E dopo
Cris Chiapperini, l’Amico senza aggettivi perché li contiene tutti, ecco un altro
Poeta senza uguali:
GIORGIO
BARBERI SQUAROTTI,
grande critico letterario piemontese, autore di Letterature e Antologie della
Lingua Italiana tra le più quotate e studiate nei Licei e nelle Università. Saggista
rivoluzionario e coraggioso, è anche straordinario poeta. Compianto e rimpianto
Maestro, a cui generazioni di docenti e studenti devono molto, e soprattutto
mio meraviglioso Amico. Vivo nel cuore.
Mnemòsine
Les neiges d’antan? No, quella viva, ardente
nel tuo fulgore che la primavera
scopre, e quest’anno non ha ancora visto
nube né stormi ostili; e nuda ti offri
alla parola che è (sappiamo) uguale,
a quel punto, alla vita, perché i nomi
si sciolgono col giungere del primo
favonio, e tu rimani sulla pagina,
appena un poco sorridendo apri
sul volto la cortina dei capelli,
sollevando le tue mammelle, giri
lentamente il tuo fianco, poi inizi
a narrare la notte nel bosco…,
o la lotta nell’alba col demonio
che ti aveva donato anelli e pomi
d’oro: - Dammi una ciotola di latte,
disse con voce allegra, e segna tutto
sul conto della segretaria, quella
che, se non sbaglio, ha il nome di Mnemòsine.
Avellino, 27 aprile 2011
Nel tuo sogno vero
(per Giorgio Bàrberi
Squarotti)
Non è concesso ai
lunghi calendari
la pausa breve del
fulmine che cancella il cielo,
della lama improvvisa
e annunciata
a portare la triste
novella
che lacera di
sgomento la perdita e il silenzio.
Non è concesso
l’attimo di sospensione
che indugia sulle
voci del passato
e rifiuta il
brulicare della vita
che occuperà di segni
ogni domani.
Alita dolore, dolore
soltanto.
E i tuoi libri, le
tue lettere, i tuoi incanti?
Li hai lasciati in
eredità alle amate strade
delle tue langhe
solitarie in bicchieri
di barbera a
celebrarne il canto?
O a chi le percorrerà
ignaro e senza storia?
Li hai portati con te
dove è più chiaro
il senso il tempo la
memoria?
Anche davanti
all’Eterno hai minimizzato
il tuo lento incedere
di pianto?
O solo a Lui, così
grande nella tua anima
da non volerne
pronunciare il nome,
hai affidato ogni
(in)certezza ogni rimpianto?
Ricuciti ora col filo
smeraldino
della tua mai spenta
Speranza
sono ricami di stelle
nel buio di giorni
senza sogni.
I Grandi come te
irradiano Luce
e rimangono eterni
nel cuore
della mai perduta
Parola.
Sono richiami arditi
a continuare
nella culla del verso
che mai muore
e che nel sogno vero
ad ogni alba
rinasce… e si fa
Poesia.
Mariella
Bettarini, splendida
amica mia di anni e di penna. Fiorentina. Raffinata e sensibilissima poetessa,
che ha improntato di sé almeno cinquant’anni della nostra storia
poetico-letteraria fino ai nostri giorni. Scrittrice, saggista, traduttrice. Per
anni, con Gabriella Maleti, ha diretto (e instancabilmente continua a dirigere)
la Casa Editrice Gazebo e la rivista culturale <L’area di Broca>.
*
disperante (sperata)
sperando
(disperata) m’assediano
camini di legno
giobbole
e la sembianza della
solitudine
salita in fumo
ritrarsi
(auto-ritrarsi)
autoritratto
o auctoritas
la scrittura
scrivente dell’amore
la
scrittura
scrivente del suo sé
(da
Vegetali figure, 1983)
Scrivente del suo sé
(a Mariella Bettarini)
Avremo mai il tempo
che ci è mancato
e che abbiamo
strappato dalla carne
in notti insonni di
solitudini
a sfamare quei
balestrucci
che ci pigolano
dentro
ed hanno ruggito di
leone
e graffio di pantera?
Avremo una lettera da
cercare,
una sillaba che
rimane impigliata
imbrigliata tra i
capelli e sotto le unghie,
e districarla col
pettine a mille denti
per farne parola di
ostia e di grano,
di chicchi d’uva e di
mosto e miele?
Di piuma in volo
da afferrare con le
mani e riporla
sotto i cuscini dell’infanzia,
col fiocchetto rosa e
il blu dell’errore
che si fa cielo e
mare e orizzonte?
(uccello del paradiso
che dentro fremita
in cerca degli invisibili
fili di spine e di seta
che di luce e di
ombra lievitarono
dalla intricata
matassa che nessuno
seppe dipanare per
scrivere: io sono)
Gabriella
Maleti, fotografa,
poetessa, scrittrice, che ha lasciato una immensa eredità d’affetti e un vuoto
di parole che nessuna scrittura può colmare. Io, Gabriella e Mariella avevamo
la stessa età, geografie e storie diverse, stili e contenuti più o meno
diversi, ma quanto uguale il nostro amore per la vita, la bellezza, l’Arte
della parola, spesso intrisa di silenzio.
Niente è più vago e
più certo di una
qualsiasi
forma incerta di
suono che
- simile al giorno
come è differente ogni giorno -
rompe differita il
silenzio
così da fermarsi sul
proprio suono
e diventare silenzio.
Allo stesso modo
ogni silenzio è
interrotto dalla parola
per ridiventare
silenzio.
(parola
e silenzio, Gazebo, Firenze 2004)
Silenzio che assorda
(per te, Gabriella)
il giorno che sfila l’ultima
nuvola al cielo
per farne un colibrì
di colori
sul campo di un
foglio fiorito
di quasi primavera
a te negata.
Senza rumore una neve
tardiva
copre un silenzio di
giardini
dove la coperta
perduta negli anni
aveva antichi ricami di
brina
che domani si
scioglierà di sole
- sogni di nonna
Speranza dimenticati -
Senza rumore fu il
tuo andare via
da me ignorato
e non ci furono
parole di consolazione
solo un canto di
strano addio
su parole vere e mai
più ascoltate
in quella tua Firenze
che mi accolse
con le campane di
Santa Croce
sui miei tetti di
capinera a racchiudere
il suono lento delle
voci da scrivere
(prima che ci vinca della
parola il silenzio)
E sopraffatta dall’emozione, almeno per
questa notte, mi fermo qui…
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