venerdì 3 settembre 2021

Venerdì 3 settembre 2021: continuiamo a parlare d'AMORE...

Mi piace parlare d’amore. Provo un brivido di felicità. Ma anche un brivido di dolore. In vari momenti della nostra vita l’amore assume sfumature diverse: è attesa, sogno, desiderio, scoperta, passione, ardimento, gioia, follia, illusione, delusione, dolore, disperazione, riflessione, stasi, trasformazione, cambiamento, rinascita… È tutto questo e tanto altro ancora. Proviamo insieme a declinarlo in tutti i modi possibili. C’è una poesia bellissima di Giovanni Gastel che vale davvero la pena di leggere:

 Cosa mi dicevi/ bambina che corri/ ancora nella mia memoria?/ Di cosa ridevamo/ guardandoci negli occhi/ pieni di quella cosa/ che crescendo avremmo/ chiamato passione?/ I nostri corpi giovani/ giocavano nel mare/ un gioco che era già/ preludio di quell’amore/ che avremmo per sempre cercato./ Ma che ancora non era/ che splendido casto/ gioco di bambini./ Cerco ciò che resta di me/ di quella purezza/ nella linea del mare/ e nel cielo immobile. (a. c.) E il mio commento: Ritengo che il focus di questa solare poesia risieda negli ultimi due versi che racchiudono la forza perdurante e trascinante di quella fresca, tenera, luminosa esperienza d’infanzia, da te vissuta nelle tue estati al mare e tutta giocata in dinamiche visualizzazioni (il fotografo sempre in agguato!) dei ricordi estivi e degli incontri ingenui e felici. È qui il punto fermo su cui fioriscono vivaci e liete le immagini del passato quasi che tu volessi bloccarle nella immobilità che trattiene persino l’infinito sulla tenera rappresentazione delle prime “prove tecniche” di quell’attrazione fisica che inconsapevolmente riecheggiava AMORE, da conservare intatto nel tempo nei fondali di incontaminata purezza dell’anima. Meravigliosa freschezza delle tre narrazioni sceniche: uditive (le parole ingenuamente maliziose della bambina, tua amica di giochi nel mare e la sua risata argentina); visive (i giochi nell’acqua, le labbra sorridenti d’ingenua sensuale intensità, gli occhi che brillavano di gioiosa vitalità); tattili (“i nostri corpi giovani giocavano nel mare”)… Ed era tutto, allora, un vorticare ludico di sensazioni nuove e improvvise, di emozioni per la prima volta palpitanti e vere, continuamente cercate nel corso degli anni e degli amori vissuti nella loro complessa realtà adulta, non sempre chiara e adamantina. Di qui il tuo anelito a ritrovare in te stesso quell’antica purezza, quel candore indimenticato sotto il “cielo immobile” che tutto attualizzava e rendeva ancora vero… Splendida poesia a rinnovare quell’infanzia tenera e luminosa che ci portiamo nel cuore e ci aiuta a vivere. Tra un gioco di specchi e di sguardi nello specchio del passato che si capovolge in un futuro che abbiamo timore d’immaginare così diverso da ieri, in cui non sapremmo più riconoscerci. Se non per un atto d’amore, vecchio quanto il mondo. Nuovo come ogni nuova alba, guardata con occhi bambini. D’innocenza e di stupore. Ma ecco un’altra poesia, sempre di Giovanni Gastel, che è un inno all’amore adolescente: Ricordo un piccolo cane/ disteso sull’erba tra noi due./ Era il momento dei pensieri profondi/ e delle paure./ Era il tempo difficile dell’adolescenza./Non ricordo/ come vorrebbero da me i poeti illuminati/ “un uggioso divenire di rugiade cedevoli/ e neppure cieli luminosi di arcane memorie”./ Ricordo solo un prato fresco/ e due giovani anime distese/ e un piccolo cane addormentato./ E il futuro che ci guardava con dolcezza/ sotto forma di nuvola immobile/ su di noi. Castellaro 2018 E la tenerezza ci vince e non ci sono più parole da dire. Solo puro incanto al ricordo del primo amore, con le sue scoperte, le sue paure. La sua grazia immobile ed eterna nel cuore.

Ora occorre scoprire un amore che sa d’amore, baci, carezze, passione. L’amore dei vent’anni. Rubo una poesia appassionata di Rita Ritabù Poesie: A dire il vero non so dirti nient’altro/ potrei dirti che c’ero/ nell’ombra di quella sera// la tua bocca di fianco/ e dopo/ più dentro di me/ il tuo bacio// Una fossa scavata/ nell’anima mia bambina// Bello inventare parole/ che mai saranno fra me e te/ Il giardino che ho dentro/profuma di parole taciute/ che non è di parole/ che ti amo (RB IL BACIO- IV classificata fra i vincitori del Concorso Europeo Premio Wilde- Poesia d’Amore- 2020). Ma è bello registrare anche la voce di un poeta, Michele Carniel, che vive il suo amore in maniera altrettanto intensa ma con un suo offrirsi alla persona amata nella sua “esile povertà di uomo - nulla nudità -. Ed è un annientarsi in un grido/sussurro/silenzio di umiltà e coraggio. Di verità: Mi vivi dentro/ come aiuola di loto/ resina di miele/ aggregazione di accesi respiri.// Devio il pensiero di sfiorarti/ dacché inumidisce la brace/ e mi resta da offrirti/ un’esile povertà di uomo – nulla nudità -.// Resto nei recinti, regno/ l’atavica dinastia dei suoni/ l’incedere quasi stantìo del gusto/ un tentativo ossequioso/ di dar da vivere.

Poi, ecco un amore più maturo che sa di matrimonio, famiglia, vita in due o più. Mi viene in soccorso una bella prosa di David la Mantia che canta le lodi di sua moglie Margherita Capuano: Questa donna felice è mia moglie. Vincitrice di un concorso in Regione a 60 anni, dopo essere arrivata 14esima su oltre 500 iscritti al bando. Un bando aperto, per titoli ed esami, non riservato. Marghe ha avuto una vita dura, tanto che, trasferita a 15 anni in Maremma da Rovereto, ha perso due anni al Liceo classico di Grosseto. Eppure si è laureata e specializzata. Marghe ha un fratello invalido al cento per cento ed una famiglia di origine con tanti problemi. Marghe ha adottato con me due bambine in Costarica. E non sono mancate, con le gioie, le difficoltà. Ecco, per dirvi che io sono orgoglioso di lei e per lei. Che lei è un esempio per quelli che pensano che non ci siano più speranze di cambiamento. Che sbagliano.

E l’amore non più giovane, rubato da lacrimaallegra, di cui altro non so: Diventano rughe,/i giorni trascorsi e mai persi,/ Gli inverni di una vetrina appannata,/ Le canzoni sfumate nei versi,/ L’ombra di una donna inseguita./ Diventano rughe,/ Gli anelli indossati e poi tolti,/ i momenti di una lacrima allegra,/ il tempo e i minuti contati,/ L’infanzia e la sua stanza segreta./ Diventano rughe,/ i primi piani di ogni mattina allo specchio,/ I regali che hai fatto a natale,/ La fatica che hai fatto e le scale./ Diventano rughe,/Un raggio di luce oltre il fondo,/ Il giovane vecchio ormai saggio,/ Staccando la spina del mondo.

E, infine, almeno per oggi ma ne parleremo ancora, l’amore da riservare al proprio cuore come risorsa infinita di incanto e di rinascita, in una prosa poetica che abbraccia tanta poesia di Elina Miticocchio: Il cuore è fragole e rose, fragile cristallo dai mille colori che non conto. Non conosco i numeri ma solo le lettere che ho imparato da dola a lasciare sul foglio per farmi compagnia e per abbracciarmi. Scoppia il cuore nella tenerezza di una dedica e sfavilla e riluce e ricuce ferite. Sei tu cuore il mio amore. E sempre di Elina una poesia che completa il senso dell’amore che si fa senso della vita: Ho scelto/ di vivere a colori/ anche le ombre/ attraverso le onde/ un pensiero di gioia/ o la tenerezza di una carezza/ mai dimenticata/ La vita chiede di essere vissuta/ con profondo amore.

 Anche per oggi chiudo qui, sperando che stasera ci si incontri, per chi può, nella piazzetta del nostro Teatro comunale a Corato per continuare a parlare d’AMORE…

 

 

 

 

  

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