martedì 31 luglio 2018

Alcune ballate del mare

È tempo di vacanze, di mare, montagna, lago, campagna. Io adoro il mare e mi sembra giusto cantarlo in mille modi. Qui mi piace riportare alcune ballate mai pubblicate. Di cui il grande e compianto critico letterario Giorgio Barberi Squarotti, avrebbe dovuto fare la Prefazione. Ma la pubblicazione non c’è più stata. Di esse, però, il mio rimpianto e prezioso amico ebbe a scrivere due anni fa: “… Sono molto interessanti e originalissime. Mi piacciono moltissimo, tanto fascinose e avventurose e colme di stupori e di visioni e di sogni.
C'è, in esse, molto mare e c'è una straordinaria inventività di ritmo e di immagini…”.
Dedico a Lui queste ballate inedite sul mare.

La ballata della lunga onda

Un’onda lunga m’avvolse dorata
Verde chiara tenera quasi rugiada
M’avvolse di ricordi biancospino
Frizzanti bicchieri colmi di vino
Vino invecchiato oltre trent’anni
Con tutti i miei amori i miei affanni
Con lo splendore delle cose passate
Con il dolore delle carezze negate.
Vieni a salvarmi portami un ramo
di mandorlo in fiore noi due siamo
vento di mare e canzone di nostalgia 
siamo forse amore o solo malinconia
Siamo campane a festa siamo violino
siamo silenzio muto e luce del mattino
Siamo distanza vuoto ansia disperazione
ma siamo anche filo dello stesso aquilone
Siamo tanto siamo tutto forse solo niente
Ma siamo noi due e siamo soli tra la gente
Vieni a consolarmi portami del buon vino
brinderemo al sogno gettato nel cestino
Vallo a recuperare amore fammi sognare
Non gettare l’ultimo sogno in fondo al mare
(avremo almeno un sogno da ricordare)

La ballata del mare 2

sono onda azzurra sono acqua di mare
mi esalto tra flutti spuma e alte maree
sorreggo barche che vanno a pescare
ai pescatori regalo pesci e chiari di luna
ai marinai porto sirene e mille idee
di terre ancora vergini da esplorare
vieni al mio richiamo di conchiglia
ti aspetta sempre una fanciulla bruna

(bruna come una notte di giunchiglia
scura come la notte che ingoia la luna)

sono onda di mare acqua azzurra
senti la risacca che ti sorprende
con la sabbia che scivola tra le dita
con il vento che all'orecchio ti sussurra
ti sussurra una brutta stanca canzone
di pirati e scafi che molti cristi vende
per un pugno di sale e sogni di una vita
diversa nuova più ricca più riuscita

(sui loro corpi arditi la notte di pece
scese rapace e mille vittime fece)

e tu non piangere per la loro sorte
portavano negli occhi la propria terra
sapevano che lottavano con la morte
sapevano che partivano per una guerra
partivano con nel petto un aquilone
di rosso fuoco e azzurro come il cielo
un fazzoletto in pegno e una canzone
una nostalgia di baci e un bianco velo

(fu velo bianco che coprì ogni dolore
vieni e saprai la storia di un amore)

vieni e saprai non è feroce il mare
vieni e vedrai che sono dolce culla
a chi venne da voi ignaro di lottare
per un lavoro una casa un po' di nulla
e nulla trovò nel cuore inaridito
neppure consolazione per il pianto
solo dolore e morte si sentì smarrito
di aver in cuore un soldo di rimpianto

(e mi guardi pensierosa dalla bianca riva
negli occhi l'ombra del mio dolce incanto)

La ballata del mare 3

il mare  -  mi specchiavo nei tuoi occhi d'ambra scura
                 che cercavano orizzonti e altre rive
                 spiccavi il volo coi gabbiani nell'aria pura
                 aria tersa che nelle azzurre vie vive
                 estivi incontri palpitanti in pieno sole
                 mentre mi mormoravi parole d'amore
la donna - mi specchiavo nelle onde d'acquaspuma
                 attraversarti volevo con vele in libertà
                 andare lontano dove il cielo si fa piuma
                 che danza con le onde e un bacio ti dà
                 ti ho sempre amato fino allo sfinimento
                 di voli sulle tue acque ne feci più di cento

                 (ci accogliemmo in un abbraccio voluttuoso
                 tu vortice io vela tu turbine io fianco sinuoso)

il mare  -  ti aspetto ancora anche se già è autunno
                 non posso dimenticare i tuoi occhi d'ombra
                 ho canto di conchiglia a togliermi il sonno
                 ascolto la tua voce di sogno ed ambra
                 vieni tra le mie braccia prima che s'alzi il vento
                 vieni prima che la pioggia mi rubi quest'incanto
la donna - non mi aspettare più non posso più venire
                 l'innamorato mio mi sta a guardare
                 seduta sulla riva non voglio più capire
                 perché è andato via e non so più volare
                 non posso più tuffarmi nei tuoi occhi azzurri
                 non posso più ascoltare dolci i tuoi sussurri
                
                 (lasciamoci così senza rancore
                 saremo sempre vela e azzurro mare)

La ballata della casa dei baci

Nell'isola dei baci rossi più di un tramonto
non trovo più il fuoco delle labbra ardenti
di perle e di corallo era la mia bocca allora
un incendio di vene la casa dei miei sorrisi
(incendio di vene i rubini dei tuoi sorrisi)

Aveva trilli d'uccelli la mia ardente casa
tristezza di gabbiani nella conta delle vele
era d'azzurro canto azzurro più del mare
s'inondava di stelle sul finire della sera
(di stelle si colmava l'azzurro fino a sera)

Colma di cesti d'uva ciliege e melograni
dolci più dei favi di miele e d’uvaspina
consumava carezze e baci rossofuoco
ridenti i mattini e più ridenti le parole
(un gioco di mattini erano le parole)

S'è persa nel bosco degli anni la mia casa
che s'allagava di sole in piena estate
viandante d'altre rive io l'ho lasciata
in un intrico di viburni come rovi
(una via senza ritorno tra spine e rovi)

In una fame di baci fame senza respiro
mi sono perduta io nel bosco degl'inganni
tra i fitti rami di un lungo perduto amore
solo un lumicino sulla casa abbandonata
(triste nel chiarore di luna abbandonata)

Fondo più fondo del pozzo profondo
buio più buio nel buio della notte buia
buio il mio cuore di allodole e gabbiani
nel pozzo dove persi il mio azzurro velo
(occhi di bosco nel pozzo senza un cielo)

Bosco dove non giunge più l'eco del mare
dove non ascolto più quell'antica canzone
che faceva della riva un incontro d'amore
della mia tristezza di foglia d’acqua e sale
(la mia tristezza tra il bosco e la riva sale)

Autunno di pioggia vento foglie e nostalgia
autunno di solitudine e un perduto amore
fu sogno, fu dolcezza dolore malinconia
fu assalto al sogno che sogna e non muore
(fra mille solitudini un sogno che non muore)

Mi capita di cercarla di cercarla ancora
tra il canto dei papaveri e un cielo di stelle
quella casa che non ha più verdi persiane
sul finire della sera mia ultima stagione
(piange di spente primavere l’ultima stagione)

S'accende altro giorno più rosso dei vulcani
cancella l'ombra cupa di quell'antico dolore
più forte del dolore è la ragione del cuore
sulla casa ritrovata l’ultimo ricamo di sole
(di baci si colma ancora la mia casa di sole)  
                                     Ed io sono ancora spuma di mare

La ballata del faro

Era là alto bianco altero solitario
là sulla verde altura finestra di mare
sì era lui il fiero paladino del santuario
guardiano di rotte senza saper nuotare
s'accendeva a illuminare le notti scure
a lui bastava sconfiggere le tante paure

(eliminare notti di naufragi e di paure)

Si dice che una barchetta ne fosse innamorata
si chiamava semplicemente Vergine Benedetta
se ne stava tra aguzzi scogli da quando era nata
c'era con lei un bel marinaio giovane di vedetta
ma lei giorno e notte per il suo faro spasimava
e sulle agitate onde col cuore a pezzi scivolava

(a pezzi il suo cuore su agitate onde scivolava)

- Faro lontano solitario dolce mio signore
distante più che mai dalla mia piccola vela
m' incanti con la tua luce nel buio delle ore
senza darmi il raggio che il tuo occhio cela
fasci di bianca luna tu accendi con costanza
luna d'argento per troppe navi in lontananza

(su onde d'argento danzavano in lontananza)

Così la barchetta piano ai suoi piedi mormorava
ma il faro era troppo alto in alto e non la vedeva
guardava il gran pavese delle navi e si estasiava
per loro era più della stella cometa lei lo sapeva
lei guscio di noce vela di brina a mirare le stelle
con la gioia di contare sempre lassù le più belle 

(il faro senza cuore spegneva proprio le più belle)

- Lasciami un po' di chiarore e una speranza
non ti occupare solo di navi in grande festa 
non illuminare solo il mare e la loro danza
lasciami un raggio per il cuore in tempesta
un piccolo raggio d'argento per me soltanto
così mi aiuterai ad asciugare tutto il pianto

(ma solo il marinaio asciugò il suo pianto)

- Troppo vicina sei non ti posso illuminare
- le disse il faro indispettito una brutta sera -
devi allontanarti vai vai nel profondo mare
comincia a navigare e nel tuo cuore spera
Al suo marinaio implorò allora la barchetta
di portarla lontano all'orizzonte senza fretta

(- ti amo io - le disse lui, remando senza fretta)

E fu così che lei s'accorse dei suoi occhi neri
chiari di sole e del sogno in due da realizzare
sradicò dal cuore l'altero faro e i bui pensieri
spense inutili attese gettò le lacrime nel mare
s'accese un nuovo amore lontano dalla caletta
brillò un nuovo faro era lui e la teneva stretta

(lui la inondò di stelle pianse e la tenne stretta)

È ancora lì alto bianco altero il solitario faro...
(e io so che nel suo cuore muto c’è uno sparo)

2 commenti: