Da qui bisogna cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
Un’apertura e nulla più,
ma spalancata…
(W.
Szimborska)
“Siamo
sotto il cielo”, diciamo. Metafora del nostro timore e del nostro
tormento nel saperci vivi in balìa di un presente precario e di un
futuro che ci prefiguriamo colmo di imprevisti che non ci è dato
sapere e controllare. Cosa accadrà domani? Ansia che tutti ci
assale, negandoci persino la serenità per il tempo che ci è dato
vivere.
“E le
stelle stanno a guardare” (A. J. Cronin, 1935). Indifferenti alle
vicende umane sulla Terra.
Ma è
proprio così? E lo zodiaco, le costellazioni, l’oroscopo? Tutte
fanfaluche che c’inventiamo per sopravvivere alle nostre stesse
paure?
Nell’immensità
del cielo abitano, irradianti luce, ben 88 costellazioni: doppio
infinito.
Respiro
immenso di cielo e di luce…
A noi poveri
mortali ne bastano solo 12, quanti sono i mesi dell’anno e in ogni
mese ciascuno ha la propria data di nascita, le proprie stelle di
riferimento. 12 è un numero che porta bene. È quasi un Mantra da
ripetere per liberare la mente dai cattivi pensieri e per propiziarci
il nuovo giorno.
12 è 4
volte 3, numero perfetto per eccellenza, e rappresenta “l’ordine
terreno e spirituale”.
Esistenza e
trascendenza
12 le Costellazioni dello
zodiaco
Misteriosi e
misterici, i segni zodiacali si trasformano in simboli e miti, sogni
e leggende.
Nella
risorsa più profonda dell’anima individuale e universale per il
nostro viaggio esistenziale nel tempo e nello spazio. Nella vita.
A ritroso:
alla ricerca degli archetipi, in cui affondano le nostre radici, le
credenze, i presagi. Vaticini e profezie. Vittorie e sconfitte nelle
battaglie quotidiane. Inganni della storia. Illusioni delle leggende.
Verso il
futuro: con lo sguardo rivolto alle stelle, appigli luminosi contro
le nostre fragilità, il nostro tempo mortale.
Unica
certezza l’attimo presente: immobile e in sé conchiuso, pur nel
fluire eracliteo del tempo che ci avvolge e ci contiene.
Il passato è
ricordo e memoria. Il futuro, attesa e speranza.
E le stelle c’erano e ci
saranno.
Siamo figli
delle stelle? Forse sì, se come madri luminose si protendono sui
nostri giorni e ne influenzano le sorti. Forse sì se nel DNA siamo
composti degli stessi frammenti degli universi che continuano a
generarsi e a rigenerarsi perché infinita è la Creazione.
Ed è nel
cuore delle stelle che cerchiamo i segni del nostro andare verso la
conoscenza fuori e dentro di noi.
Al loro amore affidiamo il nostro
Karma
Le stelle
guidano il nostro cammino e c’influenzano come la luna fa con le
acque e le maree.
Con il
sangue mensile delle donne. Con l’ululato degli uomini quando è
mistero di luna piena.
Marisa
Carabellese, straordinaria e infaticabile “viandante” alla
ricerca di forme e colori, guadagna il cielo e s’inabissa nel mare,
fiorisce di terra ed esplode di fuoco per sostanziarsi d’Arte e
Poesia. Scruta la figura umana, se ne impossessa e la eterna sulle
sue tele, cedendo al richiamo delle passioni dell’inquieta materia
e innalzandosi, vibrante e trasognata, alla luminosità dello Spirito
divino, che pure la connota.
Nei suoi
dipinti si condensano emozioni di conchiglie e di scale, di volute
sinuose e di drappeggi fluttuanti, di pepli e copricapi morbidi e
leggeri. Teneri sorrisi di bimbi e mani in preghiera quali colombe
nel loro nido di verità. Volti di sole e sguardi di donna persi
nell’insidia/incanto del sogno. Il fiore acceso delle labbra in un
muto richiamo d’amore.
Nei suoi
dipinti esplode la luce enigmatica del maschio ardimento giovanile:
sfrontati occhi di ragazzi pronti a volare sulle ali di Eros per
evitare l’abisso del nulla, paventato nichilismo ai nostri giorni.
Nei suoi dipinti i volti delle stelle.
Nei volti il viaggio dell’esistenza che incrocia la
VITA.
I volti sono
foglie bambine che occhieggiano all’alba della propria primavera e
verdeggiano di speranza fino a trasformarsi nel bosco umbratile con
schegge di luce a ravvivarne la quiete e a indicarne i percorsi
possibili, mentre il tempo ha ragione del suo splendore che
lentamente va spegnendo nei colori autunnali fino al giallo e al
rosso al marrone al colore accartocciato che sussulta nel vento dei
primi geli per posarsi e riposare.
Una
tavolozza che oggi veste di magia i ricami misteriosi delle stelle
sul notturno bisso del cielo.
Marisa è
tutta nei suoi colori, nei tratti acquerellati delle figure di
ragazzi e di giovani donne dalla bellezza nouminosa e fiera, che si
stagliano in cieli pervinca, rossastri, d’alabastro e d’erba
tenera ricalcandone lo splendore.
E ripropone
nei loro volti il mito delle stelle con i remoti segni della loro
arcana presenza.
Da millenni
d’anni luce esse giungono fino a noi e accendono le nostre notti in
sordina, senza far rumore, per offrirci il loro canto di bellezza e
di armonia, anelito trascendentale all’Infinito Amore che le ha
incastonate nel cielo perché possano vincere ogni timore, ogni
paura, ogni male di vivere, abbracciandoci d’eternità.
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