E siamo a settembre, mese di rientro nella normalità della vita quotidiana, del lavoro, della casa, della famiglia, degli amori consolidati nel tempo che ci aspettano anche in autunno per prepararci all’inverno e al gelo da riscaldare in due, minimo in due, in un intreccio di giorni, mani, passi a darci l’idea dei semi da gettare perché fioriscano a primavera. Perché “c’è sempre una primavera che fiorisce ancora”.
Nei mesi estivi abbiamo provato a
riappropriarci della nostra vita normale andando in vacanza al mare, ai monti,
ai laghi o restando in casa in una totale assenza di pensieri, problemi
(volutamente tenuti a distanza per dopo), lavori domestici (ridotti allo
stretto indispensabile), la cura della persona risolta in docce quotidiane e
viso pulito e elastico per tenere su i capelli.
Ma niente quest’anno è stato semplice con in virus pandemico e le sue
mutazioni e le maggiori possibilità di contagio e i vaccini sì e i vaccini no e
lo scioglimento dei ghiacciai e il caldo equatoriale sulla nostra testa e
l’uragano Ida “declassato in USA a tempesta tropicale” ma terrificante
soprattutto in Louisiana (dichiarato “stato di grande disastro federale” nel
territorio) e la “vittoria” dei talebani in Afghanistan e la devastante esplosione a Kabul e l’esodo
in massa della popolazione e lo scompiglio totale e i morti e gli aerei
italiani a recuperare i nostri soldati in missione di pace da oltre vent’anni e
le rappresaglie di vendetta dichiarata, contro i promotori di nuovi attacchi
kamikaze e nuove stragi negli USA, dal Presidente Biden… e commenti e
controcommenti. Tutto e il contrario di tutto. Insomma un inferno. Avevo voglia
di raccontare tutto questo in prosa e in poesia, avvalendomi anche degli
scritti di molti nostri cari amici del blog e di FB, ma poi il silenzio ha
preso il sopravvento su tutto quello che gli altri stanno scrivendo, postando,
condividendo, mostrando in televisione su tutti i canali, spesso anche
strumentalizzando e mercificando. Purtroppo. No. Non ci sto più a queste
trappole dannate. Allora ho deciso di riprendere a parlare di possibilità di
guardarsi finalmente negli occhi, senza più maschere e mascherine, e di parlare
d’amore, l’unico sentimento che tutto vince e tutto colora anche partendo dall’inferno
delle notti più buie, come ci insegna una poesia dell’immenso e compianto Giorgio
Bàrberi Squarotti:
Sono
nuvole nere di tempesta/ o frammenti sereni di luce e ombra/ o il vento che sommuove
stelle e tenebre/ o il fiato freddo della luna o l’eco/ remota di una festa o
il grido rauco/ del gallo intempestivo molto prima/ dell’ora di denuncia confessione?/
Sono troppe domande per il giorno/ di un vecchio che non può guardare oltre/ il
cortile di casa, il suono di auto,/ e oziosamente immagina se, dopo,/ il silenzio sia il segno della pace/ o la
corsa finita nella morte,/ qualche cane che abbaia, qualche voce/ irosa e
fievole, quasi indistinta./ Ma è certo che un po’ più in là del suo/ tempo c’è
una piazza di odorosi/ tigli, un bambino cerca di salire/ sul ramo ombroso dove
ha visto un gatto/ bianco aspettare, due amanti giovani/ senza fine si baciano,
appoggiati/ all’unico sogno vero.
(Giorgio Bàrberi Squarotti, “Il sogno
vero”, da Le voci e la vita, Secop
edizioni, 2016)
E
ben si attaglia alla precedente poesia quella di Mattia Cattaneo (scritta nel
giorno dell’essere finalmente in due davanti a Dio e al mondo): Spazzo via ogni cosa/ con la gola secca/
sfilacciando la tela del dolore/ vivo le cose del mondo/ ricordando chi sono//
scrivo cenere/ in ogni grumo di terra/ dove le ferite non dicono mai addio// ma
ora/ abbandonato alle tue braccia/ non c’è più esilio in un fiore// il giorno è
anche notte.
E
nel mezzo, tra dolore raccontato e amore sognato e vissuto, c’è la meravigliosa
prosa poetica di Roberta Lipparini: L’amore
più grande l’ho vissuto nel silenzio, perché ogni parola è falsa anche se
sincera. Ogni parola muta e si trasforma in altro, ci pensa il tempo a
cambiarne il sapore, a sbrecciarla. Così ho spiccato una pesca dal ramo, ho
attinto acqua dal fiume, ho camminato verso le montagne, ho acceso il fuoco
sotto le stelle. E questo, tutto questo, era il tuo nome
È
di Marco Vannoli questa splendida poesia sulla eternità dell’Amore: Ti allaccerò le scarpe/ Come ogni giorno,/
Ammirando il tramonto/ Dell’ultima alba/ Insieme per mano/ Senza ritorno./ Ti
asciugherò le lacrime/ Fingendo un sorriso,/ Custodendo la tua immagine/ Fissa
nel cuore/ Sfiorando la stanchezza/ Che ti affascina il viso./ Morire in un
abbraccio/ Senza far rumore/ Il nostro privilegio/ Pelle su pelle/ Nell’ultimo
respiro/ Condiviso/ Di un amore. (16-1-2021)
Di
Mariateresa Bari una breve lettera un interlocutore privilegiato, l’Amore: Io ti capisco, Amore/ se ti fai fiume sotto
ponti/ d’inchiostro/ temi il fremito del crollo e gemi./ Ti capisco, Amore/ se
impetuoso di carezze non date/ dagli argini esondi./ Ti capisco, Amore/ se la
tua mano porgi invano/ e solo, imbiancato di luna, piangi./ Io ti capisco,
Amore/ quando non trovi metafore/ da indossare e nudo vaghi per amore
E
di Giovanni Sepe la parola amore che è l’Amore: Se in una parola dovessi/ nascondermi/ la userei breve/ cosicché la mia
morte durerebbe/ uno iato e un fiato/ due sillabe appena/ o proprio morte
sarebbe./ Se dovessi tirarti fuori da una parola/ non potrebbe che essere amore
E
mi piace concludere per oggi (ma continuerò nei prossimi giorni in attesa di
riprendere con il nostro Retino tra non molto) con una intensa e graffiante
poesia (quasi prosa poetica) di Ginevra DellaNotte: abbiamo piegato lembi alle nuvole liberando ali, prima che il cielo si
ferisse/ frantumando le ha sotterrate, vive bisbigliavano… <non slacciate le
vene>/ Troverò l’ago conficcato tra la sorte per ricamare con i capelli/ la
pelle che resta alla tua
Tutto questo mi serve da premessa all’invito che desidero rivolgere a quanti, nella possibilità di venire a Corato venerdì prossimo, 3 settembre 2021, vogliano essere con noi nella piazza antistante al Teatro Comunale, per condividere la bellissima esperienza culturale del Festival Fiero del Libro dei Lettori Fieri di esserlo, ideato e realizzato dalla SECOP edizioni dieci anni fa, oggi in collaborazione dell’Associazione FOS e con il Patrocinio del comune di Corato. Si parlerà appunto d’AMORE! Per i dettagli prendere visione della locandina pubblicata sulla pagina SECOP e da me condivisa. Sarà davvero un arricchimento per tutti! Un abbraccio d’amore. Angela
Angela carissima, sempre grazie per i tuoi doni! Il 3, sarò volentieri in piazza, a Corato. Sarà l'occasione per salutarci 💓🥰
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