Ieri 12
marzo 2018 è cominciato il nuovo Corso di Scrittura creativa, il cui titolo è: “Il sentimento della scrittura con il corpo
la mente l’anima” con l’obiettivo di ricominciare a considerare la
scrittura non più come vetrina per apparire, ma come necessità di dare un senso
profondo e un significato alto a quello che scriviamo, dalla semplice
annotazione ad una pagina di diario, una lettera, un racconto, un romanzo fino
alla forma più nobile della poesia. Occorre, perciò, ritornare a “sentire” la
vita attraverso la percezione emotiva del proprio corpo e della propria mente
per riscoprire l’anima, dentro e fuori di noi. Ma, alla base del “sentire” c’è
una sensibilità particolare del pensiero che si chiama “CREATIVITA'”.
Mi piace,
pertanto, dare un piccolo inizio di cosa intendiamo oggi per creatività.
LA CREATIVITA’
È una qualità del pensiero: la più
alta forma del pensare. Albert Einstein ha
affermato
che: “La mente intuitiva, cioè creativa, è un dono sacro, mentre la
mente razionale è un servo fedele. Noi
abbiamo creato una società che onora
il servo e ha dimenticato il dono sacro”.
La creatività è un processo. Harold
H. Anderson dice che: “La Creazione è perennemente aperta”. Rollo May sostiene
che “essa è un processo che dà vita a qualcosa di nuovo”. Gli artisti e i
creativi, perciò, amplificano l’esperienza umana.
La creatività è insita nella parte
più profonda dell’uomo (infatti spesso attinge dal suo inconscio e, perciò, è
libera e incontrollabile se si esprime allo stato puro!), ma può avere come
meta l’infinito.
In Italia e in tutta l’Europa ha
preso maggiore significato dal Rinascimento in poi: come risorsa umana
illimitata. È in continuo movimento. Universale nei bambini.
Quasi inesistente negli adulti. In
realtà, tutti gli esseri umani sono o dovrebbero essere, anche se in diversa misura,
potenzialmente creativi. La stessa azione di operare delle scelte nel vivere
quotidiano (fare o non fare una determinata cosa) comporta una alternativa che
viene pensata dalla parte creativa del cervello (che risiede nell’amigdala e
nell’ippocampo), cioè nell’emisfero destro che presiede alle funzioni del lato
sinistro del nostro corpo. È qui il centro della parte intuitiva, emotiva,
affettiva della mente umana. Nell’emisfero sinistro risiede la parte più
razionale e logica.
Si è cominciato a studiare la
creatività, a partire dagli anni Cinquanta dello scorso secolo, nelle sue
caratteristiche connotanti il pensiero divergente e nei suoi ambiti più
ricorrenti. Si sono tenuti, negli Stati Uniti, anche dei simposi a cui hanno
partecipato i più illustri studiosi contemporanei del pensiero creativo: Henry
Eyring, Erich Fromm, Rollo May, Carl R. Rogers, Abraham H. Maslow, Harold H.
Anderson, J. P. Guilford, Margaret Mead, Ernest R. Hilgard, ecc. ma non possiamo
dimenticare i più recenti apporti del nostro compianto Gianni Rodari, di
Roberto Piumini, Ersilia Zamponi, Raymond Queneau, Daniel Goleman, Edith Stein
e di Edward De Bono.
Eyring, per esempio, sostiene che
“ogni uomo nasce in un ambiente dotato di un linguaggio e di una cultura, che
gli forniscono un concetto più o meno completo della vita. (…) Tuttavia, presto
o tardi, cozza contro incoerenze e incompatibilità patenti, che mettono
seriamente in pericolo la solidità del suo mondo concettuale. La necessaria
ricostruzione segna l’inizio di un processo creativo”.
L’intelletto, pertanto, è la fonte
della creatività. Quest’ultima da una base biologica si è trasferita, nella
notte dei tempi (e, cioè, “quando la mente umana raggiunse il punto dove la
memoria, la ragione e l’immaginazione le consentirono di accumulare
l’esperienza e di esplorare quello che era autenticamente nuovo” - Edmund W.
Sinnot), a una base culturale. Ma è sempre la vita ad insegnarci la perennità
della creazione: la stessa evoluzione organica è un processo autenticamente
creativo, simile a quello descritto nel primo capitolo della Genesi o nel settimo libro del Paradiso perduto di Milton. Persino
l’universo, come di recente si è scoperto, si autorigenera continuamente
dandoci quelli che sono stati chiamati i “multiversi”.
Ma quello che a noi interessa in modo
particolare è la genesi delle nuove idee: non l’evoluzione organica, ma la
immaginazione creativa. La prima appartiene ai fenomeni fisici, la seconda a
quelli psichici, che sono comunque entrambi sottesi a quell’unico meraviglioso
prodigio che chiamiamo VITA.
La creatività della mente umana, però,
è di gran lunga più alta rispetto a qualsiasi altra creatività biologica che
pure ci sorprende e ci stupisce per la sua immensa varietà. E questo,
nonostante i nostri comportamenti siano rivolti costantemente ad uniformarsi al
sistema di vita che è fatto di autoregolazione e continua organizzazione di
strutture psicofisiche (vedi pensiero convergente). L’esplosione dell’idea
avviene, infatti, anche al di là della genetica, dell’ereditarietà e
dell’ambiente che pure, in qualche modo, condizionano i comportamenti umani. E,
nella storia dell’umanità, nulla sarebbe cambiato dal primo giorno della
creazione o dalla comparsa dell’uomo sulla terra, se non ci fosse stato
qualcuno capace di “immaginare” (non solo di pensare: il che è diverso) una
situazione mai sperimentata in precedenza, “capace di raffigurarsi mentalmente
qualcosa che non aveva mai visto prima” (E. W. Sinnot).
Come nascono, dunque le idee nuove
nella mente? Non sempre allo stesso modo (e già questo è un procedere
creativo!): ci sono scienziati che affermano di aver costantemente messo
insieme una serie enorme di fatti con una serie enorme di idee per maturare una
ipotesi da verificare (è il caso di Edison o di Einstein). Altri, invece, come
Henry Poincaré hanno avuto all’improvviso un’idea che sembrava nata
dal nulla, magari mentre pensavano a tutt’altra cosa. C’e chi la sente
suggerita da un sogno, spesso ricorrente (come per il chimico Otto Loewi)
oppure da un’emozione improvvisa di fronte alla bellezza della natura. Alcuni
scienziati parlano di intuizione (come il pendolo di Foucault o la mela di
Newton), altri confessano di aver sentito dentro di sé come se ci fosse un
suggeritore di versi (vedi il poeta Robert Frost) o di note (quasi tutti i
compositori lo affermano), di visioni poi tradotte in immagini attraverso il
tratto, il colore (si pensi a Ligabue e a moltissimi altri pittori).
Ma questo accade quando ci troviamo
di fronte ad un vero talento.
una pagina-dono la tua
RispondiEliminagrazie Angela
Elina