena
estate
viandante d'altre rive io l'ho
lasciata
in un intrico di viburni come rovi
(una via senza ritorno tra spine e
rovi)
In una fame di baci fame senza
respiro
mi sono perduta io nel bosco
degl'inganni
tra i fitti rami di un lungo
perduto amore
solo un lumicino sulla casa
abbandonata
(triste nel chiarore di luna
abbandonata)
Fondo più fondo del pozzo profondo
buio più buio nel buio della notte
buia
buio il mio cuore di allodole e
gabbiani
nel pozzo dove persi il mio
azzurro velo
(occhi di bosco nel pozzo senza un
cielo)
Bosco dove non giunge più l'eco
del mare
dove non ascolto più quell'antica
canzone
che faceva della riva un incontro
d'amore
della mia tristezza di foglia d’acqua
e sale
(la mia tristezza tra il bosco e
la riva sale)
Autunno di pioggia vento foglie e
nostalgia
autunno di solitudine e un perduto
amore
fu sogno, fu dolcezza dolore
malinconia
fu assalto al sogno che sogna e
non muore
(fra mille solitudini un sogno che
non muore)
Mi capita di cercarla di cercarla
ancora
tra il canto dei papaveri e un
cielo di stelle
quella casa che non ha più verdi
persiane
sul finire della sera mia ultima
stagione
(piange di spente primavere
l’ultima stagione)
S'accende altro giorno più rosso
dei vulcani
cancella l'ombra cupa di
quell'antico dolore
più forte del dolore è la ragione
del cuore
sulla casa ritrovata l’ultimo
ricamo di sole
(di baci si colma ancora la mia
casa di sole)
Ed io sono
ancora spuma di mare
La ballata del faro
Era là alto bianco altero
solitario
là sulla verde altura finestra di
mare
sì era lui il fiero paladino del
santuario
guardiano di rotte senza saper
nuotare
s'accendeva a illuminare le notti
scure
a lui bastava sconfiggere le tante
paure
(eliminare notti di naufragi e di
paure)
Si dice che una barchetta ne fosse
innamorata
si chiamava semplicemente Vergine
Benedetta
se ne stava tra aguzzi scogli da
quando era nata
c'era con lei un bel marinaio
giovane di vedetta
ma lei giorno e notte per il suo
faro spasimava
e sulle agitate onde col cuore a
pezzi scivolava
(a pezzi il suo cuore su agitate
onde scivolava)
- Faro lontano solitario dolce mio
signore
distante più che mai dalla mia
piccola vela
m' incanti con la tua luce nel
buio delle ore
senza darmi il raggio che il tuo
occhio cela
fasci di bianca luna tu accendi
con costanza
luna d'argento per troppe navi in
lontananza
(su onde d'argento danzavano in
lontananza)
Così la barchetta piano ai suoi
piedi mormorava
ma il faro era troppo alto in alto
e non la vedeva
guardava il gran pavese delle navi
e si estasiava
per loro era più della stella
cometa lei lo sapeva
lei guscio di noce vela di brina a
mirare le stelle
con la gioia di contare sempre
lassù le più belle
(il faro senza cuore spegneva
proprio le più belle)
- Lasciami un po' di chiarore e
una speranza
non ti occupare solo di navi in
grande festa
non illuminare solo il mare e la
loro danza
lasciami un raggio per il cuore in
tempesta
un piccolo raggio d'argento per me
soltanto
così mi aiuterai ad asciugare
tutto il pianto
(ma solo il marinaio asciugò il
suo pianto)
- Troppo vicina sei non ti posso
illuminare
- le disse il faro indispettito una brutta sera -
devi allontanarti vai vai nel
profondo mare
comincia a navigare e nel tuo
cuore spera
Al suo marinaio implorò allora la
barchetta
di portarla lontano all'orizzonte
senza fretta
(- ti amo io - le disse
lui, remando senza fretta)
E fu così che lei s'accorse dei
suoi occhi neri
chiari di sole e del sogno in due
da realizzare
sradicò dal cuore l'altero faro e
i bui pensieri
spense inutili attese gettò le
lacrime nel mare
s'accese un nuovo amore lontano
dalla caletta
brillò un nuovo faro era lui e la
teneva stretta
(lui la inondò di stelle pianse e
la tenne stretta)
È ancora lì alto bianco altero il
solitario faro...
(e io so che nel suo cuore muto c’è
uno sparo)
ohhhh senza parole Angela!
RispondiEliminaGrazie infinite con tutte le parole possibili, mia carissima!
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