venerdì 30 marzo 2018

Venerdì di dolore

Venerdì santo: la Vergine addolorata piange il figlio torturato e selvaggiamente ucciso. Uno strazio che di anno in anno si rinnova nella Commemorazione di quelle tristi ore sul Gogota. Quanti Golgota ancora oggi lacerano corpi di figli e cuori di madri? E un pensiero si ferma inorridito su tutta la violenza di cui la mente umana è capace per seminare distruzione e morte in quest’“atomo opaco del male”. Stretta al cuore e urgenza di chiedere perdono a tutti i figli, con pena di madre a comprendere tutte le madri, in una sorta di doppia catena di umana pietà a consolarci dei mali del mondo…

                          Al figlio

Luce che d’improvviso si accese
e di attesa e timore colmò ogni fibra
del mio corpo ogni anelito dell’anima
mio primo giorno di rose e di spine.
Germogliasti in me fuoco che incendia
e riscalda e uccide e salva
e innalza lingue vibranti al cielo
che ci volle in due (noi due)
tra miliardi di uomini e di storie diverse
da vivere e sempre nuove
nello stupore della creazione
nella paura del male che riceverai
     (ignorati braccia e cuore)
T’inebrierai del canto dell’allodola
e a capo chino subirai vinto e deluso
il disincanto
Ti sazierai dell’ovvio e del banale
di giorni uguali e prigionieri
di un passato che non può morire
e avrai domani in agguato che non sai
senza più il filo d’aquilone che ti legai
al dito e agli occhi grandi di sole
Tra azzurri da forare e abissi da paventare
la solitudine che ogni madre regala al figlio
e vorrebbe per lui ponti d’oro
e un richiamo d’amore senza fine
Perdonami figlio per il danno e la resa
ad una terra che sentirai nemica
per un ascolto non avvenuto un incontro
mancato una imprevista ferita
d’armi da fuoco o di parole coltelli
da chi ti giurò d’esserti fratello
e sorridimi per l’avventura che ti dono
senza altre uguali di meraviglie e di sogni
di passioni e di poesia
E saremo in due sempre contro i mali
degli uomini tra cui precipitasti
in una crocifissione senza fine
perché ti volli a mio danno
                   a mio principio di vita
Gomitolo di tenerezza sempre nuova
e di dolore antico come il pianto
che di madre in figlio si dipana
in un dischiudersi d’ali a portarti lontano…
(a salvarti dal mondo a salvarmi dallo schianto)                            

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