Prima di ogni altra cosa il mio auguro di sereno e
dolcissimo COMPLEANNO (91 primavere portate splendidamente) alla mia amatissima
AMICA Ada De Judicibus. Con l’unico mio dono possibile: “Grattacielo”
Quanto cielo quanto cielo per me!/ Sono una casa che
colloquia con le nuvole/ al puro spazio apro mille finestre/ do asilo a uccelli
di vetta./ Quanta gloria di cielo intorno a me!/ Io respiro l’assoluto/ penetro
nel suo silenzio.// E aspiro agli astri/ agli astri offro lo specchio/ delle
mie vetrate./ Sono un diamante solitario:/ sul grigio groviglio/ di strade e di
case che sovrasto/ rifletto luce./ Sono un inno ascensionale,/ il mio giardino
pensile/ è un sospiro di verticalità. (Ada De Judicibus)
Mia carissima Ada, hai scritto una bellissima poesia. Molto originale e molto “spirituale”. Nella immedesimazione col grattacielo c’è davvero tanto cielo e tanto “anelito alla verticalità” dopo tanta luce ad inondare vetrate e riflessi interiori negli specchi che moltiplicano all’infinito la tua anima, circonfusa di azzurro e nuvole leggere: “inno ascensionale”. Splendido verso che occupa il rigo intero, dilatandosi nello spazio centrale e guadagnando una via di fuga che sembra volare verso l’infinito, in senso orizzontale e verticale. Una nuova dimensione di te, oltre i fiori che ami, la casa avvertita sempre come rifugio e protezione, gli uccelli che hanno intenerito e inteneriscono i tuoi giorni con la loro fragilità e il loro gioioso canto, regalandoti da sempre fremiti di meravigliosa libertà interiore, oltre i cancelli della tua timidezza e ritrosia... Per questo ti scopri prezioso “diamante solitario”... in una “gloria di cielo intorno a te”, con “mille finestre spalancate”, respirando “l’assoluto”. (Non pensi di aver incontrato Dio in tanta purezza e svettante armonia?). Ti abbraccio, come sempre. Angela
(Ada De Judicibus è nata e vissuta a Molfetta. Di recente si
è trasferita a Milano. Laureata in Lettere, ha insegnato nelle Scuole Superiori
della sua città. Ha pubblicato 15 raccolte di poesia ed alcuni racconti. Dal
1985 al 1994 ha partecipato con esiti eccellenti ai concorsi nazionali di
poesia; ha poi condotto una vita letteraria piuttosto appartata, pubblicando i
suoi libri con poca diffusione. Ha, però, sempre proposto i suoi versi sui due
periodici “La Vallisa”di Bari, e“Vernice” di Torino, ed ha partecipato a
pregiate antologie. Nella rivista della sua città “L’Altra Molfetta” per molti
anni ha pubblicato articoli di poesia e prosa. La sua opera, gratificata da
recensioni e lettere private di critici autorevoli, è stata analizzata in
saggi, fra cui due monografie di Vincenzo Laforgia e, nel 2019, “la poesia
degli istanti puri” di Marco Ignazio De Santis)
Ed ecco una vera perla catturata su FB dal mio Retino sempre
vigile e attento. Si tratta di una bellissima poesia di Nikos Kazantzakis,
con ottimo commento critico di Maria Pia Latorre: “Mi do ad ogni cosa”: Mi
do ad ogni cosa/ Amo, soffro, lotto/ L’universo mi sembra più ampio della
mente,/ il mio cuore un mistero oscuro e onnipotente/ Se puoi, Anima,
sollevati/ sopra le onde mugghianti/ e afferra tutto il mare/ con una sola
giravolta del tuo occhio./ Trattieni bene il tuo senno,/ che non vacilli./ E
tutto d’un colpo torna a inabissarti/ nel mare e prosegui la lotta./ Il nostro
corpo è una nave/ e naviga sopra acque color blu scuro./ Qual è il nostro
scopo?/ Far naufragio!
Mi do ad ogni cosa. Già, nel primo emi-verso, personalmente,
sono stesa, k.o. Un emi-verso che è un universo! Mi do ad ogni cosa, cioè do me
stessa ad ogni cosa. Ogni cosa significa tutto: interiorità, relazione col
mondo, partecipazione. Mi do ad ogni cosa totalmente. Seguono tre verbi che
sono i fondamentali dell'esistenza, poiché ne racchiudono l'essenza di amore,
travaglio e difficoltà umane alle quali mai dobbiamo arrenderci: amo, soffro,
lotto. La capacità di lottare porta il Poeta ad esortare la sua Anima: "sollevati
e afferra tutto il mare". Grande forza, pathos in tensione emotiva, che si
fa tenacia nell'azione. Solo ad un Poeta 'di mare' e mistico sarebbe potuta
riuscire una sintesi così efficace! Le immagini allegoriche ci stordiscono per
grandezza e ci consegnano un messaggio poetico che va intimamente assaporato.
Grazie, mia carissima Maria Pia, per avermi dato l’ok per
pubblicarla col tuo commento nel mio blog. Occorre fare contaminazione
(per contrastare quella ferocemente negativa della pandemia nel nostro
pianeta). Occorre fare “rete” perché “l’unione fa la forza”. Banalmente così,
ma io ci credo con umiltà e determinazione, che l’amore per la scrittura, per
gli altri e tutto ciò che è “altro da me” mi impone, con coraggio e leggerezza
insieme.
E ora l’amore per mia figlia Raffaella e per la sua
scrittura, ma anche la grande sintonia che avverto con Francesca Pice e
la sua totalizzante passione per la pioggia, metafora della vita, mi spingono a
pubblicare la poesia “Della pioggia l’odore” (Raffaella Leone),
recuperata per caso in una delle mie tante agende. Sarà una sorpresa/dono anche
per lei. È una poesia che io ritengo stupefacente: Della pioggia
l’odore/ nasce prima/ come l’ospite in anticipo/ che bussa senza insistere./ Va
danzando spandendosi/ nell’aria in silenzio./ Della pioggia l’odore/ appartiene
ai poeti/ che lo sentono arrivare/ alle narici golose/ subito/ come i cani che
braccano la volpe./ Della pioggia l’odore/ è la porta d’ingresso/ che già bagna
la terra./ Della pioggia l’odore/ è già malinconia./ Poi la pioggia/ potrà
passare senza cadere/ ma l’idea di lei si avvinghia/ alla pelle come alla
penna/ e sul foglio è già caduta/ lenta o tumultuosa/ versando parole./ Della
pioggia l’odore/ nasce prima e rimane/ a pranzo nella casa/ dei poeti.
Ed ora inviterei Francesca a fare un
commento. E mi piacerebbe tanto ricevere altri commenti dagli amici che seguono
il Retino e leggono questo blog e che amano partecipare attivamente a queste
poesie e parole che il retino continuamente cattura. Profondamente grata.
Angela
Hai scelto poesie davvero intenso ed originali, Angela! Quanto è salutare questo confronto. C'è così tanta vicinanza, nonostante la distanza. Nonostante l'alterità. Anzi credo proprio GRAZIE all'alterità! Un abbraccio!
RispondiEliminaQuesta una poesia scaturita dalle riflessioni fatte precedenza, nel retino e sul blog.
RispondiEliminaMonologhi
Girano voci caramellate attorno.
Ascolto.
Nessuna traccia di dialogo
nella deflagrazione degli sguardi,
nel tessuto armonico intossicato,
da chiacchiere e veleno,
nel silenzio fragoroso del verbo dare.
Siamo monologhi che si urtano.
M. Bari