martedì 26 aprile 2022

Martedì 26 aprile 2022: CIRCOLARE POESIA: Mattia Cattaneo-Angela De Leo... (continua)

Mattia Cattaneo, da perfetto conduttore del programma da lui ideato, sa come stoppare il fiume di parole in piena, quando si trova di fronte a interlocutori logorroici come me, e lo fa sottovoce, con molto garbo, quasi un “atterraggio morbido” su altri aspetti del libro preso in esame. E, infatti, venerdì scorso è tornato a parlare, con una piacevole virata, del mio saggio-lettera e di Giovanni Gastel a cui è dedicato, chiedendomi di lui notizie più dettagliate. E lo faccio anche qui, nel nostro blog, perché si abbia contezza della sua personalità e della sua poesia, di cui sono intrise tutte le sue opere.

Ho incontrato prima le poesie sulla sua Pagina fb. Non conoscevo niente di lui se non i suoi versi, così discorsivi, insoliti, veri. Spietati verso i limiti della sua personalità complicata in un mondo tanto complesso e disorientante: limiti evidenziati con coraggio e sincerità. Versi nuovi, spiazzanti: dialoganti e monologanti. Mi sorpresero e affascinarono. Cominciai a postare qualche commento rapidamente, non avendo il tempo neppure di fare una ricerca sul loro Autore. Solo quando mi sorpresero e affascinarono anche alcune sue foto sugli Angeli precipitati dal Paradiso terrestre sulla Terra, scoprii che era un grande fotografo e volli saperne di più. Nascita, vita, miracoli.

Mi aiutarono Google e Wikipedia.

In estrema sintesi, un nobile signore dall’inconfutabile “sigillo” di creatività.

E qui mi sentii a disagio, quasi avessi commesso un atto sacrilego ad entrare nel mondo magico e dorato del nobile Giovanni Gastel, dandogli del tu come si fa con un amico. Ma erano stati i suoi affettuosi rimandi ai miei commenti di “poetologa” a determinare da subito, senza che me ne rendessi conto, un rapporto paritario tra noi.

E, per mia buona pace, ben presto mi accorsi che il grande e irraggiungibile Gio era solito rispondere a tutti i suoi tantissimi lettori sempre con estremo garbo e affettuosa gratitudine.

Il segreto della sua grandezza sta nella sua grande umiltà.  

Ecco un esempio. Sono stata, alcuni anni fa, ospite di ParoLario, una manifestazione culturale molto importante tra Como e Milano, con nomi di prima grandezza tra giornalisti, poeti, scrittori che presentano le loro opere. Io presentavo il mio romanzo Le piogge e i ciliegi. Appena ne feci parola a Giovanni Gastel subito mi disse che avrebbe avuto piacere a presentarmelo lui il mio romanzo, visto che Villa Bernasconi che mi ospitava a Cernobbio era a due passi da casa sua.

Alle 18,30, l’appuntamento con il mio stratosferico interlocutore, e con gli ascoltatori, tutti accorsi per omaggiare il “padrone di casa” in Cernobbio, e furono davvero tanti e tutti si mostrarono molto coinvolti e attenti.

E venerdì scorso ho letto dal mio saggio-lettera, a pag. 22, un po’ la cronaca della sua fantastica presentazione, che non dimenticherò mai (chi avesse il mio libro potrebbe leggere appunto da p. 22 e andare magari anche oltre, per fermarsi a p. 25 dove il capitolo finisce. Avrebbe un quadro più completo di tutta quella magica giornata).

Intanto, mi piace raccontare qualcosa di Giovanni Gastel, della sua personalità e della sua Arte.

Giovanni Gastel è un mito ormai. Ultimo di sette figli di Giuseppe Gastel e Ida Visconti di Modrone, sin dalla pubertà aveva evidenziato di possedere talento creativo da incanalare in più rivoli di sempre più vasta portata: teatro, poesia, romanzo, fotografia. A sedici anni pubblica la sua prima raccolta di poesie e a diciassette scrive il romanzo di formazione Duetto Profano, pubblicato solo alcuni anni fa dalla SECOP edizioni, rivelandosi molto più di un semplice romanzo giovanile. Vi è, infatti, una sorprendente maturità di stile e contenuto da fare invidia agli innumerevoli scrittori dei nostri giorni, specie di quelli che nascono come funghi sui social, vetrina irrinunciabile ormai, senza filtro alcuno e nell’ineludibile rispetto del diritto/libertà di parola di ciascuno. Ma il talento è ben altra cosa. E Giovanni Gastel dà prova di talento puro in più campi e soprattutto nella fotografia che, sin da giovanissimo, nell’arco di un decennio, lo consacrerà fotografo a livello mondiale, con le più grandi riviste di moda a contendersi le foto con la sua firma. È stato, tra l’altro, per la fama ben presto raggiunta, per diversi anni Presidente dell’Afip (Associazione Fotografi Professionisti a livello internazionale che operano in Italia), incarico ricoperto, con grande attenzione e passione, fino alla sua morte.

Nobile non solo di nascita, Giovanni Gastel è stato un gentiluomo anche nell’animo. Uomo di rara eleganza, generosità, umanità. Per questo si era affascinati e conquistati non solo dalla magia della sua Arte e dalla tenera malinconia delle sue parole, ma anche dalla sua complessa e straordinaria personalità, che sfuggiva ad ogni definizione perché eternamente cangiante, sorprendente.  E tutte le sue Opere servono a darci di lui una idea veritiera e sempre apparente. Ossimoro di sé stesso sempre.

Già dall’infanzia, nella tua amatissima Como, città che lo ha visto bambino incantarsi sul lungolago o giocare, spensierato e attento, nell’immenso parco di Villa Erba, residenza di parte della famiglia materna. Luogo di incanti e incantamenti con tanta Arte vissuta in grandi saloni che si animavano di musica, danze, rappresentazioni teatrali, libri. La Cultura trepidava e risuona ancora oggi in ogni angolo della sua casa.

Poi, dalla adolescenza di ragazzino creativo, “arrogante” e visionario che sentiva, nel Duomo di Milano, la voce di un angelo preconizzare il suo destino di albatro, che avrebbe sperimentato l’ebbrezza del volo altissimo ma anche la solitudine, che quel forare il cielo e andare oltre avrebbe comportato. Precognizione avveratasi in pieno.

Genio precoce, seguiva tra l’altro, con vivo interesse zio Luchino Visconti, fratello di sua madre, nelle fasi magiche della “costruzione” di un film, che sarebbe stato sicuramente di volta in volta un capolavoro di Arte sublime.

Giovanni Gastel, dunque, sempre diviso a metà tra la libertà del volo nel suo mondo di sogno e il franare malinconico e disperato nell’abisso di una realtà che faceva male e che voleva dimenticare per non avvertire le ferite e il disinganno. E le sue Foto e i suoi Scritti ne sono la inconfutabile testimonianza. Così come il suo Teatro. Le sue Immagini. Le sue Fantasie. I suoi Personaggi che si raccontano e lo raccontano. In ogni simbolo. In ogni verità. In ogni passaggio esistenziale e artistico a descrivere fortemente i suoi percorsi umani e professionali, non disgiunti dalla cultura familiare, radice profonda e indistruttibile, le cui rigide regole ad essa sottese si rivelano gabbie dorate per i suoi voli pindarici, avvertiti a suo danno per la conseguente solitudine, ma anche a suo appagamento per la genialità che gli concedeva di forare il cielo e di sentirsi incontaminato e compiutamente sé stesso. E tutte le sue contraddizioni alla fine si ricomponevano in Unità: Giovanni Gastel era tutto questo e non poteva essere diversamente. Tutte le sue opere visive e quelle letterarie firmano la sua genialità. La sua umanità. Ma anche i suoi comportamenti affabili, colloquiali, disinvolti, scherzosi, generosi, velati sempre comunque di malinconia e di sottile ironia e autoironia che sempre alla malinconia si accompagnano.

Poi, Mattia mi ha rivolto una domanda precisa, secca: perché leggere il mio saggio-lettera e un po’ la sua genesi. Ripropongo per sommi capi quello che ho risposto a lui venerdì scorso:

Perché è un saggio nato dal Progetto che io e Giovanni Gastel avevamo in mente di realizzare per il suo compleanno del 2018 (27 dicembre), ma poi le nostre intenzioni rimasero tali per via di una serie di ostacoli legati a un mio incidente che mi ha tenuta per ben sette mesi in varie strutture ospedaliere, dalla igienizzazione alla riabilitazione; poi, il Covid 19, a cui subentrarono i suoi problemi di salute e l’improvviso suo volo tra le stelle. Avevo fatto appena in tempo a inviargli una prima bozza cartacea, che lo entusiasmò a tal punto da sollecitarmi a completare l’opera, per la quale mi avrebbe fatto inviare in tempi brevi le sue magnifiche foto a corredo dei miei commenti. Ma è stato un precipitare di eventi. È, dunque, un libro molto sofferto che si è trasformato in un saggio-lettera dopo il 13 marzo dello scorso anno, giorno del suo dirci addio. Con profondo dolore ho modificato in parte quanto avevo scritto e ho portato a termine, tra mille difficoltà, la promessa che gli avevo fatto ancora una volta pochi giorni prima del suo silenzio. È una inconsueta ma forte testimonianza di amicizia, di affetto, di ammirazione per una Persona, eccezionale per genialità e umiltà, che ha lasciato dietro di sé una incancellabile scia di LUCE.

Mi piace pensare, inoltre, che questo mio saggio-lettera possa veicolare riflessioni molto profonde sulla possibilità che ha la poesia ancora oggi di essere sorgente di salvezza in un mondo devastato dalla violenza e dalla indifferenza e che si possa ancora oggi vivere in questo mondo con poesia. Giovanni Gastel ci ha lasciato un esempio luminoso di coraggio nel perseguire a tutti i costi e per tutta la vita l’ideale della Bellezza e dell’Amore, cercati soprattutto nella propria anima e in quella dei suoi tantissimi interlocutori, dalle innumerevoli voci nascoste, ma reali, che affollavano la sua esistenza, i suoni, i profumi, la musica, i sogni, le nuvole, le acque del suo lago, il mare… soprattutto quando la natura non era ancora “desacralizzata” (Carlo Sini) e gli uomini non erano diventati “arroganti”. Come più volte ha scritto in prosa, in poesia.

Giovanni Gastel aveva una vita programmata al millesimo eppure trovava sempre il tempo di dedicarsi agli altri, di accettare e realizzare tutti i progetti che i suoi innumerevoli ammiratori gli proponevano e che lui era ben felice di portare a termine, nel rispetto del “perché” e del “come” di ciascuno, non per la sua gloria, non ne aveva bisogno, la sua fama era mondiale, ma per far felici chi si affidava a lui per realizzare un sogno.

Sarebbe bello, in suo nome, formare delle cordate per aiutarci a vicenda e sentirci solidali, forti, sereni. Certo, ci vuole coraggio e determinazione in un mondo ostile e pieno d’insidie e di cattiveria, e di violenza e di guerra e di catastrofi naturali. Soprattutto se pensiamo al futuro. ma possiamo provarci.

Ed è stato mio desiderio concludere l’incontro di venerdì con lo straordinario “padrone di casa” Mattia Cattaneo, parlando per un attimo del nipotino di Giovanni, Sèbastian, figlio di Marco e di sua nuora Guenda, nato solo pochi mesi prima per fargli assaporare l’immensa gioia di essere diventato “NONNO”. Ho voluto poi leggere la quarta di copertina, in cui c’è un meraviglioso messaggio di Gastel sulla necessità di un vaccino per salvare l’intera umanità e, infine, un riferimento alla funzione salvifica della Bellezza. Mattia si è unito a me per sottolineare la bellezza e la forza di Giovanni Gastel nel pensare soprattutto agli altri, come fa CIRCOLARE POESIA nel veicolare la voglia di incontrarci tutti perché solo insieme si diventa forti e in grado di andare avanti per realizzare un futuro migliore per tutti e per ciascuno. Giovanni Gastel ce lo ha insegnato con le sue albe nutrite di Bellezza, d’Amore, di Speranza. 

E anche oggi mi fermo. Con l'intento di continuare la prossima volta per qualche altra riflessione sul mio saggio-lettera e sui richiami valoriali che può sollecitare nei nostri cuori. Grazie, Giovanni. Grazie, Mattia. Grazie a quanti hanno la bontà di leggermi e di seguirmi. Grazie...  

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