venerdì 9 novembre 2018

Tra la vita e la morte, il cielo


Immenso. Intimo. Spietato. Pietoso. Dilatato all’infinito. Piccolo quanto il quadrato azzurro del lucernario sul mio letto. Non ha strade il cielo. Né spine né rose. Di giorno ha il sole. Luce e calore. Di notte ha le stelle e un mistero di luna. Ma le stelle come i sogni muoiono ad ogni alba. E nell’alba si accende un’allegria che si fa speranza per il nuovo giorno. Ma il giorno insegue presto il suo tramonto. E la notte sopravviene, invasa da una malinconia di luna nuova e dal brulicare delle permanenti stelle. Tentiamo di contarle, le stelle. Ci illudiamo di poterle contenere negli occhi, di afferrarle col retino dei desideri, il nostro acchiappasogni, perché nella notte ci facciano compagnia, illuminino il buio, mentre da qualche altra parte, nell’universo, sono già spente.
È come imprigionare tra le dita i desideri e vederli, nostro malgrado, scivolare via, già colmi di illusioni deluse.
È un’ombra di cielo il cielo senza stelle. Una parvenza di cielo il cielo senza sogni. E i desideri, che dalle stelle prendono il nome (de-sidera), si tingono di colori già spenti. Come la stessa vita senza sogni, senza desideri.
Ma c’è chi sa accendere di luce anche un cielo senza sogni e senza stelle. E far rinascere i desideri delusi, spezzati, in quell’ombra di cielo, sagomato, coperto di nuvole, definito da terrazzi, e finito in precipizi di buio e di fango. Di pietre, detriti, buche d’asfalto più pericolose dei buchi neri a divorarlo, il cielo.
Senza più mistero né allegria.
C’è chi si copre gli occhi per non vedere lo scempio del cielo, ma spia attraverso le sottili fessure delle dita le sottili lamelle di sole a dare un segno di luce, un senso obliquo o verticale al cielo.
È un cielo che si sfoglia come un fiore, in un ricamo di intenzioni, di domande e risposte attese, quasi un amore che attende conferma. Un ricamo di giorni come un calendario che si apre alla vita.
 Ma… non è un ricamo d’ombre e di sole la vita?
Apparentemente semplice, la vita, come respirare sotto questo quadrato di cielo, che imprigiona il tempo. Tutto qui. Non ci sono orizzonti o respiri altri.
Apparentemente complicata, la vita, quasi una fiaba tra bene e male, con inevitabile lieto fine: “E vissero tutti felici e contenti”.
Ma la fiaba vera della vita è un sole allo zenit che cancella le ombre solo per qualche minuto appena. Poi, ecco di nuovo l’ombra ad inseguire invano il sole per dissolversi nel suo splendore.
Occorre cogliere l’attimo quando non ci sono le ombre ad offuscare il blu del cielo, il verde dei prati, l’azzurro del mare. A rendere temibile e insidioso il bosco dei nostri passi lungo i sentieri non battuti della vita.
Occorre vivere le emozioni quando il sole col suo splendore immacolato è allo zenit. Quando anche tu tocchi il punto più alto del cielo e ti sembra di sfiorarlo con un dito.
Quanto complicata la vita!
L’attimo del sole allo zenit è passato e tu sfiori soltanto un’illusione. Il cielo è sempre oltre. Il tuo attimo non ha imprigionato il cielo. Né l’amore. Il cielo, come l’amore, rimane sempre più su.
E i nostri occhi stupiti stanno a guardare il cielo, con le sue luci e le sue ombre, con i suoi giorni e le sue notti. Con il suo sole e le sue stelle. E un mistero di luna a mescolare le carte… Esaltazione. Disperazione. Progetti. Ricordi. E sogni che fanno parte del cielo e non sono cielo, fanno parte del cuore e non sono cuore, fanno parte della mente, ma non sono la mente.
Fanno parte della vita, ma non sono la vita.
Perché la vita non t’appartiene.
Tra la vita e la morte uno scintillio di luce allo zenit del cielo…

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