martedì 13 marzo 2018

“Il dono sacro del pensiero intuitivo”


Ieri 12 marzo 2018 è cominciato il nuovo Corso di Scrittura creativa, il cui titolo è: “Il sentimento della scrittura con il corpo la mente l’anima” con l’obiettivo di ricominciare a considerare la scrittura non più come vetrina per apparire, ma come necessità di dare un senso profondo e un significato alto a quello che scriviamo, dalla semplice annotazione ad una pagina di diario, una lettera, un racconto, un romanzo fino alla forma più nobile della poesia. Occorre, perciò, ritornare a “sentire” la vita attraverso la percezione emotiva del proprio corpo e della propria mente per riscoprire l’anima, dentro e fuori di noi. Ma, alla base del “sentire” c’è una sensibilità particolare del pensiero che si chiama “CREATIVITA'”.
Mi piace, pertanto, dare un piccolo inizio di cosa intendiamo oggi per creatività.  
                                                              LA CREATIVITA’
            È una qualità del pensiero: la più alta forma del pensare. Albert Einstein ha
            affermato che: “La mente intuitiva, cioè creativa, è un dono sacro, mentre la
            mente razionale è un servo fedele. Noi abbiamo creato una società che onora
            il    servo e ha dimenticato il dono sacro”.
La creatività è un processo. Harold H. Anderson dice che: “La Creazione è perennemente aperta”. Rollo May sostiene che “essa è un processo che dà vita a qualcosa di nuovo”. Gli artisti e i creativi, perciò, amplificano l’esperienza umana.
La creatività è insita nella parte più profonda dell’uomo (infatti spesso attinge dal suo inconscio e, perciò, è libera e incontrollabile se si esprime allo stato puro!), ma può avere come meta l’infinito.
In Italia e in tutta l’Europa ha preso maggiore significato dal Rinascimento in poi: come risorsa umana illimitata. È in continuo movimento. Universale nei bambini.
Quasi inesistente negli adulti. In realtà, tutti gli esseri umani sono o dovrebbero   essere, anche se in diversa misura, potenzialmente creativi. La stessa azione di operare delle scelte nel vivere quotidiano (fare o non fare una determinata cosa) comporta una alternativa che viene pensata dalla parte creativa del cervello (che risiede nell’amigdala e nell’ippocampo), cioè nell’emisfero destro che presiede alle funzioni del lato sinistro del nostro corpo. È qui il centro della parte intuitiva, emotiva, affettiva della mente umana. Nell’emisfero sinistro risiede la parte più razionale e logica.
Si è cominciato a studiare la creatività, a partire dagli anni Cinquanta dello scorso secolo, nelle sue caratteristiche connotanti il pensiero divergente e nei suoi ambiti più ricorrenti. Si sono tenuti, negli Stati Uniti, anche dei simposi a cui hanno partecipato i più illustri studiosi contemporanei del pensiero creativo: Henry Eyring, Erich Fromm, Rollo May, Carl R. Rogers, Abraham H. Maslow, Harold H. Anderson, J. P. Guilford, Margaret Mead, Ernest R. Hilgard, ecc. ma non possiamo dimenticare i più recenti apporti del nostro compianto Gianni Rodari, di Roberto Piumini, Ersilia Zamponi, Raymond Queneau, Daniel Goleman, Edith Stein e di Edward De Bono.
Eyring, per esempio, sostiene che “ogni uomo nasce in un ambiente dotato di un linguaggio e di una cultura, che gli forniscono un concetto più o meno completo della vita. (…) Tuttavia, presto o tardi, cozza contro incoerenze e incompatibilità patenti, che mettono seriamente in pericolo la solidità del suo mondo concettuale. La necessaria ricostruzione segna l’inizio di un processo creativo”.
L’intelletto, pertanto, è la fonte della creatività. Quest’ultima da una base biologica si è trasferita, nella notte dei tempi (e, cioè, “quando la mente umana raggiunse il punto dove la memoria, la ragione e l’immaginazione le consentirono di accumulare l’esperienza e di esplorare quello che era autenticamente nuovo” - Edmund W. Sinnot), a una base culturale. Ma è sempre la vita ad insegnarci la perennità della creazione: la stessa evoluzione organica è un processo autenticamente creativo, simile a quello descritto nel primo capitolo della Genesi o nel settimo libro del Paradiso perduto di Milton. Persino l’universo, come di recente si è scoperto, si autorigenera continuamente dandoci quelli che sono stati chiamati i “multiversi”.
Ma quello che a noi interessa in modo particolare è la genesi delle nuove idee: non l’evoluzione organica, ma la immaginazione creativa. La prima appartiene ai fenomeni fisici, la seconda a quelli psichici, che sono comunque entrambi sottesi a quell’unico meraviglioso prodigio che chiamiamo VITA.
La creatività della mente umana, però, è di gran lunga più alta rispetto a qualsiasi altra creatività biologica che pure ci sorprende e ci stupisce per la sua immensa varietà. E questo, nonostante i nostri comportamenti siano rivolti costantemente ad uniformarsi al sistema di vita che è fatto di autoregolazione e continua organizzazione di strutture psicofisiche (vedi pensiero convergente). L’esplosione dell’idea avviene, infatti, anche al di là della genetica, dell’ereditarietà e dell’ambiente che pure, in qualche modo, condizionano i comportamenti umani. E, nella storia dell’umanità, nulla sarebbe cambiato dal primo giorno della creazione o dalla comparsa dell’uomo sulla terra, se non ci fosse stato qualcuno capace di “immaginare” (non solo di pensare: il che è diverso) una situazione mai sperimentata in precedenza, “capace di raffigurarsi mentalmente qualcosa che non aveva mai visto prima” (E. W. Sinnot).
Come nascono, dunque le idee nuove nella mente? Non sempre allo stesso modo (e già questo è un procedere creativo!): ci sono scienziati che affermano di aver costantemente messo insieme una serie enorme di fatti con una serie enorme di idee per maturare una ipotesi da verificare (è il caso di Edison o di Einstein). Altri, invece, come Henry Poincaré hanno avuto all’improvviso un’idea che sembrava   nata dal nulla, magari mentre pensavano a tutt’altra cosa. C’e chi la sente suggerita da un sogno, spesso ricorrente (come per il chimico Otto Loewi) oppure da un’emozione improvvisa di fronte alla bellezza della natura. Alcuni scienziati parlano di intuizione (come il pendolo di Foucault o la mela di Newton), altri confessano di aver sentito dentro di sé come se ci fosse un suggeritore di versi (vedi il poeta Robert Frost) o di note (quasi tutti i compositori lo affermano), di visioni poi tradotte in immagini attraverso il tratto, il colore (si pensi a Ligabue e a moltissimi altri pittori).
Ma questo accade quando ci troviamo di fronte ad un vero talento.

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