Mattia Cattaneo, da perfetto conduttore del programma da lui
ideato, sa come stoppare il fiume di parole in piena, quando si trova di fronte
a interlocutori logorroici come me, e lo fa sottovoce, con molto garbo, quasi
un “atterraggio morbido” su altri aspetti del libro preso in esame. E, infatti,
venerdì scorso è tornato a parlare, con una piacevole virata, del mio
saggio-lettera e di Giovanni Gastel a cui è dedicato, chiedendomi di lui
notizie più dettagliate. E lo faccio anche qui, nel nostro blog, perché si
abbia contezza della sua personalità e della sua poesia, di cui sono intrise
tutte le sue opere.
Ho incontrato prima le poesie sulla sua Pagina fb. Non
conoscevo niente di lui se non i suoi versi, così discorsivi, insoliti, veri.
Spietati verso i limiti della sua personalità complicata in un mondo tanto
complesso e disorientante: limiti evidenziati con coraggio e sincerità. Versi
nuovi, spiazzanti: dialoganti e monologanti. Mi sorpresero e affascinarono.
Cominciai a postare qualche commento rapidamente, non avendo il tempo neppure
di fare una ricerca sul loro Autore. Solo quando mi sorpresero e affascinarono
anche alcune sue foto sugli Angeli precipitati dal Paradiso terrestre sulla
Terra, scoprii che era un grande fotografo e volli saperne di più. Nascita,
vita, miracoli.
Mi aiutarono Google e Wikipedia.
In estrema sintesi, un nobile signore dall’inconfutabile
“sigillo” di creatività.
E qui mi sentii a disagio, quasi avessi commesso un atto
sacrilego ad entrare nel mondo magico e dorato del nobile Giovanni Gastel,
dandogli del tu come si fa con un amico. Ma erano stati i suoi affettuosi
rimandi ai miei commenti di “poetologa” a determinare da subito, senza che me
ne rendessi conto, un rapporto paritario tra noi.
E, per mia buona pace, ben presto mi accorsi che il grande e
irraggiungibile Gio era solito rispondere a tutti i suoi tantissimi lettori
sempre con estremo garbo e affettuosa gratitudine.
Il segreto della sua grandezza sta nella sua grande
umiltà.
Ecco un esempio. Sono stata, alcuni anni fa, ospite di
ParoLario, una manifestazione culturale molto importante tra Como e Milano, con
nomi di prima grandezza tra giornalisti, poeti, scrittori che presentano le
loro opere. Io presentavo il mio romanzo Le piogge e i ciliegi.
Appena ne feci parola a Giovanni Gastel subito mi disse che avrebbe avuto piacere
a presentarmelo lui il mio romanzo, visto che Villa Bernasconi che mi ospitava
a Cernobbio era a due passi da casa sua.
Alle 18,30, l’appuntamento con il mio stratosferico
interlocutore, e con gli ascoltatori, tutti accorsi per omaggiare il “padrone
di casa” in Cernobbio, e furono davvero tanti e tutti si mostrarono molto
coinvolti e attenti.
E venerdì scorso ho letto dal mio saggio-lettera, a pag. 22,
un po’ la cronaca della sua fantastica presentazione, che non dimenticherò mai
(chi avesse il mio libro potrebbe leggere appunto da p. 22 e andare magari
anche oltre, per fermarsi a p. 25 dove il capitolo finisce. Avrebbe un quadro
più completo di tutta quella magica giornata).
Intanto, mi piace raccontare qualcosa di Giovanni Gastel,
della sua personalità e della sua Arte.
Giovanni Gastel è un mito ormai. Ultimo di sette figli di
Giuseppe Gastel e Ida Visconti di Modrone, sin dalla pubertà aveva evidenziato
di possedere talento creativo da incanalare in più rivoli di sempre più vasta
portata: teatro, poesia, romanzo, fotografia. A sedici anni pubblica la sua
prima raccolta di poesie e a diciassette scrive il romanzo di formazione Duetto
Profano, pubblicato solo alcuni anni fa dalla SECOP edizioni,
rivelandosi molto più di un semplice romanzo giovanile. Vi è, infatti, una
sorprendente maturità di stile e contenuto da fare invidia agli innumerevoli
scrittori dei nostri giorni, specie di quelli che nascono come funghi sui
social, vetrina irrinunciabile ormai, senza filtro alcuno e nell’ineludibile
rispetto del diritto/libertà di parola di ciascuno. Ma il talento è ben altra
cosa. E Giovanni Gastel dà prova di talento puro in più campi e soprattutto
nella fotografia che, sin da giovanissimo, nell’arco di un decennio, lo
consacrerà fotografo a livello mondiale, con le più grandi riviste di moda a
contendersi le foto con la sua firma. È stato, tra l’altro, per la fama ben
presto raggiunta, per diversi anni Presidente dell’Afip (Associazione
Fotografi Professionisti a livello internazionale che operano in Italia), incarico
ricoperto, con grande attenzione e passione, fino alla sua morte.
Nobile non solo di nascita, Giovanni Gastel è stato un
gentiluomo anche nell’animo. Uomo di rara eleganza, generosità, umanità. Per
questo si era affascinati e conquistati non solo dalla magia della sua Arte e
dalla tenera malinconia delle sue parole, ma anche dalla sua complessa e
straordinaria personalità, che sfuggiva ad ogni definizione perché eternamente
cangiante, sorprendente. E tutte le sue Opere servono a darci di
lui una idea veritiera e sempre apparente. Ossimoro di sé stesso sempre.
Già dall’infanzia, nella tua amatissima Como, città
che lo ha visto bambino incantarsi sul lungolago o giocare, spensierato e
attento, nell’immenso parco di Villa Erba, residenza di parte della
famiglia materna. Luogo di incanti e incantamenti con tanta Arte
vissuta in grandi saloni che si animavano di musica, danze, rappresentazioni
teatrali, libri. La Cultura trepidava e risuona ancora oggi in ogni
angolo della sua casa.
Poi, dalla adolescenza di ragazzino
creativo, “arrogante” e visionario che sentiva, nel Duomo di Milano, la
voce di un angelo preconizzare il suo destino di albatro, che avrebbe
sperimentato l’ebbrezza del volo altissimo ma anche la solitudine, che quel
forare il cielo e andare oltre avrebbe comportato. Precognizione
avveratasi in pieno.
Genio precoce, seguiva tra l’altro, con vivo
interesse zio Luchino Visconti, fratello di sua madre, nelle fasi magiche della
“costruzione” di un film, che sarebbe stato sicuramente di volta in volta un
capolavoro di Arte sublime.
Giovanni Gastel, dunque, sempre diviso a metà tra la libertà
del volo nel suo mondo di sogno e il franare malinconico e disperato
nell’abisso di una realtà che faceva male e che voleva dimenticare per non
avvertire le ferite e il disinganno. E le sue Foto e i suoi Scritti ne
sono la inconfutabile testimonianza. Così come il suo Teatro. Le sue
Immagini. Le sue Fantasie. I suoi Personaggi che si raccontano e lo raccontano.
In ogni simbolo. In ogni verità. In ogni passaggio esistenziale e artistico a
descrivere fortemente i suoi percorsi umani e professionali, non
disgiunti dalla cultura familiare, radice profonda e indistruttibile, le
cui rigide regole ad essa sottese si rivelano gabbie dorate per i suoi voli
pindarici, avvertiti a suo danno per la conseguente solitudine, ma anche a suo
appagamento per la genialità che gli concedeva di forare il cielo e di sentirsi
incontaminato e compiutamente sé stesso. E tutte le sue contraddizioni alla
fine si ricomponevano in Unità: Giovanni Gastel era tutto questo e non poteva
essere diversamente. Tutte le sue opere visive e quelle letterarie
firmano la sua genialità. La sua umanità. Ma anche i suoi comportamenti
affabili, colloquiali, disinvolti, scherzosi, generosi, velati sempre comunque
di malinconia e di sottile ironia e autoironia che sempre alla malinconia si
accompagnano.
Poi, Mattia mi ha rivolto una domanda precisa, secca: perché
leggere il mio saggio-lettera e un po’ la sua genesi. Ripropongo per sommi capi
quello che ho risposto a lui venerdì scorso:
Perché è un saggio nato dal Progetto che io
e Giovanni Gastel avevamo in mente di realizzare per il suo compleanno del 2018
(27 dicembre), ma poi le nostre intenzioni rimasero tali per via di una serie
di ostacoli legati a un mio incidente che mi ha tenuta per ben sette mesi in
varie strutture ospedaliere, dalla igienizzazione alla riabilitazione; poi, il
Covid 19, a cui subentrarono i suoi problemi di salute e l’improvviso suo volo
tra le stelle. Avevo fatto appena in tempo a inviargli una prima bozza
cartacea, che lo entusiasmò a tal punto da sollecitarmi a completare l’opera,
per la quale mi avrebbe fatto inviare in tempi brevi le sue magnifiche foto a
corredo dei miei commenti. Ma è stato un precipitare di eventi. È, dunque, un
libro molto sofferto che si è trasformato in un saggio-lettera dopo il 13 marzo
dello scorso anno, giorno del suo dirci addio. Con profondo dolore ho
modificato in parte quanto avevo scritto e ho portato a termine, tra mille
difficoltà, la promessa che gli avevo fatto ancora una volta pochi giorni prima
del suo silenzio. È una inconsueta ma forte testimonianza di amicizia, di
affetto, di ammirazione per una Persona, eccezionale per genialità e umiltà,
che ha lasciato dietro di sé una incancellabile scia di LUCE.
Mi piace pensare, inoltre, che questo mio saggio-lettera possa
veicolare riflessioni molto profonde sulla possibilità che ha la poesia ancora
oggi di essere sorgente di salvezza in un mondo devastato dalla violenza e
dalla indifferenza e che si possa ancora oggi vivere in questo mondo con
poesia. Giovanni Gastel ci ha lasciato un esempio luminoso di coraggio nel
perseguire a tutti i costi e per tutta la vita l’ideale della Bellezza e
dell’Amore, cercati soprattutto nella propria anima e in quella dei suoi
tantissimi interlocutori, dalle innumerevoli voci nascoste, ma reali, che
affollavano la sua esistenza, i suoni, i profumi, la musica, i sogni, le
nuvole, le acque del suo lago, il mare… soprattutto quando la natura non era
ancora “desacralizzata” (Carlo Sini) e gli uomini non erano diventati
“arroganti”. Come più volte ha scritto in prosa, in poesia.
Giovanni Gastel aveva una vita programmata al millesimo
eppure trovava sempre il tempo di dedicarsi agli altri, di accettare e
realizzare tutti i progetti che i suoi innumerevoli ammiratori gli proponevano
e che lui era ben felice di portare a termine, nel rispetto del
“perché” e del “come” di ciascuno, non per la sua gloria, non ne aveva
bisogno, la sua fama era mondiale, ma per far felici chi si affidava a lui per
realizzare un sogno.
Sarebbe bello, in suo nome, formare delle cordate per
aiutarci a vicenda e sentirci solidali, forti, sereni. Certo, ci vuole coraggio
e determinazione in un mondo ostile e pieno d’insidie e di cattiveria, e di
violenza e di guerra e di catastrofi naturali. Soprattutto se pensiamo al futuro.
ma possiamo provarci.
Ed è stato mio desiderio concludere l’incontro di venerdì
con lo straordinario “padrone di casa” Mattia Cattaneo, parlando per un attimo
del nipotino di Giovanni, Sèbastian, figlio di Marco e di sua nuora Guenda,
nato solo pochi mesi prima per fargli assaporare l’immensa gioia di essere
diventato “NONNO”. Ho voluto poi leggere la quarta di copertina, in cui c’è un
meraviglioso messaggio di Gastel sulla necessità di un vaccino per salvare
l’intera umanità e, infine, un riferimento alla funzione salvifica della
Bellezza. Mattia si è unito a me per sottolineare la bellezza e la forza di
Giovanni Gastel nel pensare soprattutto agli altri, come fa CIRCOLARE POESIA
nel veicolare la voglia di incontrarci tutti perché solo insieme si diventa
forti e in grado di andare avanti per realizzare un futuro migliore per tutti e
per ciascuno. Giovanni Gastel ce lo ha insegnato con le sue albe nutrite
di Bellezza, d’Amore, di Speranza.
E anche oggi mi fermo. Con l'intento di continuare la
prossima volta per qualche altra riflessione sul mio saggio-lettera e sui
richiami valoriali che può sollecitare nei nostri cuori. Grazie, Giovanni.
Grazie, Mattia. Grazie a quanti hanno la bontà di leggermi e di seguirmi.
Grazie...
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