domenica 3 settembre 2017

I 12 SEGNI ZODIACALI NEI DIPINTI DI MARISA CARABELLESE

dodici


Da qui bisogna cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
Un’apertura e nulla più,
ma spalancata…
(W. Szimborska)

Siamo sotto il cielo”, diciamo. Metafora del nostro timore e del nostro tormento nel saperci vivi in balìa di un presente precario e di un futuro che ci prefiguriamo colmo di imprevisti che non ci è dato sapere e controllare. Cosa accadrà domani? Ansia che tutti ci assale, negandoci persino la serenità per il tempo che ci è dato vivere.
E le stelle stanno a guardare” (A. J. Cronin, 1935). Indifferenti alle vicende umane sulla Terra.
Ma è proprio così? E lo zodiaco, le costellazioni, l’oroscopo? Tutte fanfaluche che c’inventiamo per sopravvivere alle nostre stesse paure?
Nell’immensità del cielo abitano, irradianti luce, ben 88 costellazioni: doppio infinito.
Respiro immenso di cielo e di luce…
A noi poveri mortali ne bastano solo 12, quanti sono i mesi dell’anno e in ogni mese ciascuno ha la propria data di nascita, le proprie stelle di riferimento. 12 è un numero che porta bene. È quasi un Mantra da ripetere per liberare la mente dai cattivi pensieri e per propiziarci il nuovo giorno.
12 è 4 volte 3, numero perfetto per eccellenza, e rappresenta “l’ordine terreno e spirituale”.
Esistenza e trascendenza
12 le Costellazioni dello zodiaco
Misteriosi e misterici, i segni zodiacali si trasformano in simboli e miti, sogni e leggende.
Nella risorsa più profonda dell’anima individuale e universale per il nostro viaggio esistenziale nel tempo e nello spazio. Nella vita.
A ritroso: alla ricerca degli archetipi, in cui affondano le nostre radici, le credenze, i presagi. Vaticini e profezie. Vittorie e sconfitte nelle battaglie quotidiane. Inganni della storia. Illusioni delle leggende.
Verso il futuro: con lo sguardo rivolto alle stelle, appigli luminosi contro le nostre fragilità, il nostro tempo mortale.
Unica certezza l’attimo presente: immobile e in sé conchiuso, pur nel fluire eracliteo del tempo che ci avvolge e ci contiene.
Il passato è ricordo e memoria. Il futuro, attesa e speranza.
E le stelle c’erano e ci saranno.
Siamo figli delle stelle? Forse sì, se come madri luminose si protendono sui nostri giorni e ne influenzano le sorti. Forse sì se nel DNA siamo composti degli stessi frammenti degli universi che continuano a generarsi e a rigenerarsi perché infinita è la Creazione.
Ed è nel cuore delle stelle che cerchiamo i segni del nostro andare verso la conoscenza fuori e dentro di noi.
Al loro amore affidiamo il nostro Karma
Le stelle guidano il nostro cammino e c’influenzano come la luna fa con le acque e le maree.
Con il sangue mensile delle donne. Con l’ululato degli uomini quando è mistero di luna piena.
Marisa Carabellese, straordinaria e infaticabile “viandante” alla ricerca di forme e colori, guadagna il cielo e s’inabissa nel mare, fiorisce di terra ed esplode di fuoco per sostanziarsi d’Arte e Poesia. Scruta la figura umana, se ne impossessa e la eterna sulle sue tele, cedendo al richiamo delle passioni dell’inquieta materia e innalzandosi, vibrante e trasognata, alla luminosità dello Spirito divino, che pure la connota.
Nei suoi dipinti si condensano emozioni di conchiglie e di scale, di volute sinuose e di drappeggi fluttuanti, di pepli e copricapi morbidi e leggeri. Teneri sorrisi di bimbi e mani in preghiera quali colombe nel loro nido di verità. Volti di sole e sguardi di donna persi nell’insidia/incanto del sogno. Il fiore acceso delle labbra in un muto richiamo d’amore.
Nei suoi dipinti esplode la luce enigmatica del maschio ardimento giovanile: sfrontati occhi di ragazzi pronti a volare sulle ali di Eros per evitare l’abisso del nulla, paventato nichilismo ai nostri giorni. Nei suoi dipinti i volti delle stelle.
Nei volti il viaggio dell’esistenza che incrocia la VITA.
I volti sono foglie bambine che occhieggiano all’alba della propria primavera e verdeggiano di speranza fino a trasformarsi nel bosco umbratile con schegge di luce a ravvivarne la quiete e a indicarne i percorsi possibili, mentre il tempo ha ragione del suo splendore che lentamente va spegnendo nei colori autunnali fino al giallo e al rosso al marrone al colore accartocciato che sussulta nel vento dei primi geli per posarsi e riposare.
Una tavolozza che oggi veste di magia i ricami misteriosi delle stelle sul notturno bisso del cielo.
Marisa è tutta nei suoi colori, nei tratti acquerellati delle figure di ragazzi e di giovani donne dalla bellezza nouminosa e fiera, che si stagliano in cieli pervinca, rossastri, d’alabastro e d’erba tenera ricalcandone lo splendore.
E ripropone nei loro volti il mito delle stelle con i remoti segni della loro arcana presenza.
Da millenni d’anni luce esse giungono fino a noi e accendono le nostre notti in sordina, senza far rumore, per offrirci il loro canto di bellezza e di armonia, anelito trascendentale all’Infinito Amore che le ha incastonate nel cielo perché possano vincere ogni timore, ogni paura, ogni male di vivere, abbracciandoci d’eternità.


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