martedì 14 agosto 2018

14 agosto 2018: vigilia ferragostana


Piove a dirotto e un temporale annunciato scuote lucernari, lacera il cuore già provato da altri tuoni fulmini e saette che, per fortuna, vanno diradando, con ancora qualche nuvola a macchiare di bianco il cielo in questo agosto che scoppia di sole...
E, allora, per accendere le stelle, che pure da qualche parte ci sono, e farle brillare tutte per noi, desidero proporre, nel mio blog abbandonato, ancora qualche ballata inedita a cullare l’alba di ferragosto e le tenere, coloratissime, barchette di Santa Maria che navigano a vista nel mare dei balconi di Corato, dove ormai risiedo da anni…

Ballata per le diciannove primavere di Anna Paola
                             (fiorita al mio cuore come raro fiore)

Un nuovo refolo di vento dispettoso
si aggira tra i rami ingemmati del giardino,
e una pioggia sottile mormora una cantilena
che da bambina cantavo di buona lena.
M’invento così una primavera ragazzina
che vibra tra nuvole di bianchi ciliegi,
e gioca con i peschi rosa delle tue gote
al primo canto del giorno e della vita.
Mia gioia infinita, insegnami a contare
tutto quello che conta per vincere e osare.
Ti attese una nonna sognatrice che scrisse
d’amore e di follie sui muri e sulle foglie
e meraviglie e incanti ti predisse,
ma non seppe mai di numeri oltre il dieci
e per i tuoi diciannove anni come fare?
Mi mancano nove dita per contare…
Mi prendi in giro e opponi la scienza esatta
alle mie parole che scrivo da sempre
e per sempre con aria distratta.
Ti ridono gli occhi, quando le leggi,
e ti sorride il cuore, ma non me lo dici.
E ridiamo insieme dell’audacia delle rose
nel fiero verde di ranuncoli e tulipani
e di narcisi superbi e timide margherite
che pastellano di mille colori prati e cose.
Tutto ride d’incanto in una capriola
di giorni rovesciati perché in un intreccio
di petali stillanti tu cresca di splendore
e io dolcemente ridiventi bambina
a riscoprire nella tua gioia nuove aurore.
Il nostro andare in due “pelle e cuore”
è un canto di velieri a sfidare il mare…
In abbracci notturni inseguiamo sogni
e una tenera complicità di buio lunare
ci sorprende sotto il lucernario sul cuscino.
Poi per intrappolare le stelle silenziose,
e accendere di luce i tuoi pigri mattini 
m’invento ogni notte un magico retino
per le assonnate albe come gatti nei cestini…

(e la pioggia ora ha profumo di gelsomini)
e un raggio di sole bacia albe e parole…

La ballata della campana e campanelle
C'era una volta una campana
grassa e bassa
innamorata del suo campanile
alto e sottile
che voleva una campanella
piccola e snella
che moriva dietro un preticello
mistico e bello
A gran voce la campana
il campanile chiamava
e sospirava
Indispettito da quel fracasso
lui la piantava ogni giorno in asso
si girava a guardare la campanella
giovane e bella
che a sua volta languiva dietro il pretino
che pregava di buon mattino

(era una girandola sentimentale
mica male)
Poi la campana si ammalò di gelosia
e decise d'andar via
fece un salto a testa in giù
e il campanile non la vide più
Il suo canto allora s'ammutolì
e lui gridò "finalmente!" lì per lì
Cercò subito la campanella innamorata
ma lei non gli corrispondeva pur amata
e improvvisò un canto a distesa
dal suo grande amore tutta presa
A lui quel canto la campana rammentò
e a cercarla su  su nel cielo cominciò
Forò nuvole vide stelle e tanto azzurro
"perché sei andata via?" gridò in un sussurro
"bassa grassa vecchia petulante
ma per me rimani la campana più importante!"
(Pianse il campanile pianse a più non posso
pieno di tanta nostalgia fino all'osso)
La vecchia campana s'impietosì a quel pianto
e riprese a suonare per lui come d'incanto
Le campanelle intenerite le fecero coro
e cominciarono a confidarsi tra di loro
Era domenica e il pretino diceva messa
e una tregua ai loro amori fu concessa
Cantano ancora oggi campane e campanelle
perché le storie del cuore sono sempre quelle
Sognano passeri cinciallegre e pettirossi
anche loro presi da pratoline e papaveri rossi
ricamano il cielo d'ali e di magici suoni
per dire a tutti gli innamorati "siate buoni!"
C'insegnano sempre ad amare tutta la natura
ci offrono esempi di intensità e di gioia pura
          (Cantano e si rincorrono in questo giorno solare
          perché le storie d'amore non facciano mai male)

La ballata della casa dei baci

Nell'isola dei baci rossi più di un tramonto
non trovo più il fuoco delle labbra ardenti
di perle e di corallo era la mia bocca allora
un incendio di vene la casa dei miei sorrisi
(incendio di vene i rubini dei tuoi sorrisi)

Aveva trilli d'uccelli la mia ardente casa
tristezza di gabbiani nella conta delle vele
era d'azzurro canto azzurro più del mare
s'inondava di stelle sul finire della sera
(di stelle si colmava l'azzurro fino a sera)

Colma di cesti d'uva ciliege e melograni
dolci più dei favi di miele e d’uvaspina
consumava carezze e baci rossofuoco
ridenti i mattini e più ridenti le parole
(un gioco di mattini erano le parole)

S'è persa nel bosco di anni la mia casa
che s'allagava di sole in piena estate
viandante d'altre rive io l'ho lasciata
in un intrico di viburni come rovi
(una via senza ritorno tra spine e rovi)

In una fame di baci fame senza respiro
mi sono perduta io nel bosco degl'inganni
tra i fitti rami di un lungo perduto amore
solo un lumicino sulla casa abbandonata
(triste nel chiarore di luna abbandonata)

Fondo più fondo del pozzo profondo
buio più buio nel buio della notte buia
buio il mio cuore di allodole e gabbiani
nel pozzo dove persi il mio azzurro cielo
(occhi di bosco nel pozzo senza un cielo)

Bosco dove non giunge più l'eco del mare
dove non ascolto più quell'antica canzone
che faceva della riva un incontro d'amore
della mia tristezza di foglia d’acqua e sale
(la mia tristezza tra il bosco e la riva sale)

Autunno di pioggia vento foglie e nostalgia
autunno di solitudine e un perduto amore
fu sogno, fu dolcezza dolore malinconia
fu assalto al sogno che sogna e non muore
(fra mille solitudini un sogno che non muore)

Mi capita di cercarla di cercarla ancora
tra il canto dei papaveri e un cielo di stelle
quella casa che non ha più verdi persiane
sul finire della sera mia ultima stagione
(piange di spente primavere l’ultima stagione)

S'accende altro giorno più rosso dei vulcani
cancella l'ombra cupa di quell'antico dolore
più forte del dolore è la ragione del cuore
sulla ritrovata casa l’ultimo ricamo di sole
(di baci si colma ancora la mia casa di sole)  

La ballata dell'alba che sorride

L'alba del nuovo giorno ha schiuso
i grandi occhi con stupore di ciglia
ed io che di tutte le stelle faccio uso
le ho nascoste tra mani di meraviglia
Al sole che dipinge tutto questo azzurro
corri e spalanca di nuvole un balcone
buona domenica tenera ti sussurro
il sereno del cielo respira piano piano
se guardi un po’ giù nella mia direzione
ti faccio un cenno di saluto con la mano...
(d'azzurro il mio saluto si colora piano)

Non dirmi che non sognate in paradiso
che non vi scambiate neppure un sorriso
Io mi sorprendo a pensarvi angeli d'oro
che ridono e scherzano sempre tra loro
Non posso immaginare luogo più bello
dove un abbraccio un bacio un salterello
fanno insieme una danza e coro celestiale
una canzone un valzer una ballata speciale
Giorni d'incontri, di suoni e magiche parole
colmi di bellezza e di bontà colme di sole
(di santa armonia fioriscono mille parole)

Non dirmi che pure di là c'è pianto e dolore
non dirmi che pure lassù è triste ogni amore
non darmi questo tormento sai per me vale
sapere che solo la terra è "pianeta del male"
Voglio asciugarmi il pianto e pensarvi felici
Voglio attenderti a metà strada sulle pendici
di una collina con giardini ridenti e colorati
con alberi frutti con erbe e mici appena nati
uccelli del paradiso usignoli e tanti cardellini
farfalle variopinte grilli coccinelle maggiolini
(d'oro e d'argento poi il riso di tutti i bambini)
                        
Mi sorride quest'alba di festa di sogno di cielo

(al suono delle campane mattutine in tanto volo
sento il tuo abbraccio piango rido e mi consolo)
A poche ore dalla tragedia del ponte crollato a Genova, col pianto in gola per le vittime, i loro familiari, per tutti noi, che rimaniamo attoniti e sconvolti, vorrei augurare un Ferragosto di condivisione, solidarietà, rinnovato amore tra tutti gli uomini “di buona volontà”… per farci coraggio e andare avanti.





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