Scrivere
o parlare di poesia non è facile. Per farlo, mi accompagno ad alcuni
Autori famosi, le cui voci sono ben più autorevoli della mia.
Per
Platone, “la poesia è qualsiasi forza che porti una cosa dal non-
essere all’Essere”.
Dunque,
la poesia è energia, forza, creazione.
Definizione,
che ha percorso millenni di storia
per
giungere intatta, imprendibile ma inconfutabile fino a noi.
Parola
essenziale, simbolica, allusiva nella poesia orientale; canto di
dolore e di liberazione nei versi in terra d’Africa o degli indiani
d’America. È gioco di parole e musica per i francesi; impeto e
passione per i tedeschi, rivolta e rabbia e stravolgimento per la
beat
generation,
straniamento…
La
poesia è tutto questo e molto altro ancora.
È
anche “...‘febbre’ di vita, esorcizzazione della morte; bisogno
vitale psichico profondo; riparazione ai mali (visibili e invisibili)
ricevuti vivendo”, come sostiene Mariella Bettarini: “Siamo
diventati poeti perché abbiamo ricevuto, da qualche parte e in
qualche tempo, una ferita”.
Per
Alda Merini “la poesia è un po’ come dio-Amore che non vuole
essere guardato in faccia, ma tu lo fai lo stesso. Prendila,
assaporala, ma non chiederti mai a che specie appartenga, da quale
albero essa venga, con mani sempre vergini, pulite, prive di
preconcetti per essere sempre trionfatrice prima e dopo il peccato
della parola...”.
La
poesia è, pertanto, innocenza e passione, verginità e peccato, ma è
soprattutto luce che purifica, oltre che esaltazione, esorcizzazione,
riparazione.
Per
Borges si tratta della “memoria del genere umano”.
Rainer
Maria Rilke, nei Quaderni
di Malte,
così scrive della poesia: “I versi sono esperienze. Per scriverne
anche uno soltanto, occorre aver prima veduto molte città, occorre
conoscere a fondo gli animali, sentire
il volo degli uccelli; sapere i gesti dei piccoli fiori, quando si
schiudono all’alba.
La
poesia è, allora, la vita vissuta e sentita
profondamente
dentro come “bellezza e verità” (John Keats). Ma bellezza e
verità non sempre chiare, lapalissiane, scontate, piuttosto soffuse
di mistero, colme di tutti i sensi e tutti i significati possibili.
“La
poesia abita in noi. È un particolare modo di sentire e di vedere,
un filtro con il quale l’anima colora il suo sguardo sull’universo.
La poesia è ri-creare il mondo, un frammento di mondo e di vita,
partendo da una emozione, da una vibrazione dell’anima, simile a
quella dell’arpa”, così scrive don Giuseppe Colombero.
Sacra,
allora, è la poesia, che ha fede in una umanità migliore. Una
umanità, che dovrebbe fare della solidarietà e della speranza i
suoi punti di forza; dell’intelligenza e della scrittura, i solidi
ponti di comunicazione e di “interesistenza” tra gli uomini,
perché la “parola” - e qui cito Zancan - è “il luogo
fantastico della rigenerazione”.
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