lunedì 27 settembre 2021

Lunedì 27 settembre 2021: e l'AMORE ci perde e ci salva...

 I poeti “servono”, come qualche critico letterario ha affermato, soprattutto a colmare i vuoti che la vita ci scava nell’anima in vari momenti del nostro percorso esistenziale. E, dunque, alla fine, è sempre la poesia a farsi consolazione e luce: Dov’ero la scorsa notte?, si chiede Gjeke Marinaj (grandissimo poeta e scrittore di origine albanese, che da tanti anni vive negli Stati Uniti d’America - Dallas -, e fondatore della meravigliosa Teoria del Protonismo), nel titolo di una poesia che si accende di metafore e di amore per tutto ciò che è vita. E la risposta negli ultimi due impagabili versi è: Dove le poesie cozzano contro il cielo/ Dove il poeta accende le parole. Grazie, Gjeke, per avercelo insegnato con la grandezza della tua Poesia, con la semplicità, umile e vera, della tua Persona. E, dunque, occorre, oggi più che mai, restituire la parola ai poeti se desideriamo la possibile salvezza della nostra umanità alla deriva e dobbiamo farlo soprattutto con le loro poesie d’amore. Non ha concluso Padre Dante le tre Cantiche della Divina Commedia col famosissimo verso: Amor che move il sole e l’altre stelle? E allora cerchiamo insieme le tante poesie d’amore dei nostri poeti più amati e conosciuti. Riservo la prima poesia proprio a Gjeke, innamorato perso di sua moglie Dusita, a cui ha dedicato le sue più belle poesie d’amore. Ecco “Il tuo sfiorarmi”, da brividi sulla pelle e dentro il cuore: Mi riporta a me stesso il tuo sfiorarmi/ E alle scaglie dense come quercia della mia pelle -//   Il tuo amore/ È la bussola che mi orienta, mentre vado in giro/     con labbra mute…/ Il tuo amore cancella le ombre della vecchiaia/ Dal viso che così gelosamente per te custodisco./ Lo riprendo tra le braccia come un angelo che non conosce riposo,/ Lo bacio sulle labbra come bacio l’aria che respiro,/ Lo inseguo come fosse un fuggevole fiore del sogno,/ E lo amo come il bambino che tanta paura abbiamo/     di mettere al mondo./ Il tuo sfiorarmi/ È la sorgente della pace rasserenante che mi consola (da SCHIZZI D’IMMAGINAZIONE, SECOP edizioni, 2019). Riprendo poi da Davide Rondoni che, con grande senso della realtà e ironia per esorcizzarla, afferma nel titolo di un suo famoso libro che L’amore non è giusto, salvo poi a concludere con i versi inattesi eppure desiderati, perché nessuno può fare a meno dell’amore, giusto o sbagliato che sia: Possiamo soltanto amare/ il resto non conta, non/ funziona,/      al mattino appaiono/ la tazza, il vecchio pino, le zolle umide, il fumo/ dell’alito mentre apri l’auto/ nel gelo. Potevano non apparire, non arrivare/ più qui, alla riva degli occhi. E l’estate/ c’era, c’è nella calda bruna memoria/ dei rami tagliati,/ i visi diventano ricordi// le voci gridate stracci silenziosi -// i denti conoscono il sapore/ del niente, e l’oblio che ha portici/ e portici infiniti.// Possiamo soltanto amare/ strappandoci felicemente figli dalla carne/ parlando d’amore continuamente/ ubriachi, feriti, vili/ ma con gli occhi lucenti come laser/ di fiori splendidi/ e il canarino nel palmo della mano.// Mormorare come dare baci nell’aria.// (…) Possiamo soltanto amare,/ il resto è teatro amaro/ dell’impotenza sotto il sole giaguaro. (inedita). Enzo Spaltro, professore di psicologia in varie università italiane e straniere, divenne famoso per i suoi quiz culturali a sfondo psicologico nella TV degli anni Ottanta del secolo scorso. Un vero affabulatore, un grande scrittore e poeta, saggista e autore di tantissimi format televisivi. È venuto a mancare il 26 marzo di quest’anno. Aveva oltre novant’anni, e per tanti e anche per me è stato un vero maestro di indagine psicologica che parte dall’introspezione per farsi parole e rinnovamento di sé per favorire il cambiamento anche negli altri. Il 2021 è davvero l’anno orribile in cui ho perso tanti cari amici, poeti e non. Lo conobbi tantissimi anni fa, quando insegnava all’università di Bologna. Fu un bellissimo incontro. Mi regalò il suo libro di poesie, Dis (cioè il deviare,/ ma anche il dipendere,/ desiderare,/ disfare:/ quindi/ l’opposto/ di/ Eu), interamente scritto a mano, da cui prendo questa brevissima ma simpatica poesia d’amore:  Assomigliandoci abbiamo/ pensato di non pensare,/ Contraddicendoci siamo/ sicuri di non amare/ innamorandoci stiamo/ convinti di non fuggire/ abbandonandoci alziamo/ bandiera bianca al futuro. Bologna, 2 dicembre 1980. Ma ecco venirmi incontro la mia carissima amica e consuocera Francesca Romana Petrucci con le sue splendide poesie d’amore (in italiano e in sardo), che partono da un sogno per giungere alla sua realizzazione con LA CASA FRA LE STELLE (SECOP 2014): Ma tu e io ora siamo./ Custodisci questo silenzio nelle tue mani,/ come ultimo suono di mortale ed immortale liuto./ La pioggia dei miei capelli/ sia l’unico bagliore di pianto/ che possa bagnare la tua fronte,/ il canto del mattino e il profumo della sera/ possano aprirsi e chiudersi insieme sempre,/ su di noi insieme sempre. In due, dunque, in una fusione perfetta, tanto l’amore sovrasta l’“Io” di entrambi ed entrambi comprende, nell’universo naturale che li attraversa, e li salva persino dallo scrosciare di lacrime nell’in-canto di essere finalmente insieme, dopo tanto pianto. Insieme ne “il canto del mattino e il profumo della sera”. “Insieme sempre”: quale affermazione più propositiva e grande per sconfiggere ogni solitudine? Ritrovo lo stesso tema d’amore e di speranza nei sofferti versi di Mattia Cattaneo, tratti da Sarò Notte o forse Inverno (2019): Ho calpestato fiori,/ senza accorgermi/ dei loro effluvi sublimi./ A piedi nudi/ vagavo in percorsi/ aridi e tortuosi/ senza conoscerne il senso.// Vuoto,/ il canto della speranza,/ si concede a noi/ come fuoco che stempera/ ghiacciai enormi.// Tu,/ i miei occhi,/ Io,/ il tuo sentiero. E mi piace rilevare come in entrambe le poesie il “Tu” della persona amata preceda l’ “io”: atto d’amore oblativo per eccellenza mettersi in seconda battuta per celebrare la figura dell’altro/a con immenso AMORE. Ma c’è di più: sia Francesca che Mattia stanno facendo un percorso poetico molto sofferto e particolare per giungere ad una dimensione stilistica sempre più originale e autentica. Ecco le ultime poesie dell’una e dell’altro, perché la parola non finisca mai di stupire con occhi nuovi eppure antichi. Francesca: E proprio qui/ Tra cuore e labbra/ Perdura il ghiaccio/ Del tuo sguardo assente// Dove sei.// Il giorno/ Abbassa le sue ciglia.// Madide// Oro e sangue/ Abbattono angoli di sogno.// In quale cielo/ affondi le tue labbra// Ti chiamo.// La vampa/ Disperde la mia voce./ Brandelli d’anima/ qua e là./ Brandelli di mani/ A cercare la tua pelle.// E tu/ Così lontano/ Anneghi in qualcos’altro/ il tuo sorriso. Si cresce, si cambia, si diventa più fragili e insicuri, ma forse più “umani” (“Dove sei”). Mattia: non mi addormento// è un dialogo afono di mani giunte/ questo retroterra di luce/ dove nessuno recita/ né tiene in mano il proprio ciottolo// staccarsi dalle guance/ mondare le ossa/ in quei rumori non più miei/ che la tensione del vento/ esplode// un bambino/ riveste di brina/ l’ultimo quarto di luna. E anche in questa poesia forma e contenuto hanno nuovi occhi per vedere il mondo e fissarlo con parole che domani saranno pronte a morire o a vivere in altra veste, altro splendore (“un bambino/ riveste di brina/ l’ultimo quarto di luna”). E anche oggi mi fermo qui, sempre più intenzionata a continuare…



 

 

 

 

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