26 luglio, Sant’Anna
e san Gioacchino, suo marito. Entrambi genitori attempati di Maria, la madre di
Gesù. Dunque, santi importanti nella gerarchia della santità. Ma sant’Anna ha
un posto particolare nel cuore di noi donne perché è la protettrice della
maternità. A lei un tempo si rivolgevano le donne che non potevano avere figli
o avevano gravidanze difficili. Noi avevamo, nella casa dei nonni, una
bellissima campana di vetro che, tra ghirlande di fiori ricamati con perline su
carta stagnola, custodiva una statua di sant’Anna dolcissima, di porcellana e
cartapesta…
“Io, poi, avevo paura
anche delle statue dei santi
che non solo in
chiesa ma anche nella nostra casa facevano bella mostra di sé, sul comò della
vostra camera da letto, protette da “campane” di vetro sottilissimo con
all’interno meravigliose ghirlande di fiori di corallo, carta stagnola, fili
dorati e argentati: Sant'Anna, tutta di cartapesta e il dolcissimo volto
affilato con i bianchi capelli e le mani di porcellana, con accanto, più in
basso, la madonnina con un vestito di seta rosa, in atteggiamento di pensosa
attesa dei consigli di sua madre, che aveva una mano appoggiata sull’omero
della sua bambina e l’altra sollevata con l'indice in alto a redarguirla. Poi,
c’era la campana di San Michele, che era di bianco-rosato alabastro; e quella
di san Pasquale, che indossava un vestito di stoffa satinata marrone. Su un
altro tavolinetto c’era un grande quadro che racchiudeva le due statue dei
Santi Medici, Cosma e Damiano, vestiti di seta ricamata con fili dorati, uno
con lunga tunica verde e l’altro con abito rosso. Erano circondate da ghirlande
di fiori bellissimi tutti in carta stagnola.
Quelle statue mi
incutevano tanta paura perché si muovevano, mi parlavano, mi rimproveravano. Mi
spiavano. Sapevano sempre tutto di me. Soprattutto sant'Anna che rimproverava
sua figlia, che era buonissima con il suo volto celestiale, e, quindi, non
perdeva occasione di rimproverare soprattutto me che dicevo sempre bugie e
facevo disperare la mia povera nonna. Ed era una paura che avevo paura di
rivelare a chicchessia.
Neppure con te ne
parlavo per via della “tremarella che fa bene”.
Neppure con Lizia ne
parlavo perché avevo paura che lei non le vedesse muovere come capitava a me, e
che non la rimproverassero, perché lei era più ubbidiente e silenziosa; che non
mi capisse e che mi prendesse in giro. Ero convinta che col suo anno in più,
con la sua intelligenza in più e con i suoi silenziosi pensieri in più si
spiegasse molte più cose che per me rimanevano oscure e minacciose”.
(…)
In casa, del resto, si
parlava spesso di miracoli, di prodigiose guarigioni, di santi: alcuni
benevoli, altri vendicativi.
“Si raccontava che sant'Anna
puniva le partorienti, che mettevano al mondo i bambini “frutto della colpa”, con
parti lunghi e difficilissimi e molte morivano dissanguate. Mi torturavo i
pensieri per scoprire quella “colpa” e il significato di “parto difficile”. Tu,
alle mie domande specifiche, sorvolavi come acrobata sul trapezio volante. E io
ti seguivo nei voli ma poi abbandonavo l’impresa per via di distanze, che si
facevano sempre più lunghe e rendevano imprendibili le tue imprecisate risposte.
(…)
(La campana con sant’Anna, come ben sai, è ora
nella mia casa e ogni giorno le rivolgo un saluto di complice propiziazione
della giornata. Abbiamo da tempo stretto un patto di alleanza o forse, meglio,
di non belligeranza. Le altre sono finite da Pino, che è un ottimo
restauratore, e non so da chi altro di noi)”.
A me sant’Anna, alla fine, ha voluto sempre un
gran bene: ho avuto felici gravidanze e parti facilissimi. Forse per farsi
perdonare dei mille sensi di colpa che provavo al suo cospetto ogni volta che
il suo dito accusatore mi faceva pentire di una bugia, di un capriccio, di una
disubbidienza.
Ma, poi, il tempo passa, si cresce, si
ricorda, si sorride. Ci si assolve…
E Anna è un nome che mi piace proprio tanto. Palindromo.
E nella mia famiglia Anna è proprio di famiglia… Alla prossima!
(il testo fra virgolette è tratto sempre dal
libro “Le piogge e i ciliegi”)
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